Vol. 1° -  VIII.12.2.e.

Gli Inca

Gli Inca comparvero in un altopiano elevato e brullo, una regione dall’erba alta, un territorio inaridito dal calore del meriggio e freddissimo di notte.

Questa era la terra dei Kashwa, o Quechua, o Checiua, il popolo della valle calda, il cui nome nel corso del tempo doveva designare la lingua degli Inca.

Tutto ciò che appartiene alla preistoria dei popoli sudamericani è avvolto nell’ombra in quanto neppure una delle loro culture possedeva la scrittura, come non conosciamo con assoluta certezza il nome di una qualsiasi di quelle popolazioni, addirittura nemmeno il nome del popolo degli Inca, in quanto con questo nome venivano designati soltanto i suoi Capi. Infatti presso gli antichi Peruviani il termine Inca significava re, principe di stirpe regia, e servì a indicarne anche i sudditi.

Grazie alla datazione con il radiocarbonio [1] e alle indagini stratigrafiche controllate delle antiche località, in alcuni casi gli archeologi hanno stabilito le date di talune di queste civiltà del passato: l’unica data certa è il 1527, poiché in quell’anno Pizarro toccò per la prima volta i confini del regno degli Inca, a Tumbes.

Quella degli Inca fu una civiltà imperiale certamente più genuina e più coerente di quella azteca. Quando nel XV secolo gli Inca si lanciarono alla conquista dei territori settentrionali, imposero alle tribù conquistate la loro cultura, la loro organizzazione socioeconomica e, in parte, anche la loro religione. Alla fine del 1400 avevano ormai sopraffatto le singole culture regionali sorte in Perù dopo il crollo nel IX secolo dell’Impero Huari, dominando così una fascia larga 300 km e lunga oltre 3.000.

Questo impero, detto Tahuantisuyu, si estendeva dal Perù alle zone confinanti di Ecuador, Brasile, Bolivia e Cile. Il sovrano era la somma autorità politica, militare e religiosa, in quanto considerato discendente del Sole, divinità preminente nell'impero incaico. Tahuantisuyu viene tradotto con Terra dei Quattro Orientamenti, composta da quattro regioni: Collasuyu, Antisuyu [2] , Chinchasuyu e Cuntisuyu.

Secondo la leggenda inca il primo imperatore, l’Inca Manco Cápac, era stato mandato sulla terra da suo padre il Sole, Inti, con l’ordine di fondare una città dove la verga d’oro che recava con sé potesse essere profondamente infissa nel terreno. Nel XII secolo piantò la verga a nord del Lago Titicaca, verso la valle di Cuzco.

La fine degli Inca coincide con la morte di Atahualpa, figlio illegittimo del penultimo sovrano del Perù preispanico, l’Inca Huayna Cápac, il quale, trascurando la legittima consorte dalla quale aveva avuto il figlio Huáscar, si unì a una principessa della tribù degli Scyris (Quito) che gli diede un secondo figlio, Atahualpa [3] .

Prima di morire, il sovrano divise l’impero in due regni che affidò rispettivamente a Huáscar e ad Atahualpa. Costoro si contesero il potere unico e scesero in campo l'uno contro l'altro. Huáscar venne ucciso nella primavera del 1532 per ordine di Atahualpa, che così ne usurpò il trono; ma dopo qualche mese, a Cajamarca, Atahualpa cadde in un tranello architettato da Francisco Pizarro. Sebbene avesse pagato un riscatto enorme, Pizarro lo condannò a morte facendolo strangolare [4] in prigione il 29 agosto 1533.

Effettivamente ne valeva la pena! Il riscatto, fuso in lingotti, fruttò 5.720 chili d’oro e 11.000 d’argento [5] .

Historia docet!
I nostri figli debbono trarre le debite conclusioni per farsi strada nella vita.

 sommario 

 avanti 



[1] Si basa  sul decadimento del carbonio -14 (14C) ad azoto -14 (14N).

[2] Dai Commentari Reali degli Incas di Garcilaso de la Vega: “La parte orientale era da loro chiamata Antisuyu per via di una provincia detta Anti che si trova a est, e dalla quale ha tratto il nome di Antis [Ande] tutta quella grande cordigliera innevata che corre a oriente, appunto per far capire che si trova a est.”

[3] Non mi è stato possibile rintracciare il nome della madre di Atahualpa. Garcilaso de la Vega nei suoi Commentari si limita a riferire che Huayna Cápac, tornando dal regno di Quito, portò con sé come concubina la figlia primogenita del sovrano, anch’egli di nome Quito. Così prosegue Garcilaso: “La giovane era ospite, in precedenza, della casa delle prescelte; essa partorì al signore del Cozco, Atahuallpa, e altri figli di cui dovremo occuparci in seguito.”

[4] Secondo altri, Atahualpa morì per garrottamento. In sé e per sé poco cambia: l’effetto ottenuto dalla garrotta è uno strangolamento. Questo strumento di supplizio è costituito da un cerchio di ferro fissato a un palo e viene stretto mediante una manovella a vite intorno al collo, provocando così lo strangolamento. L'esecuzione dei condannati a morte mediante garrotta fu introdotta in Spagna nel 1822 in sostituzione della forca e rimase in uso sino al 1978, quando la Costituzione abolì la pena capitale.

[5] Secondo i calcoli di von Hagen (1964), il riscatto di Atahualpa fruttò 1.326.539 pesos d’oro puro a una media di 22,4 carati. A quell’epoca 100 pesos d’oro equivalevano a 190 pesos d’argento. Al valore del 1964, l’argento del riscatto assommò a 8.818.876,99 US$. L’oro, al valore di 35,02 $ l’oncia (1964), fornì un riscatto di 19.851.642,07 US$. In tal modo Atahualpa, tra oro e argento, pagò 28.670.519,06 dollari.