Diffusione
di Tyndall: la luce attraversa un filtro giallo di natura
pigmentaria
§
Uccelli
§
Lucertole
§
Serpenti
§
Rane Arboricole, come
l’australiana Hyla caerulea che
diventa blu in alcol come il Serpente africano Chlorophis
irregularis
§
la rana commestibile Rana
esculenta, talora è parzialmente blu per scarsità di xantofori
§
Libellule
,
come la femmina di Aeschna
cyanea che si comporta come l’Hyla in alcol
Interferenza
§
i riflessi
verde scarabeo dei Polli neri; i riflessi iridescenti del Pavone e del
Colibrì
§
i riflessi verdi
della testa del maschio di Germano reale
§
pagina inferiore
delle ali di Callophrys rubi
§
ali di Urania
rhiphoeus, grande farfalla diurna del Madagascar
§
superficie della
Cantaride o Lytta vesicatoria, dal
colore verdebluastro
§
in
Procris
statices, appartenente agli Zigenidi
Fluorescenza
§
nelle Lucciole, per
presenza di una pterina associata a luciferina
[1]
Biliverdina
§ guscio delle uova di alcuni uccelli, anche di quelle quasi nere dell’Emù
§
bile di Anfibi,
Uccelli e alcuni Mammiferi
§
ossa di alcuni Pesci
Biliverdina + Protoporfirina IX
§
guscio dell’uovo dell’Araucana
e dei polli dotati del gene
O, olive
Bonellina
§
pigmento
tetrapirrolico che ha relazioni con la clorofilla: tegumento di Bonellia
viridis, un Echiuride del Mediterraneo
Pterobilina
§
unita a una proteina
colora debolmente in verde le ali di Pieris brassicae
Bilina
blu + carotenoide giallo
§
colorano i tegumenti
e spesso il sangue dei Bruchi verdi, degli Ortotteri e della Mantis
religiosa
Carotenoide
giallo + carotenoproteina blu
§
durante la fase verde
del crostaceo decapode natante Hippolyte varians
[2]
Componenti neri e gialli che danno un colore verde oliva
§
piume di alcuni
uccelli, come negli Edredoni
§
Scimmie verdi, come
alcuni Cercopitechi e il Babbuino Verde o Anubi
§
ali di alcune
Farfalle
Ovoverdina (è una carotenoproteina verde)
§
Granchio di Spiaggia
§
uova di Aragosta
[3]
Clorocruorina
§
nei vasi sanguigni
di Sabellidi e Serpulidi, che sono Anellidi Policheti
§
sulla superficie del
corpo di Anellidi Policheti
[4]
Isoxantopterina
§
nella pelle del Mamba,
Dendroaspis viridis
Emovanadina
§
l’emovanadina è un
pigmento ematico: è presente nelle Ascidie
[5]
Note
1 - Luciferine: differiscono chimicamente a seconda degli organismi. Vengono ossidate dalla luciferasi formando un prodotto elettronicamente eccitato: questo composto può perdere la sua eccitazione con l’emissione di luce. Gli organi fotogeni dei ben noti Lampiridi - Lampyridae - e di alcuni Coleotteri di altre famiglie che emettono segnali luminosi (Fengodidi, Elateridi) derivano dai corpi grassi. La luce che essi emanano è completamente fredda, e differisce perciò profondamente da quella calda prodotta da sorgenti luminose artificiali. Tale luce si forma in organi situati in punti precisi del corpo, e che sono costituiti da tre diversi strati. Quello più interno è formato da cellule che hanno le funzioni di riflettore; il loro citoplasma è saturo di microscopici cristalli di acido urico, le cui superfici riflettono all'esterno la luce. Lo strato intermedio contiene le vere e proprie cellule luminose, tra le quali si estende una fitta rete di terminazioni nervose e di sottilissime ramificazioni delle trachee; queste cellule contengono un’enorme quantità di corpiccioli rotondi od ovali, che a differenza di quanto si credeva un tempo non sono batteri luminescenti, ma quei ben noti organuli cellulari detti mitocondri, che forniscono l'energia indispensabile per il funzionamento dell'intero sistema fotogeno. Il processo biochimico che porta alla formazione dei raggi luminosi è reso possibile da una sostanza che agisce anche sulla eccitabilità dei nervi. Il terzo strato dell'organo fotogeno è costituito da una cuticola trasparente, priva cioè di qualsiasi pigmento. La luce emessa dai Coleotteri manca di raggi infrarossi e ultravioletti: quella della Lampiride noctiluca (Lampyris noctiluca), ad esempio, ha una lunghezza d'onda oscillante tra 0,518 e 0,656 mm, quella del Photinus pyralis, una specie nordamericana, di 0,520¸650 mm e quella del Pyrophorus noctilucus, sudamericano, di 0,486¸0,720 mm. Per dare un'idea dell'intensità di queste radiazioni luminose, possiamo dire che 6.000 femmine di Lampiride Noctiluca emanano complessivamente una luce uguale a quella di una candela, mentre la stessa intensità luminosa viene prodotta da 37-40 Pyrophorus noctilucus.
2 - Taluni Natanti sono esclusivamente abissali, come il Pandalus borealis dell'Atlantico settentrionale; altri invece sono legati alle zone litoranee, ad esempio le circa 300 specie del genere Hippolyte. Come indica anche il nome scientifico, l'Hippolyte varians può mutare la propria colorazione e assumere quella verde o marrone delle piante marine su cui vive. Questo fenomeno è dovuto ai cromatofori presenti nell'epidermide ed è parzialmente regolato dalla vista, il che è dimostrabile tenendo gli animali in una luce crepuscolare: i toni rossi e verdi lasciano allora il posto a un pallido blu. Anche di notte la colorazione dell'Hippolyte varians è prevalentemente azzurra. Molte specie vivono in associazione con Attinie e sono allora completamente trasparenti, a eccezione di poche macchie colorate. Quando l’Hippolyte varians è colorato in verde perché vive sull’Erba Anguilla, Zostera marina, il colore è dovuto al fenomeno della sottrazione: possiede un carotenoide giallo che assorbe le l brevi, mentre un a carotenoproteina blu assorbe le l più lunghe; il verde non viene assorbito, per cui viene riflesso.
3 - Uova di aragosta: a 60°C diventano marrone per una miscela di verde e rosso; diventano di nuovo verdi se la temperatura scende a valori normali; diventano rosse per temperature superiori.
4 - Anellidi: è un phylum di invertebrati che comprende i vermi segmentati, come i lombrichi. Il movimento degli Anellidi è possibile grazie alla contrazione alternata dei muscoli circolari e longitudinali della parete del corpo. A seconda del tipo di copertura dei segmenti da parte di setole rigide, i cheta, il phylum si distingue in Policheti, Oligocheti e Irudinei (questi ultimi comprendono le sanguisughe).
5 - Ascidie: questi animali marini debbono il nome al greco askòs, che significa sacco. Hanno il corpo ricoperto di tunicina a forma di sacco, sostanza chimicamente affine alla cellulosa.