Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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[266]
[70] Tunc mortis oppressus {vigor} <rigor>, Tunc
lex subacta est Tartari: Tunc
vis diei fortior Noctem
coegit cedere. Iam
iam quiescant improba, [75]
Iam culpa furva obdormiat, Iam
noxa let{h}alis suum Perpessa
somnum marceat. Vigil
vicissim spiritus Quodcunque
restat temporis [80]
Dum meta noctis clauditur, Stans,
ac laborans excubet. Iesum
ciamus vocibus Flentes,
precantes, sobrii: Intenta
supplicatio [85]
Dormire cor mundum vetat. {Stat}
<Sat> convolutis artubus Sensum
profunda oblivio Pressit,
gravavit, obruit, Vanis
vagantem somniis. [90]
Sunt nempe falsa, et frivola Quae
mundiali gloria Ceu
dormientes egimus, Vigilemus,
hic est veritas. Aurum,
voluptas, gaudium, [95]
Opes, honores, prospera, Quaecunque
nos instant mala, Fit
mane, nil sunt omnia. Tu
Christe somnum {disiice} <disdice>, Tu
rumpe noctis vincula, [100]
Tu solve peccatum vetus, Novumque
lumen ingere. |
[70]
Allora l’inflessibilità della morte fu schiacciata, allora
la legge del Tartaro
fu soggiogata: allora
la potenza del giorno essendo più forte ha
costretto la notte ad allontanarsi. Ormai
le cose malvagie se ne stiano calme, [75]
ormai la colpa tenebrosa dorma, ormai
il castigo letale subito faccia
avvizzire il suo sonno. A
sua volta lo spirito vigile qualsiasi
tempo rimane [80]
mentre si chiude la fine della notte, stando
ritto e lavorando stia all’erta. Invochiamo
a gran voce Gesù piangendo,
pregando, sobrii: una
supplica intensa [85]
impedisce a un cuore mondo di dormire. Con
gli arti abbastanza raggomitolati un
profondo oblio il pensiero ha
oppresso, ha appesantito, ha inondato, che
vaga in sonni vani. [90]
Infatti sono false e frivole quelle
cose che per la gloria di questo mondo abbiamo
fatto come da addormentati, stiamo
svegli, qui sta il vero. L’oro,
la voluttà, la gioia, [95]
le ricchezze, gli onori, le prosperità, tutte
le cose cattive che ci sovrastano, viene
mattino, sono tutte quante nulla. Tu
o Cristo allontana il sonno, Tu
rompi le catene della notte, [100]
Tu cancella l’antico peccato, e
porta dentro una nuova luce. |
Sed
hactenus Gallus in bonam partem acceptus est, possit etiam in malam
accipi, et significare, ut avis est libidini dicata maxime, qui
muliebria sectatur, et voluptatum magis amator est, quam Dei, unde apud
Esaiam[1]
dicitur: Ecce Dominus asportari te
faciet, sicut asportatur Gallus Gallinaceus. |
Ma
fino a questo momento il gallo è stato accettato nel verso buono, possa
essere accettato anche in quello cattivo, e indicarlo, in quanto è un
uccello estremamente dedito alla libidine che corre dietro alle cose
femminili ed è più un amante delle voluttà che di Dio, laonde in
Isaia si dice: Ecco il Signore ti farà trasferire come viene
trasferito un gallo. |
Superest
modo, ut de Gallina etiam dicamus: de qua D. Augustinus[2]
in expositione huius versus Psalmistae: Exurge
in occursum mihi, et vide: Aliquid, inquit, me dicere admonet in hoc loco capitis ipsius nostri sublimitas,
quoniam infirmatus est usque ad mortem, et assumpsit infirmitatis carnem,
ut pullos Hierusalem colligeret sub alas suas, tanquam Gallina infirmata[3]
cum parvulis. Non enim in aliqua ave hoc aliquando conspeximus, earum
etiam, quae nidificant ante oculos nostros, sicut parietum Passeres,
sicut Hirundines, tanquam annuae nostrae hospites, sicut Ciconiae, sicut
aliae aves, quae ante oculos nostros nidificant, et ovis insidunt,
pullos alunt, sicut ipsae Columbae, quas cotidie videmus, aliquando avem
<in>firmari cum parvulis non agnovimus, non vidimus. Gallina
quomodo hoc habet? Certe notam rem dico, quae in conspectu nostro
quotidie versatur, quomodo raucescit vox, quomodo sit hispidum totum
corpus, demittuntur alae, laxantur plumae, et vides circa pullos nescio
quid aegrotum, et ea est materna charitas, quae invenitur infirmitas.
Quare ergo Dominus nisi propter hoc Gallina esse voluit in sancta
scriptura, dicemus. Hierusalem, Hierusalem, quoties volui congregare
filios tuos tanquam Gallina filios suos sub alas, et noluisti?[4]
Congregavit autem omnes gentes tanquam Gallina pullos suos, qui
infirmatus est propter nos, accipiens carnem a nobis, id est, a genere
humano, crucifixus, contemptus alapis caesus, flagellatus, ligno
suspensus, lancea vulneratus. Ergo hoc maternae infirmitatis est, non
amissae maiestatis. Quum ergo talis esset Christus, et tamen carnem sine
peccato suscepisset, factus est particeps nostrae infirmitatis, non
iniquitatis, ut ex eo quod nobiscum communicavit, infirmitatem solveret
nostram iniquitatem. |
Rimane
solo da parlare anche della gallina: della quale parla Sant’Agostino
durante la spiegazione di questo verso del salmista: Balza in piedi
per venirmi incontro, e guarda: La sublimità del nostro stesso Capo a
questo punto mi spinge a dire qualcosa, in quanto si è assoggettato
alle debolezze umane fino alla morte, e ha assunto la carne della
debolezza, per raccogliere sotto le sue ali i pulcini di Gerusalemme,
come una gallina diventata debole fa con i suoi piccoli. Infatti non
abbiamo mai osservato ciò in nessun uccello, anche tra quelli che
nidificano davanti ai nostri occhi, come i passeri dei muri, come le
rondini che sono per così dire nostre ospiti annuali, come le cicogne,
come altri uccelli che nidificano davanti ai nostri occhi e stanno
accovacciati sulle uova, allevano i pulcini, come le stesse colombe che
vediamo tutti i giorni, non abbiamo mai conosciuto, non abbiamo mai
visto un uccello diventare debole coi piccoli. In che modo la gallina
possiede questa caratteristica? Certamente dico una cosa nota, che
quotidianamente è presente davanti ai nostri occhi, in che modo la voce
si fa roca, come tutto il corpo è arruffato, le ali vengono tenute
basse, le piume si aprono, e puoi vedere intorno ai pulcini un non so
che di malato, ed è l’amore materno che si ritrova a essere
debolezza. Per cui potremo pertanto dire che il Signore proprio per
questo ha voluto che la gallina fosse presente nella sacra scrittura.
Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte ho voluto radunare i tuoi figli
come fa la gallina coi suoi figli sotto le ali, e non lo volesti? Ma ha
raccolto tutti i popoli come fa la gallina con i suoi pulcini, lui che
si è estenuato a causa nostra, prendendo da noi la carne, cioè, dal
genere umano, fu crocifisso, disprezzato, percosso con schiaffi,
flagellato, appeso a un palo, ferito con una lancia. Pertanto questo è
segno di debolezza materna, non di perduta maestà. Pertanto siccome
Cristo era siffatto e aveva tuttavia assunto la carne senza aver
peccato, è diventato partecipe della nostra debolezza, non della nostra
iniquità, affinché potesse dissipare la nostra iniquità dal momento
che aveva condiviso con noi la debolezza. |
Et[5]
rursus exponens illud Psalmographi:
Et sub alis eius sperabis: Si Gallina, inquit, protegit pullos suos sub alis, quanto magis tu sub alis Dei tutus eris,
et adversus diabolum, et angelos eius, quae aëreae potestates, tanquam
Accipitres circumvolitant, ut infirmum pullum auferant? Neque
enim sine causa comparata est Gallina ipsi sapientiae Dei. Nam ipse
Christus dominus noster, et salvator tanquam Gallinam se dixit:
Hierusalem, Hierusalem, etc. Noluit illa Hierusalem, velimus nos, illa
rapta est ab aeris potestatibus fugiens alas Gallinae, praesumens de
viribus suis quum esset infirma, nos confitentes infirmitatem nostram,
sub alas Dei fugiamus. Erit enim nobis tanquam Gallina protegens pullos
suos. Non est enim iniuriosum nomen Gallina. Attendite caeteras aves.
Multae aves ante nos foetant, calefaciunt pullos suos, nulla sic avis
infirmatur cum pullis suis, quomodo Gallina. Attendat charitas vestra,
Hirundines, Passeres, et Ciconias videmus extra nidos suos, nec
cognoscimus utrum foetus habeant: at Gallinam cognoscimus in infirmitate
vocis, et in relaxatione plumarum, tota mutatur a foetu pullorum, quia illi infirmi sunt, infirmam sese facit. Quia ergo et
nos infirmi eramus, infirmam se fecit sapientia Dei, quia verbum caro
factum est, et habitavit in nobis, ut sub alis eius speremus. |
E
successivamente, spiegando ciò che scrive il salmista dice: E sotto
le sue ali spererai: Se la gallina protegge i suoi pulcini sotto le ali,
quanto più sarai al sicuro sotto le ali di Dio, e di fronte al diavolo
e ai suoi messaggeri, quelle potestà celesti che volano all’intorno
come sparvieri per rapire il debole pulcino? E non senza motivo la
gallina è stata paragonata alla sapienza stessa di Dio. Infatti lo
stesso Cristo nostro signore e salvatore disse di essere come una
gallina: Gerusalemme, Gerusalemme, etc. Quella Gerusalemme non lo volle,
dobbiamo volerlo noi, quella fu rapita dalle potestà del cielo fuggendo
dalle ali della gallina, confidando sulle sue forze poiché questa era
debole, noi confessando la nostra debolezza vediamo di rifugiarci sotto
le ali di Dio. Infatti sarà per noi come una gallina che protegge i
suoi pulcini. Infatti l’epiteto di gallina non è ingiurioso. Fate
attenzione agli altri uccelli. Molti uccelli depongono le uova davanti a
noi, scaldano i loro pulcini, nessun uccello si indebolisce tanto coi
suoi pulcini come la gallina. Il vostro amore faccia attenzione, vediamo
le rondini, i passeri e le cicogne fuori dai loro nidi, né sappiamo se
hanno della prole: ma la gallina la riconosciamo dalla debolezza della
voce e dal dispiegarsi delle piume, viene tutta quanta cambiata dalla
nascita dei pulcini, perché loro sono deboli rende se stessa debole.
Pertanto, poiché anche noi eravamo deboli, la sapienza di Dio si è
fatta debole, perché il verbo si è fatto carne, e ha abitato in noi,
affinché speriamo sotto le sue ali. |
Et
rursus alibi[6]:
Hoc, inquit, genus animantis magnum affectum in filios habet, ita ut eorum
infirmitate <affecta> et ipsa {infirmitate} <infirmetur>, et
quod difficilius in caeteris {animalibus}
<animantibus> invenies, alis
suis filios suos protegens contra Milvum {pugnat} <pugnet>: sic
etiam mater nostra sapientia Dei per carnis susceptionem infirmata
quodammodo, dicente Apostolo: Quod infirmum est Dei, fortius est
hominibus[7],
protegit infirmitatem nostram, et resistit diabolo, ne nos rapiat. In
qua defensione, quod illa adversus Milvum conatur affectu, haec adversus
diabolum perficit potestate. |
E
poi in un altro punto dice: Questo tipo di essere vivente - la
chioccia - dimostra un grande affetto nei confronti dei figli, tant’è
che commossa dalla loro debolezza si indebolisce lei stessa, e, cosa che
riscontrerai più difficilmente negli altri animali, proteggendo con le
sue ali i figli combatte contro il nibbio: così anche nostra madre la
sapienza di Dio prendendo la carne si è in qualche modo indebolita, in
base a quanto dice l’apostolo: Ciò che di Dio è debole è più forte
degli uomini, protegge la nostra debolezza, e si oppone al diavolo
affinché non ci rapisca. In questa difesa, quello che per amore lei si
sobbarca contro il nibbio, questa - la sapienza - lo ottiene contro il
diavolo per potere. |
Item
rursus[8]
in haec verba: Nos ovum nostrum
sub alis illius Gallinae ponamus, inquit,
Evangelicae Gallinae, quae clamat Hierusalem Hierusalem illi falsae, et
perditae, quoties volui congregare filios, tanquam Gallina pullos, et
noluisti? Non
nobis dicatur, quoties volui, et noluisti. Illa enim Gallina
divina sapientia est, sed assumpsit carnem, ut pullis congrueret. Videte Gallinam hispidam
plumis, demissis alis, voce fracta, et quassa, et lassa, et languida
congruere [267]
parvulis
suis. Ovum ergo nostrum, id est, spem nostram sub alis illius Gallinae
ponamus. |
Parimenti
poi verso queste parole dice: Noi dobbiamo porre il nostro uovo sotto
le ali di quella gallina, della gallina evangelica, che grida
Gerusalemme Gerusalemme a quella falsa e corrotta, quante volte ho
voluto radunare i tuoi figli, come fa la gallina coi pulcini, e non hai
voluto? Non ci venga detto quante volte ho voluto e non lo volesti.
Infatti quella gallina è la sapienza divina, ma ha assunto la carne per
adattarsi ai pulcini. Guardate la gallina con le piume arruffate, le ali
abbassate, la voce fiacca, debole, sfinita, esausta, adattarsi ai suoi
piccoli. Pertanto vediamo di porre il nostro uovo, cioè la nostra
speranza, sotto le ali di quella gallina. |
[1] La citazione ricorre anche a pagina 186. § Isaia 22,17-18: “Ecco che il Signore ti getterà via e ti arrotolerà, ti aggomitolerà come una palla in paese spazioso;” (La Sacra Bibbia, Edizioni Paoline, 1958) - 17 ἰδοὺ δὴ κύριος σαβαωθ ἐκβαλεῖ καὶ ἐκτρίψει ἄνδρα καὶ ἀφελεῖ τὴν στολήν σου 18 καὶ τὸν στέφανόν σου τὸν ἔνδοξον καὶ ῥίψει σε εἰς χώραν μεγάλην καὶ ἀμέτρητον, καὶ ἐκεῖ ἀποθανῇ· καὶ θήσει τὸ ἅρμα σου τὸ καλὸν εἰς ἀτιμίαν καὶ τὸν οἶκον τοῦ ἄρχοντός σου εἰς καταπάτημα, [...].
[2] Enarrationes in Psalmos, Psalmus 58,10. (Aldrovandi)
[3] A mio avviso si tratta di un plagio da parte di Sant’Agostino. È la solita mania di strumentalizzare gli esseri viventi ai propri fini propedeutici senza aver mai avuto a che fare con l’animale in questione. La gallina sarà senz’altro un po’ estenuata e smagrita dalla cova durata in media 21 giorni, ma non le passa neanche per l’anticamera di in una fibrocellula muscolare né di un neurone cerebrale di sentirsi stanca. La chioccia è aggressiva verso gli estranei, resistente e indefessa nell’allevare i propri pulcini. Non vedo dove stia quella debolezza tanto sbandierata da Sant’Agostino. In quanto all’affetto della chioccia per i pulcini concordo pienamente con il grande Dottore della Chiesa, costantemente seguito e guidato da una chioccia impareggiabile e indefessa: Monica.
[4] Matteo 23:37: Hierusalem Hierusalem quae occidis prophetas et lapidas eos qui ad te missi sunt quotiens volui congregare filios tuos quemadmodum gallina congregat pullos suos sub alas et noluisti.
[5] Enarrationes in Psalmos, Psalmus 90,5. (Aldrovandi)
[6] Quaestiones Evangeliorum I,36. (Aldrovandi) - Le correzioni sono fatte in base al testo pubblicato in www.augustinus.it.
[7] Paolo, Corinti I,1,25: quia quod stultum est Dei sapientius est hominibus, et quod infirmum est Dei fortius est hominibus. - perché la follia di Dio è più sapiente degli uomini, e la debolezza di Dio è più forte degli uomini. (La Sacra Bibbia, Edizioni Paoline, 1958)
[8] Sermones, Sermo 105 - De verbis Evangelii Lc 11, 5-13: "Quis vestrum habebit amicum, et ibit ad illum media nocte" et cetera - 8,11. Aldrovandi dà come referenza il Sermo 29. - Nos ovum nostrum sub alis illius gallinae ponamus evangelicae, quae clamat: Ierusalem, Ierusalem, illi falsae et perditae, quoties volui colligere filios tuos, tamquam gallina pullos suos, et noluisti? Non nobis dicatur: Quoties volui, et noluisti? Illa enim gallina divina Sapientia est: sed assumpsit carnem, ut pullis congrueret. Videte gallinam hispidam plumis, dimissis alis, voce fracta, et quassa, et lassa, et languida congruere parvulis suis. Ovum ergo nostrum, id est, spem nostram sub alis illius gallinae ponamus.