Lessico


Meleagro di Gadara

Poeta e filosofo greco (ca. 140 - ca. 70 aC), nativo di Gadara in Palestina, ora Umm Qays in Giordania, che sotto il regno dei Seleucidi era diventata un notevole centro di cultura ellenica. Visse per lo più a Tiro in Fenicia e in vecchiaia prese dimora nel Mar Egeo sull'isola Coo (appartenente al gruppo delle Sporadi Meridionali) dove morì. In gioventù aderì al cinismo e compose dei discorsi cinici nella forma della satira menippea ora perduti (si ricorda il Contrasto tra il purè di piselli e quello di lenticchie), ma fu anche un maestro dell'epigramma. Pubblicò la prima antologia di epigrammi, la Corona (Στέϕανος) in cui il poeta paragona rispettivamente a singole specie di fiori i poeti, che fornì il modello a raccolte successive, come l'Antologia Palatina, nella quale sono conservati circa 130 epigrammi dello stesso Meleagro, prevalentemente amorosi. Vi si notano soprattutto l'espressione elaborata, la retorica accesa degli asiani, una grande abilità nel variare il tema erotico, senza alcuna emozione sincera.

Il sogno erotico gay
di Meleagro di Gadara

A dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, dell’eternità dell’eros omosessuale, riporto qui di seguito una splendida lirica di Meleagro di Gadara, un poeta greco dell’Antologia Palatina che dell’amore per i ragazzi ha fatto l’oggetto principale della sua poesia. Prima di lasciarvi leggere il testo che è sconvolgente per l’assoluta modernità di una vicenda sostanzialmente senza tempo, vorrei precisare alcune cose.

Nel linguaggio comune moderno la parola éfebo (più correttamente con l’accento sulla prima “e” come in greco) significa ragazzo giovanissimo, sostanzialmente ancora non adulto. Il nome ἔφηϐος, éphebos, deriva da ἥϐη, ébe, la giovinezza. Nel mondo greco l’éfebo era il giovane che apparteneva alla classe di età detta "efebìa". L'efebìa (ephebéia) era la condizione legale dei giovani appena arruolati nell’esercito, in sostanza delle reclute, che si addestravano alla guerra sotto il controllo dello stato. Non si tratta quindi di éfebi nel senso moderno, ma di giovani adulti. Nella città di Atene, per esempio, si era éfebi dai diciotto ai venti anni. L'efebìa era quindi il primo gradino dell'età adulta. La clàmide, un mantello corto che copriva essenzialmente la parte alta del corpo, era l’abito tipico degli éfebi e dei militari giovani. Quando i poeti antichi si riferiscono agli éfebi intendono quindi riferirsi a ragazzi tra i 18 e 20 anni circa. Dire di un ragazzo “è ancora in clamide” significa che non è ancora uscito dalla efebìa e quindi è ancora una recluta dell’esercito e non ha più di 20 anni. Questa precisazione è essenziale per capire l’esatto senso del testo di Meleagro di Gadara, che ho trovato spesso commentato in modo molto fantasioso, non tenendo conto di che cosa sia “storicamente” l’efebia.

Ma vaniamo al testo, che riporto nella traduzione nientemeno che di Salvatore Quasimodo. Si tratta della descrizione di un “sogno erotico gay”. Notate come l’eros gay sia vissuto in atmosfera di sorriso e di dolcezza.

Nella notte un dolce sogno, Eros
portò sotto la mia coltre un ragazzo
di diciotto anni dolce sorridente,
ancora in clamide. E io, col petto stretto
alla sua delicata pelle, colsi
tante vane speranze. Ora al ricordo
mi brucia il desiderio e ho continuo
davanti agli occhi il sogno
che prese in caccia l’apparenza alata.*
Ma tu, anima dal triste amore, quando
finirai d’infiammarti anche nel sogno
alle vane immagini di bellezza?
*inseguito da me, se ne volò via [nota mia]

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Meleager of Gadara

Meleager of Gadara (Greek: Μελέαγρος; 1st century BCE) was a poet and collector of epigrams. His original compilation of numerous epigrams from diverse poets, the flower of Hellenization, was the basis for the Greek Anthology. He was the son of Eucrates, born in the city of Gadara, now Umm Qays in Jordan, which was then a partially Hellenized community in northern Palestine and is identified Ramoth-Gilead of the Old Testament. He was educated in Tyre and spent his later life in Cos where he died at an advanced age. The scholiast to the Palatine manuscript of the Greek Anthology says he flourished in the reign of Seleucus VI Epiphanes (95 – 93 BCE). The uppermost date of his compilation of the Anthology is 60 BCE, as it did not include Philodemus of Gadara, though later editors added thirty-four epigrams.

Like his contemporary Menippus, also a Gadarene, he wrote what were known as spoudogeloia (Greek singular: σπουδογέλοιος), miscellaneous prose essays putting philosophy in popular form with humorous illustrations, these are completely lost. Meleager's fame is securely founded on the one hundred and thirty-four epigrams of his own which he included in his Anthology. The manuscripts of the Greek Anthology are the sole source of these epigrams.

The Garland of Meleager - Meleager is famous for his anthology of poetry known as The Garland. Collections of monumental inscriptions, or of poems on particular subjects, had previously been created by Polemon of Ilium and others; but Meleager first did this comprehensively. His collection contained epigrams by forty-six poets, of all ages of Greek poetry, up to the most ancient lyric period. He entitled it The Garland (Greek: Στέφανος), with reference to the common comparison of small beautiful poems to flowers; and in the introduction to his work, he attaches the names of various flowers, shrubs, and herbs, as emblems, to the names of the several poets. The Garland of Meleager was arranged in alphabetical order, according to the initial letters of the first line of each epigram. The Garland has not survived, but it forms the basis of the Greek Anthology.
Meleager's poetry is concerned with personal experience and emotions, frequently with love and its discontents. He typically describes himself not as an active and engaged lover, but as one struck by the beauty of a woman or boy. The following is an example:

At 12 o'clock in the afternoon
In the middle of the street -
Alexis!
Summer had all but brought the fruit
To its perilous end:
And the summer sun and that boy's look
Did their work on me!