Lessico


Dioniso - Bacco

Bacco di Caravaggio

Il celebre Bacco (1595 ca. - Galleria degli Uffizi, Firenze) appartiene alla prima produzione di Caravaggio, in cui il giovane artista, a bottega presso il Cavalier d’Arpino, andava traducendo nella sua maniera naturalistica soggetti e modelli della grande tradizione pittorica. Il braccio scoperto del dio richiama forme michelangiolesche, mentre gli oggetti di vetro sono resi con una precisione di chiara derivazione fiamminga. Nella composizione realistica e naturale, nell’atteggiamento morbido e ammiccante del ragazzo ritratto, illuminato da una luce viva e sensuale, ben poco rimane dell’aura mitica del soggetto, trasformato in una terrena figura di gaiezza.

Per i Romani Bacco, per i Greci Dioniso, era il dio del vino e dell’estasi, perpetuamente giovane, figlio di Zeus e di Semele. La madre, avendo voluto vedere il re dell’Olimpo in tutto il suo fulgore, era stata ridotta in cenere, ma dai suoi resti carbonizzati il dio della folgore raccolse il bimbo non ancora nato, se lo cucì dentro la coscia e ve lo tenne finché per il piccolo non giunse il tempo di venire alla luce (perciò Dioniso fu chiamato anche Dimëtør, “colui che ha due madri”).

Busto di Dioniso in trerracotta del 350 aC circa rinvenuto a Tanagra

Fu allevato a Orcomeno da Ino, moglie di Atamante, e poi sul monte Nisa dalle ninfe Iadi, che in seguito, per gratitudine, trasformò in costellazione. Accompagnato dal grasso Sileno, sempre allegro ed ebbro, il dio viaggiò per tutta la Grecia sul suo carro tirato dalle tigri (o pantere), seguito da un fragoroso corteo di Fauni e Satiri dal piede caprino e di Menadi sfrenate. Quindi passò in Asia e arrivò fino in India, insegnando agli uomini la viticoltura. Poi tornò in Beozia.

Bacco di Michelangelo - 1496-97
Firenze – Museo Nazionale del Bargello

Su Dioniso esistono molte leggende. In alcune appare mite, benevolo consolatore delle afflizioni umane, grazie al vino che allieta il cuore e libera dall’inibizione, generatore di entusiasmo e di ispirazione. In altri miti appare crudele e violento.

A Nasso Dioniso incontrò Arianna, disperata per essere stato abbandonata da Teseo, la confortò, la sposò ed ebbe da lei parecchi figli. Ma con i pirati che l’avevano catturato e, non riconoscendolo, volevano depredarlo e venderlo come schiavo, mostrò il suo carattere selvaggio, si trasformò in leone ruggente, li terrorizzò al punto che si gettarono in mare e li mutò in delfini. Discese nell’Ade per ritrovare la madre, Semele, e la portò su nell’Olimpo tra gli dei.

Santuario di Dioniso a Delo – Fallo monumentale simbolo di Dioniso che risale a circa il 300 aC, accompagnato dal gallo, forse già a quei tempi considerato simbolo di elevata attività sessuale, in quanto si accoppierebbe 30 volte al giorno, al fine di garantire un adeguato apporto di spermatozoi vitali all'uovo giornaliero di ciascuna gallina del suo harem. Per cui gli Inglesi forse sono stati ispirati dai Greci quando in gergo battezzarono il pene con cock, il gallo. Ma non solo gli Inglesi: si veda chi battezzò il pene con il gallo ricorrendo a kir, kar, kur.

In Tracia accecò e fece impazzire Licurgo, che aveva avuto l’ardire di schernirlo e di perseguitare le sue sacerdotesse. Fece impazzire anche Penteo, che aveva vietato l’introduzione del suo culto a Tebe. Il disgraziato re fu sbranato, mentre spiava le Baccanti, dalla propria madre Agave e dalle sorelle, in preda al furore dionisiaco. Le Mineidi poi, che non volevano partecipare ai riti orgiastici, furono severamente punite e una di loro, Leucippe, uccise il proprio figlio.

Il dio aveva parecchi nomi: il più noto era Bacco (Bákchos o Iákchos, “colui che strepita”) per via del grande strepito e delle grida che facevano le Baccanti, ma era chiamato anche Lieo, Libero, Bromio, Sabazio e Zagreo. Era rappresentato come un giovane allegro e rubicondo (perché il vino dà vivacità e rende la gioventù) con in mano un tirso e sul capo una ghirlanda di pampini e d’edera. A lui venivano sacrificati la gazza, perché il vino fa parlare indiscretamente, e il caprone, perché distrugge i tralci della vite.

da Veterum illustrium philosophorum etc. imagines (1685)
di Giovanni Pietro Bellori (Roma 1613-1696)

In suo onore erano celebrate molte feste, con grande strepito delle sacerdotesse, che correvano invasate con i capelli sciolti e il tirso o una fiaccola in mano, al grido di evoé. Le più importanti erano le Dionysia, divise in Piccole Dionisiache, o campestri, che avevano luogo in Attica nel mese di poseideone (dicembre-gennaio), e Grandi Dionisiache, o cittadine, che si celebravano nel mese di elafebolione (marzo-aprile). Le Lenee cadevano nel mese di gamelione (gennaio-febbraio) e il mese seguente avevano luogo le Antesterie.

Al centro di queste feste c’era la rappresentazione mimica della vita del dio, ed è a queste rappresentazioni che si fa risalire la nascita della commedia e della tragedia.

In Grecia Dioniso era sempre associato al vino, ma aveva anche gran parte nei misteri orfici di Demetra e di Persefone, mentre a Roma era soprattutto il dio del vino, chiamato Bacchus o Liber. Quest’ultimo appellativo era dovuto alla libertà e alla sfrenatezza del suo culto e le feste, dette Liberalia, erano collegate con il culto di Cerere. Accanto al culto pubblico penetrarono a Roma anche riti orgiastici privati, più sfrenati, detti Bacchanalia, che avevano luogo di notte. Nel 186 aC il Senato romano emanò leggi severe per abolirli, ma il culto segreto continuò fino all’età imperiale.

Baccanale di Andrea Mantegna
Isola di Carturo, Padova, 1431 - Mantova 1506

I Baccanali, in latino Bacchanalia, erano una festa orgiastica rituale propria del culto di Bacco. Per estensione, tripudio smodato e licenzioso, baldoria, orgia. I Baccanali si diffusero nell'antica Roma, all'inizio del sec. II aC, come movimento religioso proveniente probabilmente dalla Campania, dove aveva preso forma e consistenza sembra a opera della sacerdotessa Annia Paculla. Si fondava su un culto del dio greco Dioniso o Bacco, a carattere misterico: aveva cioè riti segreti cui si era ammessi per iniziazione e perseguiva finalità mistiche; tendeva a una salvezza assoluta, oltremondana, contrapposta alla salvezza civica offerta dalla religione di Roma. In altri termini, il movimento dei Baccanali negava i valori genericamente cultuali e specificamente religiosi su cui si reggeva lo Stato romano. Tale fu appunto l'interpretazione che dei Baccanali diede il governo di Roma, così che nel 186 aC un decreto del Senato sciolse di forza il movimento, adottando misure di estrema gravità: distruzione dei santuari, confisca dei beni, arresto dei capi e persecuzione degli adepti. Tra giustiziati e suicidi, molti aderenti al movimento vi lasciarono la vita.

Fontana del Bacchino
Firenze - Giardino di Boboli

Arrivando al livello del Palazzo, la Fontana del Bacchino si trova vicino all'ingresso del giardino da Piazza Pitti. Questa curiosa fontana, esemplare dello stile grottesco tanto in voga nei giardini del periodo tra Cinque e Seicento, è costituita da una statua realizzata dallo scultore italiano Valerio Cigoli (1529-1599) che ritrasse il nano di corte di Cosimo I nudo e a cavallo di una tartaruga.