Lessico


Lino
Linum usitatissimum

Linum usitatissimum: pianta erbacea  annua della famiglia Linacee alta circa 1 m, con radice fittonante, fusto glabro, sottile, ramificato solamente all'estremità e con corteccia fibrosa. Originario forse dell'Asia centro-settentrionale, ha foglie lanceolate, lisce, color verde scuro e fiori raccolti in racemi terminali, per lo più azzurri o blu intenso; il frutto è una capsula formata da 5 o 10 logge contenenti numerosi semi di forma ovale compressa, lisci e oleosi.

Se ne coltivano più varietà sia da fibra sia da seme: nell'Eurasia centro-settentrionale è coltivato prevalentemente per la fibra, nell'America Meridionale e in India per il seme. La varietà da fibra infatti richiede clima temperato umido e terreno alluvionale profondo e ben lavorato; la semina deve essere molto fitta affinché le piantine si sviluppino, per quanto possibile, in altezza, in modo da produrre un tiglio lungo e flessibile.

Il lino da seme invece predilige i climi caldi e asciutti e ha minori esigenze pedologiche e colturali. Il raccolto del lino da semi avviene a completa maturazione dei semi,  dai quali, per pressione o estrazione con solventi, si ricava un olio essiccante; sempre con i semi, nella farmacologia popolare, si preparano decotti usati quali emollienti e antiflogistici, e cataplasmi risolventi e revulsivi per raccolte purulente e catarrali.

Di questi cataplasmi parlava spesso mia nonna Dele, che aveva dovuto usarli quando, giovincella, era stata colpita da polmonite. Erano tempi in cui gli antibiotici non esistevano ancora e la linusa aiutava a guarire.

acquarello di Ulisse Aldrovandi