Lessico
Depigmentazione spontanea
del piumaggio del pollo
Oltre a quello riportato da Aldrovandi a pagina 343 basandosi su quanto riferito da Giulio Cesare Scaligero a proposito di un suo cappone nero, sono descritti almeno 9-10 casi di polli colorati che sono diventati più o meno bianchi dopo la prima muta dell’età matura. Una Livorno nera divenne bianca per più della metà e l’anomalia era associata a un voluminoso tumore ovarico (Crew, 1922), ma lo stesso tipo di depigmentazione si verificò in una Bresse che aveva un ovaio del tutto normale.
La perdita di pigmento è stata notata anche in un cappone ibrido nonché in un cappone di Livorno dorata (rispettivamente Hesse, 1927 - Juhn, 1933). Quest’ultimo caso è particolarmente interessante in quanto il soggetto divenne completamente bianco, dimostrando così che la depigmentazione può colpire sia l’eumelanina che la feomelanina.
Un esperimento d’allevamento fu condotto da Lippincott (1920) usando un soggetto blu andaluso che divenne gradualmente e completamente bianco nel giro di circa 4 anni pur continuando a garantire una prole normale per il blu. Un altro caso interessante è quello descritto da Godbey e Reid (1931): una Plymouth Rock barrata divenne quasi completamente bianca alla prima muta dell’età adulta, pur continuando a generare pulcini normalmente colorati accoppiandosi con un maschio della sua stessa varietà. Questa femmina, a 3 anni di vita, assunse nuovamente il suo normale piumaggio.
Mutazioni del piumaggio del tipo descritto sono state osservate da Hutt in due femmine di Ancona che si sbiancarono nel giro di un anno. Siccome appartenevano allo stesso ceppo, si può supporre una situazione ereditaria, che spesso gioca un ruolo abbastanza significativo in quei ceppi che tendono rapidamente all’invasione del nero da parte del bianco relegato abitualmente all’apice della piuma.
L’elenco delle depigmentazioni spontanee potrebbe continuare con un caso di Australorp, ma giungiamo al sodo dicendo che queste depigmentazioni sono evidentemente di natura ereditaria, anche se non ne conosciamo né la base genetica né il meccanismo fisiopatologico, che d’altra parte non debbono essere molto diversi da quelli implicati nell’incanutimento precoce osservabile nell’uomo.