Vol. 2° -  XXIX.1.1.

I carotenoidi negli uccelli

Anche gli uccelli, come i mammiferi, hanno la capacità di trasformare a e β carotene in vitamina A, immagazzinata nel fegato e nelle uova. I volatili differiscono dai mammiferi perché immagazzinano preferibilmente xantofilla in fegato, uova, tessuto adiposo, pelle.

Al contrario di quanto accade in altri uccelli, come Canarino, Parrocchetto, Fenicottero, nel Pollo i carotenoidi giocano un ruolo minimo nella colorazione del piumaggio e, come già detto, Crawford non cita alcun carotenoide come responsabile di una qualsivoglia colorazione delle piume. Questo studioso si limita ad affermare che i carotenoidi si possono apprezzare nel piumino di pulcini non eumelanizzati e nelle piume in via di sviluppo di soggetti bianchi.

I carotenoidi si trovano in diversi distretti dell’occhio, in modo ben evidente nell’iride, dove si combinano col rosso dei capillari sanguigni a dare l’occhio baio. Anche i coni, fotorecettori specializzati della retina, contengono gocciole lipidiche in cui i carotenoidi si trovano dissolti.

Baio. Questo aggettivo è riferito a un tipo di mantello del cavallo e dei bovini dotato di peli rossastri con diverse gradazioni cromatiche, mentre la criniera e la parte inferiore degli arti sono neri. Quindi, per occhio baio, si intende un occhio rossastro, un occhio che non è né rosso né giallo. Il termine origina dall’aggettivo latino badius, che ha un equivalente nel francese o provenzale bai, e nell’italiano bazzotto. Viene detto bazzotto non solo l’uovo tra sodo e al guscio, cioè un po’ più scottato di quello à la coque, ma è definito bazzotto anche il cavallo di colore baio, cioè di colorazione intermedia.

I dialetti si perdono, o si trasformano, dipende dai punti di vista. Nel dialetto valenzano esiste un aggettivo il cui significato si è fatto palese avventurandomi in queste ricerche etimologiche. Si tratta di bazà, con la zeta pronunciata come una esse aspra. Bazà significa né molle né duro. È facile immaginare a cosa venga comunemente riferito questo attributo.

Sì, sono più che conscio del fatto che per un allevatore è meglio avere non questa, ma un’altra risposta in tasca qualora si voglia prenderlo in castagna: quella sul significato dell’espressione francese à la coque, in quanto nessuno gli chiederà mai cosa significhi bazzano. Orbene, l’uovo à la coque è un uovo un po’ bazzano, più molle che duro. Per essere precisi bisogna aggiungere che si tratta di un uovo cotto in acqua, ma col guscio. Coque è locuzione francese che significa guscio d’uovo, voce onomatopeica che riproduce il grido della gallina non appena ha assolto al suo compito di depositrice. L’Accademia d’Italia ne propose invano la sostituzione con uovo scottato.

UOVA

Durante un’alimentazione abituale il pigmento del tuorlo di una gallina è costituito per il 70% da luteina nota anche come xantofilla; il resto è quasi tutto zeaxantina. La xantofilla immagazzinata nell’uovo è in gran parte libera, solo l’8% è esterificato. L’a e il b-carotene sono presenti solo in piccola quantità, costituendo circa il 2% dei carotenoidi; essi non contribuiscono a colorare il tuorlo.

Le uova di gallina contengono meno carotenoidi di quelle di anatra, che a loro volta ne contengono meno di quelle di gabbiano, ma non si sa se questa situazione abbia qualche importanza dal punto di vista fisiologico. Si può affermare che la gallina trasferisce nel tuorlo una minima parte di qualsiasi carotenoide le venga dato con la razione. Solo la xantofilla esterificata viene depositata nella pelle e nei tarsi, da dove viene mobilizzata sotto forma libera per passare all’uovo.

Questo trasferimento avviene anche in galline che durante il periodo depositivo sono state private dei carotenoidi, ma che hanno  avuto accesso, fin dall’inizio della deposizione, a una dieta ricca in tali pigmenti. I risultati riferiti differiscono circa ciò che accade quando le galline in deposizione sono tenute a dieta priva di xantofilla: alcuni hanno riscontrato che la xantofilla lentamente scompare dal tuorlo, altri invece hanno trovato un alto contenuto di pigmento nelle prime 3 uova deposte dopo il passaggio a dieta priva di xantofilla, seguito da un rapido declino a causa di un esaurimento dei depositi somatici.

La deposizione della xantofilla nell’uovo è un processo rapido per galline tenute senza carotenoidi: esse trasferiscono gran parte della xantofilla al tuorlo nel giro di 48 ore. L’impoverimento somatico in carotenoidi a causa di lunghi periodi depositivi viene controbilanciato molto lentamente e solo dopo che la muta si è completata. Bisogna quindi tenere in debito conto lo stato e la capacità depositiva quando si giudica la colorazione dell’occhio e dei tarsi di una gallina. Nello stesso tempo bisogna astenersi dal selezionare galline che hanno occhi e tarsi pigmentati perfettamente solo a causa di una scarsa deposizione che richiede poco pigmento.

Le galline malate o stressate producono uova dal tuorlo meno colorato rispetto alla disponibilità alimentare.

PELLE, TESSUTO ADIPOSO, FEGATO, SANGUE, OCCHI, BECCO

Nel 1920 Palmers dimostrò che in tutti questi tessuti del pollo è rinvenibile la xantofilla della dieta, ma non i caroteni. Il principale carotenoide è la luteina o xantofilla, sotto forma esterificata.

Il tessuto adiposo del Fenicottero contiene un pigmento molto simile all’astaxantina, denominato fenicotterina, ma è ancora prematuro distinguerlo dalla prima.

La xantofilla è stata trovata negli occhi di 27 specie di uccelli selvatici e nell’iride del pollo domestico - , ma non nel piccione. In effetti nel pollo un’alterazione in carotenoidi della dieta dimostra quanto siano labili quelli dell’iride, costituiti in gran parte da xantofilla. I carotenoidi sono contenuti nei cromatofori, e già sappiamo che in combinazione col rosso capillare danno luogo all’occhio baio. I carotenoidi non sono visibili nell’occhio dei pulcini appena nati, nei quali il colore baio si esprime appieno solo con l’impennata degli ormoni sessuali prima della maturità.

Nella retina dei polli è stato trovato un particolare carotenoide, la galloxantina.

PIUME

Nel regno degli Uccelli i carotenoidi contribuiscono in modo considerevole alla pigmentazione delle piume, e si tratta di xantofilla che proviene dai carotenoidi alimentari, spesso uguali in molte specie: infatti la luteina è presente in quasi tutti i volatili studiati. Nelle piume gialle e rosse di alcune specie di Parrocchetto esistono carotenoidi non ancora identificati, e sappiamo pure che il pigmento giallo del Pappagallino Australiano forse non è affatto un carotenoide.

Ricordando per inciso che taluni uccelli conferiscono al proprio piumaggio bianco delle sfumature giallastre o rossicce impregnandolo con la sostanza cerosa prodotta dall’uropigio: così nasce la macchia gialla sul collo del Pellicano e la sfumatura rosata posseduta da alcuni Gabbiani. Nel Pellicano non bisogna confondere questo colore con quello rossiccio del gozzo e della sacca, particolarmente evidenti all’epoca della riproduzione, tanto da assumere l’aspetto di ferite.

Controversa è la presenza di carotenoidi nelle piume del pollo, nel quale il colore giallastro, quando compare in seguito alla dieta, dipenderebbe dalla presenza di luteina.

Stando all’affermazione fatta prima, cioè che i carotenoidi gialli o rossi vengono affievoliti con l’esposizione delle piume alla luce, ma solo dal lato rivolto alla luce solare, e che al buio essi non cambiano d’intensità, si dovrebbe arguire che quando i riflessi paglia compaiono nelle piume esposte al sole, non dovrebbero essere dovuti ai carotenoidi.

La deposizione di xantofilla a livello dermo-epidermico è governata dagli alleli W+/w, responsabili dell’assenza/presenza di depositi di carotenoidi anche a livello epidermico: è proprio la loro possibile presenza in questo distretto che permette a Brandt e Willems di ravvisare la loro influenza su certi riflessi giallastri del piumaggio, influenza favorita dall’alimentazione.

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