Lessico
Vernice
Sandracca
Tetraclinis articulata
Vernice deriva dal latino medievale veronix-icis, resina odorifera, dal nome della città di Berenice in Cirenaica, oggi Bengasi. Berenice era il nome di alcune antiche città (tra cui appunto Berenice in Cirenaica) e Berenice della Trogloditica situata nell'Egitto sud-orientale, le cui rovine si affacciano alla baia di Foul (Mar Rosso), 20 km a ovest di capo Banâs. Bengasi assunse il nome di Berenice solo quando nel III secolo aC fu ricostruita da Berenice II (Bereníkë, morta nel 221 aC) figlia di Magas re di Cirene e moglie di Tolomeo III Evergete re d'Egitto.
Anche se i dissensi non sono pochi, sembra comune l'accordo della derivazione di vernice (esteso a tutte le lingue europee occidentali) dal greco bereníkë o beroníkë (verenìche e veronìche secondo la pronuncia bizantina), che indicava un ‘albero resinoso’ e forse la sua stessa ‘resina’. Dal diminutivo bereníkion, beroníkion dipende il latino tardo (sec. VIII dC) veronix/ veronicis ‘resina’ e poi, popolarmente, ‘vernice’.
Pare che il termine vernice abbia avuto origine dal nome di una città dell’Africa settentrionale, Berenix, dove i Romani si procuravano una resina: la sandracca. Berenix il nome della città, veronix/ veronicis il termine che indicava la resina fino al XV secolo. Alla base della formulazione di numerose vernici, la sandracca, resina naturale estratta dalla Tetraclinis articulata della famiglia delle Cupressaceae, è solubile in alcool e produce vernici dure, molto lucide, che si ossidano rapidamente e tendono a diventare friabili. Per farle assumere maggiore elasticità veniva mescolata alla trementina di Venezia. La sandracca così trattata formava la vernice usata nella laccatura dei mobili veneziani, tecnica molto lunga e laboriosa che raggiunse nel '700 livelli di grande maestria. (http://artedelrestauro.it)
Università di Bengasi
Bengàsi (Arabo Banghazi) è una città e un porto della Libia. L'attuale nome deriva da quello di un benefattore della città chiamato Ghazi o Sidi Ghazi che morì circa nel 1450. Alla città fu imposto il nome di Bani Ghazi. La popolazione che nel censimento del 1995 era di 500.120, nel 2004 era di ben 660.147.
La moderna Bengasi, sul golfo della Sirte, è situata poco più a sud del sito dell'antica città greca di Berenice. Secondo la leggenda fu fondata nel 446 aC dal fratello del re di Cirene, ma assunse il suo nome di Berenice solo quando, nel III secolo aC fu ricostruita da Berenice (Berenike), la figlia di Magas re di Cirene e moglie di Tolomeo III Evergete faraone d'Egitto. In seguito alla città fu dato anche il nome di Hesperides, riferendosi alle Esperidi, guardiane del paradiso a occidente. La città soppiantò Cirene e Barca come capitale della Cirenaica dopo il III secolo aC e durante le guerre puniche, ma quando fu sottomessa dagli Arabi, nel 642-643, assunse la forma d'un villaggio insignificante su maestose rovine.
Nel 1578 i turchi invasero Bengasi e la sottomisero a Tripoli dal 1711 al 1835, poi passò sotto il diretto controllo dell'Impero ottomano dopo il 1911. Sotto gli ottomani, levantini, maltesi, greci ed ebrei formavano la borghesia commerciale, turchi, arabi e berberi la classe politica, e i neri africani fungevano da manovali e domestici. La città era un fiorente porto per la tratta degli schiavi verso i mercati arabi, finché i consoli europei non si mossero per la sua abolizione poco dopo la prima guerra mondiale. Nel primo decennio del XX secolo Bengasi era una delle province più povere dell'Impero ottomano. Non aveva strade asfaltate né servizi telegrafici e il porto era poco funzionante. Pescatori di spugne greci e italiani lavoravano attorno alla costa di Bengasi. Nel 1858 e nel 1874 Bengasi fu flagellata da epidemie di peste bubbonica.
Fu occupata nel 1911 per ordine del Governo italiano presieduto da Giovanni Giolitti e annessa al Regno d'Italia assieme alle regioni della Tripolitania e della Cirenaica.. Nel 1912 la Turchia, sconfitta, fu costretta a riconoscere la sovranità dell'Italia e a ritirare le sue truppe. L'insediamento italiano, tuttavia, si scontrò con una forte resistenza locale culminata, nel 1923, nella rivolta dei Senussi. Dopo il 1923, con l'avvento del regime fascista, fu intrapresa una sistematica occupazione del territorio e fu avviata contemporaneamente una campagna di colonizzazione che portò migliaia di italiani a insediarsi in Libia. Solo nel 1931 le truppe coloniali ebbero la meglio sulla resistenza libica anche nei territori interni, dopo aver giustiziato il loro capo Omar al-Mukhtar. Duramente bombardata durante la seconda guerra mondiale, e poi dagli Stati Uniti d'America nel 1986. Nel settembre 1995, in un duro scontro tra la polizia e attivisti islamici, furono arrestate migliaia di persone inclusi molti immigrati sudanesi.
Alla fine degli anni novanta all'Ospedale pediatrico di Bengasi più di 400 pazienti furono infettati dal virus dell'HIV. La Libia accusò dello scandalo alcune infermiere bulgare e un medico palestinese, arrestandoli e condannandoli a morte. Tuttavia il caso rimase aperto fino al luglio 2007, quando le infermiere sono state graziate e hanno fatto rientro in Bulgaria.
A Bengasi e nella regione orientale della Libia risiedono tuttora poche decine di italiani. L'unica rappresentanza diplomatica di carriera (vale a dire non onoraria) di un paese occidentale era il Consolato Generale d'Italia a Bengasi. In seguito alla provocazione sulle vignette blasfeme su Maometto del ministro delle riforme italiano Roberto Calderoli il 17 di febbraio 2006 migliaia di manifestanti hanno cercato d'assaltare la sede diplomatica e la polizia libica nel tentativo di difenderla ha ucciso 11 persone. I dipendenti del Consolato sono stati trasferiti all'Ambasciata a Tripoli e il 18 febbraio il Consolato è stato saccheggiato e reso inservibile. Gli 11 morti sono stati dichiarati martiri. Il 5 marzo 2007, in un discorso davanti al Congresso Generale del Popolo (il Parlamento libico), il Colonnello Gheddafi ha affermato che l'assalto al Consolato era da attribuire al rancore del popolo libico accumulatosi nel tempo contro gli italiani, colpevoli di non aver ancora risarcito i danni provocati durante la colonizzazione e la guerra in Libia.
Benghazi or Bengasi (Arabic Banghazi) is the second largest city in Libya and the main city (or capital) of the Cyrenaica region (or ex-Province). It is also a municipal territory of Libya of the wider city area. During the Kingdom era of Libya's history, Benghazi enjoyed a sort of joint-capital status (alongside Tripoli), possibly because the King used to reside in the nearby city of Al Bayda' and the Senussis (royal family) in general were associated with Cyrenaica rather than Tripolitania. Benghazi continues to hold institutions and organizations associated normally with a national capital city. This creates a constant atmosphere of rivalry and sensitivities between it and Tripoli and by extension between the two regions (Cyrenaica and Tripolitania).
Benghazi was originally founded around 6th century BC by Ancient Greeks and named "Euesperides" and few centuries later refounded by Ancient Egyptians and named "Barneek" (or "Berenice"). This later old name sounds similar to Cyrenaica's Arabic name (????, pronounced "Barqah", or Barca), so the city's old name might be related to the region's recent Arabic name. The city's present name, Benghazi, is derived from that of a pious benefactor of the city named Ghazi or "Sidi Ghazi," as the locals called him, who died about 1450. The city was renamed "Bani Ghazi" (which literally means Ghazi's sons or descendants). The population was 500,120 in 1995 (census) and has increased to 660,147 in the 2004 census (another 2004 estimate puts the number at 950,000, possibly due to the inclusion of a larger area of outskirts around the city).
History
The Ancient city of Cyrene along with Berenice (Benghazi) formed Eastern Libya's pentapolis. Modern Benghazi, on the Gulf of Sidra, lies a little southwest of the site of the ancient Greek city of Berenice or Berenicis. That city was traditionally founded in 446 BCE (different sources give different dates like 347 BCE or 249 BCE), by a brother of the king of Cyrene, but got the name Berenice only when it was refunded in the 3rd century BCE under the patronage of Berenice (Berenike), the daughter of Magas, king of Cyrene, and wife of Ptolemy III Euergetes, the ruler of Egypt. The new city was later given the name Hesperides, in reference to the Hesperides, the guardians of the mythic western paradise. The name may have also referred to green oases in low-lying areas in the nearby coastal plain. Benghazi later became a Roman city and prospered for 600 years. The city superseded Cyrene and Barca as the chief center of Cyrenaica after the 3rd century CE and during the Persian attacks, but when the Arabs came, in 642-643, it had dwindled to an insignificant village among magnificent ruins.
In the 1200s, the small settlement became an important player in the trade growing up between Genoese merchants and the tribes of the hinterland. In 16th century maps, the name of Marsa ibn Ghazi appears. Benghazi had a strategic port location, one that was too useful to be ignored by the Ottomans. It was in 1578 that the Turks invaded Benghazi and it was ruled from Tripoli by the Karamanlis from 1711-1835, then it passed under direct Ottoman rule until 1911. Under Ottoman rule, Benghazi was the most impoverished of the Ottoman provinces. It had neither a paved road nor telegraph service, and the harbor was too silted to permit the access of shipping. Greek and Italian sponge fishermen worked its coastal waters. In 1858, and again in 1874, Benghazi was devastated by bubonic plague. In 1911, Benghazi was invaded by the Italians. The local population of Cyrenaica under the leadership of Omar Mukhtar resisted the Italian occupation. Cyrenaica suffered ruthless oppression, particularly under the fascist dictator Mussolini. About 125,000 Libyans were forced into concentration camps, about two-thirds of whom perished. Heavily bombed in World War II, Benghazi was later rebuilt with the country's newly found oil wealth as a gleaming showpiece of modern Libya. On 15 April 1986 US Airforce and Navy planes bombed Benghazi and Tripoli. President Ronald Reagan justified the attacks by claiming Libya was responsible for terrorism directed at the USA, including the bombing of La Belle discotheque in West Berlin ten days before.
Geography
Benghazi is one of the sub-regions of the area referred to as Cyrenaica, the others being the Jabal Akhdar and the coastal plain running east of Apollonia. Cyrenaica is surrounded by desert on three sides, hence in ancient times the most accessible civilisation was to the North, across the Mediterranean, in Crete and Greece, only 400 km away.
Benghazi is surrounded by the 'barr', arid steppe. The Jabal Akhdar, literally, 'the Green Mountain', just north of Benghazi, rises to the east. Here the vegetation and climate is more Mediterranean in feel with none of the desert landscapes found further south. A large section of the western Jabal Akhdar is taken up by the fertile Al Marj plain. Further east is the second level of the Jabal Akhdar, between 500 m and over 875 m above sea level, often thickly wooded and cut by ravines. Annual rainfall here, especially around Cyrene, can reach 500 mm. It was this fertile site northeast of Benghazi that the Greeks chose for their settlement. The soil in Benghazi is a rich red colour and very clayey.
To the north, below the steep cliffs of the plateau, lies a narrow belt of Mediterranean farmland. Olives and other Mediterranean fruits and vegetables are grown here. To the south, the forest and farmland gives way to juniper bush maquis and pre-desert scrub with some winter grazing.
Economy
Benghazi is one of Libya's major economic centres. It is the country's second city and principal city of Eastern Libya. Benghazi is also a bustling port and commercial centre. Major manufactured goods include processed food, textiles and construction materials, particularly cement; a large cement factory can be found in the Hawari district. Finance is also important to the city's economy with the Libyan Bank of Commerce and Development maintaining a branch in Benghazi. Other large banks include the Central Bank of Libya office in the city centre as well as others. Handicrafts are of little significance to the economy and are found in the many souks in the city. Tourism is still in its very early stages in Libya. The majority of tourists coming to Eastern Libya use Benghazi as a base for which to explore the Greek ruins in Cyrene or desert excursions south to Kufra. The two main hotels in the city are the Tibesti Hotel and Uzu Hotel.
A good connection of speedways and flyovers were built by Skanska in the decades after the revolution and this has made the transport of goods between Benghazi and other cities easier. Air transport from the city is via Benina International Airport with numerous daily flights to the capital Tripoli and connections to other African, Asian and European cities.
Demographics
As with other cities of Libya, there is a reasonable amount of ethnic diversity in Benghazi. The people of eastern Libya, Benghazi included, have in the past always been of predominantly Arab descent. In recent times, however, there has been an influx of African immigrants into Benghazi. There are also many Egyptian immigrants in Benghazi because Benghazi is very close to Egypt and Sudan and enjoys a stronger economy than those countries do. Libya's Greek community is also concentrated in Benghazi largely due to distance. The Greek island of Crete is a short distance from Benghazi and many families in Benghazi today bear Cretian surnames. The predominant religion in Benghazi is Islam although there is a small Greek Orthodox church found in the centre of the city that serves Benghazi's Greek community. For those of whom who are Egyptian Copts, there is a Coptic Orthodox church in Benghazi's Coptic community, which has two priests. For Muslims, there are many mosques in and around the medina, including the Atiq and Osman mosques as well as others.
The Sa'ada tribe from the Beni salim migrated to Cyrenaica in the 11th century, each sub tribe from the Sa'adi control a territory across the state, benghazi and its surrounding area is controlled by the Awaqir and Barghathi tribe, however Benghazi has seen a lot of Libyans move into the city since the time of the kingdom, most of which arrived from Misrata.
Education in Benghazi, as is throughout Libya, is compulsory and free. Compulsory education continues up until ninth grade. There are many public primary and secondary schools scattered throughout the city as well as some private and international schools. University education is also free for all Libyan citizens in Benghazi. The largest university, Garyounis University, was founded in 1955. The country's largest library containing over 300,000 volumes is affiliated with the University. Benghazi is also home to the country's first university, the former Al-Jami'a al-Libiya.
La sandracca è una resina estratta da Tetraclinis articulata, albero della famiglia delle Cupressaceae originario del Nordafrica. È usata per la preparazione di vernici e lacche, talvolta pura, ma più spesso miscelata ad altri componenti. Aggiunta assieme ad altre resine alla gommalacca diventa un ottimo prodotto per la protezione di mobili e strumenti musicali.
Tetraclinis articulata
Ginepro articolato
Il ginepro articolato (Tetraclinis articulata (Vahl) Mast., 1892) è
una conifera sempreverde della famiglia delle Cupressaceae, endemica
della regione del Mediterraneo occidentale. È l'unica specie del genere Tetraclinis.
È diffusa nelle montagne del Marocco, dell'Algeria e della Tunisia, con due
piccole popolazioni a Malta e vicino a Cartagena, nel sud-est della Spagna.
Cresce a quota relativamente bassa in un clima mediterraneo subtropicale caldo
e secco. I generi più affini sono Platycladus, Microbiota e Calocedrus
e con quest'ultimo la somiglianza è maggiore.
Tetraclinis articulata è un piccolo albero a crescita lenta che generalmente arriva a misurare da 6 a 15 m, raramente 20 m di altezza e con il diametro del tronco da mezzo a un metro, spesso con due o più derivazioni già alla base. Le foglie sono squamiformi, formate da numerose foglioline, mentre i frutti sono coni di 10-15 mm di lunghezza, verdi quando giovani, marroni a maturazione avvenuta dopo circa 8 mesi dall'impollinazione, e hanno quattro scaglie disposte frontalmente in due coppie. I semi hanno 5-7 mm di lunghezza e 2 mm di larghezza, con un'ala legnosa disposta su ogni lato. La pianta è una delle poche conifere cedue, adattamento necessario per sopravvivere agli incendi e ai flussi migratori degli animali.
L'albero viene usato come pianta ornamentale e può essere potato come una siepe. Viene anche coltivato a bonsai. Da Tetraclinis articulata si estrae la sandracca, una resina usata nella produzione di vernici e lacche. Spesso miscelata alla gommalacca; è particolarmente apprezzata per preservare i dipinti.
Il legno, ricavato dai polloni alla base del tronco, è ricercato per il suo motivo caratteristico e viene impiegato come decorazione su oggettistica e strumenti musicali. Commercialmente lo si trova spesso sotto il nome di radica di thuya o arar, da non confondere con thuja, genere di piante diffuso solamente nel Nordamerica e nell'Estremo Oriente. Il mercato in Marocco non è sostenibile e ha determinato la deforestazione di massa della specie. I cedui delle piante possono morire anche a causa del bestiame che si nutre dei giovani germogli fintanto che la pianta non è cresciuta a sufficienza.
In mineralogy, sandarac, or sandarach, may refer to realgar or native arsenic disulfide, but is generally (a use found in Dioscorides) a resin obtained from the small coniferous tree Tetraclinis articulata, native to the northwest of Africa, and especially characteristic of the Atlas mountains. The resin, which is procured as a natural exudation on the stems, and also obtained by making incisions in the bark of the trees, comes into commerce in the form of small round balls or elongated tears, transparent, and having a delicate yellow tinge. It is a little harder than mastic, for which it is sometimes substituted. It is also used as incense, and by the Arabs medicinally as a remedy for diarrhea. It has no medicinal advantages over many of the resins employed in modern therapeutics. A similar resin is produced in China from cypresses, and in southern Australia, under the name of pine gum, from Callitris preissii.
Tetraclinis is a genus of evergreen coniferous tree in the cypress family Cupressaceae, containing only one species, Tetraclinis articulata, also known as Sandarac, endemic to the western Mediterranean region. It is native to northwestern Africa in the Atlas Mountains of Morocco, Algeria and Tunisia, with two small outlying populations on Malta, and near Cartagena in southeast Spain. It grows at relatively low altitudes in a hot, dry subtropical Mediterranean climate.
Its closest relatives are Platycladus, Microbiota and Calocedrus, with the closest resemblance to the latter. In older texts, it was sometimes treated in Thuja or Callitris, but it is less closely related to those genera.
It is a small, slow-growing tree, to 6–15 m (rarely 20 m) tall and 0.5 m (rarely 1 m) trunk diameter, often with two or more trunks from the base. The foliage forms in open sprays with scale-like leaves 1–8 mm long and 1–1.5 mm broad; the leaves are arranged in opposite decussate pairs, with the successive pairs closely then distantly spaced, so forming apparent whorls of four. The cones are 10–15 mm long, green ripening brown in about 8 months from pollination, and have four thick scales arranged in two opposite pairs. The seeds are 5–7 mm long and 2 mm broad, with a 3–4 mm broad papery wing on each side.
It is one of only a small number of conifers able to coppice (re-grow by sprouting from stumps), an adaptation to survive wildfire and moderate levels of browsing by animals. Old trees that have sprouted repeatedly over a long period form large burrs at the base, known as lupias. It is the national tree of Malta, where it is known as Gharghar (derived from the Arabic name Araar). It is now being used locally in afforestation projects.
The resin (sandarac) is used to make varnish and lacquer; it is particularly valued for preserving paintings. The wood, particularly from burrs at the base of the trunk, is used for decorative woodwork. Use of the burr wood kills the tree. The market in Morocco is unsustainable, focussing as it does on the burr, and has resulted in mass deforestation of the species. The species is also threatened by overgrazing, which can kill the coppice regrowth before it gets tall enough to be out of the reach of livestock. The species has also been used in Bonsai. It is grown as an ornamental tree, valued in hot, dry climates; it can be trimmed as a hedge.