I risultati che la selezione ha
  prodotto e produce quando viene applicata alle comuni razze animali e
  vegetali, sono talmente cospicui ed evidenti da non consentire dubbi in
  proposito. Citeremo, per fare qualche esempio, lo straordinario aumento
  realizzato nella velocità del cavallo puro sangue inglese e del trottatore
  americano, le trasformazioni subite nell'aspetto somatico e nella produzione
  della lana dai Merinos australiani e del Sud Africa, lo spettacolare aumento
  realizzato nella produzione di latte delle razze Olandese pezzata nera,
  Holstein Friesian americana, Bruna alpina, Simmenthal. Il record mondiale nel
  1942 di ovodeposizione nella gallina, secondo Rice, era di 356 in 365 giorni
  (razza Livorno, ceppo Hanson).
Se tali produzioni massime destano un giustificato
  stupore, e se esse sono dovute ad animali eccezionali, allevati e alimentati
  in condizioni altrettanto eccezionali e con somma abilità tecnica, hanno un
  ben maggior interesse economico i rilevanti aumenti che si sono verificati
  nelle produzioni medie o nei valori somatici delle razze sottoposte a una
  sistematica selezione, condotta con criteri razionali e metodici.
Da quanto ormai sappiamo, appare chiaro che la selezione
  può manifestare una più o meno evidente azione miglioratrice in seno alle
  razze-popolazioni, in quanto queste sono formate da un grande numero di
  genotipi diversi, ai quali (a seconda delle combinazioni realizzate)
  corrisponderanno animali più o meno pregevoli, più o meno desiderati dagli
  allevatori, capaci di dare produzioni scarse, mediocri o elevate, e al tempo
  stesso capaci di trasmettere in vario grado queste loro caratteristiche ai
  discendenti.
La scelta degli animali da destinare alla riproduzione, e
  lo scarto degli animali non desiderati, implicano perciò una scelta e un’eliminazione
  di quei geni e di quei genotipi il cui fenotipo coincide con caratteri che l’allevatore
  intende esaltare e diffondere, o con caratteri negativi che vuole eliminare.
  Dipenderà dalla maggiore o minor correlazione tra fenotipi e genotipi, fra
  geni e caratteri, se la selezione riuscirà più o meno rapidamente nel suo
  intento, mediante la moltiplicazione progressiva dei genotipi più apprezzati
  e la progressiva eliminazione di quelli indesiderati.
La selezione non può creare nuovi geni o modificare
  quelli esistenti; può invece moltiplicare geni insorti per mutazione, o
  genotipi dotati delle combinazioni più favorevoli all’estrinsecazione di
  caratteri desiderati. Possiamo quindi enunciare il seguente assioma: la selezione è il metodo di riproduzione
  nell'ambito delle razze-popolazioni che si attua quando si procede a una
  scelta degli animali destinati alla riproduzione, secondo criteri che
  rispondono a varie finalità.
Essa provoca cambiamenti più o meno rilevanti rispetto
  alle condizioni di accoppiamento casuale, determinando pertanto una
  progressiva variazione nella distribuzione dei diversi genotipi di una
  popolazione e nelle frequenze dei singoli geni. Infatti, la scelta sistematica
  di alcuni animali favorisce la moltiplicazione di certi genotipi e riduce o
  impedisce quella di altri, rispettivamente corrispondenti a fenotipi
  apprezzati o non desiderati dagli allevatori.