Lessico
Elisir
Pietra filosofale
Elisir è un vocabolo del sec. XVI derivato dal francese élixir, che risale all'arabo al iksir, che Fleischer e Dozy ritengono coniato dagli alchimisti arabi basandosi sul greco xërós, secco. Infatti il significato originario era quello di parte essenziale di una materia e presso gli alchimisti designò la pietra filosofale, in arabo al-kimiya,.
La pietra filosofale era quella pietra ricercata dagli alchimisti in
quanto credevano avesse la virtù di trasformare in oro ogni metallo; ma era
anche un’essenza immaginaria che, sempre secondo gli alchimisti,
sarebbe stata capace di trasformare i metalli in oro e di produrre
l'elisir
di lunga vita.
In
un’antica lettera che parla della pietra filosofale si tratta di una
femmina che genera sette figli che sono i sette metalli. Due di essi,
l'oro e l'argento, divengono re; gli altri rimangono servi. Un giorno
uno di questi si reca dalla madre per lamentarsi della sua sorte; e la
madre, mossa a pietà, gli dice che sciogliendosi nelle ultime
particelle che lo compongono e ritornando nel seno materno esso potrà
giungere alla perfezione. Come si vede, è una specie di parabola che
adombra la trasmutabilità dei metalli. Ma la pietra filosofale,
secondo i suoi ricercatori, avrebbe avuto il potere di trasmutare in
oro non soltanto i metalli vili, ma anche ogni altra sostanza. Formule
magiche e procedimenti che la chimica moderna ha poi adottato si
intrecciano in una confusione per noi assurda lungo il cammino
romanzesco dell'alchimia.
L'opus alchemicum per ottenere la pietra filosofale si svolgeva con sette procedimenti, suddivisi in
quattro operazioni
Putrefazione, Calcinazione, Distillazione e Sublimazione
e tre fasi
Soluzione, Coagulazione e Unione.
Attraverso questi procedimenti la materia prima, mescolata con lo zolfo e il mercurio e scaldata nella fornace (atanor), si trasformerebbe gradualmente, passando attraverso vari stadi, contraddistinti dal colore assunto dalla materia durante la trasmutazione.
Il numero
di queste fasi, variabile da tre a dodici a seconda degli autori di trattati
alchimistici, è legato al significato magico dei numeri. I tre stadi
fondamentali sono:
- nigredo o opera al nero, in cui la materia si dissolve, putrefacendosi;
- albedo o opera al bianco, durante la quale la sostanza si purifica,
sublimandosi;
- rubedo o opera al rosso, che rappresenta lo stadio finale.
Inoltre, gli alchimisti basavano la loro scienza su un principio centrale, detto Principio di Scambio Equivalente: per ottenere una sostanza di un determinato valore, bisognava sacrificare una medesima quantità di un'altra sostanza del medesimo valore.
La Pietra Filosofale tanto agognata dagli alchimisti ha in questo senso grandissimo valore in quanto permette di disobbedire a questo principio fondamentale, senza comportare conseguenze.
Oggi con elisir si intende una preparazione farmaceutica liquida per uso orale costituita da una soluzione idroalcolica aromatizzata che può contenere principi attivi di droghe o di erbe medicinali (elisir medicinale) oppure servire da veicolo aromatizzante per sciroppi (elisir aromatico).
Elisir è anche un liquore concentrato e denso, a base di erbe o sostanze medicinali poste in infusione nell'alcol (china, caffè, genziana, ecc.), usato come tonico, aperitivo o digestivo.
Elisir d'amore
Melodramma in due atti di Gaetano Donizetti (Bergamo 1797-1848), su libretto di Felice Romani (tratto dal libretto Le Philtre di Scribe), presentato al Teatro della Canobbiana di Milano il 12 maggio 1832. La vicenda narra la conquista della ricca e bella Adina da parte di Nemorino, timido e impacciato contadino, attraverso una serie di avvenimenti di cui il credulo protagonista fa merito al ciarlatano Dulcamara e al suo magico elisir. Il fascino del melodramma, uno dei capolavori di Donizetti, collocabile alle origini del teatro ottocentesco italiano, in senso nazionale, deriva dal sapiente equilibrio tra comico e patetico, dalla felicità con cui l'autore ha caratterizzato i personaggi e ricostruito il sereno quadro campestre che li circonda.