Vol. 2° -  XI.3.

le cellule paracrine

Da tempo è nota l’esistenza di cellule denominate enterocromaffini (EC) o argentaffini, cioè dotate di capacità riducenti nei confronti di sali di cromo e d’argento, e di cellule argirofile capaci di legare sali d’argento, ma non di ridurli.

L’argirofilia sarebbe dovuta alla presenza di cromogranina nei granuli. Tali elementi, isolati o talora in piccoli gruppi, sono disseminati negli epiteli di rivestimento o ghiandolari e, pur essendo particolarmente numerosi nel tratto gastroenterico, sono presenti anche nella tiroide e negli apparati respiratorio, urinario e genitale. Le cellule argirofile e argentaffini furono considerate analoghe sulla base di accurate osservazioni di ordine morfologico, istochimico, ontogenetico e filogenetico, per cui venne suggerita l’opportunità di considerarle appartenenti a un organo endocrino diffuso a distribuzione multipla, con tipi cellulari diversi. È stata inoltre proposta la denominazione di organo epiteliale endocrino diffuso costituito da cellule chiare.

In seguito, l’acquisizione di dati ultrastrutturali, istochimici e immuno-istochimici ha consentito un notevole progresso nel riconoscimento selettivo di diversi tipi cellulari che furono distinti in due gruppi principali:

q  cellule che contenevano amine biogene endogene (5-idrossitriptamina e/o dopamina), denominate enterocromaffini (EC)

q  cellule argirofile non argentaffini che contenevano amine solo dopo la somministrazione di un precursore, denominate EC-like cells.

Tenendo conto della capacità di queste cellule di assumere, decarbossilare e quindi accumulare i precursori delle amine biogene, è stato proposto il concetto di cellule della serie APUD (Amine Precursor Uptake and Decarboxilation), non escludendo che esse possano avere affinità per i sali di metalli pesanti né che possano contenere amine biogene endogene.

Nell’ambito delle cellule della serie APUD sono stati identificati molti tipi cellulari, le cui caratteristiche sono in parte comuni, in parte peculiari dei singoli elementi, così da consentirne la diversificazione. In molti casi, tenendo conto anche della distribuzione anatomica e di dati radioimmunologici ottenuti da estratti di vari organi, è stato possibile individuare l’ormone prodotto dai diversi tipi cellulari.

Il criterio di identificare un tipo di cellule endocrine sulla base dell’ormone elaborato ha trovato alcune difficoltà in quanto ci sono prove molto convincenti che il concetto generalmente accettato un ormone, una cellula ha dei limiti. Alcuni di questi elementi infatti non sintetizzano un solo ormone peptidico, ma una famiglia di peptidi biologicamente e chimicamente correlati; in qualche caso è stato anche accertato che un tipo cellulare può produrre un peptide e un’amina biogena ma, ai fini della classificazione, si è ritenuto più opportuno riferirsi al peptide.

È inoltre ormai dimostrato che un singolo tipo cellulare può elaborare anche peptidi diversi, chimicamente non correlati. Una classificazione di tipo funzionale basata sull’ormone prodotto è quindi alquanto difficoltosa, anche perché la funzione di un elemento è identificabile non solo sulla base della natura chimica del suo secreto, ma anche tenendo conto della sua risposta a stimoli, delle modalità di esocitosi e, in qualche caso, di altri parametri, locali o generali. A questo proposito è necessario precisare che è stata prospettata la possibilità che le cellule produttrici di peptidi possano avere non solo una vera e propria attività endocrina (mediata per via ematica), ma anche il ruolo di modulatori locali.

Questo tipo di attività, definita paracrina, è stata dimostrata per alcuni elementi che producono sostanze che agiscono su cellule presenti nello stesso epitelio. Le basi morfologiche della secrezione paracrina potrebbero essere individuate non solo nei rapporti diretti tra cellule o loro prolungamenti, ma anche nella possibilità di diffusione di sostanze attive negli spazi intercellulari. In generale, anche se esistono cellule ad attività prevalentemente paracrina e altre ad attività prevalentemente endocrina, possono verificarsi notevoli interferenze, per cui non è possibile una netta separazione in due classi distinte. Basti considerare che i peptidi e/o le amine destinati ai vasi, transitando verso capillari o gli organi bersaglio, possono incontrare bersagli locali (cellule epiteliali, fibrocellule muscolari, terminazioni nervose). La questione è ulteriormente complicata dalla concomitante presenza di alcuni peptidi attivi in cellule endocrine-paracrine e in terminazioni nervose, dove sembra essi abbiano il ruolo di mediatori nervosi.

A questo riguardo è opportuno ricordare che alcuni autori classificano questi elementi nel gruppo dei paraneuroni, cellule che, pur avendo caratteristiche di neuroni, non sono state tradizionalmente considerate tali.

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