Vol. 1° -  IX.8.6.b.

Linguistica sudamericana

Alcuni linguaggi del Sudamerica non sono ancora stati classificati.

Quelli per i quali si è resa possibile una classificazione, rientrano in una di tre famiglie, che sono tra loro distinte:

§ Macro-Chibcha

§ Andina-Equatoriale

§ Ge-Pano-Caribica

La famiglia Andina-Equatoriale include:

§ Quechua

§ Aymará

§Araucano, comprendente Mapudungun e Huilliche parlato a sud dell'area del Mapudungun col quale è correlato, ma si tratta di due idiomi tra loro appena intelligibili.

Proprio i Mapuche usano achawal, o derivati, per indicare il pollo, mentre denominano achual la gallina.

La parola quechua *wallpa fu impiegata sia dagli Aymará, sia dai Mapuche, però costoro vi apportarono una leggera modificazione: achahualpa, che è costituita da un’altra protoforma: *atawallpa.

Ricardo Latcham, al quale si devono queste notizie etimologiche sulla lingua mapuche, fa notare che in araucano il gallo si dice alca o alca achahualpa e che alca indica il sesso maschile.

Anche Castelló (1924) faceva notare che i Mapuche chiamano la gallina ackual, il gallo alka e l’uovo ronto, termini la cui radice non è spagnola. Latcham sottolinea che Fabres scriveva achahuall per achahualpa e che si trattava di un errore; lo stesso possiamo ritenere per la grafia ackual fornita da Castelló. Ma la grafia, pur non essendo corretta, lascia chiaramente intendere la radice della parola.

Penso che nessuno di noi voglia criticare questi studiosi. Tutti sappiamo quanto siano numerose le storpiature sia dialettali che non dialettali delle parole. Posso offrirvene un florilegio che sfiora le 400 unità, frutto di circa trent'anni di arte cerusica. Alcune storpiature sono addirittura più suggestive e più significative del linguaggio aulico. Eccone un esempio.

Un ometto attempato, ma ancora in carne, implora così il suo Medico:
“Dottore, voi che avete le cure giuste per tante cose,
non avete qualcosa per l’eruzione del pene?”

Ognuno è già corso col pensiero al suo vulcano preferito. Posso dire che l’unica spontanea associazione d’idee è quella con la potenza infuocata del Krakatoa.

Noi del Classico siamo infatuati e tronfi di grecismi.

Così, per parecchio tempo mi trascinai nell’erronea convinzione che per l’ennesima volta significasse per la nona volta: visto che nel Vangelo si dice 70 volte 7 e visto che in greco 9 si dice ennèa, ennesima vorrà pur dire 9 volte! Invece no! Ennesima significa un numero n indeterminato, come quando si eleva un numero all’ennesima potenza. Quando scoprii la verità ci rimasi un po’ male, soprattutto perché le mie doti di etimologista furono messe in discussione, seppure a quattr’occhi, cioè con me stesso munito d’occhiali. In verità, ripetere una cosa nove volte è già segno di notevole insistenza. [Ecco una scusante addotta dall’Io, che oppone subito le sue resistenze per impedire la disgregazione dell’immagine del Sé].

Volete un esempio di storpiatura freudiana partorita dallo scrivente?

Per mesi e mesi lessi e scrissi Aldovrandi, quando un giorno mi accorsi che il cognome del Collega Bolognese era Aldrovandi. Ci pensò il computer a fare il debito repulisti negli archivi, ma ancor oggi sono dell’avviso che Aldovrandi è più eufonetico, e senz’altro noi tutti possiamo annoverare tra gli amici, o i nemici, qualcuno di nome Aldo.

 sommario 

 avanti