Una scoperta sorprendente che
deriva dagli studi sulla variabilità a carico della sequenza del DNA consiste
nel fatto che una certa forza (o forze
molecolari) mantiene uniformità di sequenza tra copie multiple di un
gene. Questo fenomeno è stato denominato
evoluzione concertata o
spinta molecolare (molecular drive).
Negli eucarioti alcuni geni sono presenti in copie
multiple. Negli organismi complessi, per esempio, i geni per l’RNA ribosomale sono tipicamente presenti in centinaia o anche
migliaia di copie.
Senza dubbio alcuno, queste copie si sono originate per duplicazione. In
seguito alla duplicazione ci si potrebbe attendere che ogni singola copia di
un gene acquisisca delle mutazioni e diverga. La selezione potrebbe limitare
la mutazione nelle regioni codificanti, ma, se ne esistono molte copie, ci
aspetteremmo, specie a livello delle sequenze non codificanti, che sussista un
certo grado di divergenza. Al contrario di quanto atteso, numerosi studi hanno
rivelato che spesso le sequenze nucleotidiche risultano alquanto omogenee in
seno alle diverse copie di un gene.
Inoltre, anche
le sequenze non codificanti risultano omogenee,
il che suggerisce che la selezione non sia responsabile di questa purificazione.
Quando gli stessi geni vengono esaminati in una seconda specie strettamente
correlata, si trova che anche le sequenze di quest’ultima sono omogenee, ma
spesso diverse dalle sequenze omogenee trovate nella prima specie.
Queste osservazioni hanno fatto concludere che un qualche processo a livello
molecolare mantenga di continuo l’uniformità tra
copie multiple della stessa sequenza all’interno di una specie. Allo stesso tempo, il processo
permette una rapida differenziazione tra specie: il meccanismo dell’evoluzione
concertata non è chiaramente compreso, ma l’evoluzione concertata ha
conseguenze importanti su come evolvano i geni e rappresenta una forza
evolutiva di cui si ignorava l’esistenza prima che alla genetica di
popolazioni fossero applicate le moderne tecniche molecolari.