Lessico


Etymologicum magnum

I primi esempi noti di dizionari sono dell'età alessandrina. Al I secolo risale il primo dizionario latino (perduto), opera del grammatico Marco Verrio Flacco. Importantissimo nella storia della cultura greca e in genere di quella occidentale è il cosiddetto Lexicon Suidas dei sec. X-XI, raccolta di circa 30.000 voci riguardanti la lingua, la letteratura e la storia greca, che servì da modello alle opere dei secoli successivi.

Altrettanto importante fu il dizionario etimologico greco compilato tra il 1100 e il 1250, l'Etymologicum magnum, seguito ancora al principio dell'Ottocento. L'epoca in cui i dizionari veri e propri e i dizionari enciclopedici o le enciclopedie cominciano a distinguersi nettamente è segnata dall'opera di Pierre Bercheure (1290-1382), De proprietatibus rerum, un'enciclopedia in cui il Dictionarius costituisce una sezione a sé.

Durante l'Umanesimo e il Rinascimento, con l'introduzione della stampa tipografica, i dizionari ebbero una diffusione larghissima. Nel 1591 l'Accademia della Crusca iniziò i lavori per la compilazione del proprio Vocabolario degli Accademici della Crusca, la cui prima edizione (1612) servì da esempio a iniziative analoghe in Francia e in Spagna. Nei due secoli che seguirono, l'impianto tradizionale del dizionari non subì modifiche sostanziali: anche il fondamentale dizionari inglese di Samuel Johnson (1755) si rifà sostanzialmente alle opere delle accademie italiana, francese, spagnola.

Marco Verrio Flacco

Marco Verrio Flacco (metà del I sec. aC - 30 dC), originario come Claudio Eliano .di Preneste (oggi Palestrina in provincia di Roma), fu il più grande filologo e grammatico del tempo. Fu maestro dei nipoti di Augusto, Gaio e Lucio. Scrisse diverse opere filologiche (purtroppo perdute) e il repertorio lessicale De verborum significatu (il significato delle parole), una specie di vocabolario, dove le parole erano spiegate nel valore etimologico, storico e giuridico. Di questa opera, vastissima, possediamo un compendio di Festo Sesto Pompeo, del II secolo, in 20 libri, a sua volta epitomato da Paolo Diacono, il famoso storico dei longobardi del secolo VIII. E così, a furia di compendi, l'opera di Verrio Flacco ci è giunta molto lacunosa. In ogni caso, le informazioni trasmesse sono molte preziose. Verrio Flacco fu anche autore dei Fasti Prenestini, un'opera in cui illustrava, mese per mese (come nei Fasti di Ovidio) gli avvenimenti di Preneste, sua città  natale. L'opera è andata perduta.

Grazie a Verrio Flacco sappiamo, ad esempio, che il mese di febbraio, februarius in latino, deve il suo nome all'antichissimo rito delle februa - espiazioni, purificazioni,  dal verbo februo = io purifico - che avvenivano alla fine dell'anno del vecchio calendario romano. Nel calendario romano arcaico, febbraio era l'ultimo mese dell'anno. Con il 23 di febbraio (festa dei Terminalia in onore del dio Termine) e con il giorno successivo (Regifugium, la festa per la cacciata dei re), a esso sacralmente legato, terminava ufficialmente l'anno. I giorni seguenti, fino a marzo con cui incominciava il nuovo anno sacro, erano considerati quasi fuori del tempo: erano i giorni intercalari che si aggiungevano di volta in volta per far coincidere l'anno calendariale con l'anno solare.