Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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[330] DE PEREGRINIS QUIBUSDAM

Gallinaceis dictis, et primo de Gallo
Indico aurito {tridactilo} <tridactylo>.

Cap. IX.

CAPITOLO IX

CIRCA ALCUNI SOGGETTI ESOTICI DENOMINATI GALLI, E PER PRIMO IL GALLO INDIANO ORECCHIUTO CON TRE DITA

Quae modo subsequuntur, aves sunt peregrinae, et Gallinaceo nomine gaudent. Cuius primo loco iconem damus Caesar Facchinettus[1] Marchio et Senator olim Bononiensis, mihi copiam fecit, eum Gallum ego ita descripsi. Etsi aures in Gallo fictitias quispiam iudicet easque solis quibusdam nocturnis volucribus attribuendas, is in Ardeae cuiusdam genere, quod quandoque in Flandria apparet mira specie, de quo nos aliquando Deo dante suo loco agemus, easdem contemplatus minime monstrosas, nedum dicam fictitias in pulcherrimo istoc Gallo iudicaturus est. Mira quidem huius Galli species est, et nulli volucrum generi pulchritudine inferior, ut nunc ex tradenda descriptione cuivis patebit.

Gli uccelli che adesso si susseguono sono esotici e godono del nome di gallo. Di quello di cui forniamo in primo luogo l’immagine mi fece una copia il Marchese Cesare Facchinetti che un tempo era anche Senatore a Bologna, e io ho descritto tale gallo nel modo seguente. Anche se qualcuno ritiene che nel gallo le orecchie sono insussistenti e che esse sono da attribuire solo ad alcuni uccelli notturni, costui dopo averle viste in un certo tipo di airone che di quando in quando, dotato di aspetto meraviglioso, fa la sua comparsa nelle Fiandre, e del quale prima o poi tratteremo nel capitolo apposito se Dio ce lo concede, vorrà giudicarle in questo bellissimo gallo come assolutamente non mostruose, tanto meno per così dire fittizie. In realtà l’aspetto di questo gallo è meraviglioso e non è inferiore per bellezza a nessuna specie di uccelli, e adesso risulterà chiaro a chiunque dalla descrizione che seguirà.

Rostrum reliquorum Gallorum dissimillimum, sed Psittacorum omnino respondens. Est etenim aduncum in superiori parte, totum vero rubrum, Caput totum pectus et venter integer colore roseo diluto, qui in pectore maculis subroseis dilutioribus exiguis, in ventre longe maioribus; quas alba linea transcurrit, insignitur. Cristis insignitur duabus, primum carnea more nostrorum, quae prope rostrum est, inter quam et rostrum superius macula oblonga caerulea est. Crista vero alia pennis constat luteis prope primam cristam parvis mox longe maioribus sursum primum ascendentibus, mox deorsum per collum descendentibus. Oculorum capacitatis forma diversa admodum non tantum a nostratibus Gallis, verum etiam a reliquo volucrum genere: prae se fert enim eundem fere situm, qualis in homine est, oblongum scilicet, in cuius medio oculi siti sunt, quorum pupilla nigra est, iris lutea, cilia nigra. Aures magnae, et erectae asininis non absimiles: sub mento pennae quaedam dependent virides in marginibus nigrae, veluti barbae figuram prae se ferentes, quas palearum quae in Gallo nostro dependent, vicem obtinere arbitror. Collo superiori et uropygio quae viridia sunt, pennae caeruleae, albis calamis ornatae {deorsim} <deorsum> dependent.

Il becco è del tutto diverso da quello degli altri galli, ma riecheggia in tutto e per tutto quello dei pappagalli. Infatti nella parte superiore è adunco, ed è tutto quanto rosso, tutta la testa, il petto e tutto l’addome sono di color rosa diluito, che è costellato a livello del petto da chiazze rosa pallido ancor più diluite e piccole, a livello dell’addome molto più grandi, attraverso le quali passa una linea bianca. È ornato da due creste, in primo luogo da una cresta carnea come i nostri galli e che si trova vicina al becco, e tra essa e il becco superiore si trova una macchia oblunga e azzurra. Ma l’altra cresta è fatta di piume gialle che in vicinanza della prima cresta sono piccole e quindi molto più grandi, che dapprima sono dirette in alto e poi scendono giù lungo il collo. La forma delle orbite oculari è molto diversa non solo da quella dei nostri galli ma anche rispetto alle altre specie di uccelli: presenta infatti quasi la stessa ubicazione che ha nell’uomo, naturalmente è ovale e al suo centro sono situati i globi oculari, e la loro pupilla è nera, l’iride gialla, le ciglia nere. Le orecchie sono grandi ed erette e non sono dissimili da quelle degli asini: sotto al mento penzolano delle penne verdi che sono nere ai bordi, che mostrano le fattezze come di una barba e che penso si trovino al posto dei bargigli, che nel nostro gallo sono pendenti. Dalla parte superiore del collo e dall’uropigio, che sono verdi, pendono verso il basso delle penne azzurre adorne di calami bianchi.

Alae admodum diversi coloris sunt. Primae enim earum pennae obscurae virent, sed ita dispositae sunt, ut veluti squamulas efficere videantur, harum medium linea alba percurrit. Quae sequuntur intense admodum virent, sed in extremitate albae sunt; harum tamen tres inferiores caeruleae sunt circumcirca tamen etiam subvirides{:}<.> Hunc ordinem pulcherrimus alius excipit caeruleus, nempe cuius pennae in fine insigniter admodum rubent. Extremae denique remiges luteae sunt, omnium costae albae. Inferior vero alarum pars colore est subcaeruleo ad viridem tendens; superior vero roseo, et costae omnes itidem albae.

Le ali presentano una colorazione molto variegata. Infatti le loro penne anteriori che sono scure hanno colore verde, ma sono disposte in modo tale che sembrano costituire delle piccole squame, e una linea bianca attraversa la loro parte centrale. Quelle che seguono sono di colore verde particolarmente intenso, ma all’apice sono bianche; tuttavia le tre poste più in basso sono azzurre ma tutt’intorno sono anche verdastre. A questa disposizione subentra un altro bellissimo tipo di azzurro, e precisamente le penne di questo colore all’apice sono molto rosse in modo meraviglioso. Infine le ultime remiganti sono gialle, e tutti i loro calami sono bianchi. Ma il lato inferiore delle ali è azzurrino tendente al verde; ma il lato superiore è roseo e allo stesso modo tutti i calami sono bianchi.

Cauda duplex, prior exigua, et quinque tantum pennis constans, iisque ruberrimis, et admodum brevibus, si secundae caudae comparentur. Secunda cauda {novem} <sex>[2] longissimis pennis constat, quarum aliae aliis longiores sunt, et diversum colorem obtinent. Maiores ferrugineae sunt, pennulis tenuissimis oblongis fuscis, hinc inde dependentibus constantes{,}<.> In extremitate ceu oculos ovales rubicundos et circumcirca caeruleos obtinent. Virides vero eiusdem coloris pennulis constant, et in fine oculos albos circumcirca caeruleos obtinent; caeruleae quae sequuntur eodem modo sese habent. Pedes rubei maculis subfuscis distincti. Digiti terni. Ungues et calcaneus albi. Dorsum vero totum subrubrum maculis nigris semilunaribus distinctum, quae in medio linea alba insigniuntur.

La coda è duplice, la prima è piccola e costituita solo da cinque penne che sono estremamente rosse e sono assai corte se paragonate a quelle della seconda coda. La seconda coda è costituita da sei penne molto lunghe, delle quali alcune sono più lunghe delle altre e hanno un colore diverso. Quelle maggiori sono color ruggine costituite da barbe molto sottili oblunghe e scure che pendono da una parte all’altra. All’estremità posseggono come degli occhi ovali rubizzi e tutt’intorno azzurri. Le penne verdi sono costituite da barbe dello stesso colore e all’apice hanno delle ocellature bianche circondate di azzurro, le penne azzurre che vengono dopo si presentano allo stesso modo. Le zampe rossastre sono punteggiate di macchioline abbastanza scure. Le dita sono tre. Le unghie e il calcagno sono bianchi. La schiena è tutta rossiccia punteggiata di chiazzette nere a mezzaluna fregiate al centro da una linea bianca.


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[1] L’unico Facchinetti contemporaneo di Aldrovandi del quale ho trovato notizie è Giovanni Antonio (Bologna 1519 - Roma 1591), che fu Papa col nome di Innocenzo IX dall'ottobre al dicembre del 1591. Le origini della famiglia Facchinetti erano veronesi.

[2] La scoperta di questo palese errore di Aldrovandi, che va a tenere debita compagnia alla miriade d'inesattezze che continua a elargirci, non è mia, bensì di Fernando Civardi. Fernando non si accorse di questo errore quando nel 1996 trascrisse il testo latino, bensì quando nel marzo 2008 fu da me incaricato di mettere a dura prova le sue doti di peintre électronique nel colorare in base al testo quest'uccello che è fantastico al 99,99%, non essendo stato in grado di identificarlo neppure il Dr Giovanni Boano, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Carmagnola (TO). Confesso che nemmeno durante la traduzione mi accorsi delle false 9 penne, per cui il merito della scoperta è tutto di Fernando. Come suggeritomi dal collega Dr Leslye Haslam, esiste una possibilità per salvare Aldrovandi: affermare cioè che le 3 penne fantasma sono nascoste dietro alle altre 6. A suo giudizio quest'affermazione salvifica potrebbe uscire ex abrupto dalla candida bocca - ma non dal sublime cervello - di sua moglie Livia Marchioni qualora ne venisse messa al corrente, essendo Livia una bolognese doc, bolognese di nascita e di stirpe, che purtroppo continuo a tartassare quando incappo in un imperdonabile errore del suo illustre concittadino. Ma Ulisse ricevette un disegno, non un uccello mummificato da affidare poi ai suoi acquarellisti e incisori, che erano quasi più precisi degli odierni fotografi e che egli snobbò a più non posso mistificandone i capolavori attraverso le sue insulse descrizioni. Anche in questo caso i suoi disegnatori sono salvi, e per l'ennesima volta!