Vol. 2° -  XXII.5.1.

Numero dei geni e possibili genotipi

Trattando delle variazioni genotipiche si è già posto in evidenza quale immensa sorgente di variabilità rappresentino le ricombinazioni dell'assetto cromosomico che si determinano al momento della formazione dei gameti. In realtà, la produzione degli spermatozoi e delle uova, dal punto di vista statistico, è un vero campionamento, che obbedisce alla regola di formare un campione pari alla metà dell'assetto cromosomico individuale, nel quale sia compreso un cromosoma per ogni coppia.

Poiché i geni localizzati in ogni cromosoma sono molto numerosi, è praticamente impossibile che ogni paio di cromosomi possegga esattamente gli stessi geni (come ad es. AA bb cc DD EE ... KK); un complesso di considerazioni fa ritenere che la condizione media più probabile sia quella di una prevalenza dei loci allo stato eterozigote rispetto ai loci omozigoti (ad es. Aa bb Cc DD Ee ... Kk).

Da ciò consegue, evidentemente, che non vi può essere vera eguaglianza fra il patrimonio genico contenuto nei cromosomi di ciascun paio e che quindi, se n è il numero aploide dei cromosomi caratteristico di una specie (39 nei polli), il numero di classi di gameti portatori di un patrimonio ereditario sostanzialmente diverso sarà, come noto, pari a 2n, mentre i genotipi diversi nella popolazione, derivata dalla fecondazione totale e casuale dei predetti gameti, assommeranno a 3n. Si può notare che 239 è già molto superiore al numero di tutti i polli esistenti, e che 339 è un numero inconcepibilmente grande.

Senza aggiungere altre considerazioni riguardo ai polialleli e ai fenomeni di scambio che fanno ulteriormente aumentare il numero di genotipi possibili, concludiamo con Lush: a meno che il numero di geni eterozigoti esistenti in una popolazione non sia molto limitato, il numero di individui che possono differire nel patrimonio ereditario è praticamente quasi infinito.

Bisogna d'altra parte riflettere che in realtà, pur essendo presente un gran numero di geni nel patrimonio individuale, molti di essi sono responsabili di manifestazioni fenotipiche simili e additive (poligeni), altri agiscono cooperando con geni maggiori nel determinare singoli caratteri, molti infine non danno apparentemente manifestazioni visibili, pur agendo sulla vitalità e fecondità degli animali.

Perciò, se è vero che il patrimonio genetico degli organismi è straordinariamente complesso, considerando il problema dal punto di vista dei fenotipi si arriva alla conclusione che essi risultano molto meno numerosi e si possono ordinare in una serie quasi continua di forme, anche a causa delle molteplici influenze modificatrici legate ai fattori esterni.

Da questo fatto, la cui enorme importanza è più che evidente, risulta che in generale, a medesimi fenotipi possono corrispondere e corrispondono genotipi diversi, di cui alcuni omozigoti, la maggior parte eterozigoti; il che rappresenta senza dubbio il maggior ostacolo al lavoro di miglioramento genetico delle razze, data la difficoltà di identificare e di isolare quegli individui che, oltre ad essere pregevoli per i loro caratteri, sono anche geneticamente puri, e perciò trasmetterebbero ai discendenti queste stesse caratteristiche desiderate.

 sommario 

 avanti