Lessico


Georges Louis Leclerc Buffon

Musée Buffon di Montbard
François-Hubert Drouais (Parigi 1727-1775)

Naturalista e filosofo francese (Montbard, Digione, 1707 - Parigi 1788). Di famiglia borghese, compì gli studi giuridici ma si interessò ben presto di problemi scientifici. Eletto membro dell'Académie des Sciences, ottenne nel 1739 la carica di intendente al Jardin du Roy, dove lavorò infaticabilmente sino alla vecchiaia, ampliando questa istituzione e componendo la sua grande opera in 44 volumi, Histoire naturelle générale et particulière avec la description du Cabinet du Roy (1749-88), in collaborazione con altri studiosi fra cui l'anatomista Louis-Jean-Marie Daubenton (Montbard, Côte d'Or, 1716-Parigi 1800).

Forse Buffon fu un po' più prolisso del nostro Ulisse Aldrovandi, al quale non risparmiò le dovute critiche, affermando addirittura che i trattati di Ulisse potrebbero condensarsi in un decimo del totale!

L'opera di Buffon, tra i migliori testi scientifico-filosofici dell'illuminismo francese, diede un contributo decisivo alla geologia, biologia e filosofia della natura del Settecento e procurò gran fama all'autore. Alle descrizioni minuziose dei naturalisti del primo Settecento che ricercavano nella natura la perfezione meccanica del grande disegno divino, ricostruito nei termini di una scienza e di una filosofia di derivazione cartesiana, Buffon contrappose una visione plastica e immediata degli animali, specialmente quadrupedi e uccelli, più vicini all'esperienza quotidiana dell'uomo agricoltore e cacciatore, e nello stesso tempo elaborò una nuova concezione della scienza e della natura, superando, sulla scorta di Newton e Locke, la concezione meccanicistica cartesiana: la materia non è passiva, ma attiva.

La natura non deve quindi essere riportata a un disegno statico e prestabilito, ma a un ordine autonomo di leggi, a un processo continuo di interazione fra cause ed effetti che deve essere seguito risalendo al passato. In tal modo la storia naturale diviene storia della natura. La sua grande opera inizia infatti con una Histoire et théorie de la Terre, una trattazione geologica e cosmologica (integrata nel 1778 con le Époques de la nature) nella quale Buffon rompe con la cosmogonia mosaica e suppone che la Terra abbia ca. 75.000 anni e che la causa più importante delle sue trasformazioni non sia stato il diluvio biblico, ma l'insieme di fattori naturali che agiscono lentamente e tuttora, come il calore e l'erosione delle acque.

Qui, tra l'altro, espone la nota ipotesi sull'origine della Terra staccatasi dalla materia incandescente del Sole per l'urto di una cometa e sulla cui superficie, raffreddatasi in epoche successive, la vita è sorta per effetto delle sole forze naturali.

A fondamento materiale della vita Buffon pone le molecole organiche, una sorta di atomi vitali indistruttibili che si aggregano e disgregano formando gli organismi, e in base a questa teoria sviluppa una concezione biologica generale che, pur apparendo speculativa, contribuì al superamento della concezione preformista della generazione e condusse a una nuova teoria epigenetica dello sviluppo.

Buffon, elaborando una concezione già proposta da Pierre-Luis Moureau de Maupertuis (Saint-Malo 1698-Basilea 1759), pensa che le molecole organiche contenute nel cibo vengano assimilate dai vari organi, dove subiscono l'effetto di un'impronta, di uno stampo interno tipico di ciascuna specie. Le molecole sovrabbondanti, raccolte negli organi genitali e quindi nel seme maschile e femminile, si mescolano nel concepimento e ognuna si dispone a costituire l'organo corrispondente a quello da cui deriva, spiegando in tal modo sia la somiglianza di un figlio con ambedue i genitori sia i processi di rigenerazione.

Benché sostenitore della generazione spontanea, Buffon ritenne che il preciso ordine delle molecole organiche e delle forze a esse inerenti comportasse una costante riproduzione della specie e concepì la specie come l'unico concetto valido nello studio delle forme viventi.

Buffon respinse quindi come artificiali tutte le categorie introdotte per la classificazione polemizzando in particolare con Linneo, che pose divisioni arbitrarie nella natura, per sé caratterizzata da una continuità completa di tutte le forme e di tutti i processi.

Pur sostenendo questa continuità, che lega tutti i viventi alla trasformazione storica della Terra, Buffon non accettò la concezione evoluzionistica, proposta in particolare da Maupertuis; ritenne che soltanto alcune specie siano derivate da altre, in genere per un processo degenerativo e che varietà e razze siano sorte per effetto del clima e delle condizioni ambientali.

Così nella Histoire naturelle de l'homme e in altri scritti sostenne l'unità della specie umana posta in dubbio da vari contemporanei che tendevano a fare di ogni razza una specie distinta.

1908 - Jardin des Plantes, Parigi
Jean Carlus (Francia 1852-1930)

La critica di Buffon a Ulisse Aldrovandi

Nel 1774 Giovanni Fantuzzi pubblicava la biografia di Aldrovandi e non omise di citare la critica di Buffon nei confronti di Ulisse. A mio avviso Fantuzzi ha dato un colpo di lima al testo di Buffon. Ma, a dirla tutta, Buffon è stato sin troppo benevolo nei confronti di Ulisse. Si vede che non ha mai avuto la sfortuna - come il sottoscritto - di dover tradurre una millesima parte degli elaborati naturalistici del Bolognese, cioè quella relativa al pollo.

Nel tradurre queste 170 pagine, Buffon sarebbe incappato non solo in un greco incomprensibile e in fantasmagoriche citazioni latine, ma anche in polli chiaramente pentadattili che Aldrovandi scotomizzò, anzi, che affermò non esistere, così come non esistono uccelli pentadattili (fatta eccezione per il suo Porfirio, quello giuntogli dalla Spagna, ma che non fa parte dell'Ornitologia, bensì del Discorso naturale). Invece Buffon a pagina 124 del II volume della sua Histoire naturelle des oiseaux (1771) descrisse, seppur in modo sintetico, i polli a 5 dita, aggiungendo, giustamente, che talora sono presenti 6 dita. Nel descrivere questa situazione anatomica non entrò in polemica con Ulisse, per cui si può presumere che non ne conoscesse l'equivalente testo mendace.

Io credo che Buffon, vista la prolissità di Ulisse, decise di spulciare ben poco i suoi trattati, soprattutto, non li analizzò da un punto di vista scientifico. Effettivamente non ne valeva la pena.

Buffon aveva un po' il dente avvelenato nei confronti dei Tedeschi, tanto da citare Gessner telegraficamente. Eppure Conrad Gessner fu un grande, una persona molto precisa, assai affidabile, non certo arraffona come Ulisse. Non posso giudicare tutte le opere di Aldrovandi. Mi fermo all'Ornitologia. Orbene, se Buffon fosse vivo, avrei una cosa da suggerirgli: era più che sufficiente che Aldrovandi si limitasse a stilare un'appendice all'Ornitologia di Gessner, corredandola dei suoi esperimenti personali e di quelli eseguiti su commissione, soprattutto arricchendola con quell'impareggiabile patrimonio iconografico che solo i suoi scagnozzi - i suoi frustrati Artisti - seppero realizzare.

Ecco in sequenza il testo di Fantuzzi e di Buffon.