Ulisse Aldrovandi
Ornithologiae tomus alter - 1600
Liber
Decimusquartus
qui
est
de Pulveratricibus Domesticis
Libro
XIV
che tratta
delle domestiche amanti della polvere
trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti
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DE PEREGRINIS QUIBUSDAM Gallinaceis dictis, et primo de Gallo Cap. IX. |
CAPITOLO
IX CIRCA
ALCUNI SOGGETTI ESOTICI DENOMINATI GALLI, E PER PRIMO IL GALLO INDIANO
ORECCHIUTO CON TRE DITA |
Quae
modo subsequuntur, aves sunt peregrinae, et Gallinaceo nomine gaudent.
Cuius primo loco iconem damus Caesar Facchinettus[1]
Marchio et Senator olim Bononiensis, mihi copiam fecit, eum Gallum ego
ita descripsi. Etsi aures in Gallo fictitias quispiam iudicet easque
solis quibusdam nocturnis volucribus attribuendas, is in Ardeae cuiusdam
genere, quod quandoque in Flandria apparet mira specie, de quo nos
aliquando Deo dante suo loco agemus, easdem contemplatus minime
monstrosas, nedum dicam fictitias in pulcherrimo istoc Gallo iudicaturus
est. Mira quidem huius Galli species est, et nulli volucrum
generi pulchritudine inferior, ut nunc ex tradenda descriptione cuivis
patebit. |
Gli
uccelli che adesso si susseguono sono esotici e godono del nome di
gallo. Di quello di cui forniamo in primo luogo l’immagine mi fece una
copia il Marchese Cesare Facchinetti che un tempo era anche Senatore a
Bologna, e io ho descritto tale gallo nel modo seguente. Anche se
qualcuno ritiene che nel gallo le orecchie sono insussistenti e che esse
sono da attribuire solo ad alcuni uccelli notturni, costui dopo averle
viste in un certo tipo di airone che di quando in quando, dotato di
aspetto meraviglioso, fa la sua comparsa nelle Fiandre,
e del quale prima o poi tratteremo nel capitolo apposito se Dio ce lo
concede, vorrà giudicarle in questo bellissimo gallo come assolutamente
non mostruose, tanto meno per così dire fittizie. In realtà
l’aspetto di questo gallo è meraviglioso e non è inferiore per
bellezza a nessuna specie di uccelli, e adesso risulterà chiaro a
chiunque dalla descrizione che seguirà. |
Rostrum
reliquorum Gallorum dissimillimum, sed Psittacorum omnino respondens.
Est etenim aduncum in superiori parte, totum vero rubrum, Caput totum
pectus et venter integer colore roseo diluto, qui in pectore maculis
subroseis dilutioribus exiguis, in ventre longe maioribus; quas alba
linea transcurrit, insignitur. Cristis insignitur duabus, primum carnea
more nostrorum, quae prope rostrum est, inter quam et rostrum superius
macula oblonga caerulea est. Crista vero alia pennis constat luteis
prope primam cristam parvis mox longe maioribus sursum primum
ascendentibus, mox deorsum per collum descendentibus. Oculorum
capacitatis forma diversa admodum non tantum a nostratibus Gallis, verum
etiam a reliquo volucrum genere: prae se fert enim eundem fere situm,
qualis in homine est, oblongum scilicet, in cuius medio oculi siti sunt,
quorum pupilla nigra est, iris lutea, cilia nigra. Aures magnae, et
erectae asininis non absimiles: sub mento pennae quaedam dependent
virides in marginibus nigrae, veluti barbae figuram prae se ferentes,
quas palearum quae in Gallo nostro dependent, vicem obtinere arbitror.
Collo superiori et uropygio quae viridia sunt, pennae caeruleae, albis
calamis ornatae {deorsim} <deorsum> dependent. |
Il
becco è del tutto diverso da quello degli altri galli, ma riecheggia in
tutto e per tutto quello dei pappagalli. Infatti nella parte superiore
è adunco, ed è tutto quanto rosso, tutta la testa, il petto e tutto
l’addome sono di color rosa diluito, che è costellato a livello del
petto da chiazze rosa pallido ancor più diluite e piccole, a livello
dell’addome molto più grandi, attraverso le quali passa una linea
bianca. È ornato da due creste, in primo luogo da una cresta carnea
come i nostri galli e che si trova vicina al becco, e tra essa e il
becco superiore si trova una macchia oblunga e azzurra. Ma l’altra
cresta è fatta di piume gialle che in vicinanza della prima cresta sono
piccole e quindi molto più grandi, che dapprima sono dirette in alto e
poi scendono giù lungo il collo. La forma delle orbite oculari è molto
diversa non solo da quella dei nostri galli ma anche rispetto alle altre
specie di uccelli: presenta infatti quasi la stessa ubicazione che ha
nell’uomo, naturalmente è ovale e al suo centro sono situati i globi
oculari, e la loro pupilla è nera, l’iride gialla, le ciglia nere. Le
orecchie sono grandi ed erette e non sono dissimili da quelle degli
asini: sotto al mento penzolano delle penne verdi che sono nere ai
bordi, che mostrano le fattezze come di una barba e che penso si trovino
al posto dei bargigli, che nel nostro gallo sono pendenti. Dalla parte
superiore del collo e dall’uropigio, che sono verdi, pendono verso il
basso delle penne azzurre adorne di calami bianchi. |
Alae
admodum diversi coloris sunt. Primae enim earum pennae obscurae virent,
sed ita dispositae sunt, ut veluti squamulas efficere videantur, harum
medium linea alba percurrit. Quae sequuntur intense admodum virent, sed
in extremitate albae sunt; harum tamen tres inferiores caeruleae sunt
circumcirca tamen etiam subvirides{:}<.> Hunc ordinem pulcherrimus alius
excipit caeruleus, nempe cuius pennae in fine insigniter admodum rubent.
Extremae denique remiges luteae sunt, omnium costae albae. Inferior vero
alarum pars colore est subcaeruleo ad viridem tendens; superior vero
roseo, et costae omnes itidem albae. |
Le
ali presentano una colorazione molto variegata. Infatti le loro penne
anteriori che sono scure hanno colore verde, ma sono disposte in modo
tale che sembrano costituire delle piccole squame, e una linea bianca
attraversa la loro parte centrale. Quelle che seguono sono di colore
verde particolarmente intenso, ma all’apice sono bianche; tuttavia le
tre poste più in basso sono azzurre ma tutt’intorno sono anche
verdastre. A questa disposizione subentra un altro bellissimo tipo di
azzurro, e precisamente le penne di questo colore all’apice sono molto
rosse in modo meraviglioso. Infine le ultime remiganti sono gialle, e
tutti i loro calami sono bianchi. Ma il lato inferiore delle ali è
azzurrino tendente al verde; ma il lato superiore è roseo e allo stesso
modo tutti i calami sono bianchi. |
Cauda
duplex, prior exigua, et quinque tantum pennis constans, iisque
ruberrimis, et admodum brevibus, si secundae caudae comparentur. Secunda
cauda {novem} <sex>[2]
longissimis pennis constat, quarum aliae aliis longiores sunt, et
diversum colorem obtinent. Maiores ferrugineae sunt, pennulis
tenuissimis oblongis fuscis, hinc inde dependentibus constantes{,}<.>
In extremitate ceu oculos ovales rubicundos et circumcirca caeruleos
obtinent. Virides vero eiusdem coloris pennulis constant, et in fine
oculos albos circumcirca caeruleos obtinent; caeruleae quae sequuntur
eodem modo sese habent. Pedes rubei maculis subfuscis distincti. Digiti
terni. Ungues et calcaneus albi. Dorsum vero totum subrubrum maculis
nigris semilunaribus distinctum, quae in medio linea alba insigniuntur. |
La
coda è duplice, la prima è piccola e costituita solo da cinque penne
che sono estremamente rosse e sono assai corte se paragonate a quelle
della seconda coda. La seconda coda è costituita da sei penne molto
lunghe, delle quali alcune sono più lunghe delle altre e hanno un
colore diverso. Quelle maggiori sono color ruggine costituite da barbe
molto sottili oblunghe e scure che pendono da una parte all’altra.
All’estremità posseggono come degli occhi ovali rubizzi e
tutt’intorno azzurri. Le penne verdi sono costituite da barbe dello
stesso colore e all’apice hanno delle ocellature bianche circondate di
azzurro, le penne azzurre che vengono dopo si presentano allo stesso
modo. Le zampe rossastre sono punteggiate di macchioline abbastanza
scure. Le dita sono tre. Le unghie e il calcagno sono bianchi. La
schiena è tutta rossiccia punteggiata di chiazzette nere a mezzaluna
fregiate al centro da una linea bianca. |
[1] L’unico Facchinetti contemporaneo di Aldrovandi del quale ho trovato notizie è Giovanni Antonio (Bologna 1519 - Roma 1591), che fu Papa col nome di Innocenzo IX dall'ottobre al dicembre del 1591. Le origini della famiglia Facchinetti erano veronesi.
[2] La scoperta di questo palese errore di Aldrovandi, che va a tenere debita compagnia alla miriade d'inesattezze che continua a elargirci, non è mia, bensì di Fernando Civardi. Fernando non si accorse di questo errore quando nel 1996 trascrisse il testo latino, bensì quando nel marzo 2008 fu da me incaricato di mettere a dura prova le sue doti di peintre électronique nel colorare in base al testo quest'uccello che è fantastico al 99,99%, non essendo stato in grado di identificarlo neppure il Dr Giovanni Boano, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Carmagnola (TO). Confesso che nemmeno durante la traduzione mi accorsi delle false 9 penne, per cui il merito della scoperta è tutto di Fernando. Come suggeritomi dal collega Dr Leslye Haslam, esiste una possibilità per salvare Aldrovandi: affermare cioè che le 3 penne fantasma sono nascoste dietro alle altre 6. A suo giudizio quest'affermazione salvifica potrebbe uscire ex abrupto dalla candida bocca - ma non dal sublime cervello - di sua moglie Livia Marchioni qualora ne venisse messa al corrente, essendo Livia una bolognese doc, bolognese di nascita e di stirpe, che purtroppo continuo a tartassare quando incappo in un imperdonabile errore del suo illustre concittadino. Ma Ulisse ricevette un disegno, non un uccello mummificato da affidare poi ai suoi acquarellisti e incisori, che erano quasi più precisi degli odierni fotografi e che egli snobbò a più non posso mistificandone i capolavori attraverso le sue insulse descrizioni. Anche in questo caso i suoi disegnatori sono salvi, e per l'ennesima volta!