Vol. 1° -  II.2.2.

Primo ritrovamento:
la penna di un'ala antica

Quel fossile, il cosiddetto esemplare di Londra [1] , non fu la prima testimonianza dell'esistenza di uccelli nel tardo Giurassico (150 milioni d’anni fa): l’anno precedente alla scoperta dello scheletro di Londra, un operaio della cava di Solnhofen aveva rinvenuto l’impronta di una penna isolata. Fino a quel momento i più antichi fossili di uccelli conosciuti risalivano al Terziario, ossia a circa 100 milioni di anni dopo la formazione del calcare di Solnhofen.

Nel 1861 Hermann von Meyer, paleontologo di Francoforte, affermò che l’impronta della penna è un autentico fossile e corrisponde perfettamente alla penna di un uccello. Nello stesso studio citava anche l’esemplare di Londra:

“Lo scheletro quasi completo di un animale ricoperto di penne è stato ritrovato nello scisto litografico e a quanto pare differisce notevolmente dagli uccelli attuali. Pubblicherò una riproduzione esatta della penna da me studiata. A mio parere, questo animale potrebbe essere denominato appropriatamente Archaeopteryx lithographica.”

Così fu introdotto il nome scientifico dell'uccello rinvenuto a Solnhofen. Archaeopteryx significa ala antica [2] e lithographica ricorda che nel XIX secolo il calcare di Solnhofen veniva chiamato scisto litografico. Solo la pietra di questa cava era sufficientemente dura e compatta e aveva una grana abbastanza fine da poter essere usata per la stampa litografica [3] . Queste stesse qualità hanno contribuito a far sì che le ossa e le impronte delle penne di Archaeopteryx si conservassero con incredibile nitidezza.

 sommario 

 avanti 



[1] Nel 1964 la International Commission on Zoological Nomenclature decretò che l'olotipo è rappresentato dall'esemplare di Londra e che il nome da ritenere valido è Archaeopteryx lithographica.

[2] Ala antica è preferibile a penna antica, in quanto nella corretta nomenclatura dei volatili il greco ptéryx significa ala, anche se può significare penna; invece, penna o piuma in greco si dice pterón.

[3] Litografia deriva dal greco líthos = pietra e gráphø = incido, scrivo. Introdotta da Senefelder nel 1796, utilizza la proprietà della pietra litografica di trattenere gli inchiostri grassi, i quali, a loro volta, hanno la caratteristica di respingere l'acqua. Il disegno da riprodurre può essere eseguito direttamente sulla pietra o mediante un'apposita matita grassa (matita litografica) - e in questo caso la pietra deve essere perfettamente levigata, asciutta e pulita - o mediante incisione al bulino, e in questo caso la pietra viene prima annerita con speciali sostanze.
Si passa quindi alla preparazione della pietra per la stampa. Mantenendo continuamente bagnate le parti non stampanti, si impregnano quelle stampanti con inchiostro grasso misto a bitume, ricoprendole per ultimo con uno strato di gomma arabica. La stampa si esegue con apposita macchina piana, analoga a quella tipografica. Anche durante la stampa la pietra è mantenuta costantemente bagnata da appositi rulli bagnatori, in modo che le parti non stampanti risultino sempre libere dall'inchiostro. Il procedimento descritto si usa oggi solo per la litografia d'arte, a causa dell'immediatezza con cui consente di tradurre lo spunto creativo nella scioltezza del tratto.