Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

261

 


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Sciunt enim ad [261] eum, quem desiderant, et anxie currere, et anxie <moriendo> pervenire. Ponitur ergo primus Leo, secundus Gallus, tertius aries. Apparuit enim Christus, deinde sancti praedicatores Apostoli, et tunc demum spiritales pat<r>es, ecclesiarum praepositi, videlicet duces gregum, quia doctores sequentium <populorum>.

Infatti sanno affannosamente correre e giungere morendo a Colui che desiderano. Pertanto come primo viene posto il leone, come secondo il gallo, come terzo l’ariete. Infatti apparve il Cristo, e quindi i santi predicatori Apostoli, e allora infine i padri spirituali posti a capo delle comunità, cioè comandanti delle folle, in quanto maestri dei popoli dei seguaci.

Sed haec adhuc melius affirmamus <, si eiusdem loci etiam reliqua exponendo subiciamus>. Nam quia post haec et Antichristus apparebit, hoc illic quartum subdidit dicens. Et qui stultus apparuit, postea quam elevatus est in sublime. Si enim intellexisset, ori imposuisset manum. Ipse quippe in sublime elevabitur, cum Deum sese esse mentietur<. Sed> elevatus in sublime, stultus apparebit, quia in ipsa elevatione sua per adventum veri iudicis deficiet. Quod si intellexisset, ori imposuisset manum, id est, si supplicium suum, quum superbire exorsus est, praevidisset, bene aliquando conditus in tantae iactationem superbiae non fuisset elatus. De quo nequaquam moveat, quod superius dictum est. Quartum, quod incedit feliciter. Tria quippe bene incedere dixit, et quartum feliciter. Non enim omne, quod feliciter, bene, neque in hac vita, omne, quod bene, feliciter. Nam Leo, Gallus, et aries bene incedunt, sed non hic feliciter, quia persecutionum bella patiuntur. Quartum vero feliciter, et non bene incedit, quia in fallacia sua Antichristus gradi<e>tur, sed iuxta breve tempus vitae praesentis ipsa illi fallacia prospera<bi>tur, sicut de eo sub Antiochi specie per Danielem dictum est. Robur datum est ei contra iuge sacrificium propter peccata, et prosternetur veritas in terra, et faciet, et prosperabitur. Quod Salomon ait. Incedit feliciter; hoc Daniel dicit, prosperabitur. Iuxta hoc igitur testimonium, quod per Salomonem dicitur, Gallus succinctus lumbos, apte etiam hoc loco Gallum sanctos praedicatores accipimus.

Ma confermiamo ancora meglio queste cose se aggiungiamo esponendole anche le restanti cose dello stesso passaggio. Infatti dopo queste cose apparirà l’Anticristo, e costui aggiunse questa quarta cosa dicendo. E colui che è parso stolto dopo che è stato elevato in alto. Se infatti avesse capito, avrebbe posto la mano sulla bocca. Lui stesso infatti sarà elevato in alto quando mentirà di essere egli stesso Dio. Ma elevato in alto apparirà stolto perché durante la sua stessa elevazione verrà meno attraverso l’arrivo del vero giudice. In quanto se avesse capito avrebbe posto la mano sulla bocca, cioè, se avesse previsto il suo supplizio quando ha cominciato a insuperbirsi, talora ben fondato non si sarebbe spinto nell’ostentazione di una così grande superbia. Da cui in nessun modo si allontanerebbe, il che è stato detto in precedenza. La quarta cosa che avanza con successo. Poiché ha detto che tre cose procedono bene, e la quarta con successo. Infatti non tutto ciò che avanza con successo avanza rettamente, e neppure in questa vita tutto ciò che avanza rettamente lo fa con successo. Infatti il leone, il gallo e l’ariete avanzano bene, ma non con successo su questa terra, perché debbono soffrire le lotte delle persecuzioni. Ma la quarta cosa procede con successo e non rettamente, poiché l’Anticristo procederà nel suo inganno, ma per un breve periodo della vita presente la stessa fallacia gli sarà favorevole, come si è detto di lui sotto le vesti di Antioco IV attraverso Daniele. Gli è stato dato il potere contro il sacrificio perenne a causa dei peccati, e la verità sarà fatta prostrare a terra, e sarà produttiva, e prospererà. Ciò lo dice Salomone. Avanza con successo, ciò lo dice Daniele, prospererà. Pertanto in seguito a questa dichiarazione che viene detta attraverso Salomone, Il gallo coi fianchi scoperti, in modo appropriato anche in questo passaggio intendiamo il gallo come i santi predicatori.

Ad se ergo cuncta referens Dominus, dicit: Quis posuit in visceribus hominis sapientiam, vel quis dedit Gallo intelligentiam? Ac si diceret, In cor hominis humana sapientis supernae sapientiae gratiam quis infudit, vel ipsis sanctis praedicatoribus quis, nisi ego, intelligentiam dedit, ut sciant quando, vel quibus debeant {futurum} <venturum> mane nunciare? Idcirco enim quando, et quid {agunt} <agant>, sentiunt, quia hoc intrinsecus me revelante cognoscunt. Notandum vero est, quod sapientia divinitus inspirata in visceribus hominis ponitur, quia nimirum quantum ad electorum numerum spectat, non in solis vocibus, sed etiam in sensibus datur, et iuxta quod loquitur lingua, vivat conscientia, ut lux eius tanto clarius {respondeat} <resplendeat> in superficie, quanto verius inardescit in corde. Haec omnia D. Gregorius.

Pertanto il Signore, attribuendo a sé tutte le cose, dice: Chi ha posto nelle viscere dell’uomo la sapienza, o chi ha dato al gallo l’intelligenza? Come se dicesse: Chi infuse nel cuore dell’uomo le doti umane di un sapiente che è la grazia della sapienza divina, o agli stessi santi predicatori chi, se non io, diede l’intelligenza, affinché sappiano quando o con quali mezzi annunciare al mattino ciò che accadrà? Pertanto infatti quando e qualsiasi cosa facciano si accorgono che la sanno all’interno di loro in quanto sono io a rivelarlo. Ma bisogna sottolineare che la sapienza ispirata per grazia divina si pone nelle viscere dell’uomo, perché infatti per quanto riguarda il numero degli eletti, non viene messa nelle sole voci, ma anche nei sensi, e come quello che la lingua dice, lo deve vivere la coscienza, affinché la sua luce risplenda tanto più intensamente in superficie quanto più veramente arde nel cuore. Tutte queste cose le dice San Gregorio.

Magni vero laboris est hoc, quod additur: Vel quis Gallo dedit intelligentiam? Subtiliore adhuc expositione discutere. Intelligentia quippe Doctorum tanto subtilior esse debet, quanto se ad penetranda invisibilia exercet, quanto nil materiale discutit, quanto et per vocem corporis loquens, omne quod est corporis transit. Quae profecto nullatenus summis congrueret, nisi cantanti eam Gallo, id est praedicanti Doctori ipse summorum conditor ministraret. Intelligentiam quoque Gallus accepit, ut prius nocturni temporis horas discutiat, et tunc demum {voces} <vocem> excitationis emittat, quia videlicet sanctus quisque praedicator in auditoribus suis prius qualitatem vitae considerat, et tunc demum ad erudiendum congruam vocem praedicationis format. Quasi enim horas noctis discernere, est {praedicantium} <peccatorum> merita diiudicare. Quasi horas noctis discernere est {aptionum} <actionum> tenebras {acta} <apta> increpationis voce corripere. Gallo itaque intelligentia desuper tribuitur, quia doctori veritatis virtus discretionis, ut noverit quibus, quid, quando, vel quomodo inferat, divinitus ministratur.

Ma è di grande impegno discutere con un commento ancor più raffinato ciò che viene aggiunto: Oppure chi ha dato al gallo l’intelligenza? Infatti l’intelligenza dei maestri deve essere tanto più sottile quanto più si esercita nel penetrare le cose invisibili, quanto più non discute nulla di materiale, quanto più parlando attraverso la voce del corpo va al di là di tutto ciò che appartiene al corpo. La quale in nessun modo corrisponderebbe alle perfezioni se non la desse a un gallo che canta, cioè a un maestro che sta predicando egli stesso creatore delle perfezioni. Il gallo ha ricevuto anche l’intelligenza affinché dapprima dissipi le ore del tempo notturno e quindi finalmente emetta il canto del risveglio, in quanto appunto qualunque santo predicatore prima esamina nei suoi ascoltatori la qualità della vita, e quindi infine allo scopo di ammaestrare dà vita a una congrua voce di predicazione. Infatti il giudicare i meriti dei peccatori è come suddividere le ore della notte. È quasi come suddividere le ore della notte l’assalire le tenebre delle azioni ricorrendo a un’adatta voce di rimprovero. Pertanto al gallo viene attribuita l’intelligenza dall’alto, poiché al maestro di verità viene conferita dall’alto la virtù del discernimento, affinché sia in grado di sapere a chi, cosa, quando o in che modo debba scagliarsi contro.

Non enim una eademque exhortatio cunctis convenit, quia nec cunctos par morum qualitas astringit, ut inquit Eucherius[1]. Saepe enim aliis officiunt, quae aliis prosunt. Nam et {plerunque} <plerumque> herbae, quae haec animalia reficiunt, alia occidunt, et lenis sibilus equos mitigat, catulos instigat, et medicamentum, quod hunc morbum imminuit, alteri vires addit, et panis, qui vitam fortium roborat, parvulorum necat. Pro qualitate igitur audientium formari debet sermo doctorum, ut ad sua singulis congruat, et tamen a communis aedificationis arte, nunquam recedat. Quid enim sunt intentae mentes audientium, nisi quasi quaedam in cithara tensiones stratae chordarum? Quas tangendi artifex, ut non sibimetipsis dissimilem cantum faciant, dissimiliter pulsat. Idcirco chordae consonam modulationem reddunt, quia uno quidem plectro, sed non uno impulsu feriuntur. Unde, et doctor quisque ut in una cunctos virtute charitatis aedificet, ex una doctrina <sed> non una eademque exhortatione tangere corda audientium debet. Aliter namque viri, aliter admonendae sunt faeminae, aliter iuvenes, aliter senes, aliter inopes, aliter locupletes, aliter laeti, aliter tristes, etc.

Infatti non a tutti si addice la stessa esortazione, in quanto neanche un’identica qualità di costumi vincola tutti, come dice Eucherio vescovo di Lione. Spesso infatti impediscono ad altri ciò che ad altri giova. Infatti anche abbastanza spesso le erbe che risanano questi animali ne uccidono degli altri, e un leggero fischio tranquillizza i cavalli, aizza i cagnolini, e un medicamento che ha fatto diminuire questa malattia, a un’altra dà vigore, e il pane, che dà energie alla vita dei forti, annienta quella dei fanciulli. Pertanto il sermone dei maestri deve essere creato a seconda del tipo degli uditori, e deve adattarsi alle cose di ciascuno, senza tuttavia giammai allontanarsi dall’arte dell’edificazione comune. Infatti a che cosa sono rivolte le menti degli ascoltatori se non come se fossero come delle corde tese in una cetra? L’artista del tocco, affinché non emettano una melodia diversa da loro stesse, le pizzica in modo diverso. Pertanto le corde emettono una modulazione armoniosa in quanto vengono sollecitate sì da uno stesso plettro, ma non da una stessa sollecitazione. Per cui anche qualunque maestro allo scopo di edificare tutti in una stessa virtù della carità deve suonare la corda degli ascoltatori con una sola dottrina ma non con una stessa identica esortazione. Infatti i maschi debbono essere ammaestrati in un modo, le femmine in un altro, in un modo i giovani, in un altro gli anziani, in un modo i poveri, in un altro i ricchi, in un modo i felici, in un altro i tristi, etc.

Habemus vero aliud, quod de Galli huius intelligentia considerare debeamus, quia profundioribus horis noctis valentiores, ac productiores {a}edere cantus solet, quum vero matutinum iam tempus appropinquat, leniores, et minutiores omnimodo voces format. In quibus Galli huius intelligentia quid nobis innuat, considerata praedicatorum discretio demonstrat. Qui cum iniquis adhuc mentibus praedicant, altis, et magnis vocibus aeterni iudicii terrores intimant, quia videlicet, quasi in [262] profundae noctis tenebris clamant.

Ma abbiamo dell’altro che dovremmo considerare a proposito dell’intelligenza di questo gallo, in quanto è solito emettere i canti migliori e più efficaci durante le ore più profonde della notte, infatti quando ormai si avvicina il tempo mattutino emette comunque delle voci che sono più lievi ed esili. Che cosa voglia indicarci a questo proposito l’intelligenza di questo gallo lo dimostra la capacità di discernimento dei predicatori che abbiamo preso in considerazione. I quali quando predicano alle menti ancora inique a voce profonda e intensa incutono i terrori del giudizio eterno, in quanto cioè schiamazzano come se fosse durante le tenebre della notte profonda.


261


[1] Eucherio non viene citato in Sancti Gregorii Papae I cognomento Magni Opera Omnia, Ex Typographia Sansoniana, Venetiis, 1769.