Nel 1958 Dausset descrisse il primo gruppo leucocitario umano, l’antigene Mac. Numerosi altri antigeni, descritti negli anni successivi, hanno rivelato la complessità del sistema di istocompatibilità umano, denominato HLA da Human Leukocyte Antigen.
Numerose riunioni internazionali di lavoro, dette workshops, hanno permesso l’individuazione di circa 100 antigeni
differenti. Il sistema HLA è l’equivalente del sistema H-2 del topo al
quale somiglia nella sua organizzazione. Le due prime sottoregioni
individuate, HLA-A e HLA-B, contengono i loci maggiori codificanti per gli
antigeni di classe I. La regione codificante per gli antigeni di classe II,
denominata HLA-D, è situata alla sinistra della regione HLA-B (più vicina al
centromero) ed è suddivisa in 3 sottoregioni HLA-DP, DQ e DR.
I
loci HLA-A e HLA-B comprendono rispettivamente almeno 28
e 47 alleli. Esiste un terzo locus di classe I, HLA-C (meno
importante dei loci A e B) localizzato fra HLA-A e HLA-B, con otto alleli,
vicino all’HLA-B. Ciascuna molecola presenta numerosi determinanti
antigenici
[1]
sia pubblici che privati. Alcuni determinanti pubblici sono portati dall’insieme
delle molecole HLA; altri sono specifici delle molecole codificate in una
sottoregione di classe I. I determinanti privati sono caratteristici del
prodotto di un allele in un locus. Gli esperimenti di capping simultaneo indicano che le specificità private e pubbliche
sono ben associate su una sola molecola. I determinanti pubblici spiegano
alcune delle reazioni crociate osservate fra antigeni HLA, essendo le altre
dovute ad una semplice somiglianza strutturale.
Il complesso HLA è situato sul braccio corto del cromosoma 6, su un segmento
sufficientemente breve perché tutti i geni HLA portati da un cromosoma siano
generalmente trasmessi in blocco dai genitori ai figli. Ogni genitore
trasmette una serie di geni, il cosiddetto aplotipo.
Gli
alleli dei due aplotipi di un individuo sono espressi come tratti codominanti,
cioè sono tutti espressi negli eterozigoti. Tutti gli antigeni HLA non sono
ancora conosciuti. Le ricombinazioni fra i due principali loci sono rare (dell’ordine
dello 0,5%, come accade nel topo).
Essendo il numero degli alleli in ciascun locus HLA
elevato, gli aplotipi di classe I possibili raggiungono un numero
considerevole (superiore a 1.700) e corrispondono a un numero di genotipi
(associazione di due aplotipi) vicino a 106.
Differenze importanti possono sussistere nella frequenza
dei differenti alleli fra una popolazione e l’altra. Ad esempio, gli alleli
HLA-A1 e HLA-B8 sono particolarmente frequenti nei Caucasoidi (che comprendono
gli Europei), mentre il B21 è osservato soprattutto nei Mediterranei, le
cellule Aw36, Aw43 e Bw42 nei Negroidi e gli alleli Aw33 e Aw34 in Indonesia.
Si immagini l’interesse di questi studi per le valutazioni retrospettive
delle migrazioni geografiche delle popolazioni. Le differenze razziali possono essere legate ad un
vantaggio selettivo di alcuni alleli o ad un’omogeneità particolare delle
popolazioni considerate.
Gli antigeni HLA-C sono i meno immunogenici è ciò spiega
perché si attribuisce loro minore importanza nella tipizzazione tissutale.
Le molecole antigeniche di
classe I sono costituite da due catene polipeptidiche: una catena leggera
identica per tutte le molecole, la b2-microglobulina (b2m), e una catena pesante che è responsabile della
variabilità. La b2m
è una proteina di membrana di 12 kDa codificata da un gene situato sul
cromosoma 15. Essa assicura il mantenimento della conformazione della catena
pesante alla quale è legata in maniera non covalente. La sua sequenza
aminoacidica presenta un’omologia marcata con il dominio
[2]
CH3 delle IgG e in minor grado con la regione
costante delle catene leggere delle Ig e alcuni dominî degli antigeni di
istocompatibilità di classe I e II. La b2m non è polimorfa.
La catena pesante è composta da tre segmenti: un segmento
idrofilo extracellulare (residui 1-283), un segmento idrofobo transmembrana
(284-307) e un segmento idrofilo intracellulare (308-312). Il segmento
extracellulare a sua volta si suddivide in tre dominî a1, a2 e a3 sulla base di omologie
esistenti fra i tre dominî, la b2m e i dominî costanti delle Ig. I due primi
dominî sono nettamente più polimorfi del terzo. La molecola HLA-A2 è stata
recentemente cristallizzata, cosa che ha permesso di proporne un modello di
organizzazione spaziale.
Gli studi di biochimica e di capping hanno mostrato che le tre sottoregioni HLA codificano per
tre molecole distinte, HLA-A, B e C, e che ciascuna molecola può portare
almeno 3 o 4 epìtopi distinti.
I
geni di classe I presentano 8 esoni. L’esone 1 codifica per il peptide
segnale che regola il trasporto intracellulare. Gli esoni 2, 3 e 4 codificano
per i dominî extracellulari a1, a2 e a3, l’esone 5 per il segmento
transmembrana e gli esoni 6, 7 e 8 per il segmento intracitoplasmatico. Più
di 10 loci di classe I sono stati individuati nella regione HLA ma non tutti i
geni sono espressi (pseudogèni). È da notare che l’antigene CD1,
equivalente probabile dell’antigene murino TL, potrebbe rappresentare un
altro gene di classe I.
La
regione HLA-D è stata inizialmente definita attraverso lo studio degli
alloantigeni stimolanti la reazione linfocitaria mista
[3]
.
Il modello iniziale utilizzava cellule omozigoti come riferimento, consentendo
la definizione di una decina di gruppi denominati Dw. L’aver evidenziato la
presenza selettiva degli antigeni di classe II sui linfociti B permette di
identificare questi gruppi con più precisione facendo ricorso a tecniche di
linfocitotossicità su cellule B purificate. Si sa ormai che la realtà è
più complessa: la regione D contiene tre loci DP, DQ, DR codificanti ognuno
per antigeni distinti.
La serie HLA-DR è stata la prima ad essere
descritta. Circa 45
alleli DR sono attualmente definiti. Fra
essi solo una quindicina è accessibile alla tipizzazione sierologica
(DR1-DR15). L’apporto di tecniche di biologia molecolare è stato
fondamentale per l’evidenziazione e la caratterizzazione dei nuovi alleli.
La serie HLA-DQ
è composta da 8
alleli sul
locus DQA e da circa 13
sul locus DQB. Una minoranza fra essi
è riconosciuta sierologicamente. Gli antigeni DQ non sono sempre espressi su
alcune cellule DR+, soprattutto su alcuni monociti.
La serie HLA-DP
è stata riconosciuta inizialmente mediante studi di reazione linfocitaria
mista secondaria fra soggetti identici per HLA-A, B, C, DR e DQ (i linfociti
di soggetti presensibilizzati contro un alloantigene DP danno luogo a una
reazione secondaria intensa e rapida allorquando si presenta loro lo stesso
antigene). Questa serie, inizialmente chiamata SB, è codificata da un locus
situato al di fuori delle regioni HLA-DR e DQ. Attualmente si contano una
ventina di alleli DP accessibili alla tipizzazione genomica mediante la
biologia molecolare.
Gli antigeni di classe II sono
delle glicoproteine transmembrana costituite da una catena pesante a di 33 -35 kDa e da una catena
leggera b di 27-30 kDa.
Le catene DQa
e b (l’equivalente Aa e Ab degli antigeni I-A del topo) e
DRb (l’equivalente di Eb del topo) sono molto polimorfe
secondo gli aplotipi, mentre DRa
(l’equivalente di Ea)
è monomorfa. È da notare, tuttavia, che gli studi biochimici su gel
bidimensionali, confermati dalla sequenza genomica, hanno mostrato che alcuni
individui non esprimono che un solo gene DRb
mentre altri ne esprimono 2 e più raramente 3. È anche da notare che nel
citoplasma le catene a o b in corso di maturazione sono
associate a un terzo polipeptide non polimorfo, chiamato catena g o invariante, proteina basica il cui gene non è localizzato nell’MHC.
Ciascun polipeptide è composto da tre dominî globulari
extracellulari di circa 90 aminoacidi, un breve segmento transmembrana
idrofobo di 22-27 residui, e da un dominio intracitoplasmatico di lunghezza
variabile che inizia con uno o più residui basici. La catena pesante presenta
due residui glucidici.
Lo studio delle sequenze rivela una forte omologia fra le
catene a e b. I secondi domini (a2 e b2) presentano inoltre un’omologia
con i domini costanti delle Ig.
I geni DRa possiedono 5 esoni mentre i
geni Aa ed Eb del sistema H-2 del topo ne
hanno 6. Il polimorfismo è essenzialmente localizzato a livello del 2° esone
che codifica per il 1° dominio esterno del polipeptide. Sedici locus di
classe II sono stati individuati, ma non sono tutti espressi.
Il gene DRA, monomorfo, codifica
una catena a
che si associa alla catena b1
codificata dal gene B1 polimorfo (35 alleli) per formare un dimero ab1.
Il gene DRB2 è uno pseudogène, il gene DRB3 è espresso solo nei soggetti
DR3, 5, 6 o 8.
Il dimero ab3 corrisponde alla specificità
supertipica DRw52 (4 alleli). Analogamente il gene DRB4 è espresso solo nei
soggetti DR4, 7 o 9 (specificità supertipica DRw53). Infine, il gene DRB5 (4
alleli) è espresso solo nei soggetti DR2.
Esse comprendono ciascuna 2 geni
a e 2 geni b, essendo funzionale una sola
coppia. Bisogna aggiungere a questi geni un gene DNa e un gene DOb i cui prodotti sono ancora
sconosciuti.
È
stato dimostrato che il complesso dei loci HLA A, B, C, DP, DR e DQ è situato
sul braccio corto del cromosoma 6.
La maggioranza dei dati concernenti i geni di classe I e II è tratta dallo
studio sierologico o genomico di famiglie. Informazioni interessanti sono
state ottenute anche da studi dimostranti l’associazione di alcuni fattori
del sistema complementare
[4]
,
talvolta chiamati antigeni di classe III, con antigeni HLA. I polimorfismi del
fattore B (Bf), C2 e C4 sono legati a quelli degli antigeni HLA (si situano
attualmente i locus C2 e C4 a destra del locus HLA-DR). Il clonaggio di
determinati segmenti della regione HLA ha permesso di mettere in evidenza due
geni codificanti per le 21-idrossilasi nei pressi del locus C4, geni
codificanti per il TNFa, e altri geni la cui funzione non è ancora
conosciuta. È anche da segnalare la presenza nella regione HLA del gene HFE
codificante per l’emocromatosi.
Altri markers, senza legame
apparente con il sistema immunitario, si sono rivelati preziosi per la loro
vicinanza alla regione HLA. È il caso della gliossilasi eritrocitaria (Glo) e
del terzo enzima della fosfoglucomutasi (PGM3). La frequenza di ricombinazioni
fra ciascun locus HLA ha permesso di calcolare la distanza fra i geni.
L’intervento di antigeni non
HLA nel rigetto dei trapianti è stato dimostrato con l’osservazione di
crisi di rigetto nei riceventi di un allotrapianto di rene proveniente da un
fratello o una sorella HLA identico (a volte per i loci di classe I o II) e di
reazione di trapianto contro ospite dopo trapianto di midollo tra fratelli o
sorelle HLA identici. Gli antigeni minori di istocompatibilità in causa sono
ancora poco conosciuti. L’antigene eritrocitario Lewis e gli antigeni
maschili, codificati dal cromosoma Y, potrebbero, fra gli altri, avere un
ruolo significativo.
[1] Determinante antigenico: struttura presente sulla superficie dell’antigene, capace di combinarsi con una sola molecola di anticorpo. Nella nuova terminologia proposta da Jerne viene detto epìtopo, in opposizione al paràtopo che è l’anticorpo.
[2] Dominio: regione di omologia delle immunoglobuline, stabilizzata da un ponte disolfuro, che possiede un’autonomia termodinamica ed eventualmente funzionale. Si distinguono i domini VL e CL sulle catene leggere, VH, CH1, CH2 e CH3 sulle catene pesanti.
[3] Reazione linfocitaria mista o RLM: trasformazione blastica di linfociti in vitro (comparsa di linfoblasti e di mitosi, aumento dell’incorporazione di timidina) in presenza di linfociti allogenici.
[4] Complemento: complesso sistema enzimatico costituito da proteine plasmatiche capaci di intervenire in numerosi sistemi antigene-anticorpo e che hanno un ruolo essenziale nei meccanismi effettori dell’immunità. Il Complemento comprende 9 fattori, numerati rispettivamente da C1 a C9. La sequenza reale d’intervento di questi diversi fattori non segue tuttavia la numerazione.