Vol. 1° -  XII.

Dagli Animàlcula alla clonazione

1. LE ORIGINI DELLA GENETICA

Sotto la spinta di Bateson la grande avventura della genetica ebbe inizio solo agli albori del 1900.

Il termine gene - dal greco ghénesis, che significa generazione - fu coniato nel 1909 dal botanico e genetista danese Wilhelm Johannsen per definire l’unità responsabile dell’ereditarietà.

Da un certo momento in poi il progresso della genetica fu tanto rapido da rendere inverosimile la lentezza e la laboriosità del cammino che ha condotto a redigerne i postulati fondamentali. Senza di essi, e senza le successive conquiste, non potremmo condividere il fascino dei nuovi orizzonti che la scienza ha messo a nostra disposizione, e che da parte nostra non richiederanno altrettanto sudore.

1.1. Ovisti e Animalculisti

Solo nel 1672 - quando De Graaf scoprì che l’ovaio dei mammiferi produce uova equivalenti a quelle degli uccelli - fu possibile arguire che la femmina contribuisce alla riproduzione attraverso gameti che negli uccelli più grandi, come lo struzzo, hanno dimensioni enormi.

Nel 1677 l’olandese Leeuvenhoek, insieme all’allievo Hamm, scoprì nel seme dei mammiferi gli innumerevoli animàlcula, gli animaletti, cioè gli spermatozoi, e tre anni più tardi individuò i batteri.

Il secolo successivo fu testimone della controversia fra Ovisti, secondo i quali la nuova vita si sviluppa esclusivamente dall’uovo mentre il liquido seminale serve solo da stimolo, e Animalculisti, i quali erano radicalmente convinti che fosse solo lo spermatozoo a dar vita all’individuo.

Un animalculista, Hartsoeker, osservando uno spermatozoo umano al microscopio, affermò di aver individuato a livello della testa un homunculus, cioè una figura con sembianze umane, pronto a svilupparsi non appena insediato in ambiente idoneo.

Fig. XII. 1 - Homunculus
Illustrazione tratta da Essay de dioptrique - Parigi, 1694 - di Hartsoeker.

I preformisti animalculisti, detti anche spermatisti, riuscivano a vedere un feto nella testa dello spermatozoo, pronto ad assumere le dovute dimensioni una volta raggiunto l’utero.

Ovisti e Animalculisti avevano in comune la fede nel preformismo: ritenevano che il nuovo individuo esistesse già preformato in una minuscola cellula, per cui sarebbe bastato uno stimolo per indurne lo sviluppo.

Anche Spallanzani (1729-1799), che per primo dimostrò l’attuabilità della fecondazione artificiale, pur essendo convinto che lo sperma [1] dovesse dare qualche contributo allo sviluppo dell’uovo, non intuì che sia l’uovo che lo spermatozoo sono indispensabili per avviare lo sviluppo di un nuovo essere. Solo dopo il 1850 i biologi giunsero alla conclusione che l’evento più importante è la fecondazione, cioè la fusione del nucleo dei due gameti.

 sommario 

 avanti 

 



[1] Sperma, al genitivo spérmatos, in greco significa seme.