Nel contesto del connettivo e
dei vari organi i vertebrati pecilotermi - o a sangue freddo - contengono dei
melanociti detti melanofori, che
pure sintetizzano melanosomi, ma non li trasferiscono ad altre cellule,
trattenendoli nel citoplasma. In alcuni vertebrati, come rane, pesci e
rettili, i melanosomi possono avvicinarsi e allontanarsi dal nucleo giungendo
fino ai dendriti, permettendo in tal modo a questi animali di cambiare
involontariamente la colorazione della pelle, che diventa scura e chiara a
seconda del colore dell’ambiente.
I melanofori, tipici dei vertebrati a sangue freddo come pesci, anfibi e rettili, consistono in cellule appiattite nere o marroni munite di dendriti ad andamento radiale, oppure in certi casi hanno un aspetto a canestro con processi dendritici diretti in alto e lontano dal corpo cellulare.
I melanofori sono prevalentemente distribuiti nel derma e nei distretti dorsali del corpo, il che spiega almeno in parte l’aspetto chiaro della superficie ventrale nella maggior parte dei pecilotermi. Fukuzawa e Ide (1988) attribuiscono questo fatto alla presenza nella cute ventrale del fattore inibente la melanizzazione o MIF.
L’apparente
mancanza di questo fattore nella pelle del dorso è responsabile dell’ipotesi
seguente: mentre i melanoblasti invadono sia la pelle dorsale che ventrale, la
presenza del MIF a livello del ventre impedisce la differenziazione dei
melanoblasti, mentre quelli del dorso possono diventare pigmentati. Su questa
scia altri studiosi hanno dimostrato la presenza del MIF a livello del ventre
di altre specie di rane e hanno visto che si tratta di un potente inibitore
della melanizzazione in un certo numero di sistemi biologici.
I tipici melanofori del derma sono melanogenicamente attivi solo durante alcune fasi dello sviluppo embrionale e non trasferiscono i granuli di melanina ad alcuna cellula. Per esempio nella Rana pipiens esistono dei melanofori melanogenicamente attivi appena al di sotto dello strato germinativo dell’epidermide, per lo più assottigliati, con una struttura ampiamente arborizzata simile a quella dei melanociti epidermici dei vertebrati omeotermi.
La differenza maggiore consiste tuttavia nel fatto che le
cellule epidermiche dei pecilotermi, come accade per i loro melanofori del
derma, sono in
grado di traslocare i loro granuli di pigmento, sia verso il centro cellulare
che in senso opposto come conseguenza a una varietà di situazioni
fisiologiche, compresi luce e vari ormoni. Questi movimenti sono abitualmente
rapidi (con una gamma che va da pochi secondi ad alcune ore) e hanno come
risultato un cambiamento spettacolare della colorazione osservabile negli
anfibi e in altri vertebrati a sangue freddo, così come in certi invertebrati
tipo i cefalopodi. Questi rapidi cambiamenti cromatici sono spesso seguiti da
modificazioni cromatiche meno rapide su base morfologica, derivanti da una
differenza quantitativa totale di melanina cutanea
In aggiunta ai melanofori, nelle modificazioni cromatiche
sono coinvolti degli organuli provenienti dalla cresta neurale e contenenti
pigmento, come è il caso degli xantofori
e degli iridofori
presenti nei vertebrati inferiori e negli invertebrati.