Pare assodato che per l’addomesticamento abbiano molta importanza il preadattamento e la predisposizione del soggetto. Sossinka ha elencato 4 caratteristiche comuni alla maggior parte degli uccelli addomesticati:
§ nei primi stadi dell’addomesticamento l’uccello deve avere a disposizione il mangime cui era abituato nella vita selvatica
§ deve essere in grado di riprodursi in cattività, e ne vengono avvantaggiate le specie che non dipendono in modo spiccato da fattori climatici e ambientali
§ l’abilità nel determinare l’imprinting, che equivale a un lavaggio del cervello, è importante nella fase iniziale della domesticazione
§ le specie debbono avere un ordinamento sociale che permetta la convivenza di un numero elevato di soggetti.
In conseguenza dell’addomesticamento dei mammiferi si verificò un immediato e frequente decremento della taglia, forse dovuto all’inincrocio, nonché all’inesperienza degli allevatori di fronte a questo problema. Pare invece che i polli non abbiano sofferto di questa situazione: infatti, negli studi archeologici sul pollo viene addotta come prova di addomesticamento di una specie il fatto che le ossa sono più grandi di quelle delle specie selvatiche. L’unica eccezione sembra essere costituita dal tacchino, che dimostrò dimensioni minori nei soggetti di origine messicana del XVI e XVII secolo.
Una seconda conseguenza dell’addomesticamento è stato l’accumulo di variazioni nel colore del mantello, soprattutto verso le forme bianche, specialmente nel pollo. Nei mammiferi addomesticati è frequente il riscontro di alterazioni a carico delle strutture della faccia e della dentizione, non verificatesi nei volatili, nei quali la dentizione è ovviamente assente. Tuttavia, alterazioni a carico degli arti sotto forma di modificazioni della lunghezza, dell’attacco muscolare, della struttura articolare, sono evidenti sia nei mammiferi che negli uccelli. Per il pollo è sufficiente far notare che la perdita del volo nelle razze pesanti comporta uno scarso sviluppo delle masse muscolari del petto.
Modificazioni della pelle, della muscolatura, della disposizione del grasso, delle dimensioni del cervello, si accompagnano all’addomesticamento sia dei mammiferi che degli uccelli. Tali cambiamenti sono particolarmente evidenti in quelle specie in cui si è accumulata una forte variazione, come nei polli, ma possono essere dimostrati nella Gallina Faraona e nell’Anatra Muta, che somigliano molto da vicino ai loro antenati. Naturalmente, alle modificazioni anatomiche si sono associate variazioni fisiologiche e comportamentali.
I mammiferi furono addomesticati a fini alimentari o per collaborare alle attività umane, come è il caso del cane, del bue, del cavallo. La situazione è completamente differente per gli uccelli: i dati archeologici e storici indicano che il loro impiego fu religioso, superstizioso, decorativo, diversivo. Solo più tardi gli uccelli si trasformarono in supporto alimentare. Specialmente i polli conobbero questa sequenza, ma è evidente anche nella storia di altri uccelli: le oche nell’antica Roma erano ritenute sacre, poi divennero parte integrante dei banchetti; quando fu scoperto dagli Spagnoli, il tacchino si trovava nel periodo di transizione tra l’uso culturale e culinario; la quaglia giapponese fu per secoli un uccello da canto tenuto in gabbia, utilizzata solo nelle decadi più recenti come fonte di carne e uova. Anche il cane ha impiego culinario in Asia e lo stesso accadeva presso diversi Amerindi.
Dal punto di vista estetico, l’addomesticamento ha permesso al pollo di mettere in mostra tutta la sua docilità e plasticità, permettendo di ottenere modificazioni non solo nel colore ma anche nella struttura del piumaggio. Per queste doti di plasticità e per l’adattabilità alle più disparate condizioni climatiche ed alimentari, il pollo è riuscito a far breccia negli interessi umani quasi più di qualunque altro animale.