Vol. 2° -  XXI.

le mutazioni – Parte speciale

1. MUTAZIONI GENICHE

Le mutazioni geniche rappresentano il tipo di mutazione più semplice, e riguardano un singolo locus. Qualsiasi anomalia a carico del meccanismo di duplicazione cromosomica può causare cambiamenti strutturali e funzionali di un gene.

Per cui, in base a un criterio puramente chimico, una mutazione può essere causata dalla perdita, dall’inversione o dalla traslocazione di una coppia di basi nella catena neosintetizzata di DNA.

In un locus possono verificarsi mutazioni capaci di generare un’intera serie di alleli. Essendo ovvio che una mutazione è un cambiamento, ci si deve chiedere rispetto a che cosa tale cambiamento si sia verificato. Per la Drosophila le mutazioni sono varianti del tipo selvatico ancora reperibile ovunque, mentre è più difficile applicare tale criterio nel caso si voglia stabilire il punto di partenza di una mutazione se prendiamo come modello un animale esso stesso frutto di mutazioni rispetto a un tipo selvatico ancestrale misconosciuto oppure oggetto di controversia.

Verosimilmente negli animali selvatici ogni mutazione vantaggiosa è stata mantenuta da Madre Natura, così da diventare un carattere normale e distintivo per la specie. Con l’addomesticamento si verificò un’ulteriore selezione delle mutazioni, in modo da conservare solo quei cambiamenti giudicati utili. Certe mutazioni, nocive allo stato selvatico, diventano non solo normali per alcune razze domestiche, ma si trasformano addirittura in caratteri distintivi della purezza di razza.

Per i polli si fa comunemente riferimento alla specie gallus, al Gallo Rosso della giungla, detto Bankiva tout court, senza badare a certe raffinatezze, al fatto cioè che il Bankiva - o meglio, il javanicus - costituisce una delle 5 sottospecie del Gallus gallus.

Per ora non vale la pena di cambiare rotta né di contestare, in quanto nessuno di noi ha l’afflato di Giovanna d’Arco, e può già accadere di dover calcare i tizzoni della Pucelle d’Orléans facendo timidamente notare al prossimo che non è vero che il sole tramonta.

Gli allevatori hanno mantenuto nella Moroseta numerose mutazioni rispetto al tipo selvatico che elenchiamo col solo scopo di puntualizzare che, in questo caso, antenato e discendente non sembrano neanche parenti alla lontana: piumaggio bianco e sericeo, ciuffo, cresta a noce, pelle nera, zampe piumate e polidattilia, nonché un’ernia cerebrale con associata protuberanza cranica.

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