Sia nell’uomo che in altre
numerose specie la pineale
[1]
contiene elevate quantità di melatonina. Nonostante questa ghiandola si trovi
nel cervello, essa riceve connessioni solo dal sistema nervoso autonomo
periferico.
Se le notizie su MSH e ACTH sono abbastanza soddisfacenti,
assai scarse sono quelle sulle sostanze capaci di aggregare i granuli di
melanina e quindi di ridurre il grado di pigmentazione della cute. Se una di
queste sostanze possa essere la melatonina lo diranno le ricerche future. Un
dato è certo: nell’organismo esistono agenti capaci di antagonizzare gli
effetti melanostimolanti.
La
sintesi della melatonina è epifisaria, a partire dalla
serotonina sotto controllo dell’epinefrina, e viene soppressa dalla luce che agisce attraverso gli occhi
e il sistema nervoso, mentre raggiunge un picco al buio. I ratti tenuti
costantemente in ambiente illuminato sono continuamente in estro a causa dell’attività
antigonadotropa della melatonina. La caduta del tasso plasmatico della
melatonina precede la pubertà nei ragazzi, ma non nelle ragazze, e può
accompagnarsi a scurimento dei capelli e della cute.
La melatonina è apparentemente inefficace sulle
modificazioni pigmentarie dei mammiferi, ma pare sia in grado di influenzare
la pigmentazione del pelo in quelle specie che vanno incontro a cambiamenti cromatici stagionali,
come la lepre delle nevi e la lepre variabile, alcuni lemmings (della famiglia
dei Cricetidae) e alcuni criceti, i
cui peli hanno una fase invernale durante la quale sono bianchi e una fase
estiva scura, almeno a livello del dorso. Dato che il fotoperiodo ha un’azione
determinante per le modificazioni cromatiche, è verosimile che il sistema
melanocitario risponda alle modificazioni del livello circolante di
melatonina.
Ma il meccanismo potrebbe essere abbastanza complicato.
Prota è dell’avviso che il possibile candidato al blocco da parte della
melatonina potrebbe essere il DCF o fattore bloccante dell’indolo, anche se
molto più verosimilmente il gioco potrebbe consistere in una riduzione dell’attività
perossidasica durante la fase invernale.
[1] L'epifisi, o corpo pineale per la forma a cono di pino, è situata posteriormente al terzo ventricolo cerebrale.