Lessico


Galizia

In spagnolo Galicia, in galiziano Galiza. L'aggettivo italiano gallego o gagliego - dal latino Gallaecus o Callaecus, tramite il portoghese galego e lo spagnolo gallego - ha il significato di proprio della Galizia; abitante o nativo della Galizia e la lingua che vi si parla. Da non confondere la Galizia spagnola con l'omonima regione storica dell'Europa centro-orientale divisa tra la Polonia e l'Ucraina, l'ex Regno di Galizia e Lodomeria.

L'eredità celtica della Galiza spagnola viene spesso celebrata e talvolta si sostiene che l'ultima persona che parlava il Celtico Galiziano morì nel XV secolo. Infatti, il nome Galizia (Galiza) deriva da quello di un'antica tribù celtica che risiedeva in quest'area, i Gallaeci. Gli Svevi vi giunsero nel sec. V alla caduta dell'impero romano, non scesero a sud del Douro e fecero della Gallaecia l'epicentro del loro regno con capitale a Braga e porto fortificato a Portus Cale, ossia Porto.

In tutto il Brasile (così come in Portogallo) per designare un soggetto dai capelli biondi si dice louro o loiro, derivato dal latino aureus = color dell'oro, ma nel sud del Brasile è pure frequente l'impiego dell'aggettivo galego, forse perché i capelli biondi erano stati impiantati in Galizia dai Celti o dagli Svevi, oppure perché la Galizia era famosa per le sue miniere d'oro. Ma non si può escludere che galego nel senso di biondo sia dovuto più alle massicce migrazioni in Brasile dall'ex Regno di Galizia e Lodomeria (tanto da essere etichettate come Febbre brasiliana) anziché dalla Galizia spagnola. In Brasile galego (ma stavolta in senso spregiativo) ha pure il significato di portoghese.

Non si può però escludere che effettivamente i Celti o gli Svevi abbiano trapiantato in Galizia la carenza di eumelanina così come i Normanni trapiantarono pelle chiara e capelli biondi in Puglia, tratti somatici ancor oggi presenti in questa regione grazie magari a Roberto il Guiscardo della famiglia normanna degli Altavilla (Hauteville-le-Guichard, stanziata nella penisola del Cotentin), il quale nel 1059 si dichiarò vassallo di papa Niccolò II e in cambio ricevette l'investitura del Ducato di Puglia e Calabria come feudi della Chiesa. Se non bastassero pelle e capelli chiari come eredità normanna, basti pensare a San Vito dei Normanni in provincia di Brindisi, che, a dirla tutta, sino al 1863 si chiamò San Vito degli Schiavoni, in memoria d’una colonia slava.

La Galizia è una regione storico-amministrativa autonoma della Spagna (29.574 kmq, 2.848.000 ab., capoluogo Santiago de Compostela) di cui costituisce l'estremo lembo nord-occidentale. È suddivisa nelle province di La Coruña, Lugo, Orense e Pontevedra. Confina a est con le Asturie e la Castiglia-León, a sud col Portogallo; a nord e a ovest si affaccia all'Oceano Atlantico con coste alte e articolate in profonde insenature (rías) che si alternano a promontori rocciosi (Punta de la Estaca de Bares, Cabo de Finisterre: estremità rispettivamente settentrionale e occidentale della Spagna).

Il territorio è prevalentemente montuoso, comprendendo a est il settore occidentale della Cordigliera Cantábrica (Pico de Rubia, 2214 m) e a sudest il massiccio della Galizia (Cabeza de Manzaneda, 1778 m); lo attraversano numerosi fiumi tra i quali il Miño, che segna nel tratto terminale il confine col Portogallo; il Sil, suo affluente di sinistra; l'Ulla e il Tambre. Il clima, che risente dell'influsso oceanico, è temperato e umido, con precipitazioni abbondanti (1500 mm annui).

La popolazione si addensa nella fascia costiera dove sono situate La Coruña, Pontevedra, Vigo ed El Ferrol; tra le città dell'interno le più importanti sono Lugo, Orense e Santiago de Compostela. L'economia si basa sull'agricoltura (cereali, patate, frutta, ortaggi), sull'industria, attiva nei settori conserviero, molitorio, del cemento, metallurgico, meccanico, cantieristico e della raffinazione del petrolio e sulla pesca (merluzzi, tonni, sardine), favorita dalla presenza di numerosi porti naturali. Scarsamente sfruttate le miniere di ferro, stagno e tungsteno.

I Celti vi si stabilirono verso il sec. VI aC, concentrandovisi dopo l'invasione degli Iberi. Sul fondo celtico, rimasto essenziale, si sovrappose la conquista romana (spedizione di Decimo Giunio Bruto, 138-136 aC), che unì la Galizia alla Tarraconense; più tardi, i “conventi” di Lucus (Lugo), Brácara (Braga, Portogallo) e Asturica (Astorga) formarono la provincia Nova (216 dC), chiamata quindi Gallaecia. Importanti monumenti (il faro di La Coruña, ponti, strade, ecc.) conservano il ricordo della romanizzazione, assieme alla bella lingua romanza, il galiziano, in origine identica al portoghese. Alla caduta dell'Impero, gli Svevi, che avevano conquistato la regione, vi costituirono un regno barbarico durato 176 anni, fino alla conquista visigota (585). Poco importante dovette essere invece il dominio musulmano, presto sostituito da quello del regno asturiano-leonese.

Il Medioevo è caratterizzato in Galizia, oltre che dalle lotte fra feudatari laici ed ecclesiastici, da numerosi tentativi normanni di sbarco sulle coste. Nei sec. IX-X cominciò ad affermarsi il vescovo di Santiago de Compostela; famoso fu soprattutto l'arcivescovo Gelmírez (m. 1140 ca.), divenuto quasi un sovrano. L'avanzata della riconquista cristiana verso il sud e l'affermarsi della Castiglia fecero della Galizia, specie dall'epoca dei re cattolici in poi, una regione periferica di piccoli feudatari rurali. Dopo un inizio di rinascita commerciale nel sec. XVIII e l'effimero impeto antinapoleonico degli inizi del XIX, la regione decadde economicamente. Nella seconda metà del secolo si manifestò un movimento regionalista e autonomista, privo però dell'asprezza politica che ebbe in altre regioni spagnole (Catalogna, Paesi Baschi) e notevole soprattutto sul piano dei risultati poetici e letterari.

I primi documenti scritti della lingua galiziana (o gallego) risalgono al sec. XI; ma solo nei sec. XIII-XIV, anche per gli influssi europei giunti in larga misura lungo la storica strada del pellegrinaggio a Santiago de Compostela, fiorisce una lirica originale galaico-portoghese, di stile trovadorico e di temi religiosi e profani, a opera di numerosi rimatori anche di origine non galiziana, come il re castigliano Alfonso X.

Con Macías “l'innamorato” (fine sec. XIV) e il quattrocentesco Juan Rodríguez del Padrón la fioritura lirica della Galizia medievale termina in uno stanco manierismo. Il distacco dal Portogallo e l'egemonia politica e letteraria della Castiglia sulla Galizia fanno di quest'ultima una modesta provincia emarginata e la sua lingua si abbassa al livello di un dialetto contadino. Solo nel sec. XIX, e come conseguenza del “neopopolarismo” romantico, si assiste alla sua resurrezione, anticipata peraltro da due “illuminati” settecenteschi: Feijoo e Sarmiento.

La rinascita è soprattutto lirica e impersonata da tre poeti di rilevante personalità: Rosalía de Castro (1837-1885), Eduardo Pondal (1835-1917) e Manuel Curros Enríquez (1851-1908), mentre con Ramón Cabanillas (1876-1959), molto vicino alla poetica dei modernisti, il gallego conferma la propria autonomia lirica anche nel primo Novecento. I decenni successivi, nonostante le difficoltà di vario genere (non ultima la nessuna simpatia della cultura ufficiale spagnola per le lingue e le letterature non castigliane), sono stati pure ricchi di poeti: Luis Pimentel (1895-1958), Manuel Antonio (1900-1930), cronologicamente primo degli “avanguardisti”, Luis Amado Carballo (1901-1927), notevole anche come prosatore, Aquilino Iglesia Alvariño (1909-1961), lirico rurale e virgiliano, Luis Seoane, voce poetica degli innumerevoli galiziani emigrati oltre oceano, Álvaro Cunqueiro (1911-1981), dotatissimo scrittore bilingue, Celso Emilio Ferreiro (1914-1980), poeta civile di forti accenti, Antonio Tovar (n. 1921), Manuel Cuña (n. 1926), Manuel María (n. 1930), fecondo e impegnato, Xosé Luis Méndez Ferrín (n. 1938).

Anche la narrativa ha avuto nomi importanti: Eduardo Blanco-Amor (1900-1979), Anxel Fole (1903-1986), il già citato Cunqueiro; il teatro, invece, il caso singolare di Alfonso Rodríguez Castelao (1886-1950), pittore, drammaturgo, saggista e prosatore politico di forte personalità, esule dopo la guerra civile del 1936. La larga autonomia concessa alla Galizia dalla Costituzione spagnola del 1978, e la conseguente introduzione dell'insegnamento della lingua regionale in tutte le scuole, hanno avuto importanti effetti in sede culturale. Il massiccio aumento di parlanti, e quindi di lettori, ha incoraggiato la pubblicistica e l'editoria; la Xunta (governo regionale) contribuisce gestendo o finanziando i mass-media, appoggiando istituti culturali, bandendo concorsi a premi, ecc.

Risultati concreti si sono avuti soprattutto per la poesia e la narrativa; mentre più in difficoltà sembrano ancora la saggistica e il teatro. Si infittisce di anno in anno la schiera dei poeti nuovi, fra i quali è doveroso ricordare almeno Xosé M. Àlvarez Cáccamo, mentre tra i narratori citiamo Xosé Neira Vilas, Carlos Casares e Alfredo Conde. Nel teatro figura di spicco è Manuel Lourenzo, autore, regista, critico e ricercatore, che ha “scoperto” autori e lavori teatrali galiziani del passato, finora inediti.

Gallaecia

The modern Flag of Galicia was created in the 19th century as a copy of the naval flag of the Galician city of A Coruña. During the 19th century many thousands of Galicians were emigrating to the Americas. A Coruña was the main Galician port where most of them departed from. Tradition has it that the Galician emigrants thought that the A Coruña naval flag flying on the emigrant ships was actually the flag of Galicia. Therefore, when they arrived to the new world they started flying the A Coruña naval flag, believing that it was the flag of Galicia. Years later, the flag crossed the Atlantic back to the homeland, where it was officially adopted as the new national flag of Galicia.

Gallaecia or Callaecia was the name of a Roman province that comprised a territory in the north-west of Hispania (approximately present-day Galicia in Spain, northern Portugal, León (province) and Asturias). The most important city and historical capital of Callaecia was the town of Bracara Augusta, the modern Portuguese Braga.

Description

Main language areas in Iberia circa 200 BC

The Romans gave the name Gallaecia to the northwest part of the Iberian peninsula after the Gallaeci (Greek Kallaikoí or Kalaikoí) tribe (or Gallaecians), who adored the goddess Cailleach and had been their foremost enemy in the region. These Gallaeci lived in the Douro Valley with centre in Cale in the area that would become the Roman town of Portus Calle, today's Porto. However it is not sure that there was a specific tribe called Callaeci, because the main people between Douro and Lima rivers were the Bracari.

The wild Gallaecian Celts make their entry in written history in the 1st-century epic Punica of Silius Italicus (Tiberius Catius Silius Italicus, ca. 25-101) on the First Punic War:

Fibrarum et pennae divinarumque sagacem
flammarum misit dives Callaecia pubem,
barbara nunc patriis ululantem carmina linguis,
nunc pedis alterno percussa verbere terra
ad numerum resonas gaudentem plaudere caetras.
(book III.344-8)

"Rich Gallaecia sent its youths, wise in the knowledge of divination by the entrails of beasts, by feathers and flames— who, now crying out the barbarian song of their native tongue, now alternately stamping the ground in their rhythmic dances until the ground rang, and accompanying the playing with sonorous caetras (war shield) ".

Gallaecia, as a region, was thus marked for the Romans as much for its Celtic culture, the culture of the castros or castreja — hillforts of Celtic origin — as it was for the lure of its gold mines. This civilization extended over present-day Galicia, the north of Portugal, the western part of Asturias, the Berço, and Sanabria.

History

After the Punic Wars, the Romans turned their attention to conquering Hispania. The tribe of the Gallaicoi 60,000 strong, according to Paulus Orosius (Braga 380 - ?), faced the Roman forces in 137 BC in a battle at the river Douro (Spanish Duero, Portuguese Douro, Latin Durius), which resulted in a great Roman victory, by virtue of which the Roman proconsul Decimus Junius Brutus returned a hero, receiving the agnomen Gallaicus ("conqueror of the Gallaicoi"). From this time, Gallaecian fighters joined the Roman legions, to serve as far away as Dacia and Britain. The final extinction of Celtic resistance was the aim of the violent and ruthless Cantabrian Wars fought under the emperor Octavian from 26 to 19 BC. The resistance was appalling: collective suicide rather than surrender, mothers who killed their children before committing suicide, crucified prisoners of war who sang triumphant hymns, rebellions of captives who killed their guards and returned home from Gaul.

For Rome Gallaecia was a region formed exclusively by two conventus (community of Roman citizens) — the Lucensis and the Bracarensis — and was distinguished clearly from other zones like the Asturica, according to written sources:

Legatus asturiae et gallaeciae.
Procurator asturiae et gallaeciae.
Cohors asturium et gallaecorum.
Pliny: asturia et gallaecia.

In the 3rd century, Diocletian created an administrative division which included the conventus of Gallaecia, Asturica and perhaps Cluniense. This province took the name of Gallaecia since Gallaecia was the most populous and important zone within the province. In 409, as Roman control collapsed, the Suebi conquests transformed Roman Gallaecia (convents Lucense and Bracarense) into the kingdom of Galicia (the Galliciense Regnum recorded by Hydatius (Limica, Spain ca. 395-ca. 468) and Gregory of Tours (Clermont-Ferrand, ca. 538-Tours 594)).

In Beatus of Liébana (d. 798), Gallaecia refers to the Christian part of the Iberian peninsula, whereas Hispania refers to the Muslim one. The emirs found it not worth their while to conquer these mountains filled with fighters and lacking oil or wine.

In Charlemagne's time, bishops of Gallaecia attended the Council of Frankfurt in 794. During his residence in Aquisgran, he received embassies of the king Alfonsu II of Gallaecia et Asturiae(796-798) according to the Frankish chronicles.
Sancho III of Navarre in 1029 refers to Vermudo III as Imperator domus Vermudus in Gallaecia.

Autonomous Community of Galicia

The Autonomous Community of Galicia (also Galiza in Galician) has been part of Spain since the Middle Ages and historically has a close relationship with Portugal. It includes most of the Atlantic coast of Spain. Galicia is divided into four provinces: A Coruña, Ourense, Pontevedra, and Lugo.

The language of Galicia is Galician, which is spoken by a majority of the population; Castillian is also co-official. The population of Galicia is 2,762,198 . The capital city is Santiago de Compostela; the most populous cities are Vigo and A Coruña.

Svevi

Il più potente dei popoli che abitavano anticamente la Germania. Il nome degli Svevi (Suebi per i Romani) è alquanto oscuro e viene usato da Tacito per designare tutte quelle tribù che egli considerava germaniche e non sottomesse. Luogo d'origine degli Svevi era il Paese dei Sennoni tra l'Elba e l'Oder, nel bacino della Sprea e dell'Havel. È storicamente accertato che prima del 213 aC gli Svevi si stabilirono a sud della Selva di Turingia e che meno di un secolo più tardi il territorio da loro controllato raggiunse quasi il lago di Costanza. Nella Germania sud-occidentale, per quanto la denominazione generica di Svevi non fosse mai messa in discussione, si divisero in diverse sottotribù tra le quali spiccano gli Alamanni, i Bavari e i Marcomanni (molta incertezza permane in tal senso sugli Ermunduri, così come si è certi che al ceppo originario non appartenevano i Longobardi).

Suebi

The orange area shows one view of the extent
of the Suebian tribes in the first century AD

The Suebi or Suevi (from Proto-Germanic *swebaz based on the root *swe- meaning "one's own", cf. Suiones) were a group of Germanic peoples who were first mentioned by Julius Caesar in connection with Ariovistus' campaign, c. 58 BC. They remained a threat against the Romans on the Rhine until Nero Claudius Drusus secured the frontier c. 9 BC.

The historian Tacitus considered the Suebi to comprise the Quadi, the Semnones and the Marcomanni. Moreover, he included all North Germanic and East Germanic tribes that were not directly annexed by the Romans, but this was due to a misunderstanding. Tacitus noted them for their fashion of the Suebian knot.

The core tribe of the Suebi were the Semnones, but other tribes emanated from the Suebi, such as the Quadi and the Marcomanni and probably also the Hermunduri. The Suebi tribal group also included the Alamanni and the Langobards, but whether the latter group were part of the Suebi is doubtful.

In the 1st century AD, the Suebi were concentrated at the Elbe river, but the Huns would make some of them cross the Rhine and reach the Iberian Peninsula.

Early history

2000 years ago the Baltic Sea was known to the Romans as the Mare Suebicum. The Suebi eventually migrated south and west to reside for a while in the Rhineland area of modern Germany, where their name survives in the historic region known as Swabia. The Suebi under Ariovistus were invited into Gallia by the Sequani but soon came to dominate them and were finally defeated by Julius Caesar in 58 BC.

Migration period

Swabia

Closely related to the Alamanni and often working in concert with them, the Suebi for the most part stayed on the right bank of the Rhine until December 31, 406, when much of the tribe joined the Vandals and Alans in breaching the Roman frontier at Mainz, thus launching an invasion of the province of Gaul.
Part of the Suebi, the northern Suebi were mentioned in 569 under Frankish king Sigebert I in areas of today's Saxony-Anhalt. In connection to the Suebi, Saxons and Lombards, returning from the Italian Peninsula in 573, are also mentioned.

Suebian kingdom in Gallaecia

Suebian kingdom in Gallaecia
Notice that there were periods of control of territories south of the Tejo river
as far as the Algarve

While Vandals and Alans clashed with the Roman-allied Franks for supremacy in Gaul, the Suebi under their king Hermeric worked their way to the south, eventually crossing the Pyrenees and entering the Iberian Peninsula which was out of Imperial rule since the rebellion of Gerontius and Maximus in 409.

Passing through the Basque country, they settled in the Roman province of Gallaecia, in north-western Hispania (modern Galicia and northern Portugal), swore fealty to the Emperor Honorius and were accepted as foederati and permitted to settle, under their own autonomous governance. Contemporaneously with the self-governing province of Britannia, the kingdom of the Suebi in Gallaecia became the first of the sub-Roman kingdoms to be formed in the disintegrating territory of the Western Roman Empire. Suebic Gallaecia was the first kingdom separated from the Roman Empire to mint coins.

Iberian Peninsula (530 AD - 570 AD)

The Suebic kingdom in Gallaecia and northern Lusitania was established at 410 and lasted until 584 after a century of slow decline. Smaller than the Ostrogothic kingdom of Italy or the Visigothic kingdom in Hispania, it never reached major political relevance. After the kingdom of the Suebi was conquered by the Visigoths in 585, Braulio of Zaragoza (590 - 651) depicted the region as "the edge of the west in an illiterate country where naught is heard but the sound of gales". As the Suebi quickly adopted the local Hispano-Roman language, few traces were left of their Germanic tongue. Some influence on the Galician language and Portuguese language remained, like lawerka for Portuguese and Galician laverca (synonym of cotovia - lark - Alauda arvensis).

German invaders settled mainly in the areas of Braga (Bracara Augusta), Porto (Portus Cale), Lugo (Lucus Augusta) and Astorga (Asturica Augusta). Bracara Augusta, the modern city of Braga and former capital of Roman Gallaecia, became the capital of the Suebi.

Another Germanic group that accompanied the Suebi and settled in Gallaecia were the Buri. They settled in the region between the rivers Cávado and Homem, in the area know as Terras de Bouro (Lands of the Buri).

In 438 Hermeric ratified the peace with the Hispano-Roman local population and, weary of fighting, abdicated in favour of his son Rechila.

The irruption of Visigoths in the Iberian Peninsula from 416 sent from Aquitania by the Emperor of the West to fight the Vandals and the Alans resulted into an ephemeral expansion of the Suebi Kingdom: at its heyday Suebic Gallaecia extended as far as Mérida or Seville.

In 448 Rechila died, leaving the crown to his son Rechiarius who had converted to Roman Catholicism circa 447. Catholicism became official to the pagan Suebi and otherwise mostly Priscillianist population, only to convert to Arianism a few years later, under the rule of Remismund and to revert back to Catholicism by the middle of the next century.

In 456 Rechiarius died after being defeated by the Visigothic king Theodoric II, and the Sueve glory began to fade. The Sueve kingdom got cornered to the hostile northwest and political division arose across the river Minius (Minho or Miño) with two different kings ruling in both sides of the river. Despite the Visigoths' pressure, the Suebi maintained their nominal independence on the northwest until 584, when the Visigothic king Leovigild, dethroned Andeca, last king of the Suebi, in 585.

Regno di Galizia e Lodomeria

Stemma della Galizia e Lodomeria

La Galizia è una regione storica divisa tra la Polonia e l'Ucraina. Il Regno di Galizia e Lodomeria, o semplicemente Galizia, fu la più grande, la più popolata e la più settentrionale delle province dell'Impero Austro-Ungarico dal 1772 al 1918, con Leopoli come capitale. Fu creata dai territori presi alla Confederazione Polacco-Lituana durante le Spartizioni della Polonia e durò fino alla dissoluzione dell'Austria-Ungheria, alla fine della prima guerra mondiale. A partire dagli anni 1880 si ebbe un'emigrazione di massa dei contadini galiziani. L'emigrazione iniziò con carattere stagionale verso la Germania (da poco unificata e dall'economia dinamica) e divenne in seguito transatlantica, caratterizzata da spostamenti su grande scala verso Stati Uniti, Brasile e Canada.

Origine e variazioni del nome

Il nome Galicia et Lodomeria venne usato per la prima volta nel XIII secolo da Re Andrea II di Ungheria. Si trattava di una versione latinizzata dei nomi slavi Halych e Volodymyr, le due più grandi città del principato ucraino (o ruteno) di Halych-Volinia, che all'epoca era sotto il dominio ungherese.

L'origine del nome ucraino Halych (Halicz in polacco, Galich in russo, Galic in latino) è incerta. Alcuni storici credono che il termine abbia a che fare con le popolazioni di origine celtica che si insediarono nelle vicinanze, dato che è correlato a molti nomi simili di luoghi sparsi per l'Europa, come Galatia in Turchia, Gaul in Francia, e Galizia in Spagna. Altri sostengono che il nome sia di origine slava – da halytsa/galitsa che significa "collina spoglia", o da halka/galka che significa "taccola". La taccola (Coloeus monedula = Corvus monedula) venne usata nello stemma cittadino e in seguito anche su quello della Galizia. Il nome, comunque, nasce prima dello stemma, che potrebbe rappresentare un'etimologia popolare.

Anche se gli ungheresi vennero scacciati dall'Halych-Volinia nel 1221, i re ungheresi continuarono ad aggiungere Galicia et Lodomeria al loro titolo ufficiale. Nel XVI secolo questi titoli vennero ereditati, insieme alla corona ungherese, dagli Asburgo (1527). Nel 1772, l'imperatrice Maria Teresa, Arciduchessa d'Austria e Regina d'Ungheria, decise di usare quelle pretese storiche per giustificare la sua partecipazione alla prima spartizione della Polonia. Infatti, i territori acquisiti dall'Austria non corrispondevano esattamente a quelli dell'ex Halych-Volinia. La Volinia, compresa la città di Wlodzimierz Wolynski (Volodymyr Volyns'kyi) — dalla quale prende il nome la Lodomeria — venne presa dalla Russia, non dall'Austria. D'altronde, gran parte della Polonia Inferiore — che era storicamente ed etnicamente polacca, non Rutena (oggi la Rutenia, col nome di Transcarpazia, costituisce una provincia della Repubblica Ucraina) — divenne parte della Galizia. Inoltre, nonostante il fatto che la pretesa discendesse dalla corona ungherese storica, Galizia e Lodomeria non vennero ufficialmente assegnate all'Ungheria, e dopo l'Ausgleich (accomodamento) del 1867, si trovarono nella Cisleitania, ovvero la parte austriaca dell'Austria-Ungheria.

Il nome ufficiale completo delle nuove province austriache era:

Regno di Galizia e Lodomeria
con i Ducati di Auschwitz e Zator.

Dopo l'incorporazione della Libera Città di Cracovia, nel 1846, venne esteso a:

Regno di Galizia e Lodomeria, e Granducato di Cracovia,
con i Ducati di Auschwitz e Zator.

Stemma della Lodomeria

Ognuna di queste entità era formalmente separata; erano elencate in questo modo nei titoli dell'imperatore d'Austria, ognuna aveva la sua bandiera e il suo stemma distintivo. A scopi amministrativi, comunque, formavano una singola provincia. I ducati di Auschwitz (Oswiecim) e Zator erano piccoli principati storici a ovest di Cracovia, sul confine con la Slesia prussiana. La Lodomeria esisteva solo sulla carta; non aveva territorio e non poteva essere trovata su alcuna mappa.

Galizia e Lodomeria in varie lingue
Latino: Galicia et Lodomeria
Tedesco: Galizien und Lodomerien
Ungherese: Gácsország (o Halics) és Lodoméria
Polacco: Galicja i Lodomeria
Slovacco: Halic a Vladimírsko o Galícia a Lodoméria
Ucraino: Halychyna i Volodymyria
Romeno: Galitia si Lodomeria

Storia

Cambiamenti territoriali della Galizia 1772–1918

Prima delle spartizioni polacche

La regione corrispondente a quella che sarebbe diventata nota come Galizia appare essere stata incorporata, in gran parte, nell'Impero della Grande Moravia. Ciò viene attestato per la prima volta nel Manoscritto Nestoriano, nella parte riguardante il 981, quando Volodimiro il Grande del Rus' di Kiev conquistò le città della Rutenia Rossa nella sua campagna militare sul confine con la Polonia.

Nel secolo seguente, l'area passò brevemente alla Polonia (dal 1018 al 1031) e quindi nuovamente al Rus' di Kiev. In quanto uno dei tanti successori del Rus di Kiev, il Principato di Halych esistette dal 1087 al 1200, quando Roman il Grande riuscì infine a unirla alla Volinia nello stato di Halych-Volinia.

Nonostante le campagne anti-Mongole di Daniele di Halych, che venne incoronato primo re di Galizia, il suo stato pagò occasionalmente tributo all'Orda d'Oro. Il figlio di Daniele, Lev, spostò la sua capitale da Halych a Leopoli. La dinastia di Daniele tentò anche di ottenere il supporto papale e un più ampio sostegno in Europa, per un'alleanza contro i Mongoli, ma si rivelò incapace di competere con i poteri crescenti del Granducato di Lituania e Polonia. Negli anni 1340, la dinastia Rurikide si estinse, e l'area passò a Re Casimiro III di Polonia. Ma lo stato gemello di Volinia, assieme a Kiev, cadde sotto controllo lituano.

Successivamente, la regione comprese un possedimento polacco diviso in diversi voivodati. Ciò diede inizio a un'era di forte insediamento polacco tra la popolazione rutena. Anche l'immigrazione armena ed ebraica nella regione ebbe cifre consistenti. Numerosi castelli vennero costruiti durante questo periodo e vennero fondate alcune nuove città: Stanislawów (oggi Ivano-Frankivsk) e Krystynopol (oggi Chervonohrad).

La Galizia venne occupata due volte dai Turchi Ottomani negli anni 1490 e 1520, depredata dai pogrom dei Cosacchi ucraini e dalle invasioni russe e svedesi durante "il Diluvio". Gli svedesi tornarono durante la Grande Guerra del Nord degli inizi del XVIII secolo.

Dalla spartizione della Polonia al Congresso di Vienna

Mappa della Galizia nel 1836

Nel 1772, la Galizia costituiva la parte principale dell'area annessa dall'Austria nella prima spartizione. Come tale, la regione austriaca della Polonia, e quella che sarebbe diventata poi l'Ucraina, erano note come il Regno di Galizia e Lodomeria, per sottolineare le pretese ungheresi sulla regione. Comunque, una grande porzione di terre etnicamente polacche a ovest, venne aggiunta alla provincia, il che cambiò il riferimento geografico del termine Galizia. Leopoli (Lemberg) servì da capitale della Galizia Austriaca, che era dominata dall'aristocrazia polacca, nonostante il fatto che la popolazione della metà orientale della provincia fosse composta in maggioranza da ucraini, o "ruteni", come venivano chiamati all'epoca. In aggiunta all'aristocrazia e ai proprietari terrieri polacchi che abitavano quasi tutte le parti della Galizia, e i ruteni a est, esisteva una numerosa popolazione ebraica, anch'essa molto concentrata nelle zone orientali della provincia.

Durante i primi decenni del dominio austriaco, la Galizia venne fermamente governata da Vienna, e molte significative riforme vennero compiute da una burocrazia composta principalmente da tedeschi e cechi germanizzati. All'aristocrazia vennero garantiti i propri diritti, ma questi furono notevolmente circoscritti. Gli ex servi non erano più una semplice proprietà, ma divennero soggetti di legge e gli furono concesse determinate libertà personali, come il diritto di sposarsi senza il permesso del signore. I loro obblighi di lavoro vennero definiti e limitati, e potevano scavalcare il signore e appellarsi alle corti imperiali per avere giustizia. La Chiesa uniata di rito orientale, composta principalmente da ruteni, venne rinominata "Chiesa Greca Cattolica" per portarla a un livello di equivalenza con la Chiesa Cattolica Romana; ottenne dei seminari e in seguito anche un metropolita. Anche se impopolari tra l'aristocrazia, tra il popolo comune, i polacchi come gli ucraini/ruteni, queste riforme crearono una riserva di buona volontà nei confronti dell'imperatore, che durò fino alla fine del dominio austriaco. Allo stesso tempo, comunque, l'Austria estrasse dalla Galizia una considerevole ricchezza e coscrisse un gran numero della popolazione nel servizio armato.

Dal 1815 al 1860

Nel 1815, come risultato delle decisioni del Congresso di Vienna, l'area di Lublino e le regioni circostanti vennero cedute dall'Austria al Regno del Congresso di Polonia, che era governato dallo Zar, mentre la regione di Ternopil, compresa la regione storica della Podolia Meridionale, venne restituita all'Austria dalla Russia, che la deteneva fin dal 1809.

Gli anni 1820 e 1830 furono un periodo di governo assolutista da parte di Vienna, con la locale burocrazia galiziana ancora riempita di tedeschi e cechi germanizzati, anche se alcuni dei loro figli si stavano già polacchizzando. Dopo il fallimento dell'insurrezione di novembre nella Polonia russa nel 1830-31, alla quale parteciparono poche migliaia di volontari galiziani, molti rifugiati polacchi arrivarono in Galizia. L'ultima parte degli anni 1830 furono pieni di organizzazioni cospiratorie polacche, la cui opera culminò nella sfortunata insurrezione galiziana del 1846, facilmente sedata dagli austriaci con l'aiuto dei contadini galiziani, che rimasero leali all'imperatore. Questa insurrezione si ebbe solo nella parte occidentale della Galizia, popolata da polacchi, e il conflitto fu tra patrioti, nobili e ribelli da una parte e indifferenti contadini polacchi dall'altra. Nel 1846, come uno dei risultati della fallita rivolta, l'ex città capitale polacca di Cracovia che era stata una Libera Città e una repubblica, divenne parte della Galizia, amministrata da Lemberg.

Negli anni 1830, nella parte orientale della Galizia si ebbero i primi segni di un risveglio nazionale tra i ruteni. Un circolo di attivisti, principalmente seminaristi greco-cattolici, influenzati dal movimento romantico in Europa e dall'esempio di altri compatrioti slavi, in particolare nell'Ucraina orientale sotto dominio russo, iniziarono a volgere la loro attenzione al popolo comune e al suo linguaggio. Nel 1837, la cosiddetta Triade Rutena, guidata da Markiian Shashkevych, pubblicò La Ninfa del Nistro, una collezione di canti popolari e di altro materiale nella comune lingua rutena. Allarmate da un tale democraticismo, le autorità austriache e il metropolita greco-cattolico, misero al bando il libro.

Nel 1848 si ebbero rivoluzioni a Vienna e in altre parti dell'Impero Austriaco. A Lemberg si formò un Consiglio Nazionale Polacco, e successivamente un Consiglio Supremo Ucraino, o Ruteno. Ancor prima che Vienna agisse, i rimasugli della servitù vennero aboliti dal Governatore, Franz Stadion, nel tentativo di ostacolare i rivoluzionari. Oltre a ciò, le richieste polacche per l'autonomia galiziana vennero contrastate dalle richieste rutene per l'uguaglianza nazionale e per una partizione della provincia in una parte orientale e rutena e una occidentale e polacca. Alla fine, Lemberg venne bombardata dalle truppe imperiali e la rivoluzione sedata completamente.

Seguì un decennio di rinnovato assolutismo. Per placare i polacchi, il Conte Agenor Goluchowski, un rappresentante conservatore dell'aristocrazia galiziana orientale (i cosiddetti Podoliani), venne nominato viceré. Egli iniziò a polacchizzare l'amministrazione locale e riuscì a far mettere da parte le idee rutene di partizione della provincia. Non ebbe comunque successo nel costringere la Chiesa Greca Cattolica a passare all'uso del calendario gregoriano, o tra i ruteni in generale, a sostituire l'alfabeto cirillico con quello latino.

Esperimenti costituzionali

Nel 1859, a seguito della sconfitta militare austriaca in Italia, l'Impero entrò in un periodo di sperimentazione costituzionale. Nel 1860, il governo di Vienna, influenzato da Agenor Goluchowski, emanò il suo "Diploma d'ottobre", che prevedeva una federalizzazione conservatrice dell'impero. Ma una reazione negativa dei territori di lingua tedesca portò a cambiamenti nel governo e all'emissione del "Brevetto di febbraio" che diluì questa decentralizzazione. Ciononostante, nel 1861 alla Galizia venne garantita un'Assemblea Legislativa, o Sejm. Anche se inizialmente la rappresentanza dei contadini polacchi e ruteni pro-asburgici era considerevole in questo organo (circa metà dell'assemblea), e vennero discusse le pressanti questioni sociali e rutene, le pressioni amministrative limitarono l'efficacia dei rappresentanti dei contadini e dei ruteni e la Sejm venne dominata dall'aristocrazia e dai possidenti terrieri polacchi, che erano favorevoli a un'ulteriore autonomia. In quello stesso anno, delle sommosse esplosero nella Polonia russa e in parte arrivarono fino in Galizia, La Sejm cessò di riunirsi.

Nel 1863 la rivolta aperta scoppiò nella Polonia russa e dal 1864 al 1865 il governo austriaco dichiarò lo stato di assedio in Galizia, sospendendo temporaneamente le libertà civili.

Il 1865 portò un ritorno a idee federali che seguivano le linee suggerite da Agenor Goluchowski, e negoziazioni sull'autonomia iniziarono nuovamente tra l'aristocrazia polacca e Vienna.

Nel frattempo, i ruteni si sentivano sempre più abbandonati da Vienna e tra i "Vecchi Ruteni" riuniti attorno alla Cattedrale Greco-Cattolica di San Giorgio, si ebbe un volgersi verso la Russia. I sostenitori più estremisti di questo orientamento vennero a essere conosciuti come "Russofili". Al tempo stesso, influenzati dalla poesia in lingua ucraina del poeta ucraino orientale, Taras Shevchenko, sorse un movimento ucrainofilo che pubblicò opere letterarie in vernacolo ucraino/ruteno e fondò una rete di sale di lettura. I sostenitori di questo orientamento divennero noti come "Populisti", e poi semplicemente come "Ucraini". Quasi tutti i ruteni comunque, speravano ancora nell'uguaglianza nazionale e in una divisione amministrativa della Galizia secondo linee etniche.

Autonomia galiziana

Nel 1866, a seguito della battaglia di Sadowa e della sconfitta austriaca nella Guerra Austro-Prussiana, l'Impero Austriaco iniziò a sperimentare crescenti problemi interni. Nel tentativo di raccogliere sostengo per la monarchia, l'imperatore Francesco Giuseppe iniziò dei negoziati per giungere a un compromesso con la nobiltà magiara, al fine di assicurarsene il sostegno. Alcuni membri del governo, come il primo ministro austriaco Conte Belcredi, consigliarono l'imperatore di fare un più completo accordo costituzionale con tutte le nazionalità, che avrebbero creato una struttura federale. Belcredi era preoccupato che un accomodamento con gli interessi magiari avrebbe alienato le altre nazionalità. Comunque, Francesco Giuseppe non fu in grado di ignorare il potere della nobiltà magiara, ed essa non avrebbe accettato niente di meno che il dualismo tra sé e le tradizionali élite austriache.

Alla fine, dopo il cosiddetto Ausgleich (accomodamento) del febbraio 1867, l'Impero Austriaco venne riformato nella dualista Austria-Ungheria. Anche se i piani cechi e polacchi per far sì che le loro parti della monarchia venissero incluse nella struttura federale fallirono, prese il via un lento ma stabile processo di liberalizzazione del dominio austriaco in Galizia. I rappresentanti dell'aristocrazia polacca e dell'intellighentsia si rivolsero all'imperatore chiedendo una maggior autonomia per la Galizia. Le loro domande non vennero accolte totalmente, ma nel corso degli anni successivi vennero fatte diverse significative concessioni verso l'istituzione dell'autonomia galiziana.

Dal 1873, la Galizia fu de facto una provincia autonoma dell'Austria-Ungheria con il polacco e a un livello molto inferiore l'ucraino, come lingue ufficiali. La Germanizzazione era stata fermata e la censura sollevata. La Galizia fu soggetta alla parte austriaca della monarchia duale, ma la Sejm galiziana e l'amministrazione provinciale ebbero privilegi e prerogative estese, in particolare nel campo di istruzione, cultura e affari interni.

Questi cambiamenti vennero supportati dai principali intellettuali polacchi. Nel 1869 un gruppo di giovani pubblicisti conservatori di Cracovia, tra cui Józef Szujski, Stanislaw Tarnowski, Stanislaw Kozmian e Ludwik Wodzicki, pubblicò una serie di pamphlet satirici intitolati Teka Stanczyka (Il Portfolio di Stanczyk). Solo cinque anni dopo la tragica fine della Rivolta di gennaio, i pamphlet ridicolizzavano l'idea delle rivolte nazionali armate e suggerivano un compromesso con i nemici della Polonia, in particolare l'Impero Austriaco, concentrazione sulla crescita economica, e accettazione delle concessioni politiche offerte da Vienna. Questo gruppo politico divenne noto come gli Stanczyks o Conservatori di Cracovia. Assieme ai proprietari terrieri conservatori polacchi della Galizia Orientale e agli aristocratici chiamati i "Podoliani", ottennero un'ascendenza politica in Galizia che durò fino al 1914.

Questo trasferimento di potere da Vienna alla classe terriera polacca non fu ben accolto dai ruteni, che divennero più nettamente divisi in Russofili, che guardavano alla Russia per la salvezza, e Ucraini, che sottolineavano le loro connessioni con la gente comune.

Sia Vienna che i polacchi videro il tradimento tra i Russofili e una serie di processi politici alla fine li screditarono. Nel frattempo venne elaborato un accordo, nel 1890, tra i polacchi e i "Populisti" ruteni, che vide l'ucrainizzazione del sistema scolastico nella Galizia Orientale e altre concessioni alla cultura ucraina. In seguito, il movimento nazionale ucraino si diffuse rapidamente tra i contadini ruteni e, nonostante ripetuti contrattempi, nei primi anni del XX secolo aveva quasi completamente rimpiazzato gli altri gruppi ruteni come principale rivale per il potere con i polacchi. Durante questo periodo, gli ucraini non abbandonarono mai le tradizionali richieste rutene di uguaglianza nazionale e per la spartizione della provincia in una metà occidentale e polacca, e una orientale e ucraina.

La grande emigrazione economica

A partire dagli anni 1880, si ebbe un'emigrazione di massa dei contadini galiziani. L'emigrazione iniziò con carattere stagionale verso la Germania (da poco unificata e dall'economia dinamica) e divenne in seguito transatlantica, caratterizzata da spostamenti su grande scala verso Stati Uniti, Brasile e Canada.

Causata dalle condizioni economiche arretrate della Galizia, dove la povertà rurale era diffusa (si veda il capitolo sull'economia più sotto), l'emigrazione iniziò nella parte occidentale, popolata da polacchi, per poi spostarsi verso est verso le parti ucraine. Polacchi, ucraini, ebrei e tedeschi, parteciparono tutti in massa a questo spostamento di massa della popolazione rurale. I polacchi migrarono principalmente verso il New England e gli stati del Midwest degli Stati Uniti, ma anche in Brasile e altrove; gli ucraini migrarono verso Brasile, Canada e USA, con un flusso molto intenso dalla Podolia Meridionale verso il Canada Occidentale; e gli ebrei migrarono verso il Nuovo Mondo direttamente, o indirettamente attraverso altre parti dell'Austria-Ungheria.

In totale, diverse centinaia di migliaia di persone furono coinvolte in questa "grande emigrazione economica", che crebbe stabilmente di intensità fino allo scoppio della I guerra mondiale nel 1914. La guerra pose un arresto temporaneo all'emigrazione, che non raggiunse più le proporzioni del passato.

La "grande emigrazione economica", in particolare quella verso il Brasile, la "Febbre brasiliana" come venne chiamata all'epoca, venne descritta nelle opere letterarie dell'epoca della poetessa polacca Maria Konopnicka (Suwalki 1842 - Leopoli 1910), dello scrittore ucraino Ivan Franko (Nahujewice 1856 - Leopoli 1916), e di molti altri.

Prima guerra mondiale e conflitto polacco-ucraino

Durante la I guerra mondiale la Galizia fu teatro di pesanti combattimenti tra le forze russe e quelle delle Potenze Centrali. I russi invasero gran parte della regione nel 1914, dopo aver sconfitto l'esercito austro-ungarico in una caotica battaglia nei mesi iniziali della guerra. Essi vennero a loro volta ricacciati indietro nella primavera/estate del 1915, da un'offensiva combinata di tedeschi e austro-ungarici.

Nel 1918 la Galizia Occidentale divenne parte della restaurata Repubblica di Polonia, mentre la locale popolazione ucraina dichiarò l'indipendenza della Galizia Orientale come "Repubblica Ucraina Orientale". Durante la Guerra Polacco-Sovietica esistette per breve tempo una Repubblica Socialista Sovietica Galiziana. Alla fine del conflitto, l'intera provincia venne ricatturata dai polacchi. L'annessione polacca della Galizia Orientale, mai accettata come legittima dagli ucraini conquistati, venne riconosciuta internazionalmente nel 1923.

Gli ucraini dell'ex Galizia Orientale e della confinante provincia di Volinia, costituivano circa il 15% della popolazione della Seconda Repubblica Polacca, divenendone così la minoranza più numerosa. Essendo le politiche del governo polacco poco amichevoli nei confronti delle minoranze, la tensione tra governo polacco e popolazione ucraina crebbe, portando infine alla nascita dell'organizzazione sotterranea militante dei Nazionalisti ucraini.

La seconda guerra mondiale e il Distrikt Galizien

Nel preludio alla II guerra mondiale, il Patto Molotov-Ribbentrop divise la Polonia approssimativamente lungo la Linea Curzon, quindi tutti i territori a est dei fiumi San, Bug e Neman vennero annessi all'URSS, e tra questi vi era la maggior parte della Galizia. Il territorio venne diviso in quattro distretti amministrativi (oblasts); Lvov, Stanislav, Drogobych e Tarnopol (quest'ultimo includeva parti della Volinia) appartenenti alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina. Il periodo 1939-1941 è controverso quanto le basi della legittimazione sovietica per l'annessione della regione. Mentre molti ucraini gioirono, almeno inizialmente, per essere parte di una nazione che almeno rispettava la loro identità nazionale, la repressione sovietica fece sentire diversamente l'intellighentsia (principalmente polacca). Il periodo di sovietizzazione venne fermato quando la Germania, con l'Operazione Barbarossa occupò la Galizia nel 1941 e la incorporò nel Governatorato Generale come Distrikt Galizien (Distretto di Galizia). Poiché nella visione tedesca la Galizia era già arianizzata e civilizzata, ai galiziani non ebrei sfuggì la vera natura delle intenzioni che molti altri ucraini avevano dovuto sopportare, mentre gli ebrei galiziani vennero sterminati come altrove in Ucraina. Anche i conflitti tra polacchi e ucraini si intensificarono in quel periodo, con scontri tra l'Armia Krajowa da una parte e l'Esercito Insurrezionale Ucraino e i partigiani sovietici dall'altra, il massacro dei polacchi in Volinia, e in misura minore in Galizia, e gli attacchi di rappresaglia verso gli ucraini.

Eredità

Il confine venne in seguito riconosciuto dagli Alleati fin dal 1944-1947, e la regione venne etnicamente ripulita dai sovietici e dal governo comunista polacco (Operazione Wisla). La vecchia provincia, nella forma datale dall'Austria nel 1800, rimane oggi divisa, con la parte occidentale appartenente alla Polonia, e la parte originale orientale, appartenente all'Ucraina.

Economia

Pur essendo una delle regioni più popolose d'Europa, la Galizia fu anche una delle meno sviluppate economicamente. La prima descrizione dettagliata della situazione economica della regione venne preparata da Stanislaw Szczepanowski (1846-1900), un avvocato, economista e chimico polacco, che nel 1873 pubblicò la prima versione del suo rapporto intitolato Nedza galicyjska w cyfrach (La povertà galiziana in cifre). Basandosi sulla sua esperienza come lavoratore nell'India Office, oltre al suo lavoro sullo sviluppo dell'industria petrolifera nella regione di Boryslaw e sui dati del censimento ufficiale pubblicato dal governo austro-ungarico, egli descrisse la Galizia come una delle regioni più povere d'Europa.

Nel 1888 la Galizia occupava una superficie di 785.500 km² ed era popolata da circa 6,4 milioni di abitanti, di cui 4,8 milioni erano contadini (75% della popolazione totale). La densità della popolazione era di 81 abitanti per chilometro quadrato, superiore a quella della Francia (71 ab./km²) o della Germania.

L'aspettativa media di vita era di 27 anni per gli uomini e di 28,5 per le donne, rispetto ai 33 e 37 anni in Boemia, 39 e 41 in Francia e 40 e 42 in Inghilterra. Anche la qualità della vita era molto più bassa. Il consumo annuo pro capite di carne non superava i 10 kg, rispetto ai 24 dell'Ungheria e ai 33 della Germania. Ciò era dovuto principalmente a un reddito medio molto più basso.

Il reddito medio pro capite non superava i 53 fiorini, rispetto ai 91 fiorini del Regno di Polonia, ai 100 dell'Ungheria e ai più di 450 dell'Inghilterra. Anche le tasse erano relativamente alte e ammontavano a 9 fiorni all'anno (circa il 17% del reddito), rispetto al 5% della Prussia e al 10% dell'Inghilterra. Pure la percentuale di persone con alto reddito era più bassa che in altre parti dell'Impero e d'Europa: la tassa sul lusso, pagata da persone il cui reddito annuo superava i 600 fiorini, era pagata da 8 persone ogni 1000 abitanti, rispetto ai 28 della Boemia e ai 99 dell'Austria Inferiore. Nonostante l'alta tassazione, il debito nazionale del governo galiziano superò sempre i 300 milioni di fiorini, ovvero circa 60 fiorini pro capite.

Complessivamente, la regione veniva usata dal governo austro-ungarico principalmente come riserva di forza lavoro a basso costo e di reclute per l'esercito, oltre che come zona cuscinetto contro la Russia. Non fu che all'inizio del XX secolo che l'industria pesante iniziò a svilupparsi, e anche allora era legata principalmente alla produzione di guerra. I principali investimenti statali nella regione furono per le ferrovie e per la fortezze di Przemysl, Cracovia e di altre città. Lo sviluppo industriale fu connesso principalmente all'industria petrolifera privata avviata da Ignacy Lukasiewicz e alle miniere di sale di Wieliczka, funzionanti almeno fin dal medioevo.