Prendiamo in considerazione le
reazioni nucleari, cioè quelle trasformazioni della materia che avvengono nel
nucleo degli atomi e che, in condizioni sperimentali abituali, non sono
influenzate dalla pressione e dalla temperatura. La chimica nucleare perciò
presenta un aspetto affatto nuovo rispetto ai fenomeni chimici abituali.
L’energia che entra in gioco nelle trasformazioni
nucleari è in media assai elevata e assume valori molto più grandi rispetto
a quelli associati alle transizioni energetiche abituali. Di conseguenza, lo
stato di aggregazione e di combinazione della materia non viene più ad
esercitare un’influenza rilevante. L’energia nucleare e l’energia
solare, anch’essa peraltro d’origine nucleare, sono le fonti energetiche
alle quali l’uomo dovrà sempre più frequentemente rivolgersi.
Già dagli ultimi anni del XIX secolo, grazie a Becquerel, Schmidt e soprattutto Marie e Pierre Curie, è noto che in natura si liberano piccole quantità di energia di origine nucleare costituenti la cosiddetta radioattività naturale, che ha trovato largo impiego in campo medico e biologico oltre che in quello industriale e geologico.
La radioattività naturale ha
perso in questi ultimi anni molta della sua importanza in seguito alla
fabbricazione di radioisotopi artificiali a prezzi ragionevoli e con
caratteristiche migliori dei pochi naturali esistenti.