Lessico


Tripudio

Tripudio ha un duplice significato. Per lo più indica una danza sacra o guerresca, ma ha pure il significato di auspicio favorevole, che si aveva quando i polli mangiavano tanto avidamente che il cibo cadeva dalla loro bocca a terra, colpendo così il suolo. Vediamo per prima questa accezione che ha relazione col pollo.

Tripudio ricavato dai polli

Veniva detto tripudium anche l'auspicio favorevole derivato dal modo di mangiare dei polli: se nella fretta di mangiare lasciavano cadere a terra alcuni frammenti (per ottenere ciò bastava tenerli digiuni!!!), ciò era considerato dai Romani di ottimo auspicio prima della battaglia.

Robert Estienne – alias Stephanus – nel suo Dictionarium Latinae linguae (1537) alla voce pavio specifica che il verbo latino pavire significa ferire, percuotere, battere, equivalente al greco παίω.

La trasformazione di terripavium – colpire la terra - in terripudium e quindi in tripudium viene fornita da Cicerone in De divinatione II XXXIV,72: Nihil ad auspicia; sed quia, cum pascuntur, necesse est aliquid ex ore cadere et terram pavire (terripavium primo, post terripudium dictum est; hoc quidem iam tripudium dicitur) - cum igitur offa cecidit ex ore pulli, tum auspicanti tripudium solistimum nuntiatur.

Il verbo pavire viene usato anche da Varrone in Rerum rusticarum I,51: Solida terra pavita, maxime si est argilla, ne, aestu peminosa si sit, in rimis eius grana oblitescant et recipiant aquam et ostia aperiant muribus ac formicis

Lo stesso dicasi di Plinio in Naturalis historia IX,37: Dentes non sunt testudini, set rostri margines acuti, superna parte inferiorem claudente pyxidum modo. in mari concyliis vivunt, tanta oris duritia, ut lapides comminuant, in terram egressae herbis. pariunt ova avium ovis similia ad centena numero eaque defossa extra aquas et cooperata terra, pavita hac pectore et complanata, incubant noctibus. educent fetus annuo spatio. quidam oculis spectandoque ova foveri ab iis putant, feminas coitum fugere, donec mas festucam aliquam inponat aversae.

Ma ai tempi di Festo Sesto Pompeo (II-III secolo dC) probabilmente pavire si era trasformato in puvire, come dimostra il suo De verborum significatione.

Tripudio - La danza a tre tempi

Tripudio: dal latino tripudium, propriamente, danza a tre tempi (da tri-, tri-, e pes pedis, piede). Danza sacra eseguita in Roma dai Salii, sacerdoti danzatori. Traeva nome dall'essere eseguita con un movimento scandito da tre battute di piede alla volta.  La connessione tra questo e il tripudio desunto dai polli sta nel fatto che la danza dei Salii era una danza di guerra.

Salii

Salii deriva senz’altro da salio, saltare, in quanto danzando saltavano, balzavano. Sodalizio sacerdotale dell'antica Roma, suddiviso in due sezioni che prendevano il nome dalla rispettiva sede: i Salii Palatini del Palatino e i Salii Collini (o Agonenses) del Quirinale (detto Collis per antonomasia, e talvolta Agonale).

Ogni sezione era composta di 12 membri e aveva a capo un magister. L'azione dei Salii si svolgeva in alcune giornate del mese di marzo comprese tra il 1º e il 23, e in occasione di una festa d'ottobre detta Armilustrio. Il culto saliare di marzo consisteva in una processione a tappe in vari luoghi della città; il luogo di tappa, detto mansio, era quello in cui i Salii banchettavano e riposavano la notte. Vestiti di un costume guerresco e forniti dei sacri scudi detti ancili (ancilia), eseguivano danze di guerra al canto di inni (versus saliares) e di litanie (axamenta), davanti a templi e intorno ad altari, nel Foro, sul Campidoglio e nel Comizio.

Il servizio dei Salii era connesso con il culto di Marte, dio della guerra e titolare del mese di marzo. Il sodalizio, comunque, era ufficialmente “in tutela” della triade Giove-Marte-Quirino, mentre una sua sezione, come si è detto, prendeva nome dal Quirinale, il colle del dio Quirino. Tutto ciò si spiega con la funzione dei Salii che era quella di sperimentare a nome e al posto di tutto il popolo romano (rappresentato dalla triade Giove-Marte-Quirino) la realtà sacra della guerra (ossia il campo d'azione di Marte); d'altra parte, la conflittualità, sia pure simbolica o rituale, rendeva necessaria la ripartizione in due gruppi antagonisti; donde si contrapponevano formalmente il gruppo del Palatino e il gruppo del Quirinale, quasi che Quirino e il suo colle potessero costituire, all'interno della città, un polo opponibile a quello palatino (precisamente alla Reggia, dove si conservavano i sacri ancili).