Lessico


Granchio di Eraclea
Gallo d'el mare
e
Granchio orso
Granchio gallo o melograno


Granchio di Eraclea di Pierre Belon

Secondo Pierre Belon un granchio con un rivestimento spesso e robusto, fornito di chele seghettate come la cresta semplice del gallo, dello stesso colore delle granzeole (genere Maja) e dei paguri (famiglia Paguridae) - cioè rossastro - prende il nome da Eraclea Pontica sul Mar Nero e da Eraclea della Propontide o Mar di Marmara, una città che per ora mi rimane misteriosa.

Belon aggiunge che questo granchio, vista la robustezza e la mole, potrebbe aver ricevuto il nome non dalle suddette città, bensì direttamente da Ercole. Ai tempi di Belon era abbondante sulle coste della Sicilia e talora lo si vendeva al mercato ittico di Roma.

Di questo granchio eracleotico hanno accennato Aristotele e di converso Plinio, ma nessuno dei traduttori di Aristotele e di Plinio si azzarda a classificare il granchio di Eraclea. E in effetti né Aristotele, né tantomeno Plinio, forniscono dati su cui poter elucubrare. Allora mi cimenterò in quest'impresa che è stata spianata da Guillaume Rondelet.

Affannose ricerche nel web condotte sabato 22 luglio 2006 non sono approdate a nulla per il granchio eracleotico di Belon, mentre il contrario è accaduto per il granchio orso di Rondelet detto árktos in greco.

Credo si possa fondatamente presumere che il granchio di Eraclea di Belon altro non fosse che il granchio orso di Rondelet: Calappa granulata - sottordine Brachyura.

Infatti questi due granchi hanno un dato in comune, anzi, hanno due caratteristiche che li accomunano: il colore rosso e - ciò che più conta - la particolare foggia dentellata delle chele.

Per completezza riportiamo una nota di Mario Vegetti e i laconici testi di Aristotele e Plinio.

Mario Vegetti - in una nota al de Partibus animalium di Aristotele - riporta i seguenti dati: "La classificazione dei Crostacei [descritti da Aristotele] è dunque la seguente: karabos, aragoste (sottocl. Malacostraci, ordine Decapodi, sottord. Reptanti); astakoi, astici (gamberi) (Decapodi Reptanti); karides, gamberetti (Decapodi Natanti); karkinoi, granchi (Decapodi Reptanti). Cfr. in proposito Hist. An., IV, 2."

Aristotele Historia animalium IV,2,525b: Vi sono molti generi di gamberetti e di granchi; fra i [525b] primi si annoverano i palemoni, le canocchie [forse la Squilla mantis, oggi classificata nell’ordine degli Stomatopodi] e il genere di quelli piccoli (che non si accrescono in dimensioni); il genere dei granchi comprende invece gruppi svariati e di non agevole enumerazione. Il più grande comunque è quello che chiamano granzeola; secondi sono i granchi paguri [forse Carcinus pagurus, da non confondere con i gamberi paguri (es. Eupagurus bernhardus)], e quelli Eracleotici; vengono poi i granchi di fiume; gli altri gruppi sono più piccoli e non hanno denominazioni altrettanto precise. (traduzione e note di Mario Vegetti)

Plinio riprende i dati da Aristotele, ma con alcune imprecisioni: Naturalis historia IX, 97: Cancrorum genera carabi, astaci, maeae, paguri, Heracleotici, leones et alia ignobiliora. carabi cauda a ceteris cancris distant. in Phoenice hippoe vocantur, tantae velocitatis, ut consequi non sit.

I seguenti testi di Pierre Belon sono contenuti rispettivamente in La nature & diversité des poissons (Paris, 1555) mentre la semiequivalente e assai meno telegrafica versione latina è contenuta in De aquatilibus libri duo (Parisiis, 1553), cioè la versione che verosimilmente Gessner ebbe modo di consultare prima che nel 1555 venisse pubblicato il III volume della sua Historia animalium. Anche se Gessner ebbe modo di consultare il De piscibus marinis di Guillaume Rondelet pubblicato nel 1554, non cita il suo granchio orso corrispondente al granchio di Eraclea di Belon.

Granchio di Eraclea e Granchio orso
di Guillaume Rondelet

Guillaume Rondelet in De piscibus marinis (1554) afferma innanzitutto che il granchio di Eraclea è così denominato solo da Eraclea Pontica e da nessun'altra Eraclea. Inoltre nella descrizione di questo granchio non fa il minimo accenno a chele dentellate, un dato confermato anche dall'iconografia, per cui lo caratterizza in modo nettamente diverso da quello omonimo di Belon. Esso - soggiunge Rondelet - somiglia parecchio ai paguri, ma se ne differenzia per alcune caratteristiche, che vengono accuratamente descritte.

Secondo Rondelet è invece quell'altro granchio - detto ἄρκτος, cioè orso, da Ateneo e da Aristotele - ad avere le chele dentellate sì da ricordare la cresta di un gallo. I Francesi lo chiamavano - e ancora adesso lo chiamano - migrane (id est, malum punicum), cioè melograno (oggi grenadier) grazie alla colorazione, e corrisponde all'attuale Calappa granulata e al granchio di Eraclea di Belon, il quale, tra i pochi granchi che descrive non riporta l'árktos di Aristotele e di Ateneo. E il motivo è semplice: perché l'ha classificato come granchio di Eraclea anziché granchio orso.

Ecco le immagini e i relativi testi tratti dal De piscibus marinis (1554) di Rondelet.

Granchio

Nome comune di Crostacei Malacostraci dell'ordine dei Decapodi, appartenenti al sottordine Brachiuri. Talora il nome granchio è impropriamente attribuito anche agli appartenenti al sottordine Anomuri di cui fanno parte, per esempio, i paguri. Il corpo di un granchio è caratterizzato soprattutto da un addome che viene tenuto completamente piegato contro la superficie ventrale del torace, così da restare invisibile osservando l'animale dall'alto. La femmina reca 4 pleopodi, usati principalmente per il trasporto delle uova; nel maschio, le due paia di appendici recate dai primi due segmenti addominali sono trasformate in organi copulatori. I pereiopodi del quarto paio recano una robustissima chela che serve per la prensione dell'alimento. Da notare, infine, il fatto che un granchio è in grado molto spesso di ritirare le prime antenne e i peduncoli oculari in appositi alloggiamenti del carapace. Il ciclo biologico di un granchio comprende uno stadio larvale detto zoea, che presenta grandi occhi composti, lungo rostro anteriore, telson (ultimo segmento del corpo) biforcuto; a esso segue la megalopa, già più simile all'adulto.

Chela

Parte terminale dell'arto di alcuni Artropodi, in particolare Crostacei e Aracnidi, costituita dai due articoli più distali; l'ultimo di questi è articolato presso la parte basale del penultimo, in modo da costituire una sorta di pinza. Le chele hanno funzione prensile e vengono usate per la manipolazione del cibo, per la cattura di prede e per difesa.

Calappa ganulata
Linneo, 1758
Granchio melograno - Granchio gallo

www.imv.uit.no/crustikon/Decapoda/Decapoda2/Species_index.htm

Calappa granulata (Linnaeus, 1758) - Greece, Aegean Sea, Monemvasia, 36°41'N 23°02'E, fishermen, July 1986 - Specimen preserved, not yet deposited - Original picture: slide - Identification, photography, scanning, copyright Cédric d'Udekem d'Acoz.

tedesco: (Große) Schamkrabbe, Großepunktete Schamkrabbe, Hahnenkammkrabbe
inglese
: Shamefaced crab, Larger spotted shame-faced crab, Box crab
spagnolo: Cangejo real, Cunyac, Pessic
francese: Crabe honteux, Calappe granuleux, Migrane, Migrane granulée, Gaou de mar (Provençal)
italiano: Granchio gallo, Granchio melograno, Granchio vergognoso, Granchio reale, Migrano
serbo-croato: Rakovica crno pjegava
olandese: Schaamkrab
portoghese: Freirinha, Crista de galo
turco: Maskeliyengeç

Questo granchio singolare ha il corpo compatto e gibboso di colore bianco rosato, con macchie rosse regolarmente disposte. Ha due poderose chele appiattite, con margine superiore crestato, che in posizione di riposo racchiudono l'apparato boccale. Gli occhi sono allungati e possono rientrare in cavità predisposte. La larghezza del cefalotorace può arrivare a 10 cm. Vive immerso in fondali incoerenti, a partire da 20 m di profondità. In cattività necessita di uno strato sabbioso di almeno 10 cm e di temperature inferiori ai 22 °C. È carnivoro predatore e si nutre prevalentemente di molluschi. Non ha difficoltà ad accettare qualsiasi cibo fresco o conservato di origine animale. Una delle chele è modificata per facilitare la frantumazione dei nicchi di molluschi gasteropodi. La riproduzione è sessuale (con sessi separati) e produce larve planctoniche. Vive nell'Atlantico orientale, nel Mediterraneo e nelle acque continentali adiacenti.