Da tempo è nota l’esistenza di cellule denominate enterocromaffini (EC) o argentaffini, cioè dotate di capacità riducenti nei confronti di sali di cromo e d’argento, e di cellule argirofile capaci di legare sali d’argento, ma non di ridurli.
L’argirofilia sarebbe dovuta
alla presenza di cromogranina nei granuli. Tali elementi, isolati o talora in
piccoli gruppi, sono disseminati negli epiteli di rivestimento o ghiandolari
e, pur essendo particolarmente numerosi nel tratto gastroenterico, sono
presenti anche nella tiroide e negli apparati respiratorio, urinario e
genitale. Le cellule argirofile e argentaffini furono considerate analoghe
sulla base di accurate osservazioni di ordine morfologico, istochimico,
ontogenetico e filogenetico, per cui venne suggerita l’opportunità di
considerarle appartenenti a un organo
endocrino diffuso a distribuzione multipla, con tipi
cellulari diversi. È stata inoltre proposta la denominazione di organo
epiteliale endocrino diffuso costituito da cellule chiare.
In seguito, l’acquisizione di dati ultrastrutturali,
istochimici e immuno-istochimici ha consentito un notevole progresso nel
riconoscimento selettivo di diversi tipi cellulari che furono distinti in due
gruppi principali:
q
cellule
che contenevano amine biogene endogene (5-idrossitriptamina e/o dopamina),
denominate enterocromaffini (EC)
q
cellule
argirofile non argentaffini che contenevano amine solo dopo la
somministrazione di un precursore, denominate EC-like
cells.
Tenendo conto della capacità di queste cellule di
assumere, decarbossilare e quindi accumulare i precursori delle amine biogene,
è stato proposto il concetto di cellule
della serie APUD (Amine
Precursor Uptake and Decarboxilation), non escludendo che esse possano
avere affinità per i sali di metalli pesanti né che possano contenere amine
biogene endogene.
Nell’ambito delle cellule della serie APUD sono stati
identificati molti tipi cellulari, le cui caratteristiche sono in parte
comuni, in parte peculiari dei singoli elementi, così da consentirne la
diversificazione. In molti casi, tenendo conto anche della distribuzione
anatomica e di dati radioimmunologici ottenuti da estratti di vari organi, è
stato possibile individuare l’ormone prodotto dai diversi tipi cellulari.
Il criterio di identificare un tipo di cellule endocrine
sulla base dell’ormone elaborato ha trovato alcune difficoltà in quanto ci
sono prove molto convincenti che il concetto generalmente accettato un
ormone, una cellula ha
dei limiti. Alcuni di questi elementi infatti non sintetizzano un
solo ormone peptidico, ma una famiglia di peptidi biologicamente e
chimicamente correlati; in qualche caso è stato anche accertato che un tipo
cellulare può produrre un peptide e un’amina biogena ma, ai fini della
classificazione, si è ritenuto più opportuno riferirsi al peptide.
È inoltre ormai dimostrato che un singolo tipo cellulare
può elaborare anche peptidi diversi, chimicamente non correlati. Una
classificazione di tipo funzionale basata sull’ormone prodotto è quindi
alquanto difficoltosa, anche perché la funzione di un elemento è
identificabile non solo sulla base della natura chimica del suo secreto, ma
anche tenendo conto della sua risposta a stimoli, delle modalità di esocitosi
e, in qualche caso, di altri parametri, locali o generali. A questo proposito
è necessario precisare che è stata prospettata la possibilità che le
cellule produttrici di peptidi possano avere non solo una vera e propria
attività endocrina (mediata per via ematica), ma anche il ruolo di modulatori locali.
Questo tipo di attività, definita paracrina,
è stata dimostrata per alcuni elementi che producono sostanze che agiscono su
cellule presenti nello stesso epitelio. Le basi morfologiche della secrezione
paracrina potrebbero essere individuate non solo nei rapporti diretti tra
cellule o loro prolungamenti, ma anche nella possibilità di diffusione di
sostanze attive negli spazi intercellulari. In generale, anche se esistono
cellule ad attività prevalentemente paracrina e altre ad attività
prevalentemente endocrina, possono verificarsi notevoli interferenze, per cui
non è possibile una netta separazione in due classi distinte. Basti
considerare che i peptidi e/o le amine destinati ai vasi, transitando verso
capillari o gli organi bersaglio, possono incontrare bersagli locali (cellule
epiteliali, fibrocellule muscolari, terminazioni nervose). La questione è
ulteriormente complicata dalla concomitante presenza di alcuni peptidi attivi
in cellule endocrine-paracrine e in terminazioni nervose, dove sembra essi
abbiano il ruolo di mediatori nervosi.
A questo riguardo è opportuno ricordare che alcuni autori
classificano questi elementi nel gruppo dei paraneuroni,
cellule che, pur avendo caratteristiche di neuroni, non sono state
tradizionalmente considerate tali.