Vol. 1° -  XII.1.2.

Necessità e selezione naturale

Sino alla fine del 1800 le teorie sull’ereditarietà erano dominate dall’insegnamento di Lamarck (1744-1829), celebre biologo francese, il quale sosteneva che i caratteri acquisiti da un individuo durante l’esistenza fossero ereditabili dai discendenti.

Le variazioni, ad andamento lento e graduale, scaturirebbero essenzialmente grazie all’ambiente, nonché all’uso o non uso degli organi. Esse si trasmetterebbero ereditariamente fino a quando, per effetto dell’ambiente e dell’uso/non uso, non intervengano nuove modificazioni.

Analoga concezione ebbe Jeoffroy Saint-Hilaire, contemporaneo di Lamarck, che però attribuiva un’importanza maggiore all’azione diretta dell’ambiente. Egli introdusse il concetto di variazioni brusche, che doveva assurgere a ruolo molto importante dopo le acquisizioni mendeliane sull’ereditarietà.

Anche Darwin del resto, pur avendo colto in modo tanto chiaro il fenomeno evolutivo, riteneva che le influenze ambientali potessero accumularsi e trasmettersi, svolgendo in questo modo un ruolo primario sull’evoluzione della specie. Le variazioni farebbero la loro comparsa casualmente e in forma per lo più graduale e lenta. Le nuove forme di piante e animali sarebbero il risultato di un progressivo e graduale accumulo, da parte delle generazioni successive, di queste insensibili variazioni. Tale accumulo è realizzato dalla natura attraverso la lotta per l’esistenza con esclusione dei meno adatti, oppure direttamente dall’uomo con la scelta degli individui migliori. Il darwinismo ammetteva anche la comparsa di variazioni discontinue o brusche, gli sports, ritenendo peraltro che fossero rare e che non rivestissero eccessiva importanza sull’evoluzione di una specie.

I concetti di Lamarck e di Darwin hanno fornito la base dei metodi di miglioramento delle piante e degli animali. Per gli animali, ancor oggi si ottiene il miglioramento della razza o del ceppo ricorrendo a 2 principi guida: scegliere come riproduttore il soggetto migliore (concetto di Darwin), ginnastica funzionale e miglioramento delle condizioni ambientali (concetto di Lamarck). A dire il vero furono gli allevatori ad applicare per primi questi concetti e i due Scienziati si servirono dei risultati ottenuti in allevamento per convalidare le loro teorie.

Un tentativo ingegnoso, volto a spiegare come si trasmettono i caratteri dei genitori, è la teoria della pangenesi di Darwin secondo la quale tutte quante le cellule dell’organismo forniscono minuscoli elementi, le gemmule, presumibilmente trasportate dal sangue alle gonadi e da loro utilizzate nella formazione delle cellule germinali.

Tuttavia lo stesso Darwin non considerò la pangenesi più di una semplice teoria che non poteva essere comprovata; però essa si adeguava alle idee allora dominanti su come i caratteri acquisiti vengano ereditati.

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