Teodoro Pascal
Le razze della Gallina domestica
trascrizione di Fernando Civardi - 2010
Gli accenti rispettano la grafia del XXI secolo
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5 – Razze fiamminghe
1) INTRODUZIONE – Il Belgio e l’Olanda vantano diverse pregiate razze di grande e incontrastata utilità; malgrado ciò la gallina italiana appare numerosa nelle fattorie del Belgio, importatavi ogni anno dall’Alta Italia, anzi la predilezione per la nostra gallina in quelle contrade è forse più accentuata che nella stessa Germania, ove, come ebbi ripetute volte a dire, gli allevatori di questo prodotto si contano a migliaia.
Ma voi mi direte: “Il Belgio ha la famosa razza delle Campine, che è per lo meno pari, se non superiore, alla italiana nella produzione d’uova”. Sissignore, non posso certo darvi torto, ma ricordatevi che la Campine è più piccolina della piccola italiana e ricordatevi pure che è eziandio meno rustica di questa: il suo allevamento è facile nel proprio paese a terreno sabbioso, ma diventa molto meno rimuneratore in altri posti. Potete accusare la gallina italiana da questo lato? No, assolutamente no, ve lo impone l’evidenza dei fatti, ve lo impone la statistica d’esportazione dall’Italia del nostro pollame che prende la via della Svizzera, della Germania e del Belgio.
Come in Germania, così nel Belgio e nell’Olanda, tutti gli sforzi degli allevatori e tutta l’eloquenza degli scrittori avini mirano a mettere in evidenza le razze nazionali; ed in verità, senza perciò voler venire meno ai riguardi dovuti alla intelligenza degli avicultori tedeschi, oserei affermare che i belgi e gli olandesi hanno potuto imporre all’estero qualcuna delle loro migliori razze, nel mentre che i tedeschi non vi sono riusciti. Conforto questa mia asserzione col citare due razze fiamminghe di pregi eccezionali, e che sono sparse per tutta la superficie del globo: alludo alla Campine ed alla Coucou de Malines.
Chi non ha visto questi prodotti in qualunque esposizione sia in Italia, in Francia, in Isvizzera, in Germania, ecc.?
2) RAZZA D’AMBURGO – (Gallus Hamburgensis, franc. race de Hambourg, ted. die Hamburger Race, ingl. Hamburgs) – Questa graziosissima ed elegante razza è essenzialmente inglese, poiché da qualche secolo in qua venne sempre coltivata in Inghilterra; ma quasi tutti gli autori sono d’avviso ad elencarla fra le razze fiamminghe, e ne darò le ragioni.
Da non molto tempo gli allevatori inglesi, alle due varietà tipiche della loro razza d’Amburgo, che chiamano spangled varieties (varietà punteggiate o scintillante degli italiani, varietés pailletées dei francesi, getuplste Schläge dei tedeschi o anche Lak-Variätet) ed all’altra non meno tipica, la Black varieties (varietà nera), hanno aggiunto due nuove varietà che chiamano pencilled Hamburgs (ital. Amburgo picchiettato, screziato o meglio listato, franc. Ambourg crayonné, ted gesprengelte Hamburger). Orbene queste due varietà vennero precisamente, dal Belgio e {dell’} <dall’>Olanda, importate in Inghilterra, ove furono vieppiù perfezionate e nelle forme e nelle livree: la loro somiglianza colle tre varietà antiche dell’Inghilterra (scintillante e nera) è, salvo nel mantello e nella statura, un tantino inferiore, assolutamente conforme. A queste due nuove varietà si collega per affinità di caratteri la razza delle Campine che, con tutta probabilità, è da ritenersi come la loro razza madre e dalla quale queste stesse si formarono coll’unione della razza d’Amburgo degli inglesi; ma questa stessa, al dire di molti autori, è alla sua volta un prodotto derivato dalla gallina delle Campine. Ma si obbietterà: perché si è adottata allora la denominazione Amburgo? Pare che l’origine della razza sia asiatica e che da quella parte del mondo venne portata ad Amburgo ed ivi coltivata, quindi, la stessa, importata dagli inglesi nel loro paese, venne più diligentemente coltivata e trasformata gradatamente nello splendido tipo attuale. Tutto fa credere che la razza portata dall’Asia ad Amburgo poteva essere un tipo più o meno affine alla razza attuale della Campine, poiché questa gallina scorrazza da tempo immemorabile non solamente nelle fattorie della Campine, ove la chiamano pond<->tous-les-jours, ma bensì ma anche nei pressi di Brema, di Amburgo e di altre vicine contrade, ove viene designata col nome di Todtleger o Alltaglerger, termini che corrispondono alla espressione francese pond-tous-lers-jours. I tedeschi chiamano questa gallina anche ostfriesische Möuven ossia “Gabbiani della Frisia orientale”, ma le razze di Lackenfeld, di Ramelsloh ed altre sembrano destinate a surrogarla nelle contrade tedesche, poiché attualmente solo nel Belgio e parzialmente nell’Olanda è diffusa la celebrata gallina delle Campine.
Ecco spiegato, per quanto ho meglio potuto, l’appellativo di Amburgo che gli inglesi affibbiano a questa razza da loro coltivata da secoli con grande predilezione. Dunque non è niente affatto improbabile che gli inglesi derivarono l’attuale razza d’Amburgo dalla gallina eminentemente pratica della Campine: la somiglianza delle forme, gli ottimi requisiti economici della gallina d’Amburgo, corrispondenti a quelli della Campine, sono potenti fattori per questa conclusione, e finalmente è anche di appoggio, per confermare questa probabilità, il nome di Amburgo, località ove ancora oggi scorrazza la presunta razza madre, la Campine. Ma, in tutti i casi, siano vere o pur no le sovracitate deduzioni, non ho fatto opera vana di esporle, dal momento che gettano una luce sull’appellativo della razza che ora ci interessa.
La gallina D’Amburgo è, non soltanto fetatrice (200 uova all’anno), ma anche uno splendido animale di lusso, e ciò a causa della eleganza della pennatura e delle forme; inoltre questa gallina è abbastanza rustica, resiste bene ai forti freddi senza che si geli la cresta, come ebbi a dire per la italiana e per la spagnuola, però, a differenza di queste ultime, depone uova molto piccole, proporzionate alla sua statura molto ridotta. La carne dell’Amburgo è deliziosa, ma provvista sempre di poco grasso, ragione che fa considerare questo pollo come mediocre per la tavola. La gallina di Amburgo è molto vagabonda e talmente amante della libertà che nel pollaio rinchiuso salta spesso e volentieri lo steccato: essa è insomma un pollo da fattoria per eccellenza, pur essendo sempre uno dei più belli tipi da sport. Come pollo da fattoria la razza d’Amburgo non si è propagata ed è rimasta sempre confinata negli allevamenti sportivi.
Caratteristiche delle forme
GALLO
(Fig. 32)
Testa – corta con cranio appiattito
e largo.
Becco – corto e sottile di color
corno scuro o nero nella varietà nera e corno più o meno chiaro nelle altre
varietà.
Cresta – riccia, compressa e
quadrata davanti, prolungata a punta indietro e coperta di molte piccole punte
alla superficie superiore.
Bargigli – sottili, bene arrotonditi
e di media dimensione.
Occhi – grandi con iride
rosso-ranciata.
Orecchioni – rotondi, non ovali come
nella generalità delle razze e di colore bianco candido senza striature rosse.
Guancie – nude e rosse.
Collo – piuttosto lungo, molto
arcuato e provvisto di penne tanto lunghe da coprire parzialmente il dorso.
Ali – larghe, lunghe, robuste e
portate serrate al corpo.
Petto – ampio e molto prominente.
Tarsi – corti e sottili, rosei nella
varietà bianca, grigio-piombo scuro in tutte le altre varietà, grigio-piombo
molto scuro, quasi nere nella varietà nera.
Dita – lunghe e sottili.
Coda – con timoniere molto larghe,
provvista di bellissime grandi falcette e ricca quanto mai di covritrici della
coda, portata diritta.
Portamento – grazioso, con un certo
che di fiero.
Peso – circa 2 chilogrammi.
Statura – al disotto della mezzana.
Le varietà listate sono più piccole delle scintillanti e della nera.
GALLINA
(Fig. 33)
La cresta è molto più piccola di quella del gallo, le forme più arrotondite ed il portamento molto grazioso.
Caratteristiche del piumaggio
Le forme graziose e piuttosto bizzarre inerenti alla razza di Amburgo le danno il diritto di farla considerare come una delle più belle galline da sport, ma più che nelle forme, la nostra attenzione si concentra a preferenza sulle diverse livree che sono vanto esclusivo di questa razza; la regolarità del disegno, ancora più marcata che nelle egualmente attraenti livree che sono vanto esclusivo di questa razza; la regolarità del disegno, ancora più marcata che nelle egualmente attraenti livree della razza padovana, e tanto pronunziata, che piuttosto di avere davanti a sé un uccello domestico, si ha l’illusione di scorgere un animale selvatico.
Sette sono le varietà che caratterizzano la razza di Amburgo:
1) Varietà nera – (franc. Hambourgs noir, ted. schwarze
Hamburger, ingl. White Hamburgs).
2)
Varietà bianca – (franc. Hambourgs blancs, ted. weisse
Hamburger, ingl. White Hamburgs).
3)
Varietà scintillante argentata – (franc.
Hambourg pailletés argentés, ted. Silbergetupfte
Hamburger o Hamburger Silberlack, ingl. silver
{spranglbd} <sprangled>) Hamburgs).
4) Varietà scintillante dorata – (franc.
Hambourgs pailletés dorés, ted. Goldgetufpte
Hamburger o Hamburger Goldlack, ingl. golden
sprangled Hamburgs).
5) Varietà listata argentata – (franc.
Hambourgs crayonnés argentés, ted. Silbergesprenkelte Hamburger
o Hamburger Silbersprenkel, ingl. silver
pencilled Hamburgs).
6)
Varietà listata dorata – (franc. Hambourgs
crayonnés dorés, ted. goldgesprenkelte
Hamburger o Hamburger
Goldsprenkel, ingl. golden pencilled
Hamburgs).
7) Varietà a coda di gallina – ted.
hennenfiedrige Hamburger).
Varietà nera – È questa la più robusta, la più grande e la più feconda di tutte le altre varietà che si allevano nel Lancanshire. Abbenché molti amatori si sforzano di mantenere questa varietà, le altre, quantunque meno robuste, hanno sempre la preferenza, e ciò a causa dell’attrattiva del piumaggio, principale requisito di questa graziosa ed elegante razza.
Varietà bianca – È ancora una vera varietà americana, quasi affatto sconosciuta. I campioni di questa varietà hanno il becco color di corno chiarissimo, quasi bianco ed i tarsi rosei.
Varietà scintillante argentata – È questa forse la più ricercata e la più tipica di tutte le livree della bella razza d’Amburgo. Il fondo del piumaggio è bianco puro ed il disegno nero si rileva bene su questo fondo.
GALLO
(Fig. 32)
Penne del collo – ogni penna è
bianca e fortemente punteggiata di nero alla radice.
Penne del dorso e delle spalle ossia piccole
e medie coverture delle ali – bianche con macchia nera oblunga alla punta.
Lancette o penne della sella e penne dei
reni – bianche, macchiate di nero sulla punta.
Penne del petto, del ventre e delle coscie
– bianche con grossa macchia tonda alla punta.
Grandi coverture dell’ala –
bianche con grande macchia tonda alla punta d’un nero intenso a riflessi
verde-metallico: queste macchie formano sull’ala piegata due sbarre
trasversali.
Remiganti secondarie e primarie –
bianche e punteggiate di nero all’estremità.
Penne del coderizzo, coverture della coda
o piccole falcette, grandi falcette – bianche con grande macchia biforcata
alla punta.
GALLINA
(Fig. 33)
Penne del collo – bianche e
macchiate di nero alla punta.
Penne del petto, del ventre, delle coscie,
del dorso, delle spalle, della sella e copertura delle ali – bianche con
grande macchia nera alla punta.
Remiganti primarie – bianche con
punta nera.
Remiganti secondarie – bianche, con
macchia nera a forma di mezza luna alle estremità.
Grandi coperture delle ali – come
nel gallo.
Varietà scintillante dorata – Questa varietà nella produzione è un tantino inferiore all’argentata e le sta indietro anche nella statura. Differisce dalla varietà argentata nel fondo del colore che è rosso-camoscio vivo invece di bianco. Il disegno nero in questo fondo corrisponde in complesso a quello della varietà argentata e differisce soltanto nelle penne del collo, della sella e della coda: queste, invece di essere punteggiate di nero, sono marcate nel mezzo da una striscia nera e la coda è tutta nera a riflessi metallici.
Varietà listata argentata e varietà listata dorata (Fig. 34) – Queste due varietà sono più piccole delle corrispondenti varietà scintillanti, epperò molto più produttive: differiscono fra di loro nel fondo del colore, che è bianco nella prima e bruno-dorato nella seconda.
Il gallo della varietà argentata è così distinto nel piumaggio: le penne della testa, della mantelletta, delle spalle, del dorso e le lancette sono bianco-candido; le grandi coverture dell’ala sono bianche, macchiate di nero alla base delle barbe esterne, strisciate invece di larghe sbarre transversali nere alle barbe interne: il disegno di queste ultime è visibile quando l’ala è piegata, e forma due sbarre transversali nere. Le remiganti primarie sono nere alle barbe interne e bianche alle barbe esterne. Le remiganti secondarie nere con orlatura bianca molto larga alle barbe esterne e alquanto ristretta alle barbe interne. Il petto e le coscie sono bianche, ma nella parte posteriore queste ultime sono macchiate di nero. Timoniere nere, falciuole grandi e piccole nere, bordate di bianco.
La gallina possiede le penne del collo d’un bel bianco candido, il resto del corpo è pure bianco, ma ogni piuma è traversata da striscie parallele nere, situate ad eguale distanza fra di loro, e l’intervallo bianco fra ogni striscia nera deve corrispondere alla larghezza di ognuna di queste. Le remiganti primarie e secondarie sono nere e bianche.
La espressione francese crayonné per questa livrea della razza di Amburgo è molto indicata, inquantoché la gallina, specialmente, appare come se fosse marcata col lapis, tanto ne è fine il disegno.
Varietà a coda di gallina – Il gallo porta la coda con grandi falcette quasi diritte, precisamente come nella razza inglese Bantam Sebright, epperò il suo mantello è molto più bello che nella varietà listata, poiché assomiglia, ad eccezione delle sole timoniere nere, perfettamente a quello della gallina.
La gallina assomiglia anche perfettamente a quella della varietà listata, però la sua coda termina a punta molto acuta ed è anche più corta. Ebbi l’occasione di vedere questa interessante varietà alla mostra internazionale di Roma del 1903, ove era rappresentata da una coppia assolutamente hors-ligne.
3) RAZZA DELLA CAMPINE – Già ho accennato a questa razza allorché mi sono diffuso sulla probabile origine della sua consorella, la gallina d’Amburgo. Le due varietà listate nero sempre designate dagli autori francesi sotto il nome di razza della Campine, ma è un errore bello e buono, poiché la razza della Campine, abbenché corrisponda sufficientemente a queste due varietà ha la cresta scempia.
Nel n. 21, annata 1889, della Rivista degli Avicultori di Milano, è posta questa quistione sotto il titolo: La Campine ha la cresta doppia o semplice? L’autore di quest’articolo risponde categoricamente nei termini che seguono:
«Questa domanda mi è stata rivolta ultimamente con qualche insistenza, in seguito al successo che ebbero certi polli Campine, presentati dal sig. Italo Mazzon a Verona. Alcuni troveranno certamente strano che ci si possa perdere a ricercare se una razza debba avere la cresta scempia piuttosto che ricciuta, ma non si è di ugual parere nel Belgio, dove, dopo una contestazione prolungata, è intervenuta la società d’allevamento e d’acclimatazione d’Anversa per fissarne il tipo. Questa definizione è comparsa nell’Echo de l’Elevage Belge lo scorso luglio, e voglio riferirla appunto perché taglia, come si dice, la testa al toro, e credo che il mio cliente, che tanto tiene ad uscir dal dubbio, si farà persuaso che l’asserzione della società anversese fa testo in questo caso, per cui la si può e la si deve ritenere come ufficiale, al di sopra di ogni contestazione, checché ne possano dire gli scrittori di pollicoltura, tanto francesi che tedeschi od inglesi. La razza della Campine si trova in tutte le fattorie della Campine, nei dintorni d’Anversa specialmente, è una razza essenzialmente belga, e possiede la ben meritata riputazione di essere la migliore fattrice d’uova che si conosca. Richiede in special modo la libertà, le praterie ed i boschetti; dove meglio riesce è sui terreni sabbiosi, ciò che sembra confermare che è veramente originaria della Campine, zona più d’ogni altra sabbiosa. Or bene, astrazione fatta dei caratteri generali, la razza, la cui descrizione coincide con quella già nota, e cioè di avere un mantello tutto brizzolato (i francesi dicono crayonné e gl’inglesi pencilled), sappia il mio interpellante che, a norma del verdetto della società anversese, la cresta deve essere: grande, diritta, regolarmente seghettata, sporgente sul becco e prolungata sulla testa, di tessuto fine, non troppo spessa, di un bel rosso vermiglio. Le Campine a cresta ricciuta non sono legittime, ma provenienti dall’incrocio coll’Amburgo; e infatti gl’inglesi chiamano questa razza Pencilled Hamburg. Terminerò dicendo che negli Amburgo le penne sono a occhio nero su fondo bianco, mentre nelle Campine la penna è screziata di nero su bianco.»
Quanto ho rilevato dalla Rivista degli Avicultori è sufficiente per farci conoscere che cosa è questa decantata gallina della Campine. Il confusionismo che ebbe sin’oggi la prevalenza nel campo di questa razza tanto eminentemente ovaiola, da farla chiamare poule pond-tous-les-jours, non Ha più diritto di esistere, dal momento che la competente società d’acclimatazione d’Anversa ha dato il suo verdetto. Per lo passato si volevano polli della Campine di Braekel, di Renaix o d’Hernie, di Hoogstraeten, ecc., ma oggidì tutto è semplificato e non si ammette altro tipo che quello ora sovracitato dalla Rivista degli Avicultori di Milano.
Alla Campine propriamente detta avremo ora da aggiungere la non meno rinomata Poule de Braekel, che differisce dalla prima solo nel volume: nel resto è perfettamente simile alla Campine, infine dessa non è altro che la Campine ingranditasi spontaneamente nella regione di Braekel, dunque una varietà regionale della Campine e non altro. Nella Braekel non abbiamo in conseguenza un prodotto selezionato nel volume in seguito a migliorato allevamento, ma soltanto in seguito all’ambiente più favorevole di Braekel. Attenendoci al surriferito, una gallina Braekel rimasta indietro nel volume può passare legittimamente per Campine, viceversa una gallina Campine fortemente sviluppata per Braekel, e certo nessun allevatore sarebbe in caso di discernere altrimenti l due razze che nel volume.
Di questa gallina, i Belgi, l’illustre sig. Wander Snickt alla loro testa, cantano mirabilia, e certamente ne hanno le loro buone ragioni; epperò la Braekel è gallina produttiva soltanto nel suo ambiente, portata altrove, diventa meno produttiva e certo non si può dire lo stesso della nostra gallina italiana.
4) RAZZA COUCOU DE MALINES – (ted. gesperbertes Kukuckhuhn von Mecheln) – Questa razza è molto coltivata nei dintorni di Malines (Belgio), e gli allievi ingrassati sono conosciuti sotto il nome di Poulets de Bruxelles, mentre che per lo passato si chiamavano anche {Lombard’scke} <Lombardische> Kuckens, ossia polli lombardi: e questa denominazione vige ancora presso i contadini di alcune località. Questo prodotto si distingue per la finezza delle carni, che sono di gusto eccezionalmente delicato. Come tutte le buone covatrici, la gallina di Malines non è un’ovaiola di tutto primo merito, ma pur tuttavia essa ha diritto di essere annoverata sempre fra le discrete: depone uova invernali alquanto grosse, del peso di 60 a 70 grammi, aventi il guscio di struttura granulosa e di colore bianco-giallastro. Gli allievi sono di rapido sviluppo, rustici oltre ogni dire, non temono le variazioni atmosferiche e prendono il grasso in breve tempo.
La razza di Malines, da qualche tempo in qua, va sempre vieppiù guadagnando terreno, ciò prova che la sua reputazione di gallina pratica non è usurpata. Non c’è giornale avino che non si sia occupato più volte di questo ottimo pollo das tavola, non c’è esposizione di volatili over lo stesso non sia largamente rappresentato; non c’è infine casa d’avicultura che non allevi per lo sport la razza di Malines: questa magica parola echeggia dappertutto, nei giornali, alle mostre e nelle case di allevamento.
Il signor Luigi Pochini, uno dei forti campioni dell’avicoltura nazionale, va in solluchero per questa razza belga, e così ne parla:
«La dichiaro subito, anche a rischio di tirarmi addosso la critica dei miei
gentili colleghi, come la più bella, la più simpatica e...... la più saporita
di tutte le altre razze di polli. E bada che qui non è questione di moda come
per molte altre razze che vengono portate al cielo da un capriccio del momento,
ma che passato il loro quarto d’ora di regno, ritornano nella primitiva
oscurità non desiderate e rimpiante: la Malines è destinata a trionfare
stabilmente nelle fattorie e sui mercati, e gli abitanti della gentile città
belga, oltre che delle loro trine finissime, possono andare giustamente
orgogliosi anche delle loro galline.
«La Malines si adatta benissimo e ai climi molto caldi, come quello della
Sicilia, e ai freddissimi del settentrione dell’Europa; non è schizzinosa in
fatto di cibo, e se mangia più di una gallina nostrale, bisogna considerare che
è almeno tre volte più grossa.
«Come pollo da tavola, il miglior Dorking, il più succulento cappone del Mans,
possono appena rivaleggiare colla bianchezza e finezza della Malines. Questo
pollo acquista facilmente e rapidamente all’ingrasso, ed i grandi centri di
produzione, che sono Malines e Mertche, forniscono alla capitale brabantina per
otto milioni all’anno di polli ingrassati; il prezzo varia da 2.50 a 7
franchi; gl’ingrassatori li pagano, magri, da 2 a 3 franchi e li rivendono a
3, 4, 5 franchi.
«L’allevamento, propriamente detto, è assai lucrativo. Basti citare
l’esempio di uno di quegli ingrassatori il quale paga a un suo contadino più
di 500 franchi all’anno di acquisto di polli magri. E calcola che, a questi,
il grano convertito in carne di pollo doveva fruttargli meglio di 40 franchi i
100 chilogrammi, che avrebbe venduto a soli 18 sul mercato. Quest’utile non è
per nulla esagerato, poiché si calcola che le piccole fattorie vendono fino a
500 e 700 polli magri all’anno. L’impinguamento si fa in un modo assai
primitivo. I volatili vengono rinchiusi in gabbie di due metri di lunghezza per
50 centimetri di profondità e 60 di altezza. in numero da 10 a 12 per gabbia.
Uno dei fianchi della gabbia è fatto a stecche, attraverso alle quali i
prigionieri passano il capo per cibarsi in un’apposita mangiatoia che scorre
lungo la gabbia, la quale è situata su quattro piedi o sei, all’altezza di
quasi un metro. Anche il piano inferiore è fatto a stecche, per modo che le
deiezioni non si accumulino nella gabbia.
«Il pollo di Bruxelles o Malines è precocissimo; la disposizione all’impinguamento
è in esso così pronunciato, che in tre settimane si può portare a punto un
pollo magro. Il cibo consiste in grano saraceno, cui si aggiunge del latte
spannato».
S’intende bene che una razza d’indiscussa utilità, quale è la coucou de Malines, dovesse suscitare molte polemiche sulla sua origine: l’argomento è molto interessante e perciò lo passo senz’altro in rassegna.
Nell’insieme delle forme questa razza fa subito ricordare le asiatiche, la Cocincinese e la Brahma, ma i Belgi respingono qualunque presunta comunanza della loro gallina di Malines con queste razze asiatiche, ed appoggiano il loro convincimento sul fatto che la loro razza era conosciuta sin dal 1815, dunque prima dell’introduzione delle summentovate galline asiatiche. Ma va notato che i tipi di quell’epoca non corrispondevano per nulla all’attuale gallina, ma bensì alla razza Coucou d’Écosse (Scotch Grey), che è molto diversa dal moderno coucou de Malines. Il poulet de Bruxelles moderno è dunque un prodotto perfezionato dell’antico tipo del 1815, un prodotto infine reso molto più voluminoso, molto più pesante e forse anche più produttivo: date queste condizioni, salta subito all’occhio la sua parentela colle razze asiatiche. Ma i contraddittori diranno subito: l’influenza del sangue asiatico dovrebbe farsi sentire talvolta in alcuni caratteri essenziali della razza di Malines, così il giallo dei tarsi dovrebbe, sia pur rare volte, manifestarsi; invece la Malines ha la zampa rosea, perfettamente rosea, il giallo non appare mai e poi mai. – D’accordo, egregi contraddittori, ma vogliate tenervi a mente che verso il 1860 il giardino zoologico d’Anversa, come ci fa sapere il dottor Maar, allevava una grande quantità di polli Brahma a manto chiaro. In quell’epoca, continua il dottor Maar, tutti i Brahma chiari avevano la cresta scempia e siffatti soggetti sono tuttora rinvenibili in Francia. Fra i Brahma allevati al giardino zoologico d’Anversa ve ne erano molti totalmente bianchi e la generalità di questi avevano i tarsi rosei. Questi soggetti furono probabilmente quelli che vennero adibiti al perfezionamento dell’antico tipo della gallina di Malines, assolutamente somigliante al Coucou d’Écosse.
La deduzione del dottor Maar parmi la più logica, e merita di essere presa in considerazione, stante la indiscussa autorità di tanto uomo, e badate che il dott. Maar parla per propria esperienza. Sicuramente, la prevalente opinione in molti autori che il Brahma ermellinato abbia concorso a perfezionare l’antico Coucou de Malines, può combattersi con molte armi, così si può negare, a ragione, la predisposizione di questa razza a tradire ogni tanto i tarsi gialli o per lo meno tendenti al giallo; si può respingere egualmente l’accusa dei tarsi calzati della Malines come punto di contatto colle razze asiatiche egualmente calzate, citando anche l’esempio della razza belga detta di Breda che è calzata, pur essendo di data antica, di data anteriore all’introduzione delle razze asiatiche in Europa. Ma si può respingere la logica supposizione del dott. Maar? E se si volesse, di quali armi bisognerebbe servirsi?
A. Gonin vede molti punti di contatto della Malines colla Plymouth Rock, e così si esprime in proposito:
«La differenza essenziale che passa fra la Malines e la Plymouth Rock, è che quest’ultima, mentre ha comuni con l’altra varii caratteri, come il corpo, il portamento, il mantello, la pelle è giallastra, la carne tigliosa, le zampe gialle; è insomma assai inferiore alla Malines, che, ripeto, è una delle migliori razze conosciute».
Veramente non so se vedere tanta analogia fra queste due razze, per quanto ne veda il mio amico, così il corpo e il portamento della Plymouth Rock differiscono in sommo grado da quelli della Malines: le forme della prima sono molto più armoniose e molto più elegante n è il portamento. Vi è invece non poca analogia coi Coucous d’Écosse, abbenché questi siano molto più piccoli. L’impronta generale della Malines, la sua posa caratteristica, infine, non è molto dissimile da quella dei Coucous d’Écosse, vi è fra di loro un certo che di comune che non può sfuggire allo sguardo del profano. All’ultima mostra di Roma venne presentato un bellissimo gallo Plymouth Rock: non pochi visitatori, fra i quali anche qualche espositore, presero la cantonata di crederlo un Malines, poiché se ne stava volentieri accovacciato e perciò non lasciava vedere i tarsi gialli e nudi; ma uno sguardo abituato, edotto nella conoscenza della Malines, non poteva assolutamente inciampare in una simile cantonata: la testa, il collo, il corpo della Malines non hanno proprio nulla di comune colla Plymouth Rock, e la prima impressione che si riceve a guardare queste due razze è di non vedervi null’altro di comune che il mantello.
Caratteristiche delle forme e del piumaggio
(Fig. 35; Fig. 36)
Testa – forte, grossa, lunga e
piatta, arcuata insensibilmente sopra gli occhi.
Becco – forte alla base,
sensibilmente incurvato alla punta, di color corno più chiaro che sia
possibile.
Cresta del gallo – di media
grandezza, scempia, dritta e non sporgente sul becco, regolarmente dentellata
con leggera inclinazione dei denti indietro. La gallina ha cresta piccola e
dritta. Vi è anche il tipo a cresta riccia, ma è meno frequente.
Bargigli – di media lunghezza e
rotondi.
Occhi – grandi e con iride
rosso-ranciata.
Orecchioni – rossi, ma non di rado
striati di bianco.
Guancie – rosse.
Collo – largo presso le spalle,
molto poco arcuato e, senza essere troppo lungo, è molto proporzionato.
Dorso – largo e di media lunghezza.
Spalle – larghe, ma non troppo
sporgenti.
Ali – corte, piccole in proporzione
del corpo, aderenti ma non molto serrate al corpo.
Petto – ampio, arrotondito e
provvisto di molta ciccia.
Tarsi – rosei, molto robusti, lunghi
e leggermente calzati, corti nella gallina.
Dita – in numero di quattro, lunghe,
diritte e bianco rosee.
Coda – piccola, arrotondita e larga,
portata quasi diritta, con grandi falcette piccoline, ma provvista
abbondantemente di piccole falcette nel gallo.
Portamento – maestoso, grave: la
testa portata alta-
Peso – il gallo 5 {Kg}<kg>.,
la gallina 4 {Kg}<kg>.
Statura – 57 centimetri nel gallo.
Manto – cuculo in tutto il corpo, la
gallina un po’ più scura – è grave difetto il bianco o il nero alle
remiganti ed alle timoniere, ma, faute de
mieux, è preferibile il nero.
5) RAZZA DI BREDA (Figura 37) – Curiosa ed antica razza, coltivata da tempo immemorabile nel Belgio e nell’Olanda, che offre una particolarità tutta speciale nella conformazione della cresta, particolarità che non ha confronto in nessun’altra razza: tutti i gallinacci hanno la cresta costituita da una prominenza che assume svariate forme (vedi nomenclatura), ma la Breda forma un’eccezione alla regola, giacché la sua cresta è, né più né meno, una depressione costituita da una cavità ovale che si estende dalla base del becco sino a circa la metà anteriore dell’occipite. Sulla metà posteriore dell’occipite spunta una piccola spiga di piume fini e raddrizzate, infine un ciuffetto di piume ad uso La Flèche francese, ma molto ridotto di proporzioni.
Come pollo d’utilità, la Breda, senza essere pari alle razze classiche Coucou de Malines, Houdan, La Flèche, ecc. è pur tuttavia sempre abbastanza apprezzabile: discreta ovaiola, buona produttrice di carne, ottima covatrice, voluminosa a un dipresso come la Houdan, rustica per eccellenza. Gli olandesi, non si sa perché, la chiamano “becco di cornacchia”.
Caratteristiche delle forme e del mantello
Testa – corta e robusta.
Becco – corto, robusto, a punta
incurvata e di colore corno scuro.
Cresta – costituita da una
depressione anziché da una prominenza.
Bargigli – lunghi.
Occhi – con iride rosso-ranciata.
Orecchioni – rossi, più raramente
bianchi – preferiti questi ultimi.
Guancie – rosse e quasi nude.
Collo – corto e arcuato.
Dorso – largo e robusto.
Ali – corte e aderenti al corpo.
Petto – ampio e prominente.
Tarsi – piuttosto lunghi e calzati
posteriormente e anteriormente con penne e sperone alle coscie, il loro colore
è ardesia nella varietà nera e bianco nella varietà bianca.
Dita – in numero di quattro.
Coda – lunga con falcette, molto
arcuata e ricca di lancette e piccole falcette.
Portamento – fiero.
Statura – 55 centimetri nel gallo
adulto.
Peso – 5 ½ a 4 kg. nel gallo
adulto.
Mantello – si hanno quattro varietà,
la nera, la bianca, l’ardesia e la cucula – le prime tre costituiscono la
gallina di Breda propriamente detta e l’ultima viene chiamata poule
de Gueldres.
6) BARBUTI D’ANVERSA – (Barbus d’Anvers) – Graziosissima razza nana, rustica nell’allevamento e buona produttrice di carne e uova. Ha la cresta riccia o anche scempia, ma gli amatori preferiscono la prima: è caratteristica per la barba e per le lunghe basette che le danno un aspetto grazioso e comico nello stesso tempo. Le ali sono pendenti, il becco color di corno, l’occhio con iride rosso-ranciata, i tarsi rosei. Il gallo ha la coda composta dalle sole timoniere, ma spesso compariscono anche le falcette: in tal caso le stesse sono molto corte e quasi diritte. È una razza molto coltivata nel Belgio che, ai requisiti di grazioso pollo da sport, accoppia quello non meno ricercato della utilità; la gallina è anche ottima covatrice e madre premurosa.
Il colore delle piume è nero (noirs d’Anvers), cuculo (coucous d’Anvers) e bianco – il manto più diffuso è il cuculo.
7) RAZZA PADOVANA OLANDESE, OLANDESE A CIUFFO OVVERO OLANDESE – (Fig. 38) – (franc. Padoue hollandaise ou hollandaise huppée, ted. Holländer) – Come lo indica il suo nome, forse, questa razza è un derivato della padovana, una padovana diventata olandese. Questa razza possiede, come la padovana, un ampio ciuffo che spunta sopra una protuberanza emisferica del cranio, epperò, invece della barba e delle basette, pendono sotto il mento lunghi bargigli. L’assieme delle forme della olandese a ciuffo non si sposta di molto dalla razza padovana, purtuttavia le stesse non sono tanto pronunziate, sono infine di volume più ridotto di fronte alla padovana, meno robuste e meno eleganti. L’olandese riesce però molto attraente per la particolarità nella colorazione del suo ciuffo, essendo lo stesso, in quasi tutte le varietà, diversamente colorato del resto del corpo; di tal modo risulta un gradevole e meraviglioso contrasto che mette maggiormente in rilievo il ciuffo dell’animale.
Come ovaiola e come produttrice di carne, la gallina olandese ciuffata è decantata superiore alla padovana, ma vuolsi far entrare in considerazione la totale assenza di rusticità negli allievi, la loro marcata tendenza al rachitismo, al linfaticismo, per non farla preferire alla padovana.
I terreni acquitrinosi, l’umidità prolungata ed anche il freddo rigido sono i mortali nemici di questa razza, e certamente lo sono anche della padovana, ma sempre in molto minor grado. La olandese, allevata in un terreno sabbioso e nutrita razionalmente, riesce un utilissimo pollo da sport, ma, per poco che venga trascurata, deperisce rapidamente: di quante razze ho allevato, ho trovato in questa razza ammaliatrice le maggiori disillusioni nell’allevamento dei pulcini. La gallina olandese diventa chioccia rare volte e cova male, con molta svogliatezza: la sua indole è oltremodo tranquilla e famigliare e da questo lato è preferibile alla padovana, non è una razza da fattoria, ma pur tuttavia sempre un’utile razza da rinchiuso.
Caratteristiche delle forme e requisiti economici
Testa – grossa e corta.
Becco – di media lunghezza, molto
proporzionato.
Cresta – rudimentale, nascosta da un
voluminoso ciuffo che è pur tuttavia più piccolo di quello della razza
padovana, ma più ricadente da tutti i lati e più appiattito. Il ciuffo della
gallina si vuole di forma sferica come nella razza padovana e ben compatto: un
ciuffo diviso a due lobi dal becco che spunta in mezzo ad essi è ritenuto come
difetto, ma in una gazzetta tedesca ho visto riprodotta per lo appunto una
gallina avente il ciuffo così forgiato e la stessa è citata come animale di
tutto primo merito; abbenché il codice respinge questa struttura, pure è molto
attraente il ciuffo diviso, stanteché la gallina appare, non solamente col
ciuffo molto ampio, ma anche molto graziosa e coquette. Come nella padovana, la forma delle penne del ciuffo del
gallo e della gallina corrisponde a quella delle penne del collo.
Bargigli – molto lunghi e pendenti:
assenza totale di barba e basette. I bargigli risaltano col loro colore rosso
carmino sul fondo del mento e dell’avancollo e
contribuiscono a dar maggior rilievo al ciuffo di colore opposto al resto del
corpo.
Occhi – con iride rossa, nascosti
dal ciuffo.
Orecchioni – bianchi, piccoli e
rotondi.
Guancie – rosse, nude e nascoste dal
ciuffo ricadente.
Collo – corto e grosso, leggermente
arcuato e portato alto.
Dorso – piuttosto largo alle spalle
e diminuendo invece molto sensibilmente in larghezza verso la coda.
Ali – di media lunghezza, serrate al
corpo e molto proporzionate.
Petto – ampio e molto prominente.
Tarsi – corti, fini, nervosi e di
colore bleu ardesia.
Dita – di media lunghezza, sottili e
in numero di quattro.
Coda – molto sviluppata, ma non
portata totalmente a perpendicolo e ricca di falcette e lancette; la gallina ha
la coda piuttosto a ventaglio.
Portamento – molto fiero e grazioso
nel gallo e coquette nella gallina.
Peso – del gallo al disotto dei 3
chilogrammi e 2 nella gallina.
Statura – inferiore alla padovana.
Fetazione – ottima, superiore alla
razza padovana.
Incubazione – quasi nulla.
Caratteristiche del piumaggio.
Nella razza olandese non abbiamo gli splendidi mantelli variopinti che rendono tanto bella e ricercata la nostra padovana, ma per lo contrario un contrasto di colori uniti fra ciuffo e corpo semplicemente meraviglioso.
1) Varietà nera a ciuffo bianco – Tutto il corpo è nero ad eccezione del ciuffo che è bianco, epperò non interamente bianco, nel vero senso della parola, poiché le penne della fronte, sia nel gallo che nella gallina, sono nere: s’intende bene che l’animale acquista vieppiù pregio per quanto meno penne nere ha sul fronte e diventa animale di scarto se qualche penna nera compare nel mezzo del ciuffo: questo difetto si manifesta frequentemente e viene facilmente nascosto collo strappo delle piume rivelatrici del difetto, quindi nell’acquisto di questi polli badate bene a non farvi mistificare da disonesti negozianti. Ma se una coppia di olandesi neri a ciuffo bianco sorprende, l’effetto è addirittura stupefacente quando si ha davanti a sé un numeroso gruppo; vi assicuro che non vi può essere nulla di più bello in un elegante pollaio da giardino.
2) Varietà bianca a ciuffo nero – Era per lo passato molto conosciuta, ma si spense coll’andar del tempo. Qualche allevatore, fra cui primeggia un viennese, ne ha tentata la risurrezione con qualche risultato: la difficoltà consiste nell’ottenere un ciuffo perfettamente nero, e difatti nello stesso appariscono sempre penne grigie e talvolta addirittura bianche. È desiderabile che vengano coronati da successo gli sforzi di pazienti allevatori rivolti al ripristinamento d’una così elegante gallina. Un mio, non mai abbastanza compianto cognato, mi assicurava che, durante la sua lunga permanenza a Buenos-Aires, ebbe più d’una volta l’occasione di vedere siffatti polli, ed egli, quantunque profano nella materia, era stato sommamente sorpreso del contrasto fra l’ampio ciuffo nero ed il bianco del corpo. Comunque sia, la varietà a ciuffo nero è per ora ancora un pio desiderio.
3) Varietà bleu a ciuffo bianco – Corpo bleu come nella razza andalusa e ciuffo perfettamente bianco con fronte grigia. Questa varietà è molto meno apprezzata della nera e con ragione: il distacco fra ciuffo e corpo è in quest’ultima ben più rilevante.
4) Varietà bleu a ciuffo bleu – Corpo bleu come nella razza andalusa, ciuffo bleu ardesia scuro. Appariscono spesso delle penne bianche al ciuffo: è un difetto bello e buono e gli animali sono da scartarsi per la riproduzione. Questa varietà è poco stimata, ma è più rustica delle precedenti.
5) Varietà nera a ciuffo nero
6) “ bianca a ciuffo bianco
7) “ cucula a ciuffo cuculo
8) “ camoscio a ciuffo camoscio
Tutte queste varietà sono diventate rare e molte sono pure sparite, scacciate dalle precedenti di gran lunga più attraenti. La varietà interamente nera si vuole più produttiva e più rustica di tutte, pari di merito alla bleu a ciuffo bleu, ma nel mentre che quest’ultima è reperibile, la nera è rarissima. Si hanno anche varietà locali della razza olandese più o meno barbute, rustiche o produttive, varietà un po’ più affini alla padovana, ma a ciuffo molto più piccolo e allevate anche nelle fattorie olandesi come galline comuni.
9) Varietà nana nera a ciuffo bianco – Nuova varietà che ha fatto la sua comparsa in qualche mostra come razza di fantasia.
8) RAZZA COMBATTENTI DI BRUGES – (franc. race de Bruges o poule de combat. du Nord o semplicemente poule de combat, ted. belgische o normannische Kaempfer o belgisches Stelzhuhn) – Un prodotto derivato indubbiamente dalla razza malese colla quale ha moltissima affinità. Testa grossa e larga, cresta della razza malese, orecchioni rossi, collo molto lungo, dorso inclinato indietro, spalle angolose e sporgenti, coda corta e orizzontale, tarsi robustissimi e molto lunghi, penne molto serrate al corpo. Le livree più comuni sono la nera, la bruna e la bleu.
Questa razza è da annoverarsi fra le più antiche del Belgio, ove per lo passato veniva adibita ai combattimenti dei galli, ma oggidì è destinata a sparire a causa della superiorità che ha su di essa la combattente inglese, razza molto più bella e molto più produttiva. La combattente di Bruges è cattiva ovaiola e dà carne tigliosa, per lo contrario cova bene ed è ottima madre.