La limitazione da parte del sesso è solo l’esempio estremo del controllo esercitato dal sesso sull’espressione di certi genotipi. Se un genotipo si esprime in entrambi i sessi ma in modo diverso, si parla di espressione genica controllata o modificata dal sesso.
Nell’uomo il primo studio di un carattere di questo tipo
  è dovuto a Bernstein che indagò l’ereditarietà delle    voci da canto in un gruppo di adulti
  europei. Responsabile dei 6 tipi di voce, basso, baritono, tenore, soprano,
  mezzo soprano e contralto, venne considerata una singola coppia di alleli.
  Abbastanza stranamente le voci di basso nell’uomo e di soprano nella donna
  davano l’impressione di essere determinate dallo stesso genotipo A1
   
  A1, e il tenore nel maschio e il contralto nella femmina da A2
  
  A2, mentre l’eterozigote A1
   A2
   dava il
  baritono e il mezzo soprano. Ma l’interpretazione di Bernstein non ha retto
  al trascorrere del tempo. Anche se gli studi su gemelli, alberi genealogici e
  popolazioni indicano l’esistenza di fattori genetici responsabili delle voci
  da canto, molte variabili indipendenti sono implicate nel tipo di voce. Alcune
  voci sono controllate dalla costituzione sessuale dell’individuo: lo
  sviluppo della voce adulta in direzione maschile o femminile avviene durante
  la pubertà sotto l’influenza degli ormoni sessuali. Ad ogni modo, una
  singola coppia allelica con espressione semplice nei due sessi non è
  sufficiente per spiegare i fatti, che ancora attendono una dettagliata analisi
  genetica.
Un tipo un po’ diverso di controllo sessuale influenza la penetranza e l’espressività di molti genotipi.
Il labbro leporino e la palatoschisi
  sono anomalie dello sviluppo su base genetica, con penetranza incompleta ed
  espressività che varia da una schisi labiale molto lieve fino a una grave
  schisi del palato molle, e persino di quello duro. Il controllo del sesso è
  evidente per il fatto che la penetranza è più alta nei maschi rispetto alle
  femmine, con circa il 60% di maschi tra gli individui affetti, e per il fatto
  che le forme gravi sono più frequenti nei maschi.
Un caso ancor più accentuato è quello del controllo
  della gotta
  da parte del sesso, malattia causata da un eccesso di acido urico nel sangue
  (iperuricemia), dovuta a un gene autosomico dominante, la cui penetranza è
  stimata in più dell’80% nei maschi ma meno del 12% nelle femmine, col
  risultato che si osservano molti più uomini gottosi. Se non fosse valida l’ipotesi
  basata sull’esistenza di un singolo gene e l’iperuricemia fosse un
  carattere poligenico, le diverse frequenze degli uomini e delle donne affette
  dovrebbero essere reinterpretate in termini di fenomeni soglia controllati dal
  sesso.
Una maggior frequenza nei maschi rispetto alle femmine è
  tipico di molti caratteri anormali, oltre alla gotta, posti sotto il controllo
  di geni autosomici. Uno studio condotto su quattro caratteri di questo tipo ha
  provato che la maggior incidenza di maschi affetti non è dovuta alla presenza
  di geni modificatori associati al cromosoma X, ma a un controllo dell’espressione
  fenotipica da ascriversi allo sviluppo. Questo è probabilmente vero per la
  maggioranza dei caratteri che sono più comuni in uno dei due sessi.
Il controllo del sesso può anche portare a una frequenza
  più alta di femmine affette, come accade infatti per alcune malformazioni
  congenite come la anencefalia
  (assenza del cervello) o la
   
  
  spina bifida (schisi della colonna vertebrale). Le femmine affette da
  lussazione congenita dell’anca
  sono sei volte più numerose dei maschi. La penetranza del genotipo per la
  lussazione dipende dalle normali differenze di forma del bacino esistenti tra
  i due sessi.
Alcuni esempi nell’uomo, che a prima vista potrebbero
  sembrare come controllati del sesso, in realtà non appartengono a questa
  categoria. Si tratta di casi in cui un
  recessivo associato al cromosoma X porta alla
  morte e alla sterilità i maschi emizigoti,
  mentre le femmine eterozigoti sono vitali e in grado di riprodursi. La
  sopravvivenza e la fertilità delle femmine può semplicemente essere dovuta
  al possesso di un normale allele accanto a quello anormale, mentre il maschio
  affetto ne possiede uno solo, anormale. Un confronto corretto dovrebbe
  contrapporre i maschi affetti con le femmine omozigoti anormali. Ma, dato che
  i maschi affetti non sono in grado di riprodursi, queste femmine non esistono.