Gli effetti emotivi o psicologici suscitati dal colore non sono così facili da misurare come nel caso degli aspetti fisiologici legati alla percezione del colore; inoltre, la maggior parte di noi ha certe preferenze per i colori e sente che questi influenzano lo stato d’animo. Molte persone trovano difficile vivere o lavorare in ambienti con combinazioni di colore che giudicano stridenti. I colori vengono pensati come violenti o delicati, riposanti o stimolanti, pesanti o leggeri.
Sebbene simili reazioni
psicologiche siano piuttosto soggettive, alcune ricerche sembrano mostrare che
ve ne sono altre molto più generali. Ma le nostre credenze sui colori sono
facilmente infrante da altre esperienze sensoriali e la distinzione che noi
operiamo, nell’assegnare una certa qualità a un colore o a un altro, sono
sottili e ambigue, tendendo a produrre un evidente conflitto quando vengono
effettuati tests scientifici.
Esperimenti condotti in laboratorio sin dal 1907 mostrano
che le persone sono in accordo per quanto riguarda il peso
apparente dei colori: il rosso pare il più pesante,
seguito dall’arancione, dal blu, dal verde (tutti di peso analogo), quindi
dal giallo e infine dal bianco. Due zone colorate di forma identica paiono
instabili quando il colore più pesante
si trova in alto. Inoltre, quest’impressione visiva non è abbastanza forte
da influenzare la valutazione delle persone sul peso di oggetti
differentemente colorati ma tenuti in mano.
Il
colore modifica la dimensione apparente degli oggetti:
i colori detti pesanti appaiono anche piccoli. In presenza di quadrati di
uguali dimensioni, quelli rossi sembrano i più piccoli, i blu più grandi e
quelli bianchi più grandi di tutti. La bandiera tricolore francese è
normalmente costituita da strisce verticali blu, bianche e rosse di uguale
larghezza. Ma la versione impiegata in Marina è costituita da bande nelle
proporzioni di 33:30:37 in modo che, osservate da lontano, le bande sembrino
uguali.
La ben nota classificazione in colori
caldi e freddi non sembra avere molta correlazione col nostro
giudizio effettivo sulla temperatura. In un esperimento, una barra blu o verde
riscaldata a 42°C venne giudicata più calda, da coloro che la reggevano, di
una barra arancione o rossa portata alla medesima temperatura. Un test per
valutare se il colore utilizzato per illuminare una stanza influenzasse il
giudizio sulla sua temperatura e sul suo comfort, ha suggerito che illuminare
una stanza con luce calda non ne sostituisce il riscaldamento.
Gli psicologi sono interessati agli effetti del colore sull’efficienza dei lavoratori:
si è constatato che le scimmie sicuramente impiegano meno tempo in luce rossa
che con una luce di diverso colore se devono effettuare una scelta. Si suppone
che questo dipenda non tanto dalla preferenza per altri colori quanto dall’accelerazione degli
orologi biologici in luce rossa; le scimmie avrebbero cioè la
sensazione di avere impiegato più tempo in un ambiente rosso. Se gli orologi
degli esseri umani sono influenzati in modo analogo, ciò non sembra
influenzare le valutazioni dirette che essi fanno sulla durata del tempo
durante il quale sono rimasti in ambienti colorati in modo diverso.
Se in un esperimento si chiede a un gruppo di persone di disegnare lentamente un semicerchio, essi eseguono questo compito meglio in luce verde che in luce rossa, la quale aumenta il tremolio della mano, ulteriormente evidenziato dalla maggior difficoltà nel mantenere un ago in mezzo a un piccolo foro senza toccarne i bordi.
Sembra che la luce rossa, come si crede comunemente, abbia un effetto stimolante, perché aumenta la conduttanza elettrica della pelle, che è una misura del grado di traspirazione. Inoltre, la luce rossa non ha apprezzabili effetti sul ritmo delle pulsazioni o del respiro. In questo campo, come nella maggior parte delle aree riguardanti la psicologia del colore, l’evidenza è in contrasto. Vi è un’ampia gamma di lavori manuali, come pure la maggior parte delle funzioni mentali, dove sembra non esservi influenza da parte del colore della luce. Infatti è prassi illuminare con luce rossa i locali dove crescono i pulcini i quanto pare ne riduca l’aggressività.
Non altrettanto si può pensare per l’uomo, come
dimostrato dai film a luci rosse.
Le
reazioni estetiche ai colori, sia presi singolarmente che in
combinazione, hanno affascinato artisti e scienziati per centinaia d’anni.
Sono stati portati a termine solo pochi studi scientificamente ben
controllati, ma essi sembrano mostrare un sorprendente grado d’accordo nelle
preferenze dei colori tra persone diverse. Mostrando campioni di colori
singoli su uno sfondo grigio neutro, vengono generalmente preferite le
tonalità bluastre, comprese dal blu-verde al blu-porpora. Il giallo verdastro
è il meno gradito. Tutti i colori sono più graditi quanto sono chiari.
È stato anche chiesto a più persone di giudicare sulla
piacevolezza delle varie coppie di colori: in genere vengono preferite
notevoli differenze nelle tonalità, rispetto a quelle piccole, con una
preferenza ancora più marcata per quelle coppie che mostrano grandi
differenze in saturazione o brillanza.
L’impatto di disegni astratti a colori può essere
previsto in una certa misura, tenendo conto di queste preferenze per i colori
singoli e le coppie. Alcuni psicologi credono che queste semplici preferenze
abbiano una base biologica e influenzino anche complessi giudizi estetici su
dipinti o fotografie osservate soprattutto dal punto di vista della struttura
cromatica.
Noi siamo più facilmente colpiti dalla varietà di
risposte al colore nelle differenti culture, piuttosto che dalle somiglianze.
Il bianco, tradizionalmente colore nuziale in molti paesi, è il colore del
lutto in alcuni altri. Un occidentale non si sorprende se nei costumi e nel
trucco dei teatri vietnamiti il rosso è il simbolo dell’ira, ma ben
difficilmente immagina che il bianco simboleggia il tradimento e il nero l’audacia.
Precise ricerche hanno mostrato che ovunque vi è una
notevole base comune per le reazioni umane al colore. Il rosso, il giallo, il
verde e il blu sembrano colori focali
per il genere umano. Prima di imparare a parlare, i bambini tendono a
preferire questi colori e ad escludere i colori intermedi e i nomi dei colori
focali sono i primi ad essere appresi.
Inoltre, classificando le lingue in ordine di complessità
riguardo alla terminologia impiegata per i colori, si trova che i relativi
nomi appaiono in un ordine ben preciso. Alcune lingue, tra cui parecchie della
Nuova Guinea, hanno solo due termini fondamentali per i colori, che
corrispondono al nero e al bianco o allo scuro e al chiaro. Altri termini che
si riferiscono ai colori non sono fondamentali perché, ad esempio, sono
limitati a oggetti specifici.
Gli antropologi Brent Berlin e Paul Kay affermano che anche nelle lingue più complesse non vi sono più di 11 termini fondamentali per definire i colori e propongono, dato che le società hanno progressivamente distinto meglio i colori, che questi termini fondamentali siano apparsi in questa sequenza storica: bianco e nero; rosso; giallo e verde; blu; marrone; porpora, rosa, arancione e grigio (gli ultimi quattro in qualsiasi ordine).
Naturalmente vi sono molti più nomi di colori in una lingua come l’italiano: il cremisi, ad esempio, non viene considerato fondamentale perché copre una parte della gamma del rosso, e termini come biondo non vengono considerati perché si applicano solo a certi tipi di oggetti o materiali, analogamente a ciò che avviene in molte società primitive dove i termini che si riferiscono ai colori sono derivati dagli oggetti.
Termini usati per un colore in lingue differenti possono
non coprire la medesima gamma di colore. Ma i fuochi
dei termini, cioè gli esempi più tipici dei colori indicati, concordano
sempre. Molte persone associano strettamente i colori con altre esperienze
sensoriali. Così, il poeta Rimbaud pensava che a ogni vocale corrispondesse
un determinato colore: A = nero, E = bianco, I = rosso, 0 = blu e U = verde.
Rimskij-Korsakov associava a differenti chiavi musicali un determinato colore:
do maggiore = bianco, re maggiore = giallo, mi maggiore = blu, fa maggiore =
verde.
Tralasciando queste reazioni personali, pare che alcune qualità vengano generalmente assegnate ai colori. In una certa misura esse sono influenzate da differenze di cultura o da situazioni ambientali. Su una base di valutazione buono-cattivo, il bianco viene considerato maggiormente in Asia che in Occidente; il giallo di più in Tailandia che in qualsiasi altro paese, probabilmente per ragioni religiose. In termini di potenza, il verde è considerato un colore forte nei paesi aridi.
È
impressione generale, tuttavia, che vi siano più uniformità che differenze
nel significato dei colori nelle varie culture. Il grigio, il giallo e il
bianco sono considerati normalmente deboli, mentre il rosso viene quasi sempre
visto come potente e attivo. Il blu viene giudicato quasi dappertutto come un buon
colore.