Lessico


Trotula De Ruggiero

Figure della scuola medica salernitana
Trotula De Ruggiero
G. De Crescenzo
Salerno Civitas Hippocratica, 1967, anno I, nn.1-2, pp. 52-54

La prima celebre dottoressa che la storia della medicina ci tramanda fu una salernitana, vissuta intorno a otto secoli e mezzo fa. Si chiamò Trotula o Trottula o Trotta o Trocta o Trota De Ruggiero, nome molto comune tra le donne della città di Salerno dal sec. IX e particolarmente nei secoli XI e XII.

Questa sapiente matrona, scienziata, scrittrice e insegnante di medicina di chirurgia e di ostetricia, appartenne a una famiglia nota per aver ceduto parte delle proprie case per la fondazione del Duomo.

Fiorì nel primo periodo della Scuola, che va dalle origini alla venuta in Salerno di Costantino Africano, e precisamente sotto gli ultimi principi longobardi. Fu moglie di Giovanni Plateo il Giovane, che la ricorda nella sua Pratica. Si dedicò in preferenza alla cura delle malattie delle donne, in rapporto alle diverse età e alla condizione di vita, come dimostra l'opera De mulierum passionibus, ante, in, et post partum, di cui ci restano frammenti.

Questo trattato è formato di sessantaquattro capitoli, ma mancano i primi dodici. L'opera è di un certo pregio relativamente al tempo in cui fu composta, e contiene diversi processi degni di ammirazione, come i consigli per le levatrici, la scelta della nutrice, l'igiene di lei e il vitto che deve seguire, il parto e il puerperio, i polipi dell'utero. Tali precetti furono raccolti da un suo discepolo e pubblicati col nome di lui nel 1544. Alcuni vogliono che il trattato sia stato scritto da un medico posteriore vissuto probabilmente nei primi del XIII sec., ma egli stesso confessa di averlo tratto dall'opera di Trotula.

Salvatore De Renzi nella Collectio Salernitana riporta il trattato di un Anonimo Salernitano dal titolo De adventu Medici ad Aegrotum. Tale trattato è compreso nel codice di Breslavia trafugato dai tedeschi in Germania, probabilmente ai tempi della dominazione sveva in Italia e scoperto dal professore Henschel. In qualche punto di esso si vede segnato a un lato la sigla Troit: essa non può essere altra se non Trotula De Ruggiero, come M. Plat. è Matteo Plateario, M. C. è Maestro Cofone, M. Barthol è maestro Bartolomeo. I paragrafi segnati con la sigla Trot corrispondente a Trotula sono diversi, tra cui De rubedine oculorum, De oculis, De lacrimis, De gingivis, De dolore intestinorum, De ventris solutione. Essi fanno parte dell'importantissimo trattato De aegritudinum curatione, scoperto anche a Breslavia e compilato sulle lezioni di sette maestri che professavano in Salerno dalla metà alla fine del sec. XI: vi si trovano anche molti articoli di Trotula.

Altre opere dell'insigne medichessa sono De passionibus mulierum, seu de remediis mulieribus, De feris, De compositione medicamentorum. La prima di esse diede origine a non poche questioni intorno all'autore e all'epoca in cui dovette essere scritta; ma in genere gli scrittori sono dell'opinione che bisogna attribuirla a Trotula.

Enrico Baccio nella sua opera intitolata De Scriptoribus Regni Neapolitani, riportato dal Grevio nel Thesaurus Scriptorum Italicorum, s'indugia a parlare di Trotula, multae doctrinae matrona Salernitana, quae librum scripsit de morbis mulierum et eorum cura, et alterum de compositione medicamentorum. E' ricordata, inoltre, dal Fabricio e da Cesare d'Eugenio. Quest'ultimo, nel fare la descrizione di Napoli, quando gli capita di parlare di Salerno, dopo aver menzionato altri medici illustri, aggiunge. anche Trottola seu Trotola De Ruggiero.

Di essa si occupa anche Orderico Vitale, che dice: «Nell'anno 1059 Rodolfo cognominato Mala-Corona venne in Utica ed ivi per lungo tempo abitò con l'abate Roberto che era suo nipote. Studiò con molta cura le lettere... ebbe altresì cognizioni tanto estese delle cose fisiche, che, nella città di Salerno, ove, fin dal tempi antichi si avevano le migliori scuole di medici, eccetto una sapiente matrona, non trovò alcun altro che avesse potuto stargli a paragone». Questa matrona, cui accenna il Vitale, fu senza dubbio la medichessa De Ruggiero, giacché l'epoca in cui visse Rodolfo (1050) coincide con quella in cui visse Trotula (1059).

Trotula godé molta fama nel Medio Evo. Il suo nome fu trasmesso attraverso la storia e la tradizione.

Nella prima metà del secolo XIX, in onore di Trotula fu coniata una medaglia di bronzo, di artistica fattura: essa fa parte di una serie che cominciò a coniarsi a Napoli a scopo commerciale verso il 1840 per onorare alcuni uomini illustri del regno, tra cui Trotula. Nel riprodurre qui la fotografia di un esemplare di questa ormai rarissima medaglia, conservata nella collezione del Museo Provinciale di Salerno, è opportuno ricordare i nomi dei tre valenti artisti autori della bella medaglia: il medaglista Vincenzo Catenacci, l'incisore Luigi Arnaud e il coniatore L. Tagliani.

www.scuolamedicasalernitana.it

Donne di scienza
55 biografie dall'antichità al duemila
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I dettagli della vita di Trotula sono sconosciuti. Di lei si sa che visse attorno al 1050 a Salerno, città aperta agli scambi economici e culturali con tutto il Mediterraneo, uno dei luoghi più vitali del mondo allora conosciuto. Discendeva dall'antico casato dei “de Ruggiero” e, come membro della nobiltà, ebbe la possibilità di frequentare le scuole superiori e di specializzarsi in medicina. Non ci sono testimonianze dirette dei suoi studi, ma diverse annotazioni si riferiscono a lei in tal senso. Sposò il medico Giovanni Plateario da cui ebbe due figli che continuarono l'attività dei genitori.

La Scuola Medica di Salerno fu il primo Centro di Cultura non controllato dalla Chiesa e divenne talmente rinomata da essere considerata la prima università d'Europa. In quel luogo si cominciò a tradurre dall'arabo in latino i testi di medicina degli antichi scienziati greci, rendendoli nuovamente accessibili agli studiosi occidentali. La Scuola era aperta anche alle donne che la frequentavano sia come studentesse che come insegnanti e Trotula fu uno dei suoi membri. Le sue lezioni furono incluse nel De agritudinum curatione, una raccolta degli insegnamenti di sette grandi maestri dell'università e collaborò con il marito ed i figli alla stesura del manuale di medicina Practica brevis.

Trotula ebbe idee innovative sotto molti aspetti: considerava che la prevenzione fosse l'aspetto principale della medicina e propagava nuovi e per l'epoca insoliti metodi, sottolineando l'importanza che l'igiene, l'alimentazione equilibrata e l'attività fisica rivestono per la salute. Non ricorse quasi mai a pratiche medievali rivolte all'astrologia, alla preghiera e alla magia. In caso di malattia consigliava trattamenti dolci che includevano bagni e massaggi, in luogo dei metodi radicali spesso utilizzati a quel tempo. I suoi consigli erano di facile applicazione e accessibili anche alle persone meno abbienti.

Le sue conoscenze in campo ginecologico furono eccezionali e molte donne ricorrevano alle sue cure. Fece nuove scoperte anche nel campo dell'ostetricia e delle malattie sessuali. Cercò nuovi metodi per rendere il parto meno doloroso e per il controllo delle nascite. Si occupò del problema dell'infertilità, cercandone le cause non soltanto nelle donne, ma anche negli uomini, in contrasto con le teorie mediche dell'epoca. Annotò queste scoperte nella sua opera più conosciuta il De passionibus Mulierum Curandarum (Sulle malattie delle donne), divenuto successivamente famoso col nome di Trotula Major, quando venne pubblicato insieme al De Ornatu Mulierum (Sui cosmetici), un trattato sulle malattie della pelle e sulla loro cura, detto Trotula Minor.

I due testi erano scritti in latino medievale, una lingua diffusa in tutta l'Europa. Il primo le fu richiesto da una nobildonna e si rivolgeva alle donne, “ché non parlano volentieri delle loro malattie agli uomini, per un sentimento di pudore”.

La trattazione risulta straordinaria anche perché, per la prima volta, una medica parla esplicitamente di argomenti sessuali, senza coinvolgervi nessun accento moralistico. Accanto all'elaborazione teorica delle esperienze, nel testo si trovano numerosi esempi pratici. Poiché Trotula conosceva gli insegnamenti di Ippocrate di Kos (460-377 a.C.) e di Claudio Galeno (129-200 d.C.), vi faceva riferimento nelle sue diagnosi e nei suoi trattamenti, agendo una antica concezione della natura che legava le caratteristiche della persona all'intero cosmo.

Nel Trotula Minor, l'autrice si occupa della bellezza: scrive di rimedi per il corpo, di pomate e di erbe medicamentose per il viso ed i capelli e dispensa consigli su come migliorare lo stato fisico con bagni e massaggi. Questo argomento non rappresenta un aspetto frivolo dei suoi testi, per Trotula lo sguardo sulla bellezza di una donna ha a che fare con la filosofia della natura cui si ispira la sua arte medica: la bellezza è il segno di un corpo sano e dell'armonia con l'universo.

Nel XIII secolo le idee e i trattamenti di Trotula erano conosciuti in tutta l'Europa e facevano già parte della tradizione popolare. I suoi scritti vennero utilizzati fino al XVI secolo come testi classici presso le Scuole di medicina più rinomate. Il Trotula Maior, in particolare, venne trascritto più volte nel corso del tempo subendo numerose modificazioni, inoltre, come altri testi scritti da una donna, venne impropriamente attribuito ad autori di sesso maschile: ad un anonimo, al marito o ad un fantomatico medico “Trottus”. Nel XIX secolo alcuni storici, tra cui il tedesco Karl Sudhoff, negarono la possibilità che una donna avesse potuto scrivere un'opera così importante e cancellarono la presenza di Trotula dalla storia della medicina. La sua esistenza fu però recuperata, con gli studi di fine Ottocento, dagli storici italiani per i quali l'autorità di Trotula e l'autenticità delle Mulieres Salernitanae sono sempre state incontestabili.

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Dictionnaire historique
de la médecine ancienne et moderne

par Nicolas François Joseph Eloy
Mons – 1778