Lessico


Apollo o Febo

Icones veterum aliquot ac recentium Medicorum Philosophorumque
Ioannes Sambucus / János Zsámboky
Antverpiae 1574

Figlio di Zeus e di Leto, nacque con la sorella gemella Artemide a Delo, un’isoletta natante delle Cicladi che fluttuava sulle acque in balia delle correnti, dove Leto si era rifugiata per sfuggire alla persecuzione del terribile serpente Pitone (vedi Pizio). Dopo la nascita dei due gemelli, Zeus fissò l’isola al fondo del mare rendendola stabile.

Il nome Delo (dal greco dêlos, che significa chiaro, manifesto) venne dato all’isoletta, che si chiamava Asteria, dopo la nascita di Apollo, immagine splendente, a volte identificato con Helios, il dio del Sole. Apollo era infatti il dio della luce, ed era dunque chiamato anche Febo (Phoîbos, cioè fulgente). Era anche il dio dell’arte e della musica: con la sua cetra armoniosa accompagnava il canto delle Muse, con le quali risiedeva sull’Elicona; fu detto perciò Musagete, “colui che guida le Muse”. Ma era anche un dio orgoglioso e crudele, e quando il sileno Marsia osò sfidarlo in una gara musicale suonando il flauto, Apollo lo sconfisse, poi lo legò a un albero e lo scorticò vivo.

Apollo del Belvedere
copia romana di un originale greco del V sec. aC
Museo Pio Clementino – Città del Vaticano

Era inoltre il dio della poesia, che ispirava i poeti, dell’eloquenza e della medicina, e insegnò al figlio Esculapio i segreti della cura di tutti i mali. Per vendicare la madre delle passate persecuzioni di Pitone, Apollo, che era un infallibile arciere, uccise il mostro nel suo antro ai piedi del monte Parnaso, nella Focide, trafiggendolo con un nugolo di frecce. La caverna, liberata dallo spaventoso serpente, divenne sede dell’oracolo di Delfi.

Il dio, dotato da Zeus della facoltà di leggere il futuro, vaticinava per bocca della sacerdotessa Pizia (vedi Pizio). In suo onore si celebravano a Delfi i giochi Pitici ogni quattro anni, per commemorare la vittoria sul mostro. Dopo aver ucciso il Pitone, per espiare la colpa e placare l’ira di Gea, che era la madre del serpente, Apollo andò in esilio per nove anni in Tessaglia, dove, come un comune mortale, prestò servizio presso il re Admeto, e poi aiutò Poseidone a costruire le mura di Troia.

S’innamorò perdutamente di Dafne, una bella ninfa, che sorprese a cogliere fiori sulle pendici del Parnaso. Le si avvicinò, ma la fanciulla, spaventata dalle attenzioni del dio, fuggì, inseguita da Apollo, e gli dei, per salvarla, la mutarono in alloro. Questa pianta da quel giorno fu sacra al dio.

Apollo fu onorato dovunque in Grecia, in Egitto e anche in Italia. Gli furono eretti templi e dedicate statue, che lo rappresentavano come un bellissimo giovane con la cetra e con il capo circondato da raggi di sole. In Italia il suo culto si sviluppò soprattutto durante l’impero di Augusto.

Apollo di Giovanni Antonio Pellegrini (Venezia 1675-1741)
circa 1718

Apollo di Veio

La statua di Apollo di Veio (in latino Veii, antica città etrusca le cui rovine sorgono nei pressi di Isola Farnese, 15 km a NW di Roma), in terracotta policroma, è uno dei capolavori dell’arte etrusca, della fine del VI secolo aC, celebre nel mondo.

Insieme ad altre statue, tutte a grandezza superiore o pari al vero, ornava la trave di colmo del tempio veiente in località Portonaccio, nel santuario dedicato a Minerva, uno dei più importanti d’Etruria. Alloggiate su alte basi a zoccolo, variamente dipinte, le statue in numero forse di dodici, molte delle quali giunte a noi solo frammentariamente, si ergevano in funzione di acroteri a circa dodici metri di altezza. Anche se realizzate isolatamente illustravano, in sequenza di due o tre, eventi mitici greci, almeno in parte collegati con il dio Apollo. La statua, di cui si è ora iniziato il restauro, formava con quella di Eracle (Ercole) un gruppo raffigurante il mito, piuttosto raro anche in Grecia, della contesa tra il dio e l’eroe per la cerva cerinite, dalle corna d’oro, sacra ad Artemide (sorella di Apollo).

Apollo, vestito di una tunica e di un corto mantello, avanza verso sinistra con il braccio destro proteso e piegato (il sinistro scendeva verso il basso, forse impugnando con la mano l’arco); Eracle, con la cerva legata tra le gambe, è proteso verso destra, piegato in avanti per brandire la clava mostrando il torace in una curva violenta.

Collegata al gruppo doveva essere anche la statua di Hermes (Mercurio) di cui restano la splendida testa e forse parte del corpo: il dio, come messaggero di Zeus, interviene per sedare i contendenti.

Il gruppo è concepito per un’unica visione laterale, corrispondente al lato del tempio ove correva la strada di accesso al santuario. La salda volumetria delle figure unita alle sottili dissimmetrie riscontrabili sia nell’Apollo (cassa toracica, volto) sia nel torso dell’Eracle indicano che il coroplasta aveva piena conoscenza delle deformazioni ottiche in scultura che dovevano essere visibili da grande distanza e con forti angolature. Si spiegano così la creazione di volumi grandiosi e l’insistenza nell’incidere in profondità e nel rilevare senza risparmio i dettagli, in modo da ricostruire corretta la necessaria unità visiva della composizione.

La formazione del maestro che plasmò le statue è certamente ionica. Di grande talento, è identificabile con il “Veiente esperto di coroplastica” cui Tarquinio il Superbo commissionò la quadriga acroteriale del tempio di Giove Capitolino. Si tratta certamente del massimo rappresentante della celebre bottega di cloroplasti veienti fondata da Vulca, il maestro chiamato a Roma da Tarquinio Prisco verso il 580 aC per eseguire il simulacro dello stesso Giove Capitolino.

Fonte
Sito web ufficiale del Parco Regionale di Veio
www.parcodiveio.it

Programma Apollo

Denominazione del programma di esplorazione da parte dell'uomo della superficie lunare, iniziato dalla NASA nel 1961. Il programma ha comportato tre fasi.

Prima fase

Durante la prima è stato messo a punto un razzo vettore, il Saturno, in grado di portare in orbita intorno alla Terra un carico utile elevato, quale il veicolo destinato a scendere sulla Luna; contemporaneamente venivano studiati e sperimentati a terra il veicolo, detto anch'esso Apollo, e le apparecchiature sia in dotazione al veicolo, sia necessarie all'uomo per la permanenza sulla superficie lunare, sia per lo studio strumentale del nostro satellite. Il veicolo è stato realizzato in tre sezioni: il modulo di comando (Command Module, CM), nel quale viaggiano gli astronauti, attrezzato con le apparecchiature di guida e per il rientro sulla Terra; il modulo di servizio (Service Module, SM), provvisto di propulsori per la spinta nello spazio di batterie e varie altre apparecchiature necessarie alla missione; il modulo lunare (Lunar Module, LM), sul quale prende posto l'equipaggio che deve sbarcare sulla Luna, attrezzato con mezzi idonei per l'allunaggio “morbido” e l'involo dal suolo lunare. La prima fase si è praticamente conclusa con la prova dell' Apollo 1 durante la quale perirono, a terra, gli astronauti V. Grissom, E. White, R. Chaffee (27 gennaio 1967) in seguito all'incendio della navicella spaziale.

Seconda fase

La seconda fase ha comportato la prova sia del lancio sia del veicolo nello spazio (dal 1967 al 1969), la sperimentazione delle tecniche di aggancio e sgancio dei vari settori e di rientro sulla Terra del modulo di comando, la messa a punto dell'incontro in orbita del LM con il resto del veicolo (Apollo 9 e Apollo 10) e di tutte le manovre, da parte del mezzo e dell'uomo, necessarie al compimento della missione.

Terza fase

Con l' Apollo 11 (16-24 luglio 1969), ha avuto inizio la terza fase che ha portato l'uomo sulla Luna: gli astronauti Neil Armstrong e Edwin Aldrin effettuarono un'uscita dal LM durante la quale prelevarono 32 kg di campioni di polvere e rocce lunari.

Drammatica fu la missione, fallita in seguito a guasti negli apparati di bordo, dell' Apollo 13 che, dopo sei giorni di permanenza nello spazio (11-17 aprile 1970), riusciva a rientrare fortunosamente sulla Terra. In questa fase è stata ampliata l'esplorazione della superficie lunare, grazie anche all'uso di un veicolo appositamente costruito per muoversi sulla Luna (missione dell' Apollo 15). I risultati del programma Apollo, conclusosi nel dicembre 1972 col lancio dell' Apollo 17, furono di grande interesse, non solo scientifico (conoscenza diretta della natura e composizione petrografica del suolo lunare, dello spazio circumlunare, delle condizioni fisiche dello spazio fra Terra e Luna, ecc.) ma anche tecnico, in quanto l'impresa aveva richiesto la messa a punto di sistemi, apparecchiature e mezzi di grande risonanza per il progresso tecnologico; esso consentì, inoltre, di raccogliere molti dati sui problemi connessi con la permanenza dell'uomo nello spazio.

La missione Apollo-Sojuz

Negli anni immediatamente successivi, le tecnologie sviluppate, da una parte, dagli USA. con il programma Apollo e, dall'altra, dall'URSS con i voli delle navicelle Sojuz, consentirono la realizzazione della nuova missione ASTP (Apollo-Sojuz Test Project). In sintesi, tale progetto, nato da un accordo bilaterale firmato nel 1972 tra USA. e URSS, prevedeva che una navicella Apollo si sarebbe agganciata in orbita con una Sojuz, per consentire agli equipaggi di effettuare visite reciproche ed esperimenti scientifici comuni. Infatti, il 15 luglio 1975, dal cosmodromo di Bajkonur veniva lanciata la Sojuz 19 con a bordo i cosmonauti sovietici Alexej Leonov e Valerj Kubasov, e dal Kennedy Space Flight Center di Cape Canaveral, partiva l'astronave Apollo con gli astronauti statunitensi Thomas Stafford, Vance Brand e Donald Slayton. Il 17 luglio, le due navicelle si agganciarono, utilizzando uno speciale modulo d'attracco e di acclimatazione progettato da ingegneri statunitensi e sovietici. Per due giorni, il complesso orbitale Apollo-Sojuz continuò così la sua missione in orbita, mentre i cinque astronauti effettuavano osservazioni astronomiche e del Sole ed altri esperimenti. Il 19 luglio, le due navicelle si separarono per il rientro nell'atmosfera. La Sojuz 19 atterrò il 21 luglio, mentre l' Apollo restò nello spazio fino al giorno 24 per compiere altre ricerche.