La tirosinasi detiene un posto centrale nella melanogenesi per la capacità di catalizzare le prime due reazioni costituite dall’idrossilazione della tirosina a dopa e la successiva ossidazione a dopachinone.
Per un lungo periodo si continuò a pensare che le
tappe susseguenti procedessero più o meno spontaneamente secondo lo schema
proposto da Raper & Mason, per cui gli studi si indirizzarono alla
comprensione della regolazione della melanogenesi nei mammiferi in relazione
ai possibili meccanismi di inibizione e di attivazione della tirosinasi,
considerata come il fattore più importante, se non l’unico.
Un punto di vista così ingannevole della melanogenesi
venne messo in discussione per la prima volta quando a Napoli, nel 1960,
vennero scoperte le tappe che portano alla feomelanogenesi, sottolineando il
ruolo centrale giocato dalla cisteina
nel controllo del tipo di sintesi melanica. Da allora sono stati scoperti altri fattori capaci di influenzare,
secondo differenti modalità, l’attività chimica dei melanociti epidermici:
§
svariati
regolatori intracellulari della sintesi e del processamento della tirosinasi
§
l’attività
di enzimi ausiliari, come la dopacromo tautomerasi e perossidasi
§
alcuni
ioni metallici, quali rame e ferro bivalenti, che si accumulano nei tessuti
pigmentati.
Ognuna delle tappe che conduce alla sintesi del DHI e
delle cisteinildopa nei compartimenti subcellulari dei melanociti, può
svolgersi simultaneamente e può procedere, almeno in parte, in modo
parallelo.