Vol. 1° -  VIII.6.

Etimologie sparse

Isole Marchesi: a differenza degli altri Polinesiani che usano moa, in queste isole per indicare il pollo si usa il termine kuku, chiaramente di origine sanscrita, ma il copricapo fatto di piume è detto hei kua, hei mekameka, hei pe afe a. Hei proviene dalla Cina, per cui potremmo arguire che si è verificata almeno una duplice introduzione del pollo in queste isole.

Per l’area indonesiana abbiamo:

§ Ayam: parola di origine giavanese che vuol dire pollo in generale; significando jantan il maschio e betina la femmina, il gallo è ayam jantan, mentre la gallina è ayam betina; anak significa figlio, per cui il pulcino è detto anak ayam

§ Ayam alas: significa pollo della foresta in quanto alas, in giavanese, è la foresta

§ Ayam beroga - che altri scrivono barugo - significa sia pollo della giungla che gallo della sottospecie ferrugineus - Gallus gallus javanicus - mentre per altri sarebbe un modo diverso di denominare il Gallus aeneus.

§ Ayam jalak significa pollo pomellato - speckled in inglese, come la Sussex tricolore - ma jalak è una parola di origine giavanese che da sola indica varie specie di Stornello e di Gracula religiosa. Questi due uccelli hanno piumaggio nero; quindi è corretta l’attribuzione di ayam jalak al Gallo di Sumatra.

La lingua nipponica ha una sequenza particolare e distinta per indicare gallo, gallina, pulcino, pollo:
òndori, mendorì, hiyokò, niwatorì.

La lingua giapponese, come quella cinese, non possiede la lettera erre, ma nella traslitterazione si usa perentoriamente la erre al posto della elle. Per cui niwatorì - che indica il pollo in genere, maschio o femmina - si pronuncia niwatolì e lo stesso accade per gli altri termini citati.

Solo il nome delle razze giapponesi più antiche finisce con dorì, mentre le razze introdotte a partire dal XVI secolo non hanno mai il suffisso dorì.

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