Lessico


Achille

Achille sta fasciando un braccio all'amico Patroclo

Condottiero dei Mirmidoni alla guerra di Troia, figlio del re Peleo e della dea marina Tetide, fu educato prima dal centauro Chirone, poi dal vecchio Fenice. Quando scoppiò la guerra troiana, la madre, conscia del suo destino, lo nascose a Sciro tra le figlie del re Licomede, ma Ulisse lo scovò e Achille fu a Troia il campione dei Greci.

Omero nell'Iliade lo coglie in un breve momento delle sue gesta: dall'ira che provoca in lui Agamennone quando gli toglie la schiava Briseide, alla pietà che gli suscita la vista di Priamo venuto a chiedere la restituzione del cadavere di Ettore, suo figlio, che Achille stesso ha ucciso in duello dopo essere tornato in battaglia per vendicare la morte dell'amico Patroclo. L'Iliade trae argomento dalle passioni di Achille, rese come esasperazioni dei più nobili sentimenti giovanili frustrati dalle passioni intemperanti degli adulti. Il tutto sofferto nella prospettiva di una morte prematura.

Alla base di tale interpretazione poetica del mito di Achille troviamo due temi: l'iniziazione eroica (quasi l'immagine di un paradiso perduto) e l'immortalizzazione mancata. Achille, nato da un mortale e da una dea, poteva diventare lui stesso immortale se sua madre fosse riuscita a immergerlo completamente nello Stige (un fiume infernale); ma da quel bagno magico restò fuori il tallone, dove il condottiero fu colpito mortalmente dal troiano Paride (da cui la locuzione tallone d'Achille, punto debole, parte vulnerabile di una persona).

Dei poemi posteriori e delle opere tragiche che ne narravano la fanciullezza e la morte rimangono solo alcuni brani in Pindaro (Nemea III e VIII, Istmica VIII), mentre il suo amore per la figlia di Priamo Polissena è ricordato nell'Ecuba di Euripide. In questo giovane eroe semplice, istintivo, ma anche complesso, ricco di sentimenti e ideali talora contraddittori, i Greci videro in ogni tempo l'esemplare più perfetto della loro stirpe.

Achille con Chirone
basilica di Ercolano - 45/79 dC

Mirmidoni

Nella mitologia greca erano gli abitanti dell'isola di Egina nel golfo Saronico. Furono al seguito di Achille durante la guerra di Troia. Secondo la tradizione, durante il regno di Eaco, nonno di Achille, Era, sposa di Zeus, inviò una pestilenza a sterminare gli abitanti dell'isola, perché Zeus amava Egina, la fanciulla da cui l'isola aveva preso il nome. Eaco, disperato, chiese a Zeus di trasformare le numerose formiche dell'isola in esseri umani che ripopolassero la sua città. Zeus acconsentì e i nuovi abitanti di Egina si chiamarono Mirmidoni, dal greco mýrmëkes, che significa appunto formiche.