Lessico


Gallo cedrone
Tetrao urogallus

Maschio e femmina di Tetrao urogallus - Gallo cedrone
Scultura in legno - Artigianato di Ortisei (BZ)
foto di Simone Savastano e Claudia Mattioli - 15 agosto 2006

Detto cedrone in quanto il colore delle piume del maschio ricorda quello delle foglie del cedro, Citrus medica. Uccello galliforme, detto anche urogallo, della famiglia Tetraonidi, caratteristico dei boschi di conifere delle Alpi, dei Pirenei, nonché di altri rilievi montuosi dell'Europa centrale e settentrionale e dell'Asia nord-occidentale.

Di grandi dimensioni (il maschio tocca gli 85 cm, la femmina i 60 cm), ha un vistoso dimorfismo sessuale: il maschio ha un piumaggio scuro tendente in prevalenza al verde-nero e al verde-blu; la testa presenta la cute scarlatta ed è munita di una vistosa barba ispida; la coda, arrotondata, è macchiata di bianco; nella femmina prevalgono le tinte brune, con una macchia rossastra sul petto e le parti inferiori del corpo assai chiare.

Il gallo cedrone, che si ciba di vegetali, tende a rimanere sul terreno in estate, portandosi sugli alberi in inverno; il suo volo è pesante e rumoroso.

In riferimento al Gallo dei Paninari,
il concetto di gallo come abile donnaiolo
è stato ripreso anche per il gallo cedrone,
protagonista nel titolo di un film con Carlo Verdone del 1998.

Gallo cedrone

Il Gallo cedrone o Urogallo (Tetrao urogallus, Linnaeus 1758), è un uccello appartenente alla famiglia dei Phasianidae. Il Tetrao urogallus si suddivide in 16 sottospecie, tra le quali possiamo citare aquitanicus, cantabricus, karelicus, lonnbergi, major, obsoletus, pleskei, rudolfi, uralensis, urogallus, volgensis.

È il più grande e il più nobile dei tetraoni: misura in lunghezza da sessantacinque a settanta centimetri, in apertura alare un metro e trenta, ha ali di quaranta centimetri, coda di trentacinque, e pesa dai quattro ai cinque chilogrammi. Come caratteri morfologicamente distintivi non si possono citare, rispetto alle regole generali della famiglia, che la coda arrotondata e le piume prolungate della gola; quanto poi all'abito, esso è nericcio sul capo e sulla gola, cinerino-scuro con ondeggiamenti neri sulla parte posteriore del collo, nericcio e cinerino sull'anteriore, finemente punteggiato di cinerino e di bruno-ruggine sul dorso fondamentalmente nericcio, le ali sono brune e nere con sfumature verso il ruggine, la coda nera con poche macchie bianche, il petto verde-acciaio lucido, e il resto delle parti inferiori chiazzato di bianco e di nero. L'occhio è bruno, la membrana perioculare rossa e il becco bianco-corneo.Diremo in seguito delle tinteggiature che, da una muta all'altra, compaiono sull'abito dei giovani.

Per le femmine, che sono più piccole dei maschi di circa un terzo, i tratti distintivi del colore sono dati dalle striature trasversali giallo-ruggine e bruno-nere che segnano il nericcio della testa e della parte superiore del collo, dal bruno-nero, giallo-ruggine e giallo-grigio-ruggine che si mescolano nelle altre parti superiori del corpo, dal rosso-ruggine con fasce trasversali nere delle penne timoniere; la gola e la curva dell'ala sono giallo-rosse, la parte superiore del petto è rosso-ruggine, il ventre ha fasce interrotte bianche e nere su fondo giallo-ruggine.

Questa specie popolava, in passato, tutte le selve più ampie dell'Europa settentrionale e dell'Asia; oggi i suoi confini non si sono ridotti, ma la si incontra in numero notevolmente minore. In Italia la specie è estinta sulle Alpi centrali ed occidentali mentre è ancora presente nelle zone montuose di Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli. Il suo areale è in costante diminuzione in tutto il continente europeo, diventando più frequente soltanto nei vasti boschi di Scandinavia e Russia. Dovunque preferisce i boschi di montagna a quelli di pianura e ha bisogno di alberi di alto fusto - soprattutto quelli resinosi - in zone abbondantemente irrigate e ricche di cespugli e bassi arbusti con bacche; ama pure i terreni paludosi.

Uccello stanziale, è indotto a spostarsi dalle sedi abituali solo dal sopravvenire di forti freddi e di abbondanti nevicate che rendono impossibile il reperimento del cibo: ma non appena la stagione migliora, riprende la via dei luoghi preferiti. Certe volte, quando il suo territorio è completamente coperto dalla neve, si ritira sui rami degli alberi, e vi trascorre lunghi periodi nutrendosi di foglie. La sua giornata, in generale, la trascorre sul terreno, in continue corse fra gli sterpi e i bassi arbusti dove va in cerca di alimento, levandosi in volo soltanto di fronte a qualcosa di sorprendente. Il cibo consta di gemme d'albero, foglie, bacche, semi, trifoglio e insetti. Nel periodo dell'amore il gallo cedrone si accontenta di cibi più grossolani, e sembra non volersi quasi dar pena di cercare alimento; in ciò si differenzia dalla femmina, e da ciò proviene forse quella tenace fibrosità che rende le carni degli individui adulti quasi immangiabili, mentre quelle della femmina sono delicatissime e saporose. Per digerire il cibo ha bisogno di sabbia o di finissima ghiaia, e si accosta all'acqua più volte durante il giorno.

La femmina emette dei versi come il fagiano, una specie di Koc, il maschio ha invece un canto molto più modulato, che inizia con una specie di ticap, e termina con un pop, e altre note. Il gallo cedrone è senza dubbio fra i gallinacei quello che si mostra più eccitato nel periodo amoroso: comincia quando il bosco è ancora silenzioso, e per gli altri uccelli la primavera non è ancora comparsa, e i suoi giochi singolari principiano non appena sull'orizzonte sono comparsi i primi albori. Secondo le parole di Alfred Edmund Brehm, per prima cosa l'uccello sporge il capo obliquamente, rizza le piume del capo e della gola ed emette uno scoppiettio di crescente rapidità fino al momento in cui risuona la battuta principale e incomincia il cosiddetto arrotare. Si tratta di una serie di suoni fischianti che ricordano lo stridere di una lama sulla ruota di un arrotino, accompagnati da movimenti della coda, delle ali e del corpo, da saltelli sui rami e dal drizzarsi di tutte le piume. Si tentò più volte, ma con scarsi risultati, di riprodurre con parole queste voci che i maschi emettono tenendo il becco spalancato, e forzando i muscoli della laringe specialmente quando suona la battuta principale. In questi giochi, gli uccelli sembrano aver perduto completamente l'udito, probabilmente per la forte pressione esercitata sull'atmosfera circostante e per la straordinaria eccitazione da cui sono dominati. È una sorta di follia che arriva alle manifestazioni più singolari: l'uccello si spinge fino ad affrontare gravi pericoli, certi esemplari non temono di collocarsi nelle zone frequentate dall'uomo e di accostarlo, inseguirlo, beccarlo, rinnegando completamente la propria timida natura. Certe superstizioni parlano addirittura di uno spirito maligno che si introduce nel corpo dell'animale. Non sempre il gallo cedrone arriva a questi eccessi, ma è certo, tuttavia, che sfoggia in ogni caso un'indole fortemente bellicosa. Gli adulti non tollerano che i giovani si stabiliscano nei loro paraggi, e combattono da veri cavalieri, ove occorra, fino all'ultimo sangue: i giovani diventano timidi e cantano sommessi quando sanno che nelle vicinanze c'è qualche vecchio campione.

In quest'epoca è pure più facile udire il verso di questi uccelli, vivacissimo allorché spunta il giorno e sensibile anche nelle ore notturne. All'alba i maschi si chetano e si recano presso le femmine che si trastullano a qualche distanza: dopo averle raggiunte, rinnovano le grida, girano loro intorno e alla fine le costringono a cedere ai loro voleri. A volte le femmine mostrano delle predilezioni per questo o quel maschio, e da ciò nascono accanite lotte; certi maschi non riescono a raggiungere il loro scopo e gridano per amore ancora nel maggio, nel giugno e perfino nel luglio. Dopo qualche settimana, i galli cedroni ritornano soddisfatti alle loro sedi, e le femmine si mettono a edificare il nido. Ciascuna sceglie un luogo adatto e si scosta dalle altre: il nido consiste in una depressione poco profonda rivestita sommariamente di ramoscelli secchi, e contiene un numero di uova variabile in rapporto all'età della madre, che, se è giovane, non ne depone più di sei o otto; se adulta, da dieci a dodici. Le uova sono proporzionalmente piccole, a guscio lucente e sottile, e su fondo grigio-giallo o giallo-bruniccio sono sparse di macchie e punti più scuri. Vengono covate con cura commovente dalla madre che non lascia il nido nemmeno in grado di gravissimo pericolo, e specialmente negli ultimi giorni può essere agevolmente afferrata con le mani. Sfortunatamente, non sempre essa è abbastanza prudente nello scegliere i luoghi meno esposti ai rapaci e a quel maligno nemico degli animali che è l'uomo: il che spiega il lento diffondersi della specie.

Dopo che i piccoli sono sgusciati, bastano poche ore a rasciugarli, e poi se ne stanno sempre presso la madre che ne ha le cure più attente e affettuose, ricorrendo a mille artifici per sventare i pericoli che li minacciano, ed è commovente vederla avvertire i suoi pulcini, inducendoli a scomparire in un attimo e a nascondersi, approfittando delle possibilità di mimetizzazione che sono connesse al colore del loro piumaggio. Dopo poche settimane i nuovi nati sono già abbastanza vestiti di piume e penne per potersi sollevare nell'aria, ma non vestono l'abito completo che molto più tardi, secondo un susseguirsi di mutazioni, sul quale è opportuno fermarsi. Appena nati, sono di colore generale giallo-ruggine, con le redini marginate da due strisce brune longitudinali e con una macchia bruna collocata tra di esse; una striatura bruna passa in forma di arco al di sopra degli occhi, tra i quali se ne scorgono altre due, bruno-nere, che si congiungono posteriormente; l'occipite è segnato all'indietro da una fascia nericcia sulla quale è disposta verticalmente una striscia che scende lungo la linea mediana del collo; le piume del dorso hanno macchie e striature brune e nericce, e quelle dell'addome sono grigio-giallo zolfo, più chiare sulla gola. L'occhio è azzurrognolo, la pupilla color piombo, la mascella superiore scura, l'inferiore color corno-chiaro; dita e unghie dei piedi, già coperte di piumino, hanno colore gialliccio.

Dopo qualche giorno incominciano a spuntare le remiganti, poi le piume del dorso e del petto e quelle del capo, cosicché, in breve, il primo abito è compiuto. In esso tutte le piume del capo, della parte posteriore del collo e del dorso sono nerastre alla base, bianchicce in punta, striate di giallo-ruggine lungo il fusto e macchiate trasversalmente di questo stesso colore e di nero; le remiganti sono nero-grige con fasce e macchie giallo-ruggine, le copritrici superiori delle ali sono simili alle piume del dorso, e le parti inferiori sono giallo-ruggine con macchie e fasce brune.

Anche queste piume cadono rapidamente, e il pulcino veste il secondo abito. Il capo e la parte posteriore del collo diventano giallo-grigi con linee trasversali e ondulate brune e nericce, il dorso mostra il medesimo disegno su di un fondo bruno-ruggine, lo spazio sotto l'occhio è bruniccio e macchiato di bianco, la gola grigiastra con margini e macchie trasversali più scure, e la parte anteriore del collo bianco-gialliccia con striature trasversali nerastre e un margine color ruggine, talvolta fiancheggiato da un altro margine nericcio. L'ingluvie è giallo-ruggine con macchie bianchicce, il resto delle parti inferiori appare rivestito di piume bianche, giallicce e brune, striate trasversalmente con un disegno molto irregolare. L'occhio è azzurrognolo, la pupilla grigia, il becco corneo; le dita sono grige, e i tarsi ancora rivestiti di piumino grigio. Fino a questo punto maschio e femmina vestono i medesimi colori, ma nel volume si osserva già una differenza. La femmina veste quindi gradatamente l'abito definitivo senza fare notevoli mutazioni, mentre il maschio indossa un terzo abito. In esso il capo è grigio-nero con sfumature rugginose e ondeggiature cinerine sulla metà anteriore, la parte posteriore del collo ed i lati del medesimo sono grigi e sfumano insensibilmente nel grigio-giallo del groppone; la parte superiore del dorso è bruno-ruggine con linee a zig-zag bruno-nere; le remiganti hanno forma poco acuta e colore nero-grigio con margini e macchie giallo-ruggine; le piume della gola sono biancastre con punte più scure, quelle della parte anteriore del collo bianchicce con macchie e ondeggiamenti nerastri o cinerini; sul centro del petto tutte le piume appaiono nere con spruzzi e macchie rugginose e punte bianche, sul ventre e sulle tibie sono miste di bianco e grigiastro. L'occhio è nero, la pupilla bruna, il becco corneo - più chiaro in basso e al margine - i tarsi sono vestiti fino alla base delle dita di piumino grigiastro e le dita stesse sono di color corneo.

Il pennacchio dei Bersaglieri è costituito da penne di Gallo cedrone

Il piumetto o pennacchio dei Bersaglieri non può essere - né mai può essere stato - di penne di Gallo cedrone o Urogallo, Tetraonide che non fu mai numeroso e dunque impossibilitato a fornire dei pennacchi in numero sufficiente. Per di più, da decenni l'urogallo è ormai ridotto a pochissimi esemplari. Tale uccello, inoltre, non possiede piume cadenti e flessibili come quelle del piumetto dei Bersaglieri, né così lunghe. A quanto pare il piumetto deriva invece da un pennuto asiatico, chiamato "Gallo d'India", non meglio identificato.

Giunto alla metà della sua mole ordinaria, il gallo cedrone incomincia a mettere le piume dell'abito completo, principiando dall'ala e dalla coda e proseguendo sui fianchi, sul petto e sulle altre parti del corpo. Esse crescono così lentamente che, quando l'abito è compiuto, l'uccello ha già raggiunto il suo completo sviluppo. Nel tardo autunno la giovane famiglia si divide per sessi, le femmine restano con la madre, i maschi gironzolano in compagnia, fanno già udire di quando in quando la loro voce e talvolta lottano: nella primavera successiva hanno già tutti i costumi dell'adulto.

La volpe e l'astore sono i principali nemici di questa specie, che deve, tuttavia, guardarsi da molti altri avversari. Gli adulti, molto prudenti, si difendono bene, ma i giovani e ancor più le uova vengono spesso distrutti. Dopo tanti anni di caccia incontrollata e rischiando quasi l'estinzione, oggi il gallo cedrone, sotto tutela e norme controllate dalla regione, può essere allevato come animale da giardino o per il ripopolamento.

Grand Tétras

Identification - Le Grand Tétras est gallinacé des forêts de conifères qui ne peut être confondu en raison de sa tête et de son cou massifs, sa queue large qu'il déploie en éventail comme un dindon, ses pattes courtes mais très robustes. Il y a un dimorphisme sexuel flagrant aussi bien du point de vue de la taille que de la couleur. Le mâle a un plumage brun-noir avec des reflets verts et violets. Quelques taches blanches parsèment les plumes de la queue qui sont arrondies. Le bec est blanchâtre et une zone de peau nue rouge cerne le dessus et l'arrière des yeux. Les plumes de la gorge sont hérissées et forment une petite barbe. Une petite tache blanche macule le bord antérieur de l'aile. La femelle revêt une livrée brun-roussâtre barrée de noir. Une tache roussâtre importante marque la poitrine. La queue roussâtre est assez longue et non échancrée contrairement à celle de la femelle du tétras lyre.

Habitat - L'aire de répartition du Grand Tétras se situe surtout dans le Nord et l'Est de l'Europe (Scandinavie, Ouest de la Russie) mais il est également présent en Europe occidentale et centrale dans les zones de relief. Son habitat habituel est constitué par la taïga, les forêts de conifères et les forêts mixtes. Il déserte en général les monocultures d'épicéas car il a besoin de clairières avec des myrtilles, des sorbiers et un mélange d'arbres de tous les ages.

Comportements - Il se perche volontiers dans les arbres, marchant même sur les petites branches. Généralement farouche et prudent, il plus facile à observer au printemps lorsque les mâles paradent. Les parades nuptiales sont spectaculaires et se déroulent dans un endroit spécifique préparé à cet effet et que l'on nomme généralement "place de chant" en raison des cris bizarres et gutturaux poussés en ce lieu par les mâles.

Vol - D'ordinaire, le grand tétras vole silencieusement et avec une grande agilité entre les arbres mais il peut s'envoler avec des battements d'ailes bruyants s'il est surpris.

Nidification - Le nid est un creux du sol garni d'herbes et de feuillages. En Juin Juillet, la femelle pond de 5 à 9 oeufs. Les poussins éclosent après 4 semaines d'incubation; ils ont le dessous du corps jaune clair, le dos plus foncé, avec du beige, du brun, du noir et rayé de bandes noirâtres. Le Grand Tétras s'hybride occasionnellement avec le tétras Lyre et même avec le faisan de Colchide en limite d'aire de répartition, là où les effectifs sont faibles et les partenaires potentiels rares.

Régime - Le Grand Tétras a un régime mixte avec une légère prédominance pour les produits végétariens. Il consomme des aiguilles de pins, des bourgeons, des feuilles, des baies mais aussi des fourmis et des coléoptères. En plus de cela, il absorbe fréquemment des graviers qui facilitent sa digestion, comportement qui est assez courant chez les nombreuses espèces aviennes granivores.

Protection/Menaces - Le Grand tétras est principalement menacé par la modification de son habitat et la chasse illégale. À ces problèmes s'ajoutent les dérangements pendant la période de reproduction dus à la création des pistes et aux travaux forestiers.

Avec la participation de Daniel Le-Dantec du site Solène
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