Lessico
Callistene di Olinto
In greco Kallisthénēs, in latino Callisthenes. Storico greco (sec. IV aC) vissuto in Macedonia presso Aristotele di cui era parente. Accompagnò Alessandro Magno nella spedizione in Asia quale storiografo ufficiale, ma cadde in disgrazia, fu coinvolto nella cosiddetta “congiura dei paggi” e giustiziato. Non rimangono che frammenti delle sue opere, tra cui eccellevano le Elleniche, in 10 libri, relative agli avvenimenti della prima metà del sec. IV, e i Fatti di Alessandro, sulla spedizione asiatica fino alla battaglia di Arbela. Sotto il suo nome è pervenuta invece una vita romanzesca di Alessandro che ebbe molta fortuna nel Medioevo, ma certamente scritta in età cristiana (Pseudo-Callistene).
Olinto - Antica città della Grecia situata nella penisola calcidica sul golfo di Torone. Fondata dai Calcidesi, la città raggiunse l'apice della potenza nel tardo V secolo aC, in seguito alla rivolta dei Calcidesi contro Atene. La città fu a capo di una potente confederazione, la Lega Calcidica, che si schierò con Sparta nella guerra del Peloponneso. Nel 379 aC fu sottomessa da Sparta e nel 348 aC venne completamente distrutta da Filippo II di Macedonia nonostante l'intervento degli Ateniesi, sollecitati da Demostene con tre orazioni, le Olintiche.
Callistene
Callistene (Καλλισθένης, Olinto 370 - 327 aC) era nipote di quel Prosseno di Atarneo che era stato il tutore di Aristotele dopo la morte dei suoi genitori e ne aveva sposato la sorella Arimneste. Nel 336 aC seguì Alessandro Magno nella sua spedizione contro l'Impero Persiano, come storico e segretario del sovrano macedone, posizione raggiunta grazie anche all'influenza di Aristotele stesso.
Rifiutatosi di prostrarsi davanti al sovrano (come prevedeva l'usanza persiana della proskýnësis adottata dal re macedone), nel 327 aC divenne l'ispiratore morale dell'opposizione macedone alla politica cosmopolita di Alessandro. Intanto veniva sventata la Congiura dei paggi, che mirava a eliminare Alessandro. Accusato da alcuni dei congiurati, Callistene venne messo in prigione dove morì per gli stenti e i supplizi come descrisse in una sua opera, l'amico e filosofo Teofrasto successore di Aristotele alla scuola peripatetica.
Sono molteplici le opere attribuite a Callistene di Olinto, ma non tutte sono riconosciute come riferibili allo stesso personaggio.
Gesta di Alessandro: opera propagandistica voluta da Alessandro, che giungeva fino alla battaglia di Arbela (331 aC). Callistene pubblicava l'opera man mano che la componeva, immediatamente dopo le vittorie di Alessandro, che narrava con stile vivo e con toni apologetico-propagandistici. Alessandro viene presentato da Callistene come il condottiero scelto dalla Lega panellenica per abbattere la hýbris persiana (il variegato concetto etico e giuridico greco dell'arroganza, la tracotanza oppressiva di un uomo verso un altro, sempre invisa dagli Dei e che fatalmente conduce alla rovina) e vendicare l'invasione che due secoli prima il Grande Re Serse aveva compiuto ai danni della Grecia. L'opera, rimasta incompiuta per la morte dello storico greco, venne in vario modo integrata, riscritta e tradotta da più autori (le versioni più antiche in greco vengono attribuite convenzionalmente a un anonimo Pseudo-Callistene) venendo a creare nel tempo il corpus letterario-mitologico conosciuto come romanzo di Alessandro che ebbe molta fortuna in epoca medioevale nella versione francese del XII secolo attribuita ad Alexandre de Bernay;
Elleniche (restano sei frammenti): una storia in 10 libri che va dal 387 al 357 aC, terminando all'inizio del regno di Filippo II. In quest'opera Callistene si occupa anche di mitologia, geografia ed etnografia;
Sulla guerra sacra: monografia perduta citata da Cicerone;
Pitionici: lista dei vincitori nei Giochi Pitici di Delfi, compilata insieme ad Aristotele;
Encomio di Ermia (restano due frammenti): un elogio del re della città asiatica di Atarneo. Anche Aristotele, che aveva sposato una parente di Ermia, alla morte del re compose un encomio in versi;
Descrizione della terra (restano quattro frammenti);
Apoftegmi: raccolta di massime celebri.
Callisthenes of Olynthus (in Greek Καλλισθένης; ca. 360-328 BC) was a Greek historian. He was the son of Hero and Proxenus of Atarneus, which made him the great nephew of Aristotle by his sister Arimneste. They first met when Aristotle tutored Alexander the Great. Through his great-uncle's influence, he was later appointed to attend Alexander the Great on his Asiatic expedition as a professional historian.
During the first years of Alexander's campaign in Asia, Callisthenes showered praises upon the Macedonian conqueror. As the king and army penetrated further into Asia, however, Callisthenes' tone began to change. He began to sharply criticize Alexander's adoption of oriental customs, with special scorn for Alexander's growing desire that those who presented themselves before him perform the servile ceremony of proskýnësis. Having thereby greatly offended the king, Callisthenes was accused of being privy to a treasonable conspiracy and thrown into prison, where he died from torture or disease. His melancholic end was commemorated in a special treatise (Callisthenes or a Treatise on Grief) by his friend Theophrastus, whose acquaintance he made during a visit to Athens.
Callisthenes wrote an account of Alexander's expedition up to the time of his own execution, a history of Greece from the Peace of Antalcidas (387) to the Phocian war (357), a history of the Phocian war, and other works, all of which have perished. However, his account of Alexander's expedition was preserved long enough to be mined as a direct or indirect source for other histories that have survived.
A quantity of the more legendary material coalesced into a text known as the Alexander Romance, the basis of all the Alexander legends of the Middle Ages, originated during the time of the Ptolemies, but in its present form belongs to the 3rd century AD. Its author is usually known as pseudo-Callisthenes, although in the Latin translation by Julius Valerius Alexander Polemius (beginning of the 4th century) it is ascribed to a certain Aesopus; Aristotle, Antisthenes, Onesicritus and Arrian have also been credited with the authorship.
There are also Syrian, Armenian and Slavonic versions, in addition to four Greek versions (two in prose and two in verse) in the Middle Ages (see Krumbacher, Geschichte der byzantinischen Litteratur, 1897, p. 849). Valerius's translation was completely superseded by that of Leo, arch-priest of Naples in the 10th century, the so-called Historia de Preliis.