Lessico
Marcello Virgilio
Adriani
Marcello Virgilio di Adriano Berti
Marcellus
Virgilius
Marcello Virgilio di Adriano Berti, oggi chiamato Marcello Virgilio Adriani, cioè figlio di Adriano Berti. Letterato, politico, cancelliere della repubblica fiorentina, umanista e traduttore di Dioscoride (Firenze 1464-1521). È rimasto famoso per la traduzione e il commento a Dioscoride Pedacii Dioscoridae Anazarbei De medica materia libri sex. Interprete Marcello Virgilio secretario Florentino, cum eiusdem annotationibus, nuperque diligentissime excusi. (Florentiae: per haeredes Philippi Iuntae Florentini, 1518 idibus Octobris).
Edizione
del 1523
per haeredes Philippi Iuntae Florentini
Nel 1494 succedette al defunto Poliziano nella lettura di poetica e oratoria presso lo Studio fiorentino. Alcune notizie biografiche possiamo desumerle dalla biografia del concittadino e coetaneo Niccolò Machiavelli (Firenze 1469-1527) stilata da Giuseppe Bonghi e pubblicata in www.classicitaliani.it:
Machiavelli vive in una città di mercanti e di banchieri, nella quale corrono le notizie politiche ed economiche provenienti da tutto il mondo, notizie che vengono variamente commentate per capire i risvolti che certi fatti hanno o potrebbero avere su Firenze. Uno degli "amici" (e si dice anche maestro dal 1494) di quegli anni è senza dubbio Marcello Virgilio Adriani, che sarà segretario della Repubblica, in particolare dei Dieci di Balìa, col quale in qualche modo collaborerà, soprattutto quando viene inviato in legazione: le lettere dei Dieci Magnifici domini sono firmate Marcellus. Della sua giovinezza si sa poco o nulla, come poco si sa dei suoi maestri o dei suoi studi; [...]
A cinque giorni dall'esecuzione del Savonarola, probabilmente grazie anche all'appoggio di Marcello Virgilio Adriani, professore nello Studio fiorentino, suo maestro di latino e forse anche di greco, che nel frattempo era divenuto capo della prima cancelleria, Machiavelli viene candidato all'ufficio di secondo cancelliere (o segretario) della Repubblica di Firenze, in sostituzione di Alessandro Braccesi, seguace del frate domenicano. Per avere l'ufficio occorreva avere capacità diplomatiche e competenze nelle materie umanistiche (conoscenza perfetta del latino, della storia antica e della filosofia morale dei classici, capacità stilistica e retorica). [...]
Per chi ha voglia e tempo di immergersi nella Firenze di allora, ecco un epistolario che Giuseppe Bonghi ha pubblicato nella Biblioteca dei Classici Italiani.
Marcello
Virgilio a Machiavelli
Firenze, 16 luglio 1499.
A N.
Machiavelli.
Priores Libertatis et
Vexillifer Iustitiae Populi florentini.
Spectabilis vir etc. Tu
doverrai nel passar tuo da Castrocaro avere inviato alla volta di qua, secondo
ti commettemo, quelle polveri che erono in quel luogo, et per questo ti
significhiamo, quando non l'avessi facto, lo facci immediate. Et appresso, per
piú abbundantia voliamo che richieghi cotesta illustre Madonna di X o XII
migliaia di polveri ancora, in presto o in compera, come parrà meglio ad sua
Excellentia; et inoltre perché ultimamente abbiamo avuto di campo l'ultima
resolutione del numero delle fanterie, veggendo essere stati serviti sempre
bene dalli uomini di cotesto paese, significherai a sua Excellentia come
desideriamo quella ci facci electione di 500 buoni fanti sotto buoni capi, al
soldo ordinato ultimamente di lire 14 soldi 17 per essere in campo a' dí 28
del presente mese, dove aranno la paga loro. Et queste due ultime commissioni
delle polveri et fanti tracterai in quel modo che possino piú presto et
meglio sortire lo effecto suo; et surgendosi difficultà alcuna, ne scriverrai
subito per questo medesimo cavallaro. Et bene vale.
Ex Palatio nostro. Die xvi
iulii 1499.
Marcello
Virgilio a Machiavelli
Firenze, 19 luglio 1499.
A N. Machiavelli.
Priores Libertatis et
Vexillifer Iustitiae Populi fiorentini.
Spectabiis vir etc. Per essere
la tua de' xvii più difficile ad
risolvere che l'altre, lasciandola per ora da parte fino se ne sia consultato,
ti risponderemo brevemente alle altre dua tua de' xvi
et xviii. Et di quello che ci
scrivi avere exequito ad Castrocaro, di già ne abbiamo visto lo effecto,
perché ieri adrivò la polvere, ma fu iudicata meno peso per non aver voi
forse di costà tarato li bariglioni al medesimo modo, et cosí se li è facto
la poliza di meno 50 libbre. Et arebbano desiderato questi maestri delle
munitioni che il pregio fussi stato dichiarato meglio, perché si è facto
difficultà assai se li ducati aveono ad essere di grossi o d'oro; esseli
ultimo facto la poliza ad ducati di grossi.
Bisognerà, nel ritorno tuo, facci ad Castrocaro opera d'intendere
particularmente tucto quello che è occorso fra ser Guerrino del Bello et il
capitano, et similmente delle altre occorrentie di quella terra, acciò
informato bene di tucto ci possa referire delle cose di quivi più certamente;
et in resposta della tua de' xviii,
ei accade farti intendere che noi stimiamo le xx
mila libbre di salnitro mercatato da Lionardo Strozi a Pesero, sia
quello che iiii o v
dì sono il predecto Lionardo ne fe' mercato con noi; et cosí crediamo
valerci, tenendo quello non solo di x
ma di xx mila, pure attenderemo
quel che ne farà intendere Lionardo Strozi al quale si mandorono subito le
lettere, et per ancora non ci fa intendere altro.
Alla parte de' fanti non ci siamo resoluti, essendo sì vicini allo adcamparsi
et proponendoci tu x dì di tempo
ad trovarsi in campo, non essere al proposito provederne di costà. Maxime
perché il capitano sollecita, strigne et infesta ogni ora, et ad noi ancora,
per il desiderio ne abbiamo, pare che si differisca troppo; et per questo,
avendo di già provisto qui di 2000 et abbondandone in campo, non ci accade
altro se non commetterti che ne ringratii Madonna con quelle più efficaci
parole che ti occorreranno, et così delle altre offerte facte da sua
Excellentia etc.
Non lascerai di fare intendere ad sua Excellentia come ogni dì abbiamo
querele, et dalli offitiali nostri di Romagna et da uomini privati, di molti
insulti et villanie facte dalle sue genti; et che ultimo ad Salutare, luogo
vicino a Castrocaro, ferirono iii
uomini et ne menorono uno prigione, et poi li tolsono assai roba di casa. Et
la pregherrai per nostra parte ad volere provedere ad simili inconvenienti
perché, oltre al danno delli uomini, simili termini ci sono molesti et di
carico ad sua Excellentia; et perché tu ne se' informato appieno, ci pare
basti solo commettertene quello che è il desiderio nostro. Bene vale.
Ex Palatio nostro. Die xviiii
iulii 1499.
Marcello
Virgilio di Adriano Berti a Niccolò Machiavelli
Firenze, 7 novembre 1502
Spectabili
viro Nicolao Malchiavello secretario et mandatario Fiorentino apud Ill.um
Ducem Romandiolae tanquam fratri. A Imola.
Spectabilis vir etc. Il
Gonfalonieri stamani mi ha detto che non li pare ad verun modo che tu ti
parta, per non li parere anchor tempo, et lasciare cotesto luogo vacuo di
qualche segno di questa città; per havervi ad mandare un altro, non sa chi si
potessi essere più a proposito, respecto a molte cose. Però mi ha detto
ch'io ti scriva così, et ti advertisca ad non partire; et se io lo fo
volentieri, Dio lo sa, che mi truovo con le faccende mie, con le tue et con la
lectione addosso. Et se tu harai ad sequire il Duca o non, andando ad Rimine,
per la publica ti si dirà più appunto. Vale. Ex Palatio Florentino, die vii
Novembris MDII.
Tuus Marcellus Virgilius
Altre notizie relative a Marcellus Virgilius sono tratte dall’introduzione alle Institutiones rei herbariae (1700) di Joseph Pitton Tournefort, botanico francese (Aix-en-Provence 1656 - Parigi 1708) che viaggiò a lungo e che dal 1683 insegnò botanica al Jardin du Roy: diede la prima chiara definizione di genere e creò un sistema di classificazione fondato sui caratteri della corolla.
Marcellus Virgilius non era medico, bensì segretario-cancelliere a Firenze, per cui la sua conoscenza delle erbe non era profonda. Inoltre, come spesso accadde per altri commentatori, si allontanò alquanto dai concetti di Dioscoride, mettendo invece in evidenza le notizie contenute nella Naturalis historia di Plinio.
Ecco il testo di Tournefort dal quale possiamo anche desumere che Marcellus Virgilius era più o meno contemporaneo di Jean Ruel (1474-1537).
Ad Marcellum Virgilium Florentinum qui post Ruellium hanc medicinae partem illustrare aggressus est, accedamus. Quamvis vero ille non magnam admodum herbarum notitiam habuisse videatur, ut qui professione medicus non fuerit, eoque tempore quo densissimis tenebris Res Herbaria obducta iacuit, sua ediderit, tamen quia complura obscura ac depravata Dioscoridis loca enucleavit et pristino nitori restituit, debet vel hoc saltem nomine illius studium et conatus nobis probari: cum nihil aeque ad recte intelligendum Dioscoridem, aliosque auctores conducat, ac exemplarium integritas et puritas. Quod vero nonnunquam a verbis Dioscoridis paulo longius recesserit, nec eorum legitimum ac genuinum sensum assecutus fuerit, id illi vitium cum caeteris interpretibus commune est, utpote qui non raro Plinii magis quam Dioscoridis sensum exprimere ac sequi studuerint. Quod vero nonnulli Marcellum Dioscoridis interpretem plane grammaticum esse iudicant, non magnopere reprehendo. Morborum tamen atque humani corporis vitiorum genus omne, quorum subinde meminit Dioscorides, diligentissime explicat. Commentarii saepe nimis prolixi sunt, cum in singulis fere capitibus novas praefationes parérgous attextant. Quod ad ipsarum stirpium notitiam et vulgaria nomina pertinet, nihil fere in his commentariis addiscet lector. Quod vero ad Linguam Graecam, auctorum testimonia, variarum rerum cognitionem, Dioscoridis intellectum et variam exemplarium lectionem utilissimi sunt. Habuimus enim inquit, Marcellus, antiquissimum codicem Longobardis litteris scriptum, antiquitatis egregium et ob id saltem multifaciendum monumentum quod quantus quondam Dioscorides fuerit, inculte quidem sed multa fide ostendit: quoque minus elegantioris ornatus in eo erat, plus fidei nobis et veritatis habuit. Legi postea et in manibus omnium triennio iam versionem esse quam Suessonensis Ruellius in Gallia a se confectam edidit. Legi itidem quam Aquilegiensis Patriarcha, patritiae gentis, Venetus homo, Hermolaus Barbarus addito Corollario iampridem a se confectam morte praeventus edere ipse non potuit. Ex interpretibus vero illis alterum impresso tantum Dioscoridis codice, cuius plura pene sunt vitia quam integrae partes ad eam usum fuisse patet. Nec in labore illo praeter bonam interpretis fidem, ex proposito sibi scriptoris huius exemplari legentibus aliud praestare voluisse. Alterum vero morte praeventum, quale cogitaverat, opus illud edere non potuisse. Marcelli versio edita est anno 1523. Florentiae in folio per haeredes Philippi Juntae; Coloniae apud Joannem Soterum 1529. in folio, Basileae vero in octavo per Andream Catandrum et Joannem Bebelium 1532. sed doctiores viri pluris fecerunt versiones Hermolai et Ruellii. Illud autem me magis movit, inquit Mathiolus ut Ruellium admiserim, quod eius conversio omnibus facta sit vulgatior ac frequentior in studiosorum manibus versetur. Adde etiam quod haec communi omnium fere, medicorum praesertim iudicio praeferatur.
Nel 1516 il nostro Adriani tenne l'orazione funebre per Giuliano de' Medici morto di tubercolosi polmonare. Accontentiamoci dell'inizio del relativo articolo pubblicato da JSTOR, dove non ho accesso.
Dictionnaire
historique
de la médecine ancienne et moderne
par Nicolas François Joseph Eloy
Mons – 1778