Lessico


Gallina bassotta bolognese
del senatore Fulvio Antonio Marescalchi
la prima gallina creeper descritta in letteratura

revisione di Fernando Civardi

La gallina monstrosa del senatore bolognese Fulvio Antonio Marescalchi raffigurata a pagina 562 del Monstrorum historia di Ulisse Aldrovandi, pubblicato postumo da Bartolomeo Ambrosini nel 1642. Questa gallina – verosimilmente una creeper – forse è il primo caso di tale mutazione genetica a fare la sua comparsa in letteratura. Essa fu inserita nel capitolo dedicato ai soggetti dotati di piedi mostruosi – Multiplicatio pedum in foetibus avium - anche se dotata di piedi normali. Ma per l'anomala struttura del tarsometatarso il suo incedere era del tutto anormale.

 


Riassunto

Se analizziamo la letteratura antica a partire da Aristotele, Columella e Plinio, per finire con quella più recente di Longolius, Gessner e Aldrovandi, non riusciamo a identificare un pollo con le caratteristiche anatomiche causate da uno dei geni dell'acondroplasia (Cp o Mp), capaci di determinare uno spiccato accorciamento delle zampe. Da parte di questi autori vengono citati dei polli nani, ma sono tali non per l'acondroplasia, bensì a causa di una riduzione della mole corporea su base genetica. Un trabocchetto linguistico potrebbe essere rappresentato dal termine Däsehünle riferito da Gessner, traducibile con gallinetta tasso, un trabocchetto in quanto il cane bassotto viene detto cane tasso, Dachshund, dotato di un corredo genetico che determina l'acondroplasia. Ma il trabocchetto teso dal vocabolo Däsehünle viene dissipato dalle parole dello stesso Gessner che inequivocabilmente identifica la Däsehünle con una gallina di corporatura piccola: "Un nostro amico spagnolo chiama in spagnolo la gallina Adriatica gallina enana. Certamente in quanto è di corporatura nana e piccola, e tale razza presso di noi in Svizzera sento dire che viene chiamata Schotthennen, in altri posti Erdhennle, altrove Däsehünle." La prima descrizione di una gallina affetta verosimilmente da acondroplasia è indirettamente dovuta ad Aldrovandi, in modo diretto al suo successore Bartolomeo Ambrosini che inserì questa gallina nel Monstrorum historia di Aldrovandi, edito postumo nel 1642. Sotto il profilo anatomico la descrizione di Ambrosini è dettagliata e presenta un aggancio quasi indiscutibile con la letalità embrionale dovuta all'omozigosi per il gene dell'acondroplasia, nonché un aggancio puramente iconografico con la cresta semplice il cui gene risiede sul cromosoma 2 tanto come Cp e Mp. Non sappiamo quando una di queste due mutazioni genetiche raggiunse l'Europa. È assai verosimile trattarsi del XVI secolo. I Tedeschi non chiamarono gallinetta tasso questo pollo, bensì Krüper, strisciante, e questa sarebbe una riprova che Däsehünle di Gessner non equivale a  Krüper. Attraverso una citazione di Buffon da lui stesso mistificata possiamo presumere che la mutazione ebbe origine in Cambogia, quindi passò nelle Filippine da dove nel XVI secolo gli Spagnoli la portarono in Europa attraverso il Pacifico, il Messico e poi l'Atlantico. Non esistono menzioni di galline paticortas in Spagna nel XVI secolo. Padre Bernabé Cobo – o chi per esso - scrisse che gli Spagnoli portarono in Messico dalle Filippine una gallina, ma non venne descritta nelle sue caratteristiche fenotipiche. Si trattava verosimilmente della paticortas, della dumpy, che grazie agli Spagnoli oltre al nord Europa e alla Scozia raggiunse anche Bologna.

Analisi della letteratura antica

Per quanto mi risulta, il primo caso di mutazione genetica nel pollo responsabile di zampe corte fu descritto in un trattato del 1642 che senz'altro non si attaglia ai canoni dell'odierna biologia, che oggi si pretende essere scevra da fantasticherie. Ma questa mutazione genetica, assolutamente non fantastica, comparve in un'opera che, dati i tempi, ben si prestava a ospitare dei polli bassotti, vista la loro singolarità - monstrositas.

Si tratta del Monstrorum historia di Ulisse Aldrovandi, edito postumo nel 1642. Però non fu Aldrovandi a raccogliere le informazioni sulla gallina bassotta, bensì colui che curò la pubblicazione dell’opera, cioè Bartolomeo Ambrosini (1588-1657), in patrio Bononiensi Archigymnasio simplicium medicamentorum Professor ordinarius, Musaei Illustrissimi Senatus Bononiensis et Horti publici Praefectus labore et studio volumen composuit, come  recita il frontespizio.

Gisbert Longolius a pagina 21 del suo Dialogus de avibus (1544) si fa rivolgere dall'interlocutore Panfilo una domanda circa la razza d'appartenenza di quelle galline assai comuni che si muovono strisciando per terra, più zoppicando che camminando:

Pam. Illas vero, quae per terram reptant, potius claudicando, quam incedendo, vulgares esse et passim quoque extare novi: sed num et hijs peculiare aliquid nominis sit, id vero scire expeto.

Pan. Ma quelle che stanno strisciando per terra, più zoppicando che camminando, so che sono galline comuni e che sono presenti ovunque: ma voglio sapere se anche queste hanno un qualche nome specifico.

Lon. Est sane: nam gallinaceos ipsos pumiliones, gallinas pumilas cum Columella nominare licet. Kriel.

Lon. Certamente che ce l'hanno: infatti con Columella possiamo benissimo chiamare questi polli col nome di nani, di galline nane – Kriel,  nella nota a bordo pagina.

Pam. Nunc verum esse cognosco, in omni animantium genere nanos esse, ut dixit Theophrastus.

Pan. Adesso so che corrisponde al vero il fatto che in ogni genere di animali esistono dei nani, come disse Teofrasto.

Lon. Certe harum praeter caeteras nullus usus, nisi que plerosque delectent. Sed tibi nunc de villaticis gallinis satisfactum puta, aucupes invisamus, ut hiis praesentibus [22] de rusticis et agrestibus agamus.

Lon. Senza dubbio, escludendo le altre galline, di queste non si fa alcun uso, eccetto il fatto che rappresentano un diletto per parecchie persone. Ma adesso ritieniti soddisfatto circa le galline allevate in fattoria, andiamo a far visita agli uccellatori, in modo da discutere in loro presenza di quelle selvatiche e di quelle che vivono libere nei campi.

Come si vede, Longolius taglia corto e risponde a Panfilo che si tratta di galline nane, senza mettere assolutamente in evidenza alcun tratto anatomico peculiare dovuto al gene creeper, come invece farà Ambrosini a proposito della gallina del senatore Marescalchi. Quindi quelle di Longolius, anche se razzolano potius claudicando quam incedendo, sono delle semplici galline nane con zampe corte proporzionate alla taglia.

Né di galline bassotte fa alcuna menzione Conrad Gessner nella sua Historia animalium III (1555). A pagina 380 cita tutte le fonti che parlano di galline nane - non tralasciando ovviamente Longolius - ma non riferisce alcun dato che faccia pensare a un pollo creeper presente in qualche angolo d'Europa. Un suo amico spagnolo chiamava le galline di Hadria - o Adriatiche che dir si voglia - di Aristotele gallina enana, che in Svizzera era identificata con termini diversi e che in olandese era detta kriel (così come oggi, nel 2008):

Hispanus quidam amicus noster gallinam Adrianam, Hispanice gallina enana nominat. nimirum quod corpore nana et pumila sit, quale genus in Helvetia apud nos audio nominari Schotthennen, alibi Erdhennle, alibi Däsehünle. Sed Gyb. Longolius gallinas p{l}umilas Germanice vocat kriel. Vulgares sunt (inquit) et passim extant. per terram reptant claudicando potius quam incedendo.
Un nostro amico spagnolo chiama in spagnolo la gallina di Hadria gallina enana. Certamente in quanto è di corporatura nana e piccola, e tale razza presso di noi in Svizzera sento dire che viene chiamata Schotthennen, in altri posti Erdhennle, altrove Däsehünle. Ma Gisbert Longolius in olandese chiama kriel le galline di bassa statura. Sono comuni (dice) e si trovano dappertutto. Strisciano per terra zoppicando più che camminando.

Schotthenne - Erdhennle - Däsehünle

Il tedesco del 1500 non è una delle lingue più facili da interpretare, e non solo per un inesperto come me. Ho pertanto dovuto affidarmi all'encomiabile competenza della Dottoressa Ruth Meyer dell'Albertus Magnus Institut di Bonn, e debbo ringraziare la sua collega Dottoressa Silvia Donati di avermi messo in contatto con lei il 19 dicembre 2007. Ecco il risultato.

Schotthenne sta per Schutthenne. Schutt oggi significa cumulo di terra o di detriti. Quindi, tradotto letteralmente, Schotthennen significa galline del cumulo di detriti. Interpretando più liberamente e facendo perno sul comportamento dei polli, possiamo tradurre con galline che razzolano sui cumuli di detriti.

Erd significa terra. Tradotto letteralmente Erdhennle significa gallinetta della terra, la quale, essendo di bassa statura, sembra strisciare per terra.

Däse. Qui forse viene il difficile. Däsehünle potrebbe tradursi con gallinetta tasso (il mustelide europeo, Meles meles, dalla corporatura tarchiata con arti brevi e robusti), oppure con gallinetta mosca cavallina (Stomoxys calcitrans, l'insetto dittero della famiglia Muscidi, da alcuni detta mosca del carbonchio, lunga 6-7 mm) oppure con gallinetta tafano (Tabanus bovinus, l'insetto dittero della famiglia Tabanidi lungo 2-2,5 cm).

Mi sembrano più appropriate la seconda e la terza interpretazione. In caso contrario dovremmo ammettere per la Däsehünle un'acondroplasia responsabile di zampe estremamente brevi come quelle del cane bassotto, quest'ultimo comunemente detto Dachshund cioè cane tasso.

Cani bassotti

Anche il bassotto potrebbe aver ricevuto il nome di cane tasso per la sua corporatura tarchiata con arti brevi e robusti, ma analizzando la letteratura risulta che il suo impiego era per la caccia al tasso, e forse questa è l'esatta interpretazione etimologica di Dachshund. Il che tornerebbe a nostro favore nell'interpretare Däsehünle come gallinetta mosca cavallina oppure con gallinetta tafano.

Sui veri bassotti ha scritto - pare per la prima volta - il francese Jaques/Jacques du Fouilloux (1519-1580) nel suo trattato sulla caccia e sulla cura delle malattie dei cani intitolato La Vénerie (La caccia coi cani, 1561) che dedicò a re Carlo IX. I bassotti li ha distinti, come poi Buffon nel 1755, nel tipo a gambe torte e in quello a gambe dritte e li chiama bassets, termine ancora in uso nel 2008. E ne parla appunto a proposito della caccia al tasso e alla volpe, in quanto il bassotto, che lui pone nella categoria dei chiens de terre (cani da terra, da tenere distinti dai chiens courans/courants, i cani che corrono), entra volentieri nella tana provvista di una o più gallerie d'accesso scavata dal tasso che  talvolta la condivide con la volpe. In questo caso i due animali usano ingressi e gallerie diverse.

Anzi, la volpe preferisce usare - ed eventualmente riadattare - le tane di altri animali, soprattutto di tasso e di coniglio. Basandomi su Conrad Gessner non mi risulta che il tasso rappresenti un pericolo per i polli. Per cui verosimilmente lo cacciavano per la sua pelliccia praticamente indistruttibile, usata soprattutto per guarnizioni, e i peli più lunghi per fabbricare spazzole e pennelli da barba, grazie alla collaborazione del cane da tasso.

Jaques du Fouilloux nel capitolo LX, dedicato alla caccia al tasso e alla volpe,  per indicare il tasso impiega una sola volta il termine francese ancor oggi in uso: blaireau, che lui scrive blereau. Altrimenti usa il termine tesson. Neppure nel monumentale Dictionnaire de l'ancienne langue française et de tous ses dialectes (1892) di Frédéric Godefroy troviamo il significato di tesson. Alla voce tesson troviamo un punto interrogativo, così: Tesson s. m. ?.

Per intuito, noi italiani potremmo presumere che tesson sia una variante dell'italiano tasso derivato dal tedesco Dachs attraverso il tardo latino taxus, in quanto il latino classico taxus indicava la pianta del tasso, mentre l'animale era detto meles.

Ma credo assai più verosimile che quella n finale di tesson esprima un adattamento in francese dialettale del genitivo del latino taxo che suona taxonis - tanto come l'italiano Cicerone deriva dal genitivo di Cicero - e taxo è attestato nel tardo latino del V secolo dC per identificare il Meles meles. Per il tardo latino taxo si ammette un'origine da Dachs - o dal suo antenato germanico -  tanto come per il tardo latino taxus.

La certezza che tesson significa l'animale tasso la dobbiamo a un sito che si occupa di cognomi. Tesson è un cognome assai diffuso negli USA e deriva dal francese dialettale tesson che significa tasso, detto in inglese badger: "Tesson - French: from a dialect word meaning ‘badger’, applied as a nickname for someone thought to resemble the animal in some way." (www.ancestry.com)

Qualcuno, io compreso, potrebbe affermare, giustamente, che il cane Volpino, appartenente al gruppo degli Spitz (databili a 5000 anni fa e geneticamente imparentati con la volpe), non si chiama Volpino in quanto usato per dare la caccia alla volpe, per cui dai Francesi il bassotto non fu chiamato tesson equivalente a Dachshund visto che era usato per la caccia al tasso, bensì basset a causa della bassa statura, associandosi così a noi, loro cugini d'Oltralpe..

Il Volpino porta questo nome perché ha delle fattezze che ricordano quelle della volpe oltre al muso e alle orecchie appuntite, e il termine tedesco Spitz che identifica questo gruppo di cani (tra cui anche quelli usati per trainare le slitte, gli Husky = echimese) significa aguzzo, acuminato, appuntito.

Volpino italiano

Potremmo disquisire all'infinito. Forse propendo a sostenere egoisticamente che il Dachshund fu così chiamato in quanto impiegato nella caccia al tasso. Lo so, non hanno scelto di chiamarlo volpino anche se oltre al tasso dava la caccia alla volpe. Ma dava la caccia a questi due animali in quanto grazie alla sua anatomia da basset poteva intrufolarsi agilmente nelle loro tane. Poi, la pelliccia di volpe è sì pregiata (il grande successo della volpe nell'abbigliamento femminile risale alla prima decade del secolo XX), ma lo è altrettanto, se non di più, quella del tasso, sotto profili non altrettanto estetici ma forse più utili. Tant'è che blaireau in prima istanza non significa tasso, bensì pennello da barba fatto con peli di tasso, in seconda istanza pennello di tasso usato dai pittori e solo in terza istanza tasso, Meles meles, dal quale i peli sono ricavati.

Ci conforterebbe il tradurre Däsehünle con gallinetta mosca il fatto che anche il colibrì è detto uccello mosca, oiseau mouche in francese, non so se così chiamato per il ronzio dovuto al frullare delle ali (che possono raggiungere i 50 battiti al secondo con picchi di 78, fino a 200 nel maschio di Calypte helenae durante il corteggiamento, supportato da una frequenza cardiaca fino a 1260 sistoli al minuto) oppure per le sue ridotte dimensioni somatiche che talora pareggiano quelle del tafano (le numerose specie hanno una lunghezza che varia da 5 a 22 cm, con un minimo di 5 cm - becco compreso - e un peso di 1,8 g per il maschio del cubano Calypte helenae o Mellisuga helenae detto in inglese bee hummingbird, ape colibrì).

Calypte helenae o Mellisuga helenae

Pertanto, il riferimento del termine svizzero Däsehünle al peso somatico di un insetto anziché alle zampe corte del tasso è l'ipotesi che a me torna più utile, anche se tale ipotesi viene confutata dal fatto che a Cuba il colibrì è detto zunzuncito, piccolo zunzun, essendo zunzun onomatopeico per il brusio prodotto dalle ali, come anche la confuta il fatto che in inglese il colibrì è l'uccello ronzante (hummingbird), quindi con riferimento al frullio delle ali simile a quello delle mosche.

I Portoghesi sono assai più poetici e si discostano sia da Inglesi che da Cubani, in quanto lo chiamano beija-flor, bacia fiore, e lo bacia quando sta suggendone il nettare sfoderando la lingua lunghissima e bipartita, altrimenti tenuta arrotolata.

Meno poetico il Nahuatl. In questa lingua il colibrì, oltre che huitzilin, è detto anche huitzitzilin e a quanto pare l'etimologia fa riferimento a qualcosa di sottile e aguzzo, come può essere appunto il becco di un uccello mosca. Infatti in Nahuatl huitztli significa spina. Secondo altri in Nahuatl il colibrì è detto huitzil, essendo onomatopeico per il fruscio prodotto durante il volo.

I Tedeschi lo chiamano semplicemente Kolibri tanto come gli Spagnoli: colibrí. Del colibrì e della relativa etimologia si è parlato a iosa nel capitolo Polli e pseudopolli scandinavi nella sezione dedicata alla mole corporea.

Per quanto riguarda l'appellativo mosca attribuito al colibrì, neppure il cognome italiano Mosca ci è di aiuto nella scelta fra mole corporea e frullio delle ali. Infatti Emidio De Felice nel suo Dizionario dei cognomi italiani (1978) afferma che questo cognome può essere in rapporto ai vari significati estensivi e figurati dell'insetto, intendendosi per mosca una persona piccola e sgraziata, oppure fastidiosa. Infatti si dice: sei noioso come una mosca.

Ma, presa singolarmente, una mosca non risulta fastidiosa per il ronzio delle ali, bensì in quanto, seppure ripetutamente scacciata, continua a posarsi non solo sul cibo ma anche su una persona. Quando ciò accade e sto leggendo, ecco che mi alzo, afferro l'ammazzamosche e la spiaccico. Altrimenti la rispetterei, aiutandola a uscire all'aperto spalancandole la finestra. Quanti uomo o donna mosca da spiaccicare collezioniamo nell'arco della vita!

La relazione di Ruth Meyer
relativa a däse

Ecco l'accurata relazione di Ruth Meyer che vale la pena citare per intero e che giustifica la verbosa premessa relativa a tasso, mosca/tafano e colibrì. I termini in italiano sono miei.

«This information is based on a hypothesis only I have had about "däse". The medieval-german word "dahs" and it's diminutive "daehsle" (sounds "däsle" with a long spelled a-Umlaut) is high-medieval German language. Gessner's text is late-medieval German. In this time (in my opinion) "daehsle" might be reduced to "daese" in combination with the Swizzerian "huenle". I found German surnames like "Daese" or "Daesse", which seem to depend on "Dachs" (badger - tasso). And I found "Dachshuhn" as a chicken's name. (But, helas, I don't know much about chickens...) Another way to get the right meaning, could be the medieval word "dâse" (dase, f. bremse, oestrus, auch dassel, ahd. daha mücke, fliege (graff 5, 104), mhd. dâse (benecke 1, 308)). Long "â" becomes in southern German "ae" ("ä"). But I don't know, if it's possible, that this chicken's name comes from "horsefly" - mosca cavallina (Stomoxys calcitrans), tafano (Tabanus bovinus). If you really want to get sure, where "daeslehuenle" comes from, please contact the best Swizzerian lexicon called "Schweizer Idiotikon" (idiotikon@bluewin.ch). I know, they will be much more familiar with the Swizzerian language than I am

Le galline nane  e bassotte
nella letteratura antica e nella genetica

Ulisse Aldrovandi, dopo aver ampiamente dissertato sulle galline nane alle pagine 190-192 nonché a pagina 198 di Ornithologiae tomus alter (1600), dedica anche pagina 309 alla gallina nana e così esordisce:

Quamvis communium Gallinarum aliam nos iconem exhibituros negaverimus, Pumilionis tamen, sive nanae, quam perperam multos pro Hadrianis habere diximus, etsi ex earum genere, exhibere placuit, quod minus frequentes sint.

Nonostante avessi affermato che non avrei mostrato un’altra immagine di galline comuni, tuttavia per il fatto di essere meno frequenti mi è parso opportuno mostrare quella di una gallina di bassa statura, ossia nana, che abbiamo detto essere da molti erroneamente scambiata per una gallina di Hadria, anche se appartenente alla loro varietà.

In tutte queste pagine del suo trattato, Aldrovandi non accenna assolutamente a zampe marcatamente corte possedute dalle galline di piccola mole.

Facciamo una digressione in modo da avere la presumibile certezza che tutte le galline nane citate da Gessner (a partire da quella di Aristotele), che le gallinette di Longolius e questa gallina nana di Aldrovandi non fossero delle creeper.

La tedesca Krüper, termine che in basso tedesco - l'insieme dei dialetti germanici parlati in Olanda, nella parte fiamminga del Belgio e in tutta la Germania settentrionale – equivale al tedesco Kriecher, strisciante (tant'è che un leccapiedi è detto Kriecher), la tedesca Krüper, dicevamo, è in grado di colpire subito la nostra attenzione per l'innegabile discrepanza tra mole corporea e brevità delle zampe. Una gallina nana come la Java - o come quella di Aldrovandi -  non suscitano in noi alcuna meraviglia, in quanto è pur vero che sembrano ambedue appena sollevate da terra, ma il soma e le zampe sono del tutto proporzionati.

Ciò non accade con il Combattente inglese moderno nano, che pur essendo nano dà l'idea di una palla di piume compatte poggiata su trampoli che già sfodera quando è ancora pulcino. Ovviamente, se assumessimo i trampoli di questo combattente come parametro della lunghezza delle zampe di un pollo nano, allora ci verrebbe da pensare che la Java è una creeper tanto come la nana di Aldrovandi, ma sappiamo che le cose non stanno così.

Per essere un pollo creeper non bisogna possedere uno o alcuni dei geni implicati nella riduzione della mole corporea, bensì un'acondroplasia su base genetica a carico delle ossa lunghe degli arti inferiori, un'acondroplasia che fenotipicamente non dà adito a dubbi e che è stata in grado di suscitare lo stupore del senatore Marescalchi. Insomma: di fronte a una Krüper restiamo colpiti tanto come lo saremmo di fronte al nano di un circo equestre affetto da nanismo acondroplasico dovuto a un gene dominante posto sul cromosoma 4 (fibroblast growth factor receptor-3 gene, acronimo FGFR3) che è letale per il feto o subito dopo la nascita se omozigote, quindi letale come nel pollo.

   

Joséphine ange gardien – Giuseppina angelo custode
Joséphine Delamarre è Mimie Mathy affetta da acondroplasia
umorista e attrice francese nata l’8 luglio 1957

E di fronte a una Krüper restiamo colpiti tanto come lo saremmo osservando il noto cane bassotto tedesco, detto Dachshund o cane tasso, il cui gene FGFR3 si trova sul cromosoma 3, dominante nel Basset e recessivo nel Cocker Spaniel. Grazie al Dr Fabrizio Bevilacqua, veterinario a Moncalvo (AT), possiamo aggiungere che per quanto finora è dato sapere non si può supporre nei bassotti una mortalità embrionale precoce su base genetica analoga a quanto dimostrato nel pollo.

Invece un Pigmeo si comporterebbe come la gallina nana di Aldrovandi e ci colpirebbe solo per le sue ridotte ma armoniche dimensioni corporee (nanismo armonico), una tipologia che pare essere stata selezionata dall'ambiente della foresta tropicale dove un uomo piccolo può muoversi più facilmente di uno alto.

  

Leonardo Tricarico
nato il 17 aprile 1952 a Palo del Colle in provincia di Bari
sposato da 35 anni, ha tre figli, è un nano alto 137 cm e pesa 38 kg,
nel 2011 partecipa alla prima edizione di "Avanti un altro" interpretando l'Alieno

La gallina bassotta bolognese
del senatore Fulvio Antonio Marescalchi

Non aggiungo commenti al brano di Ambrosini che segue, in quanto vi troveremo tutti gli elementi che la genetica odierna ci insegna a proposito del gene creeper, compresa la letalità embrionale che non è descritta per i geni implicati nel ridurre la mole corporea. Vorrei puntualizzare inoltre che nel caso di Ambrosini doveva trattarsi di una gallina con un fenotipo corrispondente a quello propugnato da Landauer, in cui l'osso più colpito è il tarsometatarso.

Manca un dato: non sappiamo se il marito della gallina fosse anche lui un bassotto oppure no e se la consorte avesse la fortuna - o la sfortuna - di essere monogama. Però, visto che madame generava dei pulcini che per lo più esitavano in aborto - foetat quidem sed plerumque abortit - possiamo essere quasi certi che fra i suoi corteggiatori più assidui ci fosse un gallo con lo stesso patrimonio genetico, essendo un certo grado di letalità embrionale quasi patognomonica per pulcini concepiti da due soggetti creeper, siano essi dotati del gene Cp che del gene Mp oppure Cl, sebbene la cresta semplice della bassotta Marescalchi (dovuta al gene selvatico r+) faccia propendere per Cp oppure per Mp dal momento che questi due geni giacciono sul cromosoma 2 tanto come r+.

[559] Antequam a familia gallinacea discedamus, nolumus silentio involvere gallinam Monstrificam, quae hodie tanquam res merito admiranda in aedibus Illustrissimi Fulvii Antonii Marescalchi Bononiae Senatoris Prudentissimi alitur. Haec leucoph<a>ei est coloris ad luteum tendentis sine cauda, et erecta, ritu humano, depositis ad calcem coxendicibus graditur, ut in icone xiii. apparet: quae hoc in loco recensenda esse videtur, non quia monstrificis pedibus sit referta, sed quia alio modo incedere non potest, ob pravam partium inferiorum conformationem. Nam Clarissimus vir Ioannes Antonius Godius in administratione anatomica non vulgariter eruditus, partibus huius gallinae diligenter pertractatis, et examinatis, coxendices iusto longiores, et ossa anonyma male conformata reperit: quamobrem haec bestia podice terram verrere, et quodammodo recta incedere cogitur.

Prima di abbandonare la famiglia dei polli non voglio passare sotto silenzio una gallina mostruosa che di questi tempi viene allevata come cosa degna giustamente di ammirazione a casa dell'illustrissimo e  molto saggio senatore bolognese Fulvio Antonio Marescalchi. Questa gallina è di colore grigio tendente al fulvo, senza coda e con portamento eretto come gli esseri umani, cammina sulle cosce che si sono abbassate fino a livello del piede come si può vedere nell'immagine 13: e sembra giusto descriverla a questo punto non in quanto dotata di piedi mostruosi, ma perché non può camminare in altro modo a causa della struttura deforme degli arti inferiori. Infatti il celeberrimo Giovanni Antonio Godio, assai esperto in anatomia, dopo aver palpato ed esaminato con attenzione gli arti di questa gallina, ha riscontrato che le cosce sono più lunghe della norma, e che quelle ossa senza nome - il tarsometatarso - hanno una conformazione patologica: per cui questo animale è costretto a spazzare la terra con il sedere e a camminare in un certo senso eretto.

Foetat quidem sed plerumque abortit, ut Illustrissimus Ioannes Franciscus Marescalchus senatoris frater nobis perhumaniter retulit, hocque inde provenire arbitramur, propter malignam praedictarum partium constitutionem, necnon sterni longioris observati; quia dum haec bestia inconcinne identidem movetur, tunc facile abortionem incurrit.

Sì che depone uova, ma per lo più non schiudono, come molto gentilmente mi ha riferito l'illustrissimo Giovanni Francesco Marescalchi fratello del senatore, e ritengo che ciò accada a causa dell'anormale conformazione anatomica delle predette strutture, come pure per lo sterno che è stato visto essere più lungo del solito, in quanto questo soggetto, dal momento che si muove continuamente in modo goffo, altrettanto spesso incorre nell'aborto.

I personaggi bolognesi
coinvolti con la gallina bassotta

Chi erano i personaggi citati da Bartolomeo Ambrosini? La domanda non è retorica, né dettata da pura curiosità. Infatti, visto che con grande probabilità siamo di fronte alla prima comparsa in letteratura di un pollo creeper, credo sia spontaneo chiedersi da dove e quando questo gene raggiunse Bologna. Vedremo che non esiste alcun aggancio tra i nostri personaggi bolognesi e la Cambogia, essendo la Penisola Indocinese la patria d'origine della mutazione creeper qualora Buffon si sia basato su fonti storiche attendibili. Grazie all'estrema dote di ricercatrice di Sandra Tugnoli Pattaro - di cui trascrivo integralmente la e-mail - ecco cosa possiamo sapere dei nostri tre bolognesi.

Carissimo Elio,

Stamattina - 7 aprile 2006 - sono andata alla BUB, per indagare sui 3 nomi che mi hai segnalato, Fulvio Antonio Marescalchi, Giovanni Francesco Marescalchi, Giovanni Antonio Godio, ma ho trovato pochissimo. Sembra, dalla consultazione anche dei cataloghi più antichi, che nessuno di loro abbia scritto alcunché. Della gallina creeper nessuna traccia. Quel poco che sono riuscita a trovare è il seguente.

Dei 2 Marescalchi ho trovato alcune notizie solo in un manoscritto del '700 conservato presso la Biblioteca Universitaria di Bologna: Lodovico Montefani-Caprara, Delle famiglie bolognesi, 84 volumi, manoscritto cartaceo del sec. XVIII e catalogato come ms. 4207.

Nel volume 55, c. 134, viene riportato un albero genealogico della famiglia Marescalchi, da cui risulta che Fulvio Antonio e Giovanni Francesco erano i due figli del senatore Vincenzo Marescalchi e di Leonora Armi. Verosimilmente Vincenzo morì nel 1620 (questa data compare sotto il suo nome). Altre notizie su di lui sono a c. 165:

Fulvio Antonio Marescalchi, in quanto primogenito, fu il III senatore della famiglia (suo padre Vincenzo fu il II senatore, mentre il padre di Vincenzo, Fulvio, nonno di Fulvio Antonio, fu il I senatore, a partire dal 1578).

Fulvio Antonio sposò Lucrezia Monterenzi, e, in seconde nozze, Costanza Alamandini. Nel 1643, essendo gonfaloniere, si comportò così valorosamente, "senza avere riguardo alla propria vita", in difesa della Chiesa e della propria città contro le ostilità del duca di Parma, che "gli [si] potrebbe dare titolo di Padre della Patria". Morì nel 1644.

Un'ulteriore informazione è ambigua, perché le date non concordano: "nel 1615 succedette nel senatorato a suo padre di anni 13 [sic!]" (significa che suo padre gli passò il senatorato prima di morire nel 1620: sembra strano! e che Fulvio aveva appena 13 anni?).

Circa Giovanni Francesco Marescalchi, sotto il suo nome compare solo una lista di date dal 1625 al 1666 con rinvii, molto vaghi, a dolfi, ghiselli, Cronica, 26, p. 816, e bovio.

Nessuno dei 2 Marescalchi fu docente a Bologna. Forse i nomi dei Marescalchi compaiono nelle cronache degli eventi cittadini. Nota: la madre di Ulisse Aldrovandi ,Veronica, era una Marescalchi.

Ioannes Antonius Godius figura nel II volume dei Rotuli dei docenti dell'università di Bologna, editi da Dallari: Umberto Dallari, I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1789, II, Fratelli Merlani, Bologna, 1889. Il suo nome compare tra gli "artisti" (classe che comprendeva sia i medici sia i filosofi) ininterrottamente per 31 anni: dall'a.a. 1620-21 all'a.a. 1651-52 (l'altra classe era quella dei legisti). Dopo i primi 3 anni, dedicati come di regola (vedi anche la biografia di Ulisse) "ad logicam", nell'a.a. 1623-24 Godio (o Godi, o Godius) passa su una delle cattedre straordinarie di medicina: "ad Theoricam medicinae extraordinariam", per la quale nell'a.a. 1623-24 viene prescritto che i docenti "legant aphorismos Hippocratis", nell'a.a. 1624-25 che gli stessi "legant primam partem Avicennae", nell'a.a. 1625-26 che "legant Artem parvam Galeni".

Nell' a.a. 1626-27 passa su una delle cattedre di chirurgia ("ad lecturam Chirurgiae"), cattedra che terrà fino al 1651-52, insieme con l'insegnamento di Anatomia ("ad Anathomen"). Nell'insegnamento di Chirurgia si segue il "circulo" (come diceva Aldrovandi), ossia i docenti devono ripetere (o, almeno, così è prescritto) ogni 3 anni lo stesso programma, ragion per cui, nell'a.a. 1626-27 "legant de ulceribus", a.a. 1627-28 "legant de tumoribus praeter natura", a.a. 1628-29 "legant de vulneribus", ricominciando da capo nell'a.a. 1629-30, con un'unica eccezione nell'a.a. 1649-50, nel quale viene prescritto ai docenti di chirurgia "legant de luxati[onibu]s et fracturis". L'a.a. successivo si ricomincia il "circulo". Questi insegnamenti erano tenuti da più docenti. Godio fu docente unico di Chirurgia per 4 anni accademici: dal 1642-43 al 1645-46.

In conclusione: mi sembra che i 3 personaggi siano senz'altro contemporanei di Ambrosini e che non ebbero contatti diretti con Aldrovandi. I Marescalchi erano un'importante famiglia bolognese di conti e senatori. Giovanni Antonio Godio, negli anni di preparazione e pubblicazione della Monstrorum historia edita nel 1642, era probabilmente il più noto professore bolognese di chirurgia e anatomia.

La buffonata di Buffon

 E veniamo a Buffon e alla sua Histoire naturelle des oiseaux Tome Second (1771) page 118:

Poules de Camboge, transportées de ce royaume aux Philippines par les Espagnols: elles ont les pieds si courts, que leurs ailes traînent à terre; cette race ressemble beaucoup à celle de la poule naine de France, ou peut-être à cette poule naine qu'on nourrit en Bretagne à cause de sa fécondité, & qui marche toujours en sautant: au reste ces poules sont de la grosseur des poules ordinaires, & ne sont naines que par les jambes qu'elles ont très-courtes.
Galline della Cambogia, trasportate dagli Spagnoli da questo reame alle Filippine <forse tra il 1593 il 1596>: esse hanno le zampe così corte che le loro ali strascicano per terra; questa razza rassomiglia molto alla nana francese, e forse a quella razza nana che si alleva in Bretagna a causa della sua fecondità e che cammina sempre saltando; per il resto queste galline hanno le dimensioni delle galline ordinarie e sono nane solo a causa delle gambe che hanno molto corte.

Quindi le Poules de Camboge di Buffon colpivano l'osservatore per il fatto di avere le zampe molto corte e una corporatura normale, mentre la poule naine de France o quella della Bretagna citate da Buffon ci ricordano, dal modo di camminare salterellando, quelle nane di Longolius che strisciavano per terra  potius claudicando quam incedendo. E quelle di Bretagna erano assai feconde. Possiamo pertanto presumere che ai tempi di Longolius - 1544 - il gene creeper non fosse ancora giunto in Europa e che fossero le galline nane di Columella a essere giunte sia in Francia che in Germania.

Per completezza dobbiamo citare la probabile fonte di Buffon sul fatto che le galline di Cambogia erano state portate dagli Spagnoli dalla Cambogia alle Filippine, fonte probabile, che però Buffon stesso rende inverosimile. Si tratta quasi certamente dell'Histoire générale des voyages, mastodontica collezione di dati storici, provenienti da scrittori di nazionalità diverse, assemblati per la prima volta in Inghilterra.

Antoine François Prévost d'Exiles (1697-1763) intraprese, a un certo punto della sua rocambolesca vita, la traduzione in francese di A new general collection of voyages and travels di John Green, apparso a Londra fra il 1745 e il 1747, che rappresenta il contenuto dei primi 7 volumi della Histoire générale des voyages. Il primo volume fu pubblicato a Parigi nel 1746. Dopo la morte di Prévost ci pensarono altri a raggiungere un totale di 20 volumi nel 1770.

Le Poules de Camboge vengono citate a pagina 412 del X volume dell'Histoire pubblicato nel 1752, dove però suonano come poule de Camboie, trasformato in Camboge da Buffon e in camboge da Jean François de La Harpe (1739-1803) che aveva fatto un riassunto dell'Histoire générale des voyages dal titolo Abrégé de l'histoire générale des voyages.

Vedremo che Buffon, da buon naturalista e forse testimone oculare delle bassotte francesi, evita di credere alla panzana secondo cui le galline bassotte là nelle Filippine avessero dei mariti con le zampe lunghe. Ecco il testo di pagina 412 del X volume dell'Histoire générale des voyages:

Les Espagnols avoient porté, aux Philippines, des poulets d'Inde qui n'y ont pas multiplié. Ils y suppléent par une poule singuliere, qui se nomme Camboie, parce qu'elle vient de cette Région, & qui a les pieds si courts que ses aîles touchent la terre. Les coqs, au contraire, ont de longues jambes, & ne cédent rien aux coqs d'Inde. On estime une autre sorte de poules, qui ont la chair & les os noir, mais d'excellent goût. (gli accenti mancanti o diversi dal francese attuale rispecchiano fedelmente il testo originale)

Se per altre notizie storiche Buffon cita ripetutamente l'Histoire générale des voyages, quando parla delle Poules de Camboge. si astiene dal farlo Forse il motivo è molto semplice: Buffon travisa il testo dell'Histoire générale des voyages dove si afferma che gli Spagnoli nelle Filippine avevano tentato inutilmente di far riprodurre i tacchini e che avevano dovuto supplire alla carenza di carne riversando la loro attenzione su galline già presenti, chiamate galline di Cambogia. Nell'Histoire générale des voyages non si specifica affatto quando queste galline giunsero dalla Cambogia alle Filippine. Esse erano già presenti nelle Filippine tanto quanto lo erano le gustose fibromelanotiche.

Jean François de La Harpe a pagina 327 del IV volume di Abrégé de l'histoire générale des voyages rispetta la fonte dei suoi riassunti e così scrive:

Les Espagnols avaient porté aux Philippines des dindons qui n'y ont pas multiplié. Il y suppléent par une poule singulière, qui se nomme camboge, parce qu'elle vient de cette région, et qui a les pieds si courts, que ses ailes touchent la terre. Les coqs, au contraire, ont de longues jambes, et ne le cèdent en rien aux coqs d'Inde.

Invece Buffon afferma: Poules de Camboge, transportées de ce royaume aux Philippines par les Espagnols. Mi sa tanto che Buffon sia inciampato in un trabocchetto mentale, trasformandosi in buffone nei confronti dei lettori. In base all'Histoire générale des voyages e all'Abrégé de l'histoire générale des voyages l'unica cosa che possiamo affermare è che nelle Filippine c'erano delle galline bassotte che venivano dalla Cambogia. Facciamo i buffoni anche noi e sforziamoci di accettare l'ipotesi che siano stati gli Spagnoli a portarle, se non nelle Filippine, perlomeno in Europa. Che Buffon disponesse di un'altra fonte storica a noi ignota? Non ne fa menzione, né credo che esista.

Così, chinando forzosamente la testa di fronte all'esimio naturalista francese, nella traduzione del brano di Buffon mi sono permesso di porre il periodo 1593/96 come data del possibile arrivo dei polli creeper dalla Cambogia alle Filippine, salvo porre un ipotetico 1570 come data - tutta da discutere - del loro primo ritrovamento da parte degli Spagnoli a caccia di carne, un ipotetico 1570 corrispondente a quando Miguel López Legazpi aveva fissato la capitale delle Filippine a Manila. Infatti, da quando erano sbarcati per la prima volta (1542), gli Spagnoli avevano avuto a disposizione un trentennio per girovagare nelle Filippine e imbattersi in queste galline.

Gli Spagnoli nelle Filippine

Fatto sta che nel 1542 Ruy López de Villalobos partì dal Messico, detta la Nuova Spagna per volere di Carlo V a partire dal 1521 e che designava i territori dell'impero azteco di Montezuma conquistato da Hernán Cortés. Nel periodo del suo massimo splendore la Nuova Spagna abbracciava tutto il Messico, compresa la California fino a nord di San Francisco, il New Mexico, il Texas e la Florida. Da esso dipendevano inoltre i capitanati generali dell'Avana e del Guatemala. Anche le Filippine dipesero amministrativamente per parecchio tempo dal Viceregno della Nuova Spagna. Il nome fu abolito nel 1821, quando il Messico raggiunse l'indipendenza.

Ruy López de Villalobos sbarcò sulle isole di Mindanao e Leyte e le battezzò Filippine in onore del principe ereditario di Spagna, il futuro Filippo II, nome che successivamente venne esteso a tutto l'arcipelago. Il vero conquistatore delle Filippine fu Miguel López de Legazpi - nel 1565, quando forse fu lui a dedicarle a Filippo II - venuto anch'egli dal Messico: fissò la capitale a Manila (1570) e governò fino al 1571 col titolo di adelantado, cioè avanzato, il funzionario spagnolo residente in una provincia spagnola di frontiera che esercitava il potere amministrativo in tempo di pace e quello militare in tempo di guerra.

Nel 1593 giunse in Cambogia un gruppo di commercianti e avventurieri portoghesi e spagnoli. Luis Pérez Dasmariñas era un soldato spagnolo e fu governatore della Filippine dal 3 dicembre 1593 al 14 luglio 1596. Nel 1594 giunse a Manila la notizia che il re del Siam aveva invaso e conquistato la Cambogia e che il re cambogiano era stato costretto a fuggire nel Laos. Dasmariñas venne persuaso dagli Spagnoli e dai Portoghesi giunti l'anno precedente in Cambogia che quel regno avrebbe potuto essere facilmente riconquistato, e così facendo gli Spagnoli si sarebbero accaparrati un punto d'appoggio sul continente asiatico. Ma la spedizione di Dasmariñas, messa in moto agli inizi del 1596, naufragò senza sortire l'effetto sperato.

Dumpy
La creeper scozzese

Per motivi di completezza non posso tacere quanto si afferma circa l'origine di una famosa creeper, la scozzese Dumpy (dumpy = tozzo; basso e grassottello). Vediamo l'ipotesi più traballante, poi quella assai ponderata di Lewis Wright.

Sono rimasto scornato dal fatto che l'affidabilissimo Edward Brown non abbia dedicato neppure una riga alla Dumpy nel suo Races of domestic poultry (1906). Tuttavia Brown, che tendeva alla precisione, ci fornirà elementi storici circa il gene dell'acondroplasia che analizzeremo successivamente. Egli fornisce questi dati parlando delle francesi Courtes Pattes e della creeper tedesca, ossia la Krüper. Oltre a citare Fiandre e aree circumvicine, basandosi su Live Stock Journal (June 13, 1879) Brown giunge addirittura ad affermare che polli bassotti si incontravano anche a sud dei Pirenei, quindi in Spagna, un dato storico che vedremo essere di estrema importanza. Preferisco anticipare che l'arrivo del pollo bassotto in Inghilterra (England) ha due date differenti: 1852 secondo Lewis, 1879 secondo Brown, ma ciò non toglie che possa esservi giunto assai prima grazie agli Spagnoli.

Ecco l'ipotesi più traballante circa la scozzese Dumpy che si richiama addirittura ai Fenici - dei quali abbiamo parlato a proposito del pollo in Britannia prima dei Romani e dei polli dei Fenici nell'Europa del Nord -, un'ipotesi che erroneamente chiama in ballo Aristotele, facendo così confusione tra pollo nano e pollo bassotto (anche la Dorking, se paragonata alla Livorno, potrebbe dare l'idea di essere una creeper, mentre assolutamente non la è). "Its origins in Scotland are uncertain, however it is accepted by some authorities to be descended from birds arrived here with traders, possibly Phoenician as early as 300 BC while other theories, lean more toward the Roman occupation, whichever, the breed is ancient, and indeed Aristotle and his contemporaries argued the merits and pedigree of many shortlegged poultry breeds. Skeletal remains found in York, fairly recently, dated from eleventh century belonged to Dumpies, and specific reference to the breed goes back to 1670s." (http://members.aol.com)

Bisogna tuttavia sottolineare che verosimilmente è il 1670 il periodo in cui si cominciò a parlare di questo pollo scozzese, un periodo che si attaglia perfettamente all'origine cambogiana così come accade per la gallina Marescalchi.

Ecco invece l'ipotesi ponderata di Lewis Wright tratta dal suo The Illustrated Book of Poultry (1890). "Scotch Dumpies - These fowls are of considerable antiquity in Scotland, of how great it is impossible to discover; and they have been known in England since 1852, when the late Mr John Fairlie introduced them into his yards near Newmarket. They were also called Bakies, Golaighs, and by other synonyms. [...] As a rule Dumpies have a rather large, single comb, fair-sized wattles, and red earlobes. The real characteristics lie in a long and large and deep body, carried upon extremely short shanks, rarely exceeding 1½  inches in length." – Il corsivo di extremely è voluto da Wright per mettere in evidenza la caratteristica saliente della razza.

Ed ecco Edward Brown. § Courtes Pattes - Short-legged fowls are met within various countries, but as a rule they receive a very limited amount of attention, although their quaintness is attractive. They are chiefly regarded from the ornamental or exhibition point of view. It is not so, however, with the Courtes Pattes, which are bred in France by reason of their meat qualities. Origin.— Many suggestions have been put forward in explanation of the origin of the Courtes Pattes, (Anglicè, short feet), but there is nothing definitely known. In a letter which appeared some years ago ('Henwife' in Live Stock Journal, June 13, 1879, p. 474) it was stated that these birds are to be met with in Brittany, Normandy, on the south of the Pyrenees, and on the sea-line of the North of France, and that it is first-cousin of the La Bresse, "with a strong infusion of Dorking blood." The Dorking influence is very doubtful, but in shape, except for the short legs, the resemblance to the La Bresse is apparent. M. Lemoine says that ('La Basse-Cour Pratique' par E. Lemoine, Paris, 1902, p. 74) it originated in Maine, in which La Sarthe is situated, and that it has been known there for a long time, but that today it is widely disseminated. Another French writer says ('Les Oiseaux de Basse Cour' par R. Saint-Loup, Paris, 1895, p. 127) that "perhaps they are related to a short-legged race of Camboge," but of the latter we have obtained no further information. As it would appear that fowls with this peculiarity have been known from time immemorial in several parts of Europe, and certainly in Normandy and Brittany, we may conclude that the Courtes Pattes bred in La Sarthe are descended from these, but that by selection the colour has been fixed. At one period blacks, whites, and yellows were met with, but now black is the only colour bred pure. From the fact that crested specimens were seen, either the Crèvecoeur or Polish were probably crossed with them. History. — It would appear that for at least thirty years black Courtes Pattes have been bred with a large measure of purity, and the favour with which they are regarded is due to their fine flesh qualities. We have known the fowl in France for more than twenty-five years, but they have always, as now, been in few hands. Courtes Pattes were first introduced into England in 1879, but they have never become popular. (Races of domestic poultry  1906, page 88)

§ German Creeper - Origin. — Short-legged breeds of poultry are to be met with in several countries, and are probably most common in France and the Netherlands. In Holland and Belgium some of the native races are also seen with abbreviated lower limbs. Why and how this peculiar feature has been perpetuated it is difficult to trace, but we are inclined to the view that the shortness of leg is a natural variation which has been fixed by selection, and that probably the Dutch or Flemish are chiefly responsible for it, and that the Krüper is a de<s>cendant of birds exported thence into Germany. History.— Comparatively few of these birds are bred, and chiefly as a question of rarity. They are seen in the yards of amateurs especially. (Races of domestic poultry  1906, page 137)

Bologna e la Spagna

Io non dispongo di altre precise citazioni storiche sui polli bassotti eccetto quella assai discutibile di Buffon. Ma neppure Buffon si degna di informarci su quando le Poules de Camboge raggiunsero la Francia. Buffon conosceva, apprezzava e criticava l'ornitologia di Aldrovandi, ma verosimilmente non si era mai tuffato nel Monstrorum historia in quanto non di suo specifico interesse ornitologico. A dire il vero è stato per puro caso se sono incappato nella gallina del senatore Marescalchi, essendo a caccia di ben altre notizie.

E in questa gallina bolognese non era incappato neppure A. H. Sykes. Nel suo lavoro Landmarks in the history of poultry bone biology (1992) afferma che nessuno prima del pittore George Stubbs (1724-1806) si era dedicato alla raffigurazione dello scheletro del pollo.

Ma ciò non è assolutamente vero. Sì che Aldrovandi fornì uno scheletro di cigno in Ornithologiae tomus tertius (1603), sì che sfoderò galline dall'addome squarciato per metterne in evidenza l'apparato riproduttivo in Ornithologiae tomus alter (1600), ma non mancò di fornirci anche uno scheletro di pollo.

  

A dire il vero Aldrovandi raffigurò lo scheletro di un pollo per motivi non inerenti la struttura ossea dell'arto inferiore. Questo scheletro lo troviamo a pagina 322 di Ornithologiae tomus alter (1600) e la sua didascalia recita: Sceleton hoc pulli monstrifici est, et superiori pullo fere similis, nisi quod pes e podice natus quinque digitis sit instructus. Stavolta ad Aldrovandi non è sfuggita la pentadattilia, anzi, una esadattilia. A voler essere pignoli, forse si tratta di due zampe: una tetradattila e l’altra bidattila.

Un fatto è certo: Bartolomeo Ambrosini non poté incaricare Antonio Godio di raffigurare l'esito della sua consulenza sulla gallina del senatore riproducendone lo scheletro, non essendone stata fatta l’autopsia.

Tuttavia la descrizione di Ambrosini, grazie alla relazione di Antonio Godio, equivale a un'iconografia dello scheletro, anche se tale non è. Non dimentichiamo inoltre che se la descrizione delle zampe può sembrare approssimativa per un'eccessiva lunghezza della coscia paragonata alla brevità marcata del tarsometatarso, tuttavia la certezza che fosse in ballo un gene creeper emerge dall'elevata mortalità embrionale.

Visto che Buffon (1771) non fornisce alcun dato cronologico circa l'arrivo in Francia delle Poules de Camboge, vediamo di affrontare un capitolo di storia che sia in grado di collegare la Spagna al resto d'Europa. Soprattutto con Bologna. Per questa ricerca dai risvolti non sempre facili ho approfittato della preziosa collaborazione e consulenza di una bolognese doc, bolognese di nascita e di stirpe, Livia Marchioni, nonché di suo marito e mio collega Leslye Haslam Pineda, nicaraguense di nascita, inglese per via paterna, spagnolo per via materna, bolognese d'adozione.

Lo spunto per affermare l'esistenza di scambi di volatili fra Spagna e Bologna nel XVI secolo ci viene fornito da una colossale menzogna di Aldrovandi che tuttavia nel nostro caso diventa assai preziosa.

Come si è visto nel capitolo intitolato Un saggio di transfert multiplo di personalità del Bolognese, nel suo Discorso naturale - redatto tra la fine del 1572 e i primi mesi del 1573 - Aldrovandi afferma quanto segue: "Fra questi uccelli altri se ne trovano che hanno cinque dita, sì come il porphirio, quale ho avuto di Spagna, chiamato in lingua loro telamone."

Abbiamo stabilito che questo Porphyrio porphyrio non gli era stato assolutamente spedito dalla Spagna e abbiamo pure assodato il fatto che, se il Porphyrio in Spagna veniva chiamato telamone, era un'affermazione di Ermolao Barbaro contenuta nel capitolo 204 del suo Corollarium in Dioscoridem (1516) che ne dava anche l’etimologia, asserendo pure di averne visti alcuni esemplari nella campagna padovana importati dalla Penisola Iberica. Quindi, già nel 1516 si importavano uccelli dalla Spagna destinati alla Pianura Padana. E verosimilmente questo scambio commerciale continuò nei successivi decenni se, sotto un profilo puramente commerciale, crediamo alla menzogna di Aldrovandi che si colloca nel 1572/73, allorché stilò il Discorso naturale.

Tuttavia Bologna non finì mai sotto le grinfie degli Spagnoli, che si limitarono a calcarne il suolo come ospiti. Oltretutto dal 1512 al 1860 Bologna fu saldamente inserita nello Stato della Chiesa, vivendo un periodo mediocre che ebbe riflessi anche sull'università. Ciò non tolse che nel 1530 Carlo V (1500-1558) vi venisse addirittura incoronato da Clemente VII in San Petronio. Carlo V aveva ottenuto una serie di successi per il predominio in Italia (battaglia di Pavia, 1525) e contro gli Stati italiani riunitisi nella Lega di Cognac, fino alla pacificazione, per lui vantaggiosa, del 1529 (Patti di Cambrai e Barcellona). Il Congresso di Bologna, che sancì la sua vittoria, fu seguito dalla solenne incoronazione compiuta da papa Clemente VII in San Petronio il 24 febbraio 1530.

Facciamo un balzo cronologico in avanti concludendo col fatto che il fallimento della missione imperiale di Carlo culminò con l'abdicazione alla corona spagnola nel 1556 in favore del figlio Filippo (Filippo II, eponimo delle Filippine) che già dal 1540 possedeva il Ducato di Milano, dal 1554 i Regni di Napoli e Sicilia e dal 1556 la Sardegna. Quindi nel XVI secolo gli Spagnoli circolavano tranquillamente per tutta la nostra penisola oltre che sulle isole.

In base a quanto detto, presumo che uno dei geni responsabili delle zampe corte del pollo, vuoi il gene Cp, vuoi il gene Mp, compì il seguente tragitto per raggiungere Bologna: Cambogia, Filippine, Spagna, pollaio del senatore Fulvio Antonio Marescalchi (ca. 1602-1644), presumibilmente quando costui non era più un bambinetto. Nessuno parla di scambi commerciali fra Marescalchi e Spagna, ma il falso porfirione di Aldrovandi, soprattutto quello veritiero e meno recente di Ermolao Barbaro, ne sono testimoni più che attendibili, come è patognomonica per il gene dell'acondroplasia la letalità embrionale della gallina bassotta bolognese. E dalla Spagna in qualche modo il pollo bassotto raggiunse anche la Francia, le Fiandre, la Germania del nord e la Scozia.

Gli scambi tra Spagna e Britannia

Circa gli scambi tra Spagna e Britannia nel XVI e XVII secolo possiamo affermare che furono assai variopinti, spaziando dai fanti mercenari alle regine o a ipotizzabili tali. Nessuno cita i polli come oggetto di scambio commerciale in questi secoli, ma è quasi assurdo negare che essi abbiano potuto raggiungere la Britannia e quindi anche la Scozia grazie alla Spagna.

Enrico VIII (1491-1547) amava servirsi di mercenari della fanteria spagnola che non solo furono artefici della sconfitta nel 1542 di Giacomo V di Scozia (1512-1542) a Solway Moss (presso il fiume Esk in Cumbria al confine con la Scozia), ma che continuarono a essere assoldati fino a quando persero la loro reputazione in occasione della disfatta di Rocroi del 1643 (nella regione nordorientale di Champagne-Ardennes con capoluogo Reims) durante la battaglia tra Francesi e Spagnoli verso la fine della guerra dei Trent'anni (1618-1648).

Il futuro Filippo II sposava nel 1554 Maria I Tudor, dal 1553 regina d'Inghilterra, figlia di Enrico VIII e di Caterina d'Aragona. Giacomo VI di Scozia (1566-1625), figlio di Maria Stuart, il 24 marzo 1603 succedette a Elisabetta I d'Inghilterra (1533-1603) per diventare Giacomo I d'Inghilterra.

Giacomo tentò invano di perseguire una politica filospagnola, permettendo che il figlio Carlo (1600-1649) – futuro Carlo I d'Inghilterra nel marzo 1625 - si recasse col duca di Buckingham a Madrid (1623) per trattare il proprio matrimonio con l'infanta Maria Anna di Spagna (1606-1646) figlia di Filippo III (1578-1621), ma essendo Maria Anna estremamente contraria a sposare un non cattolico, la missione si concluse con un nulla di fatto dal momento che gli Spagnoli richiedevano la conversione al cattolicesimo del Principe del Galles.

Dopo il rifiuto della Spagna, Carlo dovette rivolgersi alla Francia sposando per procura il 1° maggio 1625 Enrichetta Maria di Francia (1609-1669) figlia di Enrico IV e Maria de' Medici. Solo il 13 giugno 1625 la coppia si sposò a Canterbury ed ebbero nove figli, di cui tre figli e tre figlie sopravvissuti all'età infantile.

Gli scambi tra Spagna e Francia

Per la Francia il discorso è in un certo senso più semplice. Nel XVI secolo gli Spagnoli stavano vivendo il siglo de oro (secolo d'oro), un momento storico in cui sul regno di Carlo V non tramontava mai il sole. Se non bastasse, nel 1555 i Paesi Bassi, la Franca Contea e il Charolais/Charollais erano passati al futuro Filippo II.

La Pace di Cambrai o delle Due Dame (conclusa il 5 agosto 1529 tra Luisa di Savoia e Margherita d'Austria per conto rispettivamente del figlio Francesco I, re di Francia, e del nipote Carlo V d'Asburgo) mutò la Pace di Madrid del 1526, in quanto la Francia rinunciava al Ducato di Milano, ad Asti, alla Fiandra, all'Artois e al Charolais, quest'ultimo non proprio nel cuore della Francia ma quasi, essendo situato al bordo orientale del Massiccio Centrale, nella Borgogna meridionale, oggi nel dipartimento di Saône-et-Loire, la cui capitale era l'attuale Charolles, dal celtico Kadrigel, fortezza in mezzo all'acqua.

Solo nel 1684, ai tempi del Re Sole, cioè di Luigi XIV (1638-1715), il Charolais sgusciò definitivamente dalle mani della Spagna per unirsi al resto della Francia. Per cui potremmo ipotizzare essere stato il Charolais la prima tappa dell'arrivo in Francia delle future Courtes Pattes. Altrettanto facile, se non più agevole, fu l'approdo del pollo bassotto nei Paesi Bassi dove assunse il nome di Krüper e che magari raggiunse la Scozia non grazie agli Spagnoli bensì ai Tedeschi o ai Fiamminghi.

La creeper in Giappone

Possiamo supporre la veridicità dell'origine cambogiana della mutazione Cp/Mp anche in base al fatto che la creeper giapponese Jitokko - sicuramente portatrice del gene Cp – come riferisce Masaoki tsudzuki raggiunse il Giappone dopo il 1600, e piuttosto tardi, precisamente nell'ultima fase dell'Era Edo (1603-1867), essendo Edo l'antico nome di Tokyo.

La razza che invece fu introdotta in Giappone all'inizio dell'Era Edo - quindi come forse accadde in Europa per la futura Krüper - è la Chabo o Nagasaki che dir si voglia (quanto a zampe quasi sovrapponibile alla gallina Marescalchi, tralasciando ovviamente la coda), di cui esistono 20 varietà, la Bantam Giapponese per eccellenza. Pare assodato inoltre non solo che le sue zampe corte non siano dovute al gene Cp se non in alcune sue varietà, ma attualmente – è ancora Masaoki tsudzuki (2003) che lo afferma - non si conoscono i dettagli genetici che possano spiegare questa situazione anatomica nella Chabo.

Chabo

Interessante sotto il profilo storico ed etimologico è il seguente brano tratto da Japanese Bantams del web dove la Cambogia non compare, ma vengono invece messi in causa gli Olandesi e l'isola di Giava. Japanese Bantams began to appear in Japanese art around the year 1635, right about the time Japan closed its shores to outside trade. It also appears in Dutch art of the same era. This suggests to me that Dutch spice traders probably carried the Chabo as gifts to the Japanese from the Asian spice ports; likely from Java, which part of Dutch colonial area on that time. The very word "chabo" originates in Java as chabol (Cebol) , where it means "dwarf" and applies both to humans, and to the short-legged Chabo chicken. In Japan, the word would drop the "L," as no speaker of Japanese would be inclined to pronounce it.

La testimonianza indiretta
di Peter Simon Pallas

Sull'attendibilità magari del tutto discutibile del percorso Cambogia -> Filippine -> Spagna della mutazione Cp/Mp ci è pseudotestimone in via diretta Buffon, anche se omette il salto Filippine -> Spagna. Forse perché lo dava per scontato, oppure per farci scervellare. Questo percorso via mare viene però sicuramente avvalorato in via indiretta da Peter Simon Pallas (1741-1811) nel II volume della sua Zoographia Rosso-Asiatica (1811).

Nel capitolo Pentadattilia europea: celtica o romana? abbiamo analizzato il contenuto di questo II volume della sua Zoographia da pagina 88 a pagina 92 dove troviamo la presenza di polli pentadattili ma nessun pollo bassotto.

Pallas ci ha permesso di affermare che il gene della pentadattilia seguì un percorso nordico: dalla Cina, attraverso Asia Centrale, Siberia e Russia, raggiungendo poi le aree affacciate sulla Manica grazie ai Celti. Data la sua precisione, visto che analizzava anche le zampe dei polli, qualora il gene dell'acondroplasia avesse colpito la sua attenzione, Pallas non l'avrebbe di certo taciuto.

Perciò, ai due classici percorsi antichi seguiti dal pollo per raggiungere l'Europa - uno meridionale dall’India, attraverso Iran e Mediterraneo e l'altro nordico - possiamo aggiungerne un terzo assai recente ed estremamente meridionale che fa da pendant a quello siberiano.

La comparsa
del gesuita Bernabé Cobo

Al termine di questa prolissa ed estenuante elucubrazione credevamo di essere giunti alla soluzione del problema. Invece bisogna purtroppo ricominciare daccapo. Non so se ve ne siete accorti: manca l'anello di congiunzione tra Filippine e Spagna. A quanto pare non esiste alcuna documentazione circa una presenza seppur momentanea del pollo bassotto in Spagna alla fine del XVI e agli inizi del XVII secolo, per poi spiccare il volo nel resto d'Europa.

Abbiamo visto che la Chabo raggiunse il Giappone all'inizio dell'Era Edo e praticamente contemporanea fu la presenza della gallina Marescalchi a Bologna. È Buffon a tarparci le ali non fornendo laconicamente alcun dato storico circa il percorso intrapreso dalle Poules de Camboge.

Gli Spagnoli cominciarono a spadroneggiare nelle Filippine a partire dal 1570 e furono in Cambogia fra il 1593 e il 1596, per cui l'acondroplasia ebbe tutto il tempo di raggiungere la Spagna e l'Europa per presentarsi poi a Bologna nella II/IV decade del 1600. Sembra strano, ma il discorso si sposa perfettamente con quello sulla disputa circa l'iter seguito dalla pentadattilia, in quanto secondo alcuni questa mutazione raggiunse la Manica partendo dall'onnipotente Roma, mentre abbiamo visto che il primo a citarla fu Varrone nel 37 aC e che quando ne scrisse erano trascorsi almeno 16-17 anni dalla seconda spedizione di Giulio Cesare in Britannia, e che quindi i polli pentadattili, portati a Roma dal nord dell'Europa, avevano avuto tutto il tempo di riprodursi e di conquistare il palato dei Romani dei tempi in cui Varrone ne scrisse.

Al fine di dar vita all'anello mancante tra Filippine ed Europa - rappresentato da polli acondroplasici che avevano fatto tappa in Spagna prima di diffondersi in Europa - mi sono rivolto a una persona estremamente preparata, il catalano Amadeu Francesch Vidal, che nel 1997 mi aveva aiutato non poco quando dovetti affrontare alcune razze spagnole disquisendo sul colore del guscio in Europa nel XVI secolo.

Ma l'accurata analisi storica di Francesch, pur tarpando le ali alla credibilità di Buffon, lascia il problema irrisolto. Ecco la sua relazione centrata sulla gallina paticorta – gallina dalle zampe corte - stilata il 31 dicembre 2007, proprio una bella mazzata di fine anno.

In sintesi: la prima citazione di una paticorta ebbe luogo a Maiorca, risale al 1867 e la dobbiamo a un toscanaccio, l'Arciduca Luigi Salvatore d'Austria (1847-1915) nato a Firenze a Palazzo Pitti, figlio di Leopoldo II granduca di Toscana (1797-1870) e di Maria Antonietta di Borbone (1814-1898). Un toscanaccio con molteplici interessi, tra cui quelli naturalistici nonché il disegno, in grado di parlare ben 14 lingue tra cui greco e latino e che non sfuggì all'elefantiasi che aveva colpito anche il faraone Mentuhotep II (2000 aC circa) e che magari Luigi contrasse durante qualche viaggio, visti anche gli interessi geografici che lo portarono appunto a Maiorca nel 1867, dove più tardi fissò la sua residenza, diventando così il precursore del turismo nelle Baleari.

Estimado Elio,

He estudiado con detenimiento tus argumentos. Vayamos por partes:
1 - Gallinas enanas han existido siempre en España, como tu dices Columela se refería ya a ellas despectivamente. Pero en ningún momento de la historia se había descrito ninguna como raza, esta es la razón por la que Fernando Orozco, en paz descanse, no se refirió a ninguna en su libro. De todas formas yo desde principios de la presente decada he trabajado en la definición de una que consideramos típica en Cataluña y le he conservado el nombre "Flor d'ametller" que se le daba en las casas rurales. Te adjunto su patrón y como puedes ver se trata de una gallina con tarsos normales.

2 - Las únicas referencias que tenemos de gallinas paticortas en España es en Mallorca donde a finales del siglo XIX el Archiduque Luís Salvador de Austria (1847-1915) clasifica las gallinas típicas de Mallorca, donde llegó en 1867, en cuatro grupos:

           a) la raza común con tarsos altos y cresta muy desarrollada.
           b) la raza grande de color rojizo y de mayor corpulencia.
           c) la raza de montaña, pequeña y casi siempre negra.
           d) la raza enana, de tarsos muy cortos, pero de cuerpo grande.

En el año 1868 se celebró un concurso en Mallorca donde el Marqués de la Fontsanta y su hijo obtuvieron diferentes menciones honoríficas por un grupo de estas mallorquinas enanas. Posteriormente, en las exposiciones de 1929 y 1935 Bartolomé Fluixà y Bartolomé Verger recibieron premios por sus gallinas mallorquinas Paticortas.

No encontramos otras referencias a gallinas paticortas en España. Es más, el Profesor Salvador Castelló (1863-1950) citado por Bruno Dürigen (1931) en su libro Avicultura y refiriéndose a la Paticorta Westfaliana de Berg comentó: "Como las aves de esta raza se cotizan a buen precio, no creo pueda nunca ser base de una explotación en España. Sin embargo como resulta bella y clasificada en todas las exposiciones, merece cultivarse siquiera sea en pequeña escala y como raza de lujo". Por tanto pienso que si las hubiera habido en España, Castelló las habría citado de forma comparativa. Por tanto la presencia de paticortas en Mallorca podía ser esporádica por diferentes razones, pero en principio no le veo relación con las gallinas que podían haber traído los españoles en su vuelta de las Filipinas. Precisamente Mallorca sería más fácil que las tuviera procedentes de Francia o Alemania  de no estar el gen en sus poblaciones locales.

El Padre Bernabé Cobo (1580-1657) se refiere a que los españoles trajeron una gallina de Filipinas pero no la describe y no queda claro si era de las Filipinas o de Méjico.

De momento mi opinión es que ya había gallinas paticortas en Bretaña y norte de Alemania antes de que los españoles fueran a las Filipinas. Dürigen (1931) dice que en Alemania se criaban paticortas en el siglo XVI. Seguramente la mutación sea anterior a la expansión del gallo doméstico.

Es un tema interesante y podemos continuar sobre él si te parece.

Dado que estamos a punto de cerrar el 2007 aprovecho par desarte un feliz 2008.

Amadeu Francesch

Tuttavia questa di Amadeu non è stata una mazzata letale, tutt'altro. Infatti se Dürigen si limita ad affermare che "en Alemania se criaban paticortas en el siglo XVI", bisogna vedere se per secolo XVI dobbiamo intendere a partire dal 1501, oppure possiamo affermare che le paticortas si allevavano in Germania verso la fine del 1500, cioè dopo il 1570 o dopo i contatti del 1593/96 tra Cambogia e Spagna, e che quindi le paticortas verso la fine del XVI secolo dribblarono la Spagna raggiungendo direttamente le Fiandre e la Germania del nord grazie agli Spagnoli che andavano e venivano dalle Filippine.

Ma c'è di più, ed è la benefica mazzata di Amadeu a confermare l'arrivo in Europa grazie agli Spagnoli della gallina bassotta filippina. La linea di demarcazione o linea alessandrina (confine stabilito da Papa Alessandro VI con la bolla Inter caetera il 4 maggio 1493) venne modificata nel 1494 dal trattato di Tordesillas (che ridefiniva a favore dei Portoghesi la spartizione del Globo fissata l’anno precedente dalla linea alessandrina) e  - in pratica - precludeva ai vascelli spagnoli le rotte a sud dell'Africa.

Ecco perché il portoghese Magellano - dopo aver rinunciato alla propria nazionalità per dissapori con re Manuele I del Portogallo - nel 1517 si era messo al servizio del re di Spagna Carlo I (poi Carlo V) proponendo di raggiungere l'Oriente navigando verso occidente, oltre l'estremità meridionale del continente americano, compiendo così la prima circumnavigazione del Globo, che però per Magellano si interruppe bruscamente nel 1521 sull'isola di Mactan delle future Filippine, dove venne assassinato. Ciò spiega perché la Spagna, avendo preclusa la rotta che doppiava il Capo di Buona Speranza, si dedicò alla conquista delle Filippine partendo dal Messico, una base affacciata su due oceani che dal 13 agosto 1521 grazie a Hernán Cortés apparteneva alla corona spagnola, battezzato Nuova Spagna per volere di Carlo V.

Il trattato di Tordesillas - e le conseguenti rotte spagnole - spiegano la notizia apparentemente confusa dovuta a Bernabé Cobo: "El Padre Bernabé Cobo (1580-1657) se refiere a que los españoles trajeron una gallina de Filipinas pero no la describe y no queda claro si era de las Filipinas o de Méjico."

Con quanto abbiamo appena detto circa le rotte spagnole imposte dal trattato di Tordesillas risulta evidente che la gallina filippina - verosimilmente paticorta ma che Cobo non descrive - giunse in Europa grazie agli Spagnoli attraversando il Pacifico, facendo tappa in Messico e solcando poi l'Atlantico. Così grazie a Cobo abbiamo snobbato Buffon.

Bisogna inserire la retromarcia

Però, probabilmente, la notizia apparentemente confusa dovuta a Bernabé Cobo non solo è confusa, ma addirittura errata. Per cui dobbiamo innestare la retromarcia e armarci di ulteriore pazienza. Quando mi dedicai alla storia dei polli dell'isola di Pasqua, qualcuno che non ricordo mi disse che sono un pignolo. Sono preciso, non pignolo, e abitualmente non m’interessa atteggiarmi a Sherlock Holmes. Ma anche stavolta, come allora, voglio concedermi questo passatempo.

Memore infatti di quanto è accaduto ai polli dell’isola di Pasqua grazie alla superficialità, o meglio, alla mancanza di professionalità di Bolton Glanvill Corney, ho voluto verificare l’attendibilità dei dati ricevuti da Amadeu relativi ai polli di Padre Cobo.

Così mi sono rivolto a qualcuno che Cobo l’ha masticato a iosa: Roland Hamilton, professore di spagnolo alla San José State University (San José, California, nel cuore della cosiddetta Silicon Valley). Di Bernabé Cobo, Roland Hamilton ha tradotto e pubblicato History of the Inca Empire (1979) e Inca Religion and Customs (1990), per cui mi è parsa la persona più indicata cui rivolgermi per risolvere il busillis, e l’ha risolto nel giro di 48 ore, a discapito di quanto avevo in un primo tempo creduto. Ma ciò che conta è la verità, così agognata ma spesso volutamente storpiata.

Ecco in sequenza il nostro scambio epistolare, ovviamente elettronico.

Martedì 3 giugno 2008

Dear Prof Hamilton,

Truly many thanks for your availability and in replying me so suddenly.
My research in Cobo writings is very short, but perhaps difficult.

I do need to find where he wrote that Spaniards brought chickens (I think to Europe) from Philippines or from Mexico.

In January Dr Amadeu Francesch from Spain, who helped me in my research, wrote:

El Padre Bernabé Cobo (1580-1657) se refiere a que los españoles trajeron una gallina de Filipinas pero no la describe y no queda claro si era de las Filipinas o de Méjico.

Being that in my experience it is very important, when affirming something, to have read the original quoted texts, two months ago I asked from Dr Francesch to send me – if possible – the Cobo's short text concerning these chickens coming from Philippines or from Mexico.

Until now no reply from Dr Francesch and I don't want to press him, being that he is quite aware that this datum is very important for the reseach.

I hope you can find where Cobo wrote that "los españoles trajeron una gallina de Filipinas ...si era de las Filipinas o de Méjico."

From the attached English abstract concerning my research you can easily infer that I think that truly the chicken's creeper gene came into Europe from Philippines via Mexico thanks to Spaniards. So this gene arrived also in Italy (Bologna) where it has been described the first time, nevertheless inserted into a book of monstrosity.

I hope you can solve my little (in number of words) but very important problem. If yes, is it possible to have the short text in Spanish?

Many thanks for you availability and attention and patience.

Sincerely yours, Elio Corti.

Martedì 3 giugno 2008

Dear Dr. Conti:

I have looked in the index of the Obras completas del padre Cobo under Filipinas. Cobo mentions Filipinas 12 times, but never mentions gallinas. I do not think the quote from Dr. Francesch comes from the works of Cobo.

If you have Obras, Biblioteca de Autores Españoles, Editorial Atlas, by Cobo; look in the Indice de personas, lugares y cosas notables. You will find Filipinas, Islas, on page 497; this place is mentioned 8 times in volume I and 4 times in volume II. None of these places refers to gallina. You can also read the article on gallina, Vol. I, pages 390 and 391. There is no mention of Islas Filipinas there.

I think Dr. Francesch confused a quote from some other author with Cobo.

The chicken (Gallus gallus domesticus) is endemic to southeastern Asia. However, chickens were introduced very early into South America and quickly spread. The first chickens introduced in South America were left by Cabral in 1500. Within around 30 years chickens had spread as far as Peru. Based on this it seems unlikely that a chicken would be brought from the Islas Filipinas to Peru when chickens were already very abundant.

With regard to Mexico, chickens were not endemic there. Mexico had pavos or turkeys. I hope this helps.

Regards, Dr. Roland Hamilton.

Giovedì 5 giugno 2008

Estimado Elio,

En primer lugar perdón por no haberte contestado todavía los temas que tenemos pendientes. De todas formas te incluyo parte de la información que utilicé en relación al Padre Cobo.

Seguiremos en contacto.

Un saludo. Amadeu

Menos importante para América fue la actividad de los Españoles con el Asia, vía del Pacífico, que a la inversa. En efecto, a raíz del establecimiento del servicio anual de navegación entre Acapulco y Manila (1575), se reunieron todos los factores favorables para que España hubiera dotado a América tropical de gran número de especies útiles. No lo hizo. La mayor parte de las plantas filipinas, malayas, chinas, polinésicas y melanésicas que han venido a América, las trajeron primero Franceses, Ingleses y Holandeses a sus colonias del Caribe o de las Guayanas, y de aquí se comunicaron a la América española.

Entre las cosas traídas por españoles menciona Cobo una especie de toronja de gran tamaño, que podría ser |Citrus maxima, o sea un pomelo; una casta de gallinas y otra de perros, así como la costumbre de los gallos de pelea.

A la inversa, se llevaron, no siempre intencionalmente, plantas de Méjico a Filipinas, como lo atestiguan los nombres mejicanos para ellas que se conocen en gran pare de Asia (Merrill, 1945, 228-230; -, 1945: CB, X, 313-315).

Ficha bibliográfica
Titulo: Plantas cultivadas y animales domèsticos en Amèrica equinoccial.
Tomo IV: plantas introducidas
Autor: Patiño Víctor Manuel
Edición original: Cali, Imprenta Departamental.
1963
Notas: En este tomo de la obra de Víctor Manuel Patiño se estudia la distribución, usos y origen geográfico de diferentes plantas y animales provenientes de Europa y otras regiones.
Consulte y lea en línea libros completos, textos, revistas, imágenes y páginas interactivas sobre temas relacionados con Colombia.

Un finale scontato

Insomma, nel 1575 era stato istituito un servizio annuale di navigazione fra il porto messicano di Acapulco e Manila, dove proprio nel 1575 il governatore spagnolo Miguel López de Legaspi aveva stabilito la sede del governo. Gli Spagnoli non approfittarono affatto di questo servizio in quanto non si dedicarono a importare in America le specie vegetali delle Filippine & company, un merito che toccherà a Francesi, Inglesi e Olandesi. In base alla citazione fornita da Amadeu veniamo pure edotti sul fatto che Cobo – o chi per esso – affermò che tra gli animali portati in Messico dagli Spagnoli si poteva annoverare un tipo di galline e di cani.

Quest'affermazione, anche se molto scarna e del tutto priva di dati fenotipici, si sposa perfettamente con la mia ipotesi che il gene creeper abbia raggiunto l'Europa dalle Filippine facendo una prima tappa in Messico. Probabilmente non fu Bernabé Cobo a scriverlo, ma poco conta. Chi lo scrisse lo scopriremo magari fra alcune decine di lustri.

Abstract

If we analyse the ancient literature starting from Aristotle, Columella and Pliny, ending with that more recent of Longolius, Gessner and Aldrovandi, we don't succeed in identifying a chicken with the anatomical characteristics caused by one of the achondroplasia's genes (Cp or Mp) able to give a marked shortening of the legs. By these authors are quoted some dwarf chickens, but they are such not because of the achondroplasia, really because of a genetic reduction of body size. A linguistic trap could be represented by the term Däsehünle reported by Gessner, translatable with badger little hen, a trap since the sausage dog is said badger dog, Dachshund, endowed with a genetic complement giving achondroplasia. But the trap laid by the word Däsehünle is dispelled by the words of Gessner himself who unequivocally identifies the Däsehünle with a small built hen: "A Spanish friend of mine calls in Spanish the Adriatic hen gallina enana. Certainly since dwarf built and small, and I hear that such a breed among us in Switzerland is called Schotthennen, in other places Erdhennle, elsewhere Däsehünle." The first description of a hen most likely suffering from achondroplasia is indirectly due to Aldrovandi, directly to his successor Bartolomeo Ambrosini who enclosed this hen in Monstrorum historia of Aldrovandi, published posthumous in 1642. From the anatomical point of view the description of Ambrosini is detailed and shows an almost indisputable link with the embryonic lethality due to the homozygosity for the achondroplasia's gene, as well as a merely iconographic link with the single comb whose gene is lying on the chromosome 2 like Cp and Mp. We don't know when one of these two genetic mutations reached Europe. It is very likely that this happened in XVI century. Germans didn't call badger little hen this chicken, but Krüper, creeper, and this would be a confirmation that Däsehünle of Gessner is not equivalent to Krüper. Through a mystified quotation done by Buffon we can suppose that the mutation originated in Cambodia, then moved on Philippines whence in XVI century Spaniards brought it in Europe through Pacific, Mexico and then Atlantic. There are non mentions of hens paticortas in Spain in XVI century. Father Bernabé Cobo – or another writer - wrote that Spaniards brought in Mexico from Philippines a hen, but he didn't describe it at all. Probably this hen was a paticortas, a dumpy, which thanks to Spaniards, besides Northern Europe and Scotland, also reached Bologna.

Bolognese creeper hen
of the senator Fulvio Antonio Marescalchi

Monstrorum historia (1642) by Ulisse Aldrovandi - page 559
posthumously published by Bartolomeo Ambrosini

[559] Antequam a familia gallinacea discedamus, nolumus silentio involvere gallinam Monstrificam, quae hodie tanquam res merito admiranda in aedibus Illustrissimi Fulvii Antonii Marescalchi Bononiae Senatoris Prudentissimi alitur. Haec leucoph<a>ei est coloris ad luteum tendentis sine cauda, et erecta, ritu humano, depositis ad calcem coxendicibus graditur, ut in icone xiii. apparet: quae hoc in loco recensenda esse videtur, non quia monstrificis pedibus sit referta, sed quia alio modo incedere non potest, ob pravam partium inferiorum conformationem. Nam Clarissimus vir Ioannes Antonius Godius in administratione anatomica non vulgariter eruditus, partibus huius gallinae diligenter pertractatis, et examinatis, coxendices iusto longiores, et ossa anonyma male conformata reperit: quamobrem haec bestia podice terram verrere, et quodammodo recta incedere cogitur.

Before abandoning the chickens' family I don't want to pass over in silence a monstrous hen raised nowadays as a thing rightly worthy of admiration at the house of the illustrious and very wise Bolognese senator Fulvio Antonio Marescalchi. This hen is grey in color verging to buff, without tail and with upright stance as human beings, she walks on the thighs which went down until the level of the foot as it can be seen in the image 13: and it seems correct to describe her at this point not because she is endowed with monstrous feet, but because she cannot walk in other way because of the deformed structure of legs. In fact the very famous Giovanni Antonio Godio well experienced in anatomy, after he palpated and examined with attention the limbs of this hen, he found that the thighs are longer than normal, and that those bones without name - tarsometatarsus - have a pathological conformation: that's why this animal is forced to sweep earth with buttocks and to walk, in a certain sense, straight.

Foetat quidem sed plerumque abortit, ut Illustrissimus Ioannes Franciscus Marescalchus senatoris frater nobis perhumaniter retulit, hocque inde provenire arbitramur, propter malignam praedictarum partium constitutionem, necnon sterni longioris observati; quia dum haec bestia inconcinne identidem movetur, tunc facile abortionem incurrit.

Yes, she lays eggs, but mostly they don't hatch, as very kindly the illustrious Giovanni Francesco Marescalchi, brother of the senator, reported me, and I think that this happens because of the abnormal anatomical conformation of the aforesaid structures, as also for the sternum which has been seen to be longer than usual, being that this subject, since is continually moving awkwardly, as much often is running into abortion.

 

Secondo gli allevatori tedeschi
il gene creeper
era già presente in Europa
circa 2400 anni fa

Auch der Berliner Gelehrte Johann Leonhard Frisch (1666-1743) berichtet über Kriech- oder Krup(p)hühner und bildete diese mit der Unterschrift Gallina pumila (Zwerghuhn) in seinem Buch „Vorstellung der Vögel Deutschlands“ ab, das 1763 erschien. (Hans Joachim Güntherodt Krüper und Zwerg–Krüper - Beberstedt - im Frühjahr 2008)

Anche lo studioso berlinese Johann Leonhard Frisch (1666-1743) riferisce di una gallina Kriech- o Krup(p) (Kriech e Krup = strisciante) e la raffigurò con la didascalia Gallina Pumila (gallina nana) nel suo libro "Presentazione degli uccelli della Germania" edito nel 1763.

Krüper und Zwerg–Krüper

Pumilus Pumilio Nanus = Zwerg
Reptans = Krüper

In latino nano si può esprimere in 2 modi:

 - Nanus, sostantivo maschile, che deriva dal sostantivo maschile greco nânos. L'etimologia di nânos è sconosciuta o incerta.

 - Pumilus, aggettivo oppure sostantivo maschile, che deriva dal sostantivo sia maschile che femminile pumilio che indica un essere nano, appunto maschio o femmina. Columella usò l'aggettivo equivalente pumileus. Pumilio può essere accostato all'aggettivo greco pygmaîos = alto un pugno, derivato dal sostantivo femminile pygmë. Pygmë per i Greci significava pugno, ma in metrologia assumeva il significato di braccio (un medico deve dire avambraccio), cioè dal gomito all'inizio della prima falange con mano a pugno chiuso, pari a 33,27 cm. Marziale usò il sostantivo maschile pumilius, anch'esso derivato da pumilio.

Reptans è il participio presente del verbo repto = io striscio (da cui l'italiano rettile), derivato da repo = io striscio, a sua volta derivato dal greco hérpø che ha lo stesso significato e che è equivalente al latino serpo = io striscio, io serpeggio (da cui l'italiano serpente).

I Pigmei erano detti Pygmaîoi in greco - quindi Pumiliones, o meglio, Pygmaei in latino -  e i Pigmei sono di bassa statura, sono dei nani, ma hanno un nanismo che noi medici definiamo armonico, in quanto hanno la testa, il tronco e gli arti tra loro proporzionati, una tipologia che pare essere stata selezionata dall'ambiente della foresta tropicale dove un uomo piccolo può muoversi più facilmente di uno alto.

Ben diverso è il nanismo disarmonico dei clowns dei circhi equestri, i quali hanno degli arti molto brevi che stonano in rapporto alla testa e al tronco, essendo affetti da nanismo acondroplasico dovuto a un gene dominante posto sul cromosoma 4 (fibroblast growth factor receptor-3 gene, acronimo FGFR3) che se è omozigote risulta letale per il feto oppure subito dopo la nascita, quindi letale tanto come accade all'embrione del pollo Krüper se portatore di 2 geni Cr.

Dei Pigmei ha parlato anche Aristotele che dice essere uomini di piccole dimensioni: Esse - le gru - migrano infatti dalle pianure della Scizia fino alle paludi dell’Alto Egitto donde ha origine il corso del Nilo (qui si dice inoltre che esse attacchino i Pigmei, la cui esistenza non è una leggenda: si tratta in verità di un genere di piccole dimensioni, «uomini e cavalli» come si dice, che conduce una vita trogloditica). (Historia animalium VIII,12 597a)

Per cui, siccome né Gessner né Aldrovandi hanno messo in evidenza le gambe molto corte dei polli nani, e siccome hanno usato i termini nanus e soprattutto pumilus, bisogna credere che i loro polli nani fossero dei nani armonici come i Pigmei, non disarmonici come i polli Krüper e i nani dei circhi equestri.

Gisbert Longolius chiama questi polli sia pumiliones (nani) che Kriel: Lon. Est sane: nam gallinaceos ipsos pumiliones, gallinas pumilas cum Columella nominare licet. Kriel. - Lon. Certamente che ce l'hanno (un nome specifico): infatti con Columella possiamo benissimo chiamare questi polli col nome di nani, di galline nane – Kriel,  nella nota a bordo pagina. (Dialogus de avibus - 1544 - pagina 21)

Conrad Gessner nella sua Historia animalium III (1555) pagina 380 cita tutte le fonti che parlano di galline nane - non tralasciando ovviamente Longolius - ma non riferisce alcun dato che faccia pensare a un pollo creeper presente in qualche angolo d'Europa. Un suo amico spagnolo chiamava la gallina Adriana di Aristotele gallina enana, che in Svizzera era identificata con termini diversi e che in olandese era detta kriel (così come oggi, nel 2008). Ecco Gessner:

Hispanus quidam amicus noster gallinam Adrianam, Hispanice gallina enana nominat. nimirum quod corpore nana et pumila sit, quale genus in Helvetia apud nos audio nominari Schotthennen, alibi Erdhennle, alibi Däsehünle. Sed Gyb. Longolius gallinas p{l}umilas Germanice vocat kriel. Vulgares sunt (inquit) et passim extant. per terram reptant claudicando potius quam incedendo. Licebit autem gallinaceos huius generis pumiliones, gallinas pumilas cum Columella nominare.
Un mio amico spagnolo chiama in spagnolo gallina enana la gallina Hadriana: senz’altro perché è nana e piccola di corporatura, quella razza che presso di noi in Svizzera sento dire essere chiamata Schotthennen, altrove Erdhennle, altrove Däsehünle. Ma Gisbert Longolius in olandese chiama kriel  le galline nane. Egli dice: Sono comuni e si trovano dappertutto. Strisciano per terra zoppicando anziché camminando. Sarà pertanto lecito chiamare, come fa Columella, gallinae pumilae i polli nani di questo tipo.

Ed ecco il testo di Aldrovandi relativo alla gallina nana. Egli non dice assolutamente che questa gallina aveva le gambe corte e aggiunge che non era la gallina Adriana di Aristotele, anche se apparteneva alla stessa varietà:

De pumilione Cap. III. Quamvis communium Gallinarum aliam nos iconem exhibituros negaverimus, Pumilionis tamen, sive nanae, quam perperam multos pro Hadrianis habere diximus, etsi ex earum genere, exhibere placuit, quod minus frequentes sint.
Capitolo iii La gallina nana - Nonostante avessi affermato che non avrei mostrato un’altra immagine di galline comuni, tuttavia per il fatto di essere meno frequenti mi è parso opportuno mostrare quella di una gallina di bassa statura, ossia nana, che abbiamo detto essere da molti erroneamente scambiata per una gallina Hadriana, anche se appartenente alla sua varietà. (Ornithologiae tomus alter – 1600 – pagina 309
. - ).

L'amico spagnolo di Gessner chiamava enana la gallina Adriana e Aldrovandi puntualizza che la sua gallina nana non era l'Adriana (ovviamente di Aristotele), ma che apparteneva alla stessa varietà.

Chi era la gallina Adriana? Era una gallina di piccole dimensioni che deponeva tutti i giorni. Ne parlano sia Aristotele che Crisippo, come possiamo desumere da Gessner pagina 380:

Hadrianae gallinae (Ἀδριανικαί, nimirum a regione, non ut Niphus suspicatur quod forte ab Adriano Imperatore observatae sint, vixit enim Adrianus multo post Aristotelis tempora) parvo quidem sunt corpore, sed quotidie pariunt, ferociunt tamen, et pullos saepe interimunt, color his varius, Aristot.
Le galline Hadrianae (Adrianikaí, evidentemente da una regione, e non come ipotizza Agostino Nifo, e cioè, che forse sarebbero state osservate dall’imperatore Adriano
; infatti Adriano visse molto dopo i tempi di Aristotele) sono in effetti di corporatura minuta, ma depongono tutti i giorni, tuttavia diventano aggressive, e spesso uccidono i pulcini, hanno una colorazione variegata, Aristotele.

Adrianas sive Adriaticas gallinas (τοὺς Ἀδριατικοὺς ὄρνιθας) Athenienses alere student, quanquam nostris inutiliores, utpote multo minores. Adriatici vero contra nostras accersunt, Chrysippus apud Athenaeum lib.7.
Gli Ateniesi si industriano nell’allevare le galline Hadrianae o Adriatiche (toùs Adriatikoùs órnithas), nonostante siano più inutili delle nostre, in quanto sono molto più piccole. Ma, al contrario, le popolazioni dell’Adriatico si procurano le nostre, Crisippo in Ateneo
, libro VII.

Se vogliamo affermare che la Krüper equivale alla gallina enana dell'amico spagnolo di Gessner (gallina Adriana o Adriatica che dir si voglia) equivalente alla svizzera Schotthennen, Erdhennle, Däsehünle, che la Krüper equivale alla gallina kriel di Longolius (che la accomuna alla pumilea di Columella) e a quella di Aldrovandi (quest'ultima praticamente sovrapponibile alla Adriana), allora la Krüper è molto più antica rispetto a questi polli del Rinascimento, ed è più antica di circa 1800 anni, in quanto la Adriana la troviamo già ai tempi di Aristotele (384-322 aC) e di Crisippo (ca. 281 - ca. 208 aC). Per cui il gene europeo del fenotipo Krüper è antico di 2008+384 = circa 2400 anni.

Un'ultima cosa non va dimenticata. I naturalisti del passato non tralasciavano di mettere in evidenza dei dati anatomici particolari, magari con degli errori, come è il caso del rondone (Apus apus – Mauersegler in tedesco, l'aliante della muraglia, Mauer = muraglia e Segler = aliante, veliero) che non ha piedi piccoli e quasi inesistenti (infatti era detto ápous in greco = senza piede), bensì si regge su gambe estremamente corte con le quali si aggrappa alle superfici verticali.

Ecco cosa scrisse Aristotele del rondone: Vi sono anche certi uccelli con i piedi deboli, che perciò vengono chiamati apodi;  ma questi piccoli uccelli sono ben adattati al volo. Praticamente tutti gli uccelli simili a questi sono buoni volatori ma hanno piedi deboli, come ad esempio la rondine e il rondone. Tutti questi hanno gli stessi costumi, le stesse penne, e presentano un aspetto simile l’uno all’altro. (Historia animalium I,1 487b)

Ma Plinio a proposito del rondone si è espresso in maniera esatta, come dimostra Gessner a pagina 161 di Historia animalium III (1555) riferendo ciò che scrisse Georg Bauer, alias Georgius Agricola:

Apodes dicuntur, non quod sine pedibus sint, sed eorum careant usu, (ut Plinius quoque scribit:) hoc autem differunt ab hirundinibus tam agrestibus quam domesticis, quod tibias habent hirsutas, Georg. Agricola. - Vengono detti apodes - senza piedi - non perché sono senza piedi, ma in quanto non possono usarli (come scrive anche Plinio), e in questo differiscono dalle rondini sia campagnole che domestiche, in quanto hanno le gambe irsute, Georg Bauer.

Plinio Naturalis historia X,114: Plurimum volant quae apodes, quia careant usu pedum, ab aliis cypseli appellantur, hirundinum specie. Volano moltissimo quegli uccelli che sono detti apodi in quanto non posseggono l'uso dei piedi, da altri vengono detti cipseli (in greco kypsélë = ciotola, per la forma del loro nido), e appartengono alla specie delle rondini.

Oggi la rondine comune, Hirundo rustica, è classificata nell'ordine dei Passeriformi, mentre il rondone, Apus apus, appartiene all'ordine degli Apodiformi. Bauer affermava il vero. Infatti il rondone ha dita robuste che gli permettono di rimanere appeso, i tarsi sono privi di scaglie e sono protetti da una rada guarnizione di penne sul davanti. Ma il rondone ha dei tarsi o tarsometatarsi che raggiungono a mala pena i 10 mm di lunghezza e se si muove sul terreno ha un'andatura molto incerta, per cui avanza strisciando sui calcagni.

Se qualcosa del genere fosse stato osservabile anche nel pollo, allora gli autori antichi l'avrebbero messo in evidenza, come è accaduto per la gallina bassotta bolognese descritta dopo la morte di Aldrovandi (1605) dal suo successore Bartolomeo Ambrosini (1642), una gallina che strisciava il sedere per terra: haec bestia podice terram verrere, et quodammodo recta incedere cogitur - questo animale è costretto a spazzare la terra con il sedere e a camminare in un certo senso eretto.

A contraddire l'affermazione che, se qualcosa come lo strisciare sui calcagni del rondone fosse stato osservabile anche nel pollo, allora gli autori antichi l'avrebbero messo in evidenza, potrebbe essere Longolius quando dice che le galline kriel strisciano per terra: Strisciano per terra zoppicando anziché camminando. Sarà pertanto lecito chiamare, come fa Columella, gallinae pumilae i polli nani di questo tipo.

Tuttavia Longolius accomuna le kriel alle nane di Columella, per cui possiamo presumere con una certa fondatezza che l'impressione di strisciare per terra suscitata dalle galline kriel dipenda dal fatto che se osserviamo, anche non troppo di sfuggita, una gallina nana, essa pare appiccicata al suolo, mentre una gallina di stazza abituale appare sollevata da terra. Lo stesso giudizio espresso per le kriel di essere striscianti sarebbe applicabile ai Pigmei se paragonati a noi che Pigmei non siamo, ma si tratterebbe di un giudizio privo di occhio clinico, oppure di un giudizio privo di un termine di paragone alternativo, in quanto un clown col suo tronco e la sua testa relativamente grandi è molto più strisciante di un Pigmeo.

According to German breeders
the creeper gene
was already present in Europe
around 2400 years ago

Auch der Berliner Gelehrte Johann Leonhard Frisch (1666-1743) berichtet über Kriech- oder Krup(p)hühner und bildete diese mit der Unterschrift Gallina pumila (Zwerghuhn) in seinem Buch „Vorstellung der Vögel Deutschlands“ ab, das 1763 erschien. (Hans Joachim Güntherodt Krüper und Zwerg–Krüper - Beberstedt - im Frühjahr 2008)

Also the Berliner scholar Johann Leonhard Frisch (1666-1743) reports about a Kriech- or Krup(p) hen (Kriech e Krup = creeper) and portrayed it with the caption Gallina pumila (bantam hen) with the in his book "Vorstellung der Vögel Deutschlands" published in 1763.

Krüper und Zwerg–Krüper

Pumilus Pumilio Nanus = Zwerg
Reptans = Krüper

In Latin the adjective dwarf can be said in 2 manners:

- Nanus, masculine substantive coming from the Greek  masculine substantive nânos. The etymology of nânos is unknown or uncertain.

- Pumilus, adjective or masculine substantive coming from the both masculine and feminine substantive pumilio which points out a dwarf being, just male or female. Columella used the equivalent adjective pumileus. Pumilio can be etymologically approached to the Greek adjective pygmaîos = one fist high, coming from the feminine substantive pygmë. For the Greeks pygmë was meaning fist, but in metrology it had the meaning of arm (a physician must say forearm) or better ell, that is, from elbow to the beginning of the first phalanx having the hand with clenched fist, that is 33.27 cm. Martial used the masculine substantive pumilius, it also derived from pumilio.

Reptans is the present participle of the verb repto = I creep (from which reptile), derived from repo = I creep, in its turn derived from the Greek hérpø having the same meaning and being equivalent to the Latin serpo = I creep, I snake.

The Pygmies were said Pygmaîoi in Greek - then Pumiliones, or better, Pygmaei in Latin - and the Pygmies are of low stature, they are dwarves, but they have a dwarfism that we physicians define as harmonic dwarfism, since the head, the trunk and the limbs are proportionate each other, a typology which seems to have been selected by the environment of the tropical forest where a small man can move more easily than a tall one.

Very different is the disharmonious dwarfism of circuses' clowns, who have the upper and lower limbs very short if related with the head and the trunk, since they are affected by achondroplasic dwarfism due to a dominant gene placed on the chromosome 4 (fibroblast growth factor receptor-3 gene, acronym FGFR3) which is lethal for the fetus or immediately after the birth if homozygous, therefore lethal as it happens in the embryo of a Krüper chicken if carrying 2 genes Cr.

About the Pygmies also Aristotle has spoken and he says that they are men of small size: The cranes migrate from the steppes of Scythia to the marshlands south of Egypt where the Nile has its source. And it is here, by the way, that they are said to fight with the Pygmies; and the story is not fabulous, but there is in reality a race of dwarfish men. (Historia animalium VIII,12 597a)

Therefore, since neither Gessner nor Aldrovandi did put in evidence the very short legs of the dwarf chickens, and since they used the terms nanus and above all pumilus, we have to believe that their dwarf chickens were harmonic dwarves as the Pygmies are, not disharmonious as the Krüper chickens and the clowns of the circuses.

Longolius calls these chickens both pumiliones (dwarf) and Kriel: LON. Est sane: nam gallinaceos ipsos pumiliones, gallinas pumilas cum Columella nominare licet. Kriel. - LONGOLIUS. Certainly they have [a specific name]: in fact with Columella we can very well call these chickens with the name of dwarves, of dwarf hens - Kriel, in the note on page's edge. (Dialogus de avibus - 1544 - page 21)

Conrad Gessner in his Historia animalium III (1555) page 380 quotes all the sources speaking about dwarf hens - obviously not omitting Longolius - but he doesn't report any datum making us to think about a creeper chicken present in some European corner. A Spanish friend of him called the Hadrian hen of Aristotle as enana hen, which in Switzerland was identified with different terms and which in Dutch was said kriel (as today, in 2008).

Hispanus quidam amicus noster gallinam Adrianam, Hispanice gallina enana nominat. nimirum quod corpore nana et pumila sit, quale genus in Helvetia apud nos audio nominari Schotthennen, alibi Erdhennle, alibi Däsehünle. Sed Gyb. Longolius gallinas pumilas Germanice vocat kriel.
A Spanish friend of mine calls in Spanish gallina enana the Hadrian hen: certainly because it is dwarf and small in build, that breed which among us in Switzerland I hear is called Schotthennen, elsewhere Erdhennle, elsewhere Däsehünle. But Gisbert Longolius in Dutch calls kriel the dwarf hens.

And here is the text of Aldrovandi related to the dwarf hen. He doesn't absolutely say that this hen had short legs and adds that she was not the Hadrian hen of Aristotle, nevertheless belonging to the same variety:

de pumilione cap. iii. Quamvis communium Gallinarum aliam nos iconem exhibituros negaverimus, Pumilionis tamen, sive nanae, quam perperam multos pro Hadrianis habere diximus, etsi ex earum genere, exhibere placuit, quod minus frequentes sint.
chapter iii the dwarf hen - Although I said I would not show another picture of common hens, nevertheless I thought it proper to show that of a dwarf, that is, a bantam hen because less frequent, which I said many people wrongly think as belonging to Hadriana hens, even if belonging to their variety. (Ornithologiae tomus alter – 1600 – page 309. - ).

The Spanish friend of Gessner called enana the Hadrian hen and Aldrovandi specifies that his dwarf hen was not the Hadrian (obviously of Aristotle), but that she belonged to the same variety.

Who was the Hadrian hen? She was a hen of small size laying egg every day. They are speaking about her both Aristotle and Chrysippus, as we can infer from Gessner page 380:

Hadrianae gallinae (Ἀδριανικαί, nimirum a regione, non ut Niphus suspicatur quod forte ab Adriano Imperatore observatae sint, vixit enim Adrianus multo post Aristotelis tempora) parvo quidem sunt corpore, sed quotidie pariunt, ferociunt tamen, et pullos saepe interimunt, color his varius, Aristot.
The Hadrianae hens (Adrianikaí, evidently from a region, not as Agostino Nifo hypothesizes, that is, because perhaps they would have been observed by Hadrian emperor; in fact Hadrian lived very afterwards the times of Aristotle) are in fact of small body, but they lay every day, nevertheless they become aggressive, and often kill the chicks, they are varicolored, Aristotle.

Adrianas sive Adriaticas gallinas (τοὺς Ἀδριατικοὺς ὄρνιθας) Athenienses alere student, quanquam nostris inutiliores, utpote multo minores. Adriatici vero contra nostras accersunt, Chrysippus apud Athenaeum lib.7.
The Athenians do their best in raising Hadrianae or Adriatic hens (toùs Adriatikoùs órnithas), despite they are more useless than ours, since they are very smaller. But, on the contrary, the peoples of the Adriatic sea are getting ours, Chrysippus in Athenaeus, book VII.

If we want to affirm that the Krüper is equivalent to the enana dwarf hen of Spanish Gessner's friend (Hadrian or Adriatic hen, as we prefer to call it) equivalent to the Swiss Schotthennen, Erdhennle, Däsehünle, to the kriel hen of Longolius (who equalizes it with the pumilea of Columella) and to that of Aldrovandi (which is practically superposable to the Hadrian one), then the Krüper is very more ancient in comparison with these chickens of the Renaissance, and it is more ancient of around 1800 years, since we already find the Hadrian hen at the times of Aristotle (384-322 BC) and Chrysippus (ca. 281 - ca. 208 BC). Therefore the European gene of the phenotype Krüper is 2008+384 = 2400 circa years old.

A last thing must not be forgotten. The naturalistic writers of the past didn't skip to put in evidence particular anatomical data, even with some errors, as it is the case of the swift (Mauersegler – Apus apus) which doesn't have small and almost nonexistent feet (in fact in Greek it was said ápous = without foot), but on the contrary it has extremely short legs. Here is what Aristotle wrote about the swift: Some birds have feet of little power, and are therefore called Apodes. This little bird is powerful on the wing; and, as a rule, birds that resemble it are weak-footed and strong winged, such as the swallow and the swift; for all these birds resemble one another in their habits and in their plumage, and may easily be mistaken one for another. (Historia animalium I,1 487b)

But Pliny expressed himself in an exact way when speaking of the swift, as Gessner shows at page 161 of Historia animalium III (1555) in the chapter De Apode when quoting what Georg Bauer alias Georgius Agricola wrote:

Apodes dicuntur, non quod sine pedibus sint, sed eorum careant usu, (ut Plinius quoque scribit:) hoc autem differunt ab hirundinibus tam agrestibus quam domesticis, quod tibias habent hirsutas, Georg. Agricola.
They are said swifts - apodes = without feet - not because they are without feet, but since they cannot use them (as also Pliny writes), and in this they differ from the swallows, both country and domestic ones, since they – the swifts - have hairy legs, Georg Bauer.

Pliny Naturalis historia X,114: Plurimum volant quae apodes, quia careant usu pedum, ab aliis cypseli appellantur, hirundinum specie.
They fly a lot those birds called apodes since they don't have the use of the feet, by others are said cypseli (in Greek kypsélë = bowl, by the shape of their nest), and they belong to the species of the swallows.

Today the common swallow, Hirundo rustica, is classed in the Passeriformes order, while the swift, Apus apus, belongs to the order of Apodiformes.

Bauer was affirming the truth: in fact the swift has strong toes allowing it to stay suspended, the legs are devoid of scales and in front the legs are protected by a thin trimming of feathers.

But the swift has tarsi or tarsometatarsi reaching barely a length of 10 mm (millimeters) and if it moves on the ground it has a very unsure walk, and it moves forward by creeping on heels.

If something of this kind had been noticeable also in the chicken, then the ancient authors would have put it in evidence, as it happened for the "dachshund Bolognese hen" described as soon as after Aldrovandi's death (1605) by his successor Bartolomeo Ambrosini (1642), a hen scraping the bottom on the ground as it nearly happens for the swift: haec bestia podice terram verrere, et quodammodo recta incedere cogitur - this animal is forced to sweep earth with buttocks and to walk, in a certain sense, straight.

To contradict the affirmation that, if something like the creeping on heels of the swift had been noticeable also in the chicken, then the ancient authors would have put it in evidence, could be Longolius when he says that the kriel hens creep on earth: They creep on earth limping rather than walking. It will be therefore allowed to call, as Columella does, gallinae pumilae the dwarf chickens of this type.

However Longolius shares the kriel with the dwarf ones of Columella, then we can suppose with a certain soundness that the impression of creeping on earth aroused by kriel hens depends from the fact that if we observe, even not too much hurriedly, a dwarf hen, she seems stuck to the ground, while a hen of usual build appears lifted from earth. The same judgment expressed for the kriel hens to be creeper would be applicable to the Pygmies if compared with us who are not Pygmies, but it would be a judgment devoid of clinical eye, or a judgment devoid of an alternative term of comparison, since a clown with his relatively great trunk and head is very more creeping than a Pygmy.

La sintesi e l'interpretazione
di Fabrizio Focardi


AVICOLTURA
Organo Ufficiale della FIAV
Federazione Italiana Associazioni Avicole
Anno VII - n 28 - Ottobre/Dicembre 2008

La collezione di nani acondroplasici
di Diego Velázquez

Don Antonio el Inglés

Don Diego de Acedo el Primo

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Il principe Baltasar e una nana

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Francisco Lezcano