Vol. 2° -  XXI.4.6.

Considerazioni sui geni letali

Siccome una mutazione letale completamente dominante verrebbe subito eliminata dal contesto di una popolazione, la maggior parte dei caratteri letali dev’essere recessiva e, dato che gli autosomi sono molto più numerosi dei gonosomi, la maggioranza di questi geni dev’essere autosomica.

Dato che i caratteri recessivi si palesano in seguito ad accoppiamento tra portatori, e dato che ciò accade più frequentemente tra animali imparentati, è naturale che caratteri letali scaturiscano prevalentemente da accoppiamenti consanguinei. Questo si verifica quando vi è scarsa disponibilità di buoni riproduttori, per cui gli stessi individui vengono usati troppo a lungo nello stesso allevamento oppure vengono scambiati tra allevamenti di lande desolate.

Riconsideriamo un gene letale dominante, Cp. Prima dell’avvento delle incubatrici, quando era concesso di soddisfare l’istinto materno, le femmine tipo Creeper erano considerate madri ideali a causa della vicinanza al suolo del loro piumaggio caldo e accogliente, rifugio ideale per pulcini infreddoliti o spaventati. Landauer e Dunn trovarono le seguenti proporzioni tra pulcini che giungevano alla schiusa ed embrioni che morivano durante l’incubazione:

Genitori

Pulcini

 

Creeper

Normali

Cp/cp+ x cp+/cp+

1676

1661

Cp/cp+ x Cp/cp+

775

388

Dalla tabella possiamo dedurre che le Creeper, se incrociate con galli dello stesso tipo, hanno una discendenza destinata per ¼ a morte precoce durante l’incubazione.

Un gene letale legato al sesso attivo prima della schiusa è di più difficile identificazione in quanto, essendo trasmesso esclusivamente dal sesso omogametico, provocherebbe la morte degli individui appartenenti al sesso opposto; per cui il rapporto-sessi previsto dovrebbe essere un 2:1. Però, dato che con numeri bassi deviazioni casuali rispetto a un rapporto normale sono abbastanza frequenti, bisogna essere estremamente cauti nell’attribuire tali discrepanze all’azione di geni letali residenti sui gonosomi.

Fig. XXI. 6 – Nagasaki.
Non sarebbe tale se non possedesse la mutazione Cp.

È difficile stabilire una netta distinzione tra caratteri letali e difetti potenzialmente letali in condizioni sfavorevoli ma non in ambiente protetto. Per esempio, circa la metà dei pulcini portatori della mutazione n legata al sesso, che provoca l’assenza del piumaggio, muore durante gli ultimi 2-3 giorni d’incubazione. Se i pulcini giunti alla schiusa vengono mantenuti all’abituale temperatura di 32-35°C misurata al dorso, circa la metà di essi muore prima della 6ª settimana.

Se si eleva la temperatura di 3-4°C, si può far superare l’età critica alla maggioranza di questi implumi. Infatti, tra 4° e 5° mese, si sviluppa nella maggior parte dei pollastri un piumaggio rado che può permettere di sopportare temperature un poco più basse. Essi producono meno uova e consumano più mangime per produrre calore. I polli nudi, oltre ad essere maggiormente suscettibili al freddo, a causa delle scarse e corte penne alari non riescono a volare.

Ovviamente in natura questa mutazione sarebbe completamente letale e quindi dovrebbe essere classificata tra i caratteri letali; tuttavia può considerarsi soltanto subvitale in quanto certi soggetti possono essere allevati per più di 3 anni, come fece Hutt.

L’identificazione dei geni letali non è difficile se si considerano come difetti ereditari quelle anomalie morfologiche che si manifestano in modo ricorrente alla nascita o che compromettono alcune funzioni a distanza di tempo. Si deve tuttavia precisare che non tutti i difetti connatali sono di origine genetica: molti dipendono dall’arresto di sviluppo in alcune fasi critiche, sia per malattie della madre, sia per cause ignote, oppure sono dovuti a farmaci, come il tristemente famoso talidomide. La presenza di geni letali attivi prima della nascita può talora essere svelata da un rapporto-sessi anomalo e da una mortalità prenatale troppo alta.

L’eliminazione dei geni letali non avviene da sola. Talora i geni nocivi possono accumularsi all’interno di una razza a un punto tale da richiedere l’intervento degli allevatori per ridurne la frequenza. Il problema principale è rappresentato dall’identificazione dei portatori del gene indesiderato.

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