Lessico
Selva Gallinaria
Difficile definire gli esatti limiti della Selva o Pineta Gallinaria. In tempi remoti probabilmente si estendeva da Cuma alla foce del Volturno. Poi venne smembrata in due parti: una parte che prese il nome di Pineta del Lago di Patria che da questo lago giunge alla foce del Volturno, l'altra parte assai limitata che oggi da Cuma giunge fino a Licola.
Una cosa è certa, anzi due. Innanzitutto la Selva Gallinaria non trae il nome dal genere Gallus, bensì dalla Gallinella d'acqua, Gallinula chloropus, della famiglia Rallidi, che nidificava abbondante negli acquitrini a nord di Cuma.
In secondo luogo, qualunque tratto si voglia analizzare tra Cuma e la foce del Volturno, ci troveremo sempre di fronte a un unico tipo di vegetazione: una boscaglia sempreverde più o meno impoverita dall'uomo caratterizzata da alberi di leccio e arbusti tipici della macchia mediterranea, che cresce spontaneamente su fondo sabbioso e privo d'acqua.
Silva Gallinaria
La Silva Gallinaria vista da Cuma
La Silva Gallinaria, come abbiamo già detto, non deve il suo nome al genere Gallus, bensì alla Gallinella d'acqua, Gallinula chloropus, della famiglia Rallidi. La Silva Gallinaria è una ricca boscaglia sempreverde caratterizzata da alberi di leccio e arbusti tipici della macchia mediterranea, che cresce spontaneamente su fondo sabbioso e privo d'acqua. Riprende le caratteristiche generiche della foresta mediterranea sempreverde ma si caratterizza per il fatto di essere contestualizzata nel territorio campano, nello specifico all’interno della zona di Cuma e Licola, e per il bagaglio storico che eredita dai primi colonizzatori di tale costa, i Greci, che fondarono la città di Cuma, la quale oggi forma un’affascinante acropoli.
La Silva Gallinaria, dopo lo scioglimento dell'Opera Nazionale per i Comabattenti, oggi fa parte della riserva naturale del Parco Regionale dei Campi Flegrei, sulla costa di Licola – Cuma, all’interno della Regione Campania. Per il suo interessante patrimonio naturalistico e storico è possibile effettuare itinerari didattici organizzati da onlus. presenti sul territorio.
La Silva Gallinaria nella storia
La Silva Gallinaria, un fitto lecceto, prendeva il nome dalla presenza di Gallinelle d'acqua (Gallinula chloropus della famiglia Rallidi) che nidificavano abbondanti negli acquitrini a nord di Cuma. Pare sia stata utilizzata per la costruzione delle navi della flotta di Sesto Pompeo nel corso delle Guerre Civili, causando un massiccio diradamento soprattutto degli alberi di leccio, ottimi per la qualità del legno, essendo una varietà di quercia (Quercus ilex), mentre altre aree della selva furono destinate al pascolo, in particolare i querceti essendo produttori di ghiande.
Quercus ilex – leccio o elce – famiglia Fagacee
Il risultato causato dal depauperamento della cintura arborea, che costituiva una provvidenziale difesa frangivento per le colture retrostanti, ebbe come effetto la bruciatura delle piantagioni, non più riparate dai forti venti di Libeccio e Maestrale che provenivano dal mare, giustificando l’insediamento di filari di pioppi piantati dall’uomo. In varie epoche la Silva Gallinaria fu temutissima dai mercanti per le insidie dei ladri che vi si nascondevano. Gli stessi la usavano anche come covo per il riparo che offriva loro, dovuto all'impenetrabilità della fitta vegetazione.
Flora
Tipica del territorio flegreo, un tempo si estendeva senza limiti e separava la spiaggia di Cuma dalla fascia paludosa retrostante, sino ad arrivare alla catena del Massico e al fiume Volturno. Sostanzialmente tale selva riprende i caratteri distintivi della foresta mediterranea sempreverde. Nella fattispecie, partendo dalla vegetazione sottomarina, sui fondali persistono praterie di Posidonia oceanica, mentre sulla battigia si nota una grande presenza di vegetazione psammofila, determinante per la funzione stabilizzatrice che esplica sui cordoni dunali e sulla stessa.
Sulle dune costiere antistanti è presente, lo sparzio pungente, l'euforbia marittima, la calcatreppola, il finocchio spinoso e la gramigna della sabbia. Particolare attenzione rivestono le piante che necessitano di forme di salvaguardia da parte dell’uomo, come le alofite nitrofile come la nappola spinosa, il poligono delle sabbie, il ravastrello di mare e tante altre fanerogame che affondano le radici nella sabbia opponendosi alla erosione e alla corrosione. Una particolare tutela esige il Giglio di Cuma (Pancratium maritimum) o Giglio di mare.
Pancratium maritimum - Amaryllidaceae
Dalle dune verso l’interno si estende la selva vera e propria. Un vasto bosco di lecci, con presenza di pini e roverelle, che lambisce suggestivamente il litorale, frammista di arbusti e piante tipiche della macchia mediterranea, quali lentisco, corbezzolo, rosmarino, mirto, erica, cisto, e tante altre. Inoltre, dai tempi della bonifica (1932 circa) l’intera zona è tagliata da canali, dove hanno trovato luogo filari di giunchi e canneti.
Fauna
Il patrimonio faunistico della Selva ospita un'innumerevole varietà di specie animali, in particolare di uccelli palustri che trovano riparo e ristoro dopo le lunghe migrazioni. Fra i mammiferi si trovano volpi, lepri, conigli selvatici e faine. Dal punto di vista ornitologico, tra i tanti si notano: occhiocotto, scricciolo, merlo, fringuello, gazza, civetta, pettirosso, verdone, barbagianni e falchetto. La selva offre riparo anche all'upupa, al cuculo, alla beccaccia, al tordo. Invece, nelle zone umide si trovano: gallinella d'acqua, germano reale, folaga e, talvolta, anche l'airone cinerino. Tra bosco e battigia si vedono volare i tipici uccelli marini come il gabbiano reale e il gabbiano comune, la starna comune e la starna gambenere, assieme a molti limicoli, fra cui il gambecchio e la beccaccia di mare. Fra i rettili sono presenti il biacco, la biscia dal collare, la lacerta bilineata e rari avvistamenti si sono avuti anche di Lacerta viridis, il ramarro, mentre tra gli anfibi domina la rana verde. Inoltre sulla spiaggia nidifica la tartaruga marina Caretta caretta.
Caretta caretta - Tartaruga caretta
Una femmina di tartaruga caretta emerge dall'acqua per deporre le uova su una spiaggia sudafricana. Robusta nuotatrice, è in grado di ricoprire lunghe distanze sfruttando le correnti oceaniche. La specie Caretta caretta è diffusa nelle acque tropicali e subtropicali, ma frequenta anche il Mar Mediterraneo. Predilige il mare aperto, ma la si può trovare anche in lagune salmastre ed estuari di fiumi. La Caretta caretta è l'unico rappresentante del genere Caretta. Alla nascita è lunga circa 5 cm. La lunghezza di un esemplare adulto è di 80 - 140 cm, con un peso variabile tra i 100 ed i 160 kg. Pare tragga il nome dalla latinizzazione dell'irreperibile francese caret (in senso animale) che significherebbe tartaruga di mare.
Oggi, la spiaggia di Cuma antistante la Selva, è tutelata da normative europee ed è annoverata tra i siti di importanza comunitaria (SIC) per la presenza del citato endemismo ed è considerata zona di protezione speciale (ZPS) per il delicato habitat della duna.
Villa Literno
Centro della Campania in provincia di Caserta, 29 km a WSW del capoluogo, a 10 m slm nella Terra di Lavoro, al margine della piana del Volturno e alla sinistra dei Regi Lagni. Edificata in una zona palustre che venne bonificata tra il XV e il XVI secolo, la città si chiamò Vico di Pantano fino al 1927. Comune di 61,65 km2 con 10.118 ab.; allevamento ovino e bovino e produzione di uva, cereali, ortaggi e frutta.
Regi Lagni
Nome con cui sono noti alcuni corsi d'acqua della pianura campana, canalizzati fin dal secolo XVII nell'ambito della bonifica compresa tra il corso del Volturno a N e i Campi Flegrei e il Vesuvio a S. Essi si formano nella pianura di Nola dall'unione di vari torrenti che scendono dai rilievi appenninici e dal monte Somma e scorrono verso WNW compiendo un ampio arco in corrispondenza di Acerra; dopo aver superato la soglia che separa le alte pianure di Caserta e di Aversa, si gettano nel Mar Tirreno poco a SE della foce del Volturno. Anche Lagni Regi.