Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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[343] DE CAPO

Cap. XVII.

CAPITOLO XVII

IL CAPPONE

Haud immerito fortassis separatim de Capo scribemus, quod propter corporis immutatam temperiem, testiculis nempe privatus nomen immutaverit, pullorum propagationi prorsus inidoneus factus, et ad mensae usum duntaxat propter carnis praestantiam serviat.

Forse non senza giusta ragione scriveremo separatamente sul cappone, in quanto, a causa di un mutato temperamento del corpo, e cioè essendo stato privato dei testicoli, avrebbe cambiato nome, essendo diventato del tutto inidoneo alla riproduzione dei pulcini, e servirebbe solamente per un impiego a tavola a causa dell’eccellenza della sua carne.

SYNONIMA.

SINONIMI

Sunt qui Barbur[1] Hebraicam vocem Capum interpretentur: sed hi Capum cum Gallo confuderint, ut alii etiam nonnulli parum Latini fecerunt, ut suo loco admonuimus[2], cum tamen, teste M. Varrone[3] in Gallinaceo genere villatico Capi semimares dicantur, quod sint castrati. Quare inepte ab Isidoro[4] scriptum est, Gallum a castratione vocari. Nititur autem eo solum argumento, quod veteres abscissos vocarent Gallos, vel ex male intellecto Martiale[5], qui alibi ait, sub lemmate Capo:

Ne nimis exhausto macresceret inguine Gallus.

Amisit testes, nunc mihi Gallus erit.

hoc est castratus, ut erant Cybeles sacerdotes, Galli appellati, unde idem rursus[6].

Succumbit sterili frustra Gallina marito,

Hanc  matris Cybeles esse decebat avem.

Hoc est, hanc potius Cybelae dicare debebant, nempe castratum, cuius castrati etiam essent sacerdotes, quam Gallum: non autem, ut Ornithologus[7] exponit, haec potius, et proprie debebat vocari Gallus.

Vi sono alcuni che traducono la parola ebraica barbur con cappone: ma costoro dovrebbero aver confuso il cappone con il gallo, come hanno fatto anche alcuni altri che erano poco Latini, come a suo tempo abbiamo rammentato, mentre tuttavia, come testimonia Varrone, nel genere dei gallinacei da cortile i capponi vengono detti semimaschi in quanto sono castrati. Per cui da parte di Isidoro è stato scritto erroneamente che il gallo viene così chiamato dalla castrazione. Infatti si appoggia sulla sola argomentazione che gli antichi chiamavano castrati i galli, oppure per aver frainteso Marziale che in un punto sotto al titolo Cappone dice:

Il gallo, allo scopo di non dimagrire troppo per aver prosciugato il basso ventre,

rinunciò ai testicoli, ora per me sarà un Gallo.

Cioè un castrato, come erano i sacerdoti di Cibele, chiamati Galli, per cui sempre lui di nuovo:

Inutilmente la gallina soggiace allo sterile marito.

Conveniva che questo uccello fosse della madre Cibele.

Cioè, era meglio che dedicassero a Cibele questo uccello, cioè un castrato, in quanto i suoi sacerdoti erano pure dei castrati, anziché un gallo: infatti, non come riporta l’Ornitologo, che questo uccello doveva piuttosto e propriamente essere chiamato gallo.

Haud me tamen latet, Capum a Petronio Arbitro[8] Poeta antiquissimo Gallum dici, sed cum additione spadonis. Quod modo ad nomenclaturam Graecam attinet, nullam prorsus reperio[9]. Latini Capum dicunt, aut Caponem. Longolius Capum rectius dici asserit: En tibi, inquit in dialogo eius Pamphilus interlocutor, Capones, ut evirati neque vocem edunt, neque Gallinis molesti sunt: ubi mox ipse Longolius: Ego illos non Capones, sed cum Varrone, et Columella[10] libentius Capos vocaverim. Ex recentioribus quidam Capum Gallinaceum dixit: at per pleonasmum. Sat est enim Capum dixisse. Apud T. Vespasianum Strozzam eiusmodi periphrasis de Capo legitur.

Tum Gallinarum pulli, quos villica lapso

Reddidit eunuchos anno, cristasque recidit<.>

Quod vero Albertus Gallinaceum[11] (intelligit autem Capum) veteribus Paponem dici scribit, id somniasse videri potest, quando apud nullum classicum scriptorem tale reperire sit. Italice nominatur Cappon, seu Cappone: Gallice Chappon, Germanice Kappun, Kapaun, Kaphan; Anglice Capon: lingua Abissina Capi dicuntur Aroazes.

Tuttavia non mi sfugge che dall’antichissimo poeta Petronio Arbitro il cappone viene detto gallo, ma con l’aggiunta di eunuco. Per quanto riguarda la nomenclatura greca, non ne trovo assolutamente nessuna. I Latini dicono capus o capo. Gisbert Longolius asserisce che più correttamente viene detto capus. Nel suo dialogo l’interlocutore Panfilo dice: Eccoti i capponi, che come gli evirati né emettono una voce, né sono molesti per le galline; a questo punto lo stesso Longolius subito risponde: Io non li chiamerei capones, ma con Varrone e Columella li chiamerei più volentieri capos. Uno degli autori più recenti ha detto capus gallinaceus: ma ricorrendo a un pleonasmo. Infatti sarebbe stato sufficiente che dicesse capus. In Tito Vespasiano Strozzi si legge una siffatta perifrasi sul cappone:

Allora i pulcini delle galline, che la contadinella

ha reso eunuchi l’anno scorso, e ne ha reciso le creste.

Ma siccome Alberto scrive che il gallo (intende però il cappone) viene detto papo dagli antichi, ci si può rendere conto che se l’è sognato, dal momento che una cosa del genere non si rinviene in nessun scrittore classico. In italiano viene detto cappon oppure cappone: in francese chapon, in tedesco Kappun, Kapaun, Kaphan, in inglese capon, nella lingua dell’Abissinia i capponi vengono detti Aroazes.

GENUS. DIFFERENTIAE.

GENERE - DIFFERENZE

Quot Gallorum genera sunt, totidem etiam Caponum esse possunt. Etenim omnes castrari queunt. Sola etiam castratione Capi a Gallinaceis differunt. Capis tamen iuba est maior, quam Gallis, et caudae pennae longiores. Vox demissior, et rauca. Scaliger[12] testatur, sese Capum habuisse insigni magnitudine, ac propterea certum convivam, qui cum ater fuisset totus, anno quarto factus fuit candidus, quanquam erant alii, quibus nulla pluma nigra fuerat{,}<.> An vero Capis pennarum colores immutari quid peculiare sit, an vero id, quod Scaliger scribit de suo Capo, fortuito evenerit, quod magis credo[13], quispiam dubitare possit.

Tanti quanti sono i generi dei galli, altrettanti possono esserlo anche quelli dei capponi. Infatti possono venir castrati tutti quanti. Inoltre i capponi differiscono dai galli per la sola castrazione. Tuttavia i capponi hanno la mantellina che è più grande che nei galli, e le penne della coda sono più lunghe. La voce è di tonalità più bassa e roca. Giulio Cesare Scaligero dichiara di aver posseduto un cappone di straordinaria grandezza, e pertanto destinato a diventare un sicuro commensale, il quale, pur essendo totalmente nero, al quarto anno di vita divenne bianco come la neve, così come erano gli altri, i quali non avevano alcuna piuma nera. Chiunque potrebbe mettere in dubbio se sia una peculiarità dei capponi il fatto che i colori delle penne possano cambiare, oppure, a dire il vero, se  quello che Scaligero scrive a proposito del suo cappone si sia verificato casualmente, cosa che credo maggiormente.


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[1] Ne ha disquisito a pagina 186.

[2] Ne ha parlato a pagina 189: Apud probatissimos authores latinos Gallus dicitur, et cum adiectione Gallinaceus, et simpliciter quoque Gallinaceus. Unde Albertum, aliosque latini sermonis imperitiores hallucinari constat, cum Gallum Gallinaceum, Capum, hoc est Gallum castratum interpretentur. In quem errorem ipsemet Isidorus etiam impegit, Gallum simpliciter Capum appellans, eo, ut videtur, argumento nixus, quod veteres Gallos castratos vocarent: cum tamen contra veteres classici quique Gallos mares in hoc avium genere nuncupent.

[3] Rerum rusticarum III,9: Ex quis tribus generibus proprio nomine vocantur feminae quae sunt villaticae gallinae, mares galli, capi semimares, qui sunt castrati.

[4] Etymologiae XII,7: Gallus a castratione vocatus; inter ceteras enim aves huic solo testiculi adimuntur. Veteres enim abscisos gallos vocabant. Sicut autem a leone leaena et a dracone dracaena, ita a gallo gallina. Cuius membra, ut ferunt quidam, si auro liquescenti misceantur, consumi. § Se ne è già parlato a pagina 189.

[5] Epigrammata 13, 63: Capones: Ne nimis exhausto macresceret inguine gallus, | amisit testes. Nunc mihi gallus erit. § Già citato a pagina 189.

[6] Epigrammata 13, 64: Idem: Succumbit sterili frustra gallina marito. | Hunc matris Cybeles esse decebat avem. – Idem = Capones. - Nelle edizioni critiche odierne si accetta sia hunc riferito a marito che hanc riferito ad avem.

[7] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 400: Gallos a contrario sensu appellatos quidam existimant. nam Galli sacerdotes matris deum castrati erant. hinc Martialis, Ne nimis exhausto macresceret inguine gallus, Amisit {testeis} <testes>, nunc mihi gallus erit. Et rursus, Succumbit sterili frustra gallina marito, Hanc matris Cybeles esse decebat avem.

[8] Satyricon 55: Luxuriae ructu Martis marcent moenia | Tuo palato clausus pavo pascitur | plumato amictus aureo Babylonico, | gallina tibi Numidica, tibi gallus spado.

[9] Il vocabolario elettronico di greco antico edito dalla Loescher (Vocabolario della lingua greca, 2004) non riporta alcun termine equivalente al nostro cappone. Per cui bisogna presumere che stavolta Aldrovandi riferisca il vero. § Aristotele non parla in modo specifico di castrazione del gallo, in quanto nel libro IX capitolo 50 riferisce circa la castrazione degli uccelli, qui detti ὄρνιθες – che però potrebbero essere sia galli che galline – i quali órnithes, quando venivano castrati, andavano incontro a impallidimento della cresta -  κάλλαιον - e smettevano di cantare -  οὐχέτι κοκκύζει. Si trattava ovviamente di galli e non di uccelli in senso lato, né tantomeno di galline. Per la disquisizione in merito al testo aristotelico, dove manca un termine greco equivalente a cappone, si veda la castrazione del gallo e della gallina nella sezione riservata alla castrazione della gallina.

[10] De re rustica VIII,2,3: Sed ex his tribus generibus cohortales feminae proprie appellantur gallinae, mares autem galli, semimares capi, qui hoc nomine vocantur cum sint castrati libidinis abolendae causa. Nec tamen id patiuntur amissis genitalibus, sed ferro candente calcaribus inustis, quae cum ignea vi consumpta sunt, facta ulcera dum consanescant, figulari creta linuntur.

[11] Ne ha discusso a pagina 189.

[12] Commentarii et animadversiones in sex libros de causis plantarum Theophrasti, lib. 5. (Aldrovandi)

[13] Vedi il lessico alla voce Depigmentazione spontanea.