Conrad Gessner

Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555

De Gallina

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

418

 


Si raccomanda l'opzione visualizza ->  carattere ->  medio del navigatore

Altero igitur umbilico cibum ex [418] luteo assumit: quod quidem calescens humidius redditur, cibum enim humidum esse oportet, qualis plantae suppeditatur. Vivunt autem principio et quae in ovis, et quae in animalibus gignuntur vita plantae, adhaerendo enim capiunt primum et alimentum et incrementum. Alter umbilicus ad secundas tendit, (ut alimentum ex eo hauriat.) ita enim pullum avis uti luteo existimandum, ut foetus vivipari sua parente utitur, etc. Membrana vero exteriore novissima sanguinolenta hic perinde, ut ille utero, utitur, etc. Crescentibus umbilicus primum considet, qui secundis adiungitur. hac enim pullum excludi convenit. reliquum lutei, et umbilicus ad luteum pertinens, post collabitur. cibum enim habeat statim oportet, quod exclusum est, nec enim a parente nutritur, et seipsum statim capere cibum non potest, quapropter luteum subit cum umbilico, et caro adnascitur.[1]

Pertanto assume il cibo dal tuorlo con il primo cordone ombelicale: infatti il tuorlo riscaldandosi diventa più liquido, infatti il cibo conviene che sia liquido, come quello che viene dato a una pianta. Infatti all’inizio sia quegli esseri che si generano nelle uova che quelli che si generano negli animali, vivono come vive una pianta, infatti rimanendo aderenti ricevono sia il primo accrescimento che il primo alimento. L’altro cordone ombelicale si dirige verso la placenta – allantoide – (per trarne l'alimento), infatti bisogna pensare che il pulcino di un uccello si serve del tuorlo, così come il feto dei vivipari si serve della propria madre etc. Infatti il primo si serve di una membrana esterna contenente sangue formatasi di recente così come il secondo si serve dell'utero etc. Man mano che i soggetti crescono dapprima si chiude il cordone ombelicale che è connesso alla placenta: è opportuno così che a questo punto il pulcino nasca. Il residuo del tuorlo e il cordone che è connesso al tuorlo scompaiono dopo. Infatti bisogna che abbia subito a disposizione del cibo non appena è uscito dall’uovo, infatti non viene nutrito dalla madre e non è subito in grado di assumere cibo da solo, motivo per cui il tuorlo penetra insieme al cordone ombelicale, e la carne lo circonda.

¶ Ova quaedam si aperias diffluunt, vitello praesertim, quod signum est vetustatis, quod si vitellus ovo aperto integer manserit, ac medio eius gutta rubicunda et veluti sanguinea apparuerit (ex qua corda pullorum initio constitui solent) signum est ova esse ad cibum adhuc laudabilia, Tragus. Ego aliquoties in ovis evacuatis semen (das hünle) observavi, et in semine venulam crispam albissimam, quam umbilici loco esse puto, vitello insertam.

¶ Alcune uova, se le apri, si spandono, soprattutto a carico del tuorlo, il che è segno di vecchiezza, in quanto se dopo aver aperto l'uovo il tuorlo rimane integro e al suo centro appare una goccia rossastra e quasi color sangue (dalla quale è solito originarsi il cuore dei pulcini) è un segno che le uova sono ancora adatte come cibo, Hieronymus Bock. Talora ho osservato il seme (das hünle) nelle uova dopo che erano state svuotate, e nel seme una piccola vena arricciata estremamente bianca che ritengo essere l'equivalente del cordone ombelicale e inserita sul tuorlo.

¶ Partes ovi. Ovum ipsum in se suum habet discrimen, quippe quod parte sui acutum, parte latius sit, parte latiore exit cum gignitur, Aristot.[2] Quod ovi pars acutior principium sit, ut quae utero adhaeserit: quodque durior sit parte obtusa, et posterior exeat: et quod ova quasi in pedes conversa, animalia vero in caput prodeant, Aristoteles docet libro tertio de generatione anim. cap. 2.[3] Umbilicus ovis a cacumine inest, ceu gutta eminens in putamine, Plin.[4] Ovum aeque omnium volucrum duro putamine constat: si modo non depravetur, sed lege consummetur naturae. Gallinae enim nonnulla pariunt mollia vitio. Et bicolor quoque ovum avium intus est, luteum interius, album exterius. Semen genitale volucrum omnium album, ut caeterorum animalium est, Aristot. Semen maris perficit ovum usque ad exitum, quod inde patet: Si frangatur ovum perfectum, invenitur semen galli in ovo, triplici differentia distinctum, colore enim albius est, utpote purioris substantiae, et substantia densius{:} quam reliquum albumen, quo firmius retineat calorem formantem ne facile exhalet. quod ad situm, pertingit per albumen totum usque ad vitellum, cui versus partem acutiorem ovi infigitur, nam pulli substantia ex albumine est, nutritur autem e vitello, Albertus. Albedo ovi apud Arabes intelligitur pars albuminis ovi viscosa crassa. Pars vero eiusdem albuminis quae est subtilis, apud eos appellatur alzenbach ovi seu alrachich ovi, And. Bellunensis.

Parti dell'uovo. L'uovo stesso presenta in sé una sua differenza, in quanto da una parte è appuntito, dall'altra è più largo, quando viene deposto esce con la parte più larga, Aristotele. Dal momento che la parte più aguzza dell'uovo rappresenta il principio essendo quella che è rimasta aderente all'utero: e dal momento che esce per ultima essendo più dura dalla parte ottusa: e come mai le uova, come se si girassero dalla parte dei piedi, mentre gli animali escono con la testa, Aristotele ce lo insegna  nel libro III, capitolo 2 di De generatione animalium. Nella uova il bottoncino si trova dalla parte della punta, come una goccia che sporge all'interno del guscio, Plinio. L'uovo di tutti gli uccelli è costituito da un guscio uniformemente duro: a meno che non si alteri, ma venga condotto a termine attraverso un processo naturale. Infatti le galline ne depongono alcune con il difetto di essere molli. E l'uovo degli uccelli all'interno presenta pure due colori, giallo nella parte centrale, bianco alla periferia. Il seme fecondante di tutti gli uccelli è bianco come quello di tutti gli altri animali, Aristotele. Il seme del maschio porta a compimento l'uovo fino alla sua deposizione, il che si manifesta da quanto segue: Se un uovo ormai ultimato viene rotto, nell'uovo si rinviene il seme del gallo che è contraddistinto da tre cose diverse, infatti è di colore più bianco in quanto composto da una sostanza più pura, e ha una consistenza più densa del restante albume, in modo da poter trattenere in modo più saldo il calore che ne deriva affinché non se ne vada via con facilità. Per quanto riguarda la sua localizzazione, si estende attraverso tutto l'albume fino al tuorlo, al quale va a inserirsi dal lato della parte acuta dell'uovo, infatti ciò da cui è costituito il pulcino proviene dall'albume mentre viene nutrito dal tuorlo, Alberto. Per gli Arabi il bianco dell'uovo consiste in quella parte dell'albume dell'uovo che è viscosa e densa. Invece quella parte dello stesso albume che è tenue, essi la chiamano alzenbach dell'uovo o alrachich dell'uovo, Andrea Alpago.

Nostri genituram quae in albumine crassiuscula apparet, nec facile dissolvi potest, avem appellant, den vogel: quod pullus ex ea nascatur. Ova albificat semen, Galenus in Anatome vivorum. In animalibus calidioribus candidum et luteum in ovo distincta sunt: et semper eis (avibus calidioribus et siccioribus) plus candidi syncerique [sincerique] est, quam lutei et terreni. Minus vero calidis et humidioribus contra, plus lutei, idque humidius est, ut in palustribus avibus, Aristot. de gener. anim. 3. 1.[5] Albertus in palustrium ovis duplo plus lutei quam candidi haberi scribit. Grandines dictae, quae initio vitelli adhaerent, nil ad generationem conferunt. quanquam aliqui ita non existimant. has duas esse certum est, alteram parti superiori iunctam, alteram inferiori. Χάλαζαν in ovo Aristot.[6] dixit, pro ea quam mulieres vocant gallaturam, id est, genituram. hae duae sunt: altera maior, quae parti inferiori iungitur, et ad Solem obtegente manu apparet intra putamen. quae vero parti superiori haeret non cernitur, nisi fracto putamine, et inspecta parte lutei infera. est pars superior cacumen. inferior vero pars rotunda huic opposita est, Niphus[7]. Kiranides ovi pelliculam hymena[8] nominat. Ovi tunicae tres sunt. una vitellum continet: secunda albumen, quae est tanquam pia mater: tertia testae adhaeret tanquam dura meninx, Albertus. Et rursus, Prima tunica intra testam ovi substantiam a testa defendit. sub hac alia mollior continet albumen, quae in pulli generatione secundarum loco est, et pullum complectitur. inter has tunicas est humor crudus qui excernitur dum formatur pullus. Vitellus sub albumine tunica propria ambitur, versus partes naturales pulli situs, a spiritualibus eius remotus.

I nostri chiamano uccello, den vogel, il liquido seminale che nell'albume ha un aspetto piuttosto denso e che non può essere dissolto con facilità: lo chiamano così in quanto ne nascerebbe il pulcino. Il seme rende bianche le uova, Galeno in Administrationes anatomicae. Negli animali di natura più calda il bianco e il giallo nell'uovo sono separati: e sempre loro (gli uccelli di natura più calda e asciutta) hanno maggior quantità di sostanza bianca e pura di quella gialla e terrosa. Invece in quelli di natura meno calda e più umida, c'è una maggior quantità di giallo, e questo è più umido, come negli uccelli palustri, Aristotele De generatione animalium III, 1. Alberto scrive che nelle uova degli uccelli palustri si trova il doppio di giallo rispetto al bianco. Quelle formazioni che sono dette chicchi di grandine e che aderiscono alla parte esterna del tuorlo, non servono a nulla per la generazione. Anche se alcuni non la pensano così. È certo che i chicchi di grandine sono due, uno che si unisce al polo acuto, l'altro a quello ottuso. Aristotele ha parlato di chálaza – grandine – nell'uovo per quella formazione che le donne chiamano gallatura, cioè, liquido seminale. Esse sono due: una più grande che si congiunge con il polo acuto e che è visibile all'interno del guscio guardando contro sole facendosi schermo con una mano. Invece quella che aderisce al polo ottuso non è visibile se non dopo aver rotto il guscio e aver ispezionato la parte inferiore del tuorlo. Il polo acuto costituisce la parte superiore. Invece la parte rotonda si trova dalla parte opposta, Agostino Nifo. Kiranide chiama imene la membrana dell'uovo. Le tuniche dell'uovo sono tre. Una contiene il tuorlo: la seconda l'albume, che è come la pia madre: la terza aderisce al guscio come la dura meninge – la dura madre, Alberto. E ancora: La prima tunica che si trova all'interno del guscio difende la sostanza dell'uovo dal guscio. Al disotto di questa ce n'è una più molle che contiene l'albume, la quale durante lo sviluppo del pulcino assolve al compito di sede della placenta e che avvolge il pulcino. Tra queste tuniche si forma un fluido non digerito che viene secreto mentre il pulcino va formandosi. Il tuorlo, che si trova sotto all'albume, è circondato da una tunica propria - membrana vitellina, è situato verso le parti vitali del pulcino e si trova distante dalle sue parti respiratorie.

¶ Ovi et partium eius natura. Ova integra in aqua dulci merguntur, corrupta innatant, ut dicetur pluribus infra in tractatione de ovis corruptis. Tostum ovum dissilit facile, non dissilit aqua concoctum: ignea siquidem vi, quodam ferrumine copulatur quod inest, humectum ampliusque calefactum exustumque, plures parit spiritus: qui loca nacti perangusta, exitum molientes testam praerumpunt, demumque evaporant. Praeterea flammae vis tunicam circumsiliens putaminosam, amburendo diffringit: quod et fictilibus evenire dum torrentur, evidens est. Quamobrem perfundi prius frigida solent ova. calida siquidem aqua mollicie [mollitie] statim humorem effundit, et raritatem relaxat, Caelius. Vide Aphrodisiensem problem. 1.102. ¶ Ova aceto macerata in tantum emolliuntur, ut per annulos transeant, Plinius[9]. Acetum mollit ovi corticem, ut in angustum urceum (phialam vitream angusti colli), immitti possit, me hoc experto. sed nigrior paulo evadit, aqua vero durescit, Cardanus. Dissolvuntur aceto forti praesertim destillato, vel succo limonum, margaritae, testae ovorum, Sylvius.

Natura dell'uovo e delle sue parti. Le uova vengono immerse intere in acqua dolce, quelle guaste galleggiano, come si dirà più estesamente più avanti nella trattazione delle uova guaste. L'uovo abbrustolito si rompe facilmente, non si rompe quello cotto in acqua: dal momento che a causa dell’energia del fuoco ciò che si trova dentro viene unito insieme come da una colla, umido e ancor più riscaldato e bruciato genera numerosi vapori: i quali essendosi venuti a trovare in un luogo molto ristretto, cercando una via d’uscita, rompono il guscio, e alla fine evaporano. Inoltre l’energia della fiamma assalendo da ogni parte la tunica del guscio la spezza bruciandola tutt’intorno: e si può osservare che ciò accade anche ai vasi di terracotta quando vengono torrefatti. Motivo per cui abitualmente le uova vengono per prima cosa immerse in acqua fredda. Infatti l’acqua calda con la sua minor densità fa subito fuoriuscire l’umidità e fa dilatare le porosità, Lodovico Ricchieri. Vedi Alessandro di Afrodisia Physikà Problëmata I, 102. ¶ Le uova macerate in aceto diventano tanto molli che passano attraverso un anello, Plinio. L'aceto fa rammollire il guscio dell'uovo, tanto da poter essere immesso in una brocca stretta (in una coppa di vetro dal collo stretto), io ho avuto esperienza di ciò. Ma diventa un po' più scuro, mentre con l'acqua si indurisce, Gerolamo Cardano. Le perle e i gusci d'uovo si dissolvono in aceto forte, specialmente se distillato, oppure in succo di limone, Jacques Dubois.

¶ Firmitas ovorum putaminibus tanta est, ut recta nec vi, nec pondere ullo frangantur, nec nisi paululum inflexa rotunditate, Plinius[10]. hoc vero ita se habere quotidianis et vulgaribus experimentis constat. Cur ovum pressum utroque extremo ambabus manibus frangi nequeat: pressum latere facile frangitur? Quoniam per angulos tantummodo suos manibus renititur opprimentibus. est enim angulus quod quaque in structura validius constet. adde quod pressum per extrema, parte minima [419] sentit. pressum per latera parte ampla conflictatur ut facile possit destrui, Aphrodisiensis problematum. 2. 45.

¶ I gusci d'uovo possiedono tanta solidità che per il lungo non vengono infranti da qualsivoglia forza o peso, ma soltanto se la parte ricurva è stata lievemente inclinata, Plinio. In realtà dagli esperimenti quotidiani e alla portata di tutti risulta che le cose stanno così. Perché un uovo premuto ad ambedue le estremità e con ambedue le mani non può essere rotto: premuto di lato si rompe facilmente? Perché grazie solamente alle sue estremità oppone resistenza alle mani che lo schiacciano. Infatti è l'estremità il motivo per cui in qualsiasi struttura risiede la forza maggiore. Aggiungi il fatto che, compresso alle estremità, ne risente in minima parte. Compresso sui fianchi corre gravemente il rischio di poter essere facilmente distrutto, Alessandro di Afrodisia Physikà Problëmata II, 45.


418


[1] Aristotele De generatione animalium III,2 753b 18-754a 17: Per la presente indagine basta che risulti chiaramente che, costituitosi per primo il cuore e a partire da esso la grande vena, due cordoni ombelicali si tendono dalla vena: l’uno verso la membrana che avvolge il giallo, l’altro alla membrana simile a corion che avvolge tutt’attorno l’animale, e questo è disposto intorno, sotto la membrana del guscio. Per mezzo di uno di essi l’animale riceve l’alimento dal giallo, il giallo infatti diventa più abbondante perché, riscaldandosi, si fa più liquido. Come per le piante, in effetti occorre che l’alimento, pur avendo consistenza corporea, sia fluido, e sia gli animali che si formano nelle uova sia quelli che si formano in altri animali vivono in un primo tempo la vita di una pianta, perché stando attaccati ricevono da un altro essere il primo accrescimento e l’alimento. L’altro cordone ombelicale si tende verso il corion avvolgente. Si deve supporre che tra gli animali che nascono dalle uova e il giallo c’è lo stesso rapporto che esiste tra gli embrioni dei vivipari, quando si trovano nella madre, e la madre (poiché infatti gli animali che nascono dalle uova non sono nutriti compiutamente nella madre, ricevono una parte di questa) e il rapporto dei primi con la membrana esterna sanguigna è come quello dei secondi con l’utero. Nello stesso tempo intorno al giallo e al corion, che è l’analogo [754a] dell’utero, sta il guscio dell’uovo, come se si avvolgesse lo stesso embrione e tutta la madre. Le cose stanno così perché l’embrione deve stare nell’utero e in rapporto con la madre. Ora, mentre nei vivipari l’utero è posto nella madre, negli ovipari al contrario è come se si dicesse che è la madre nell’utero. Perché ciò che si produce dalla madre, cioè l’alimento, è costituito dal giallo. E causa di questo è il fatto che l’alimentazione completa non avviene nella madre. Nel corso della crescita, prima cade il cordone ombelicale diretto al corion perché da questa parte deve uscire l’animale, successivamente la parte restante di giallo e il cordone teso verso il giallo, perché il nato deve ricevere immediatamente alimento, dato che né poppa dalla madre, né può procurarsi subito da sé l’alimento; perciò il giallo con il cordone ombelicale si dispone all’interno e attorno sta la carne. Gli animali che nascono esternamente da uova compiute nascono in questo modo sia nel caso degli uccelli sia nel caso dei quadrupedi che depongono uova dal guscio duro. (traduzione di Diego Lanza)

[2] Historia animalium VI,2 559a: L’uovo presenta una differenza, perché da una parte è appuntito, dall’altra più largo, ed esce presentandosi con la parte larga. Le uova allungate e appuntite danno femmine, quelle arrotondate, cioè con l’estremità circolare, danno maschi. - Questa opinione, scarsamente fondata, fu rîfiutata da Plinio, X,74 ma condivisa da Avicenna e da Alberto Magno (che scrive: «hoc concordat cum experientia, quam nos in ovis experti sumus, et cum ratione»): cfr. AW ad loc. (traduzione e nota di Mario Vegetti)

[3] De generatione animalium III,2 752a-752b. Nelle uova è distinto il principio del maschio col quale l’uovo aderisce all’utero; l’uovo a due colori diventa dunque asimmetrico e non completamente arrotondato, ma più appuntito da una parte perché il bianco in cui sta il principio deve essere differenziato. Perciò da questa parte l’uovo è più duro che in basso, perché deve avvolgere e proteggere il principio. Per questa ragione la punta dell’uovo esce per ultima: esce per ultima la parte che aderisce, l’uovo aderisce con la parte dove sta il principio e il principio sta nella parte appuntita. Lo stesso è nei semi delle piante, perché il principio del seme è attaccato in alcuni casi al ramo, in altri al guscio, in altri ancora al pericarpo. Questo è chiaro nel caso dei legumi: è attaccato dove è saldata la doppia valva delle fave e di altri semi siffatti, e lì è il principio del seme. Sull’accrescimento delle uova ci si può chiedere in che modo esso avviene dall’utero. Se infatti gli animali si procurano l’alimento per mezzo del cordone ombelicale, le uova per mezzo di che cosa se lo procurano, dal momento che esse non conseguono l’accrescimento da sé stesse, come le larve? Se vi è qualcosa che permette l’adesione, in che cosa si trasforma, una volta compiuto l’uovo? Non esce insieme con l’uovo, come il cordone ombelicale insieme con l’animale, perché quando l’uovo è compiuto si forma tutt’attorno il guscio. Orbene, quanto è stato detto è correttamente fatto oggetto di una ricerca. Tuttavia non ci si accorge che ciò che diventa guscio è in principio una membrana molle, e compitosi l’uovo diventa duro e secco in modo tanto tempestivo che esce ancora molle (procurerebbe altrimenti sofferenza a deporlo) e appena uscito, raffreddatosi si consolida, perché l’umido evapora velocemente data la sua scarsezza e rimane l’elemento terroso. [752b] Una parte di questa membrana dapprima assomiglia, nella parte appuntita, a un cordone ombelicale e sporge quando l’uovo è ancora piccolo a guisa di una canna di zampogna. Ciò risulta chiaramente nell’espulsione delle uova piccole: se l’uccello o per essersi bagnato o perché raffreddato per qualche altra ragione espelle il prodotto del concepimento, questo risulta ancora sanguinolento e attraversato da una piccola appendice simile a un cordone ombelicale. Questa, quando l’uovo si ingrandisce, si tende maggiormente e si rimpicciolisce, finché al termine, quando l’uovo è compiuto, costituisce la parte appuntita dell’uovo. Sotto di questo c’è la membrana interna che separa da questo il bianco e il giallo. Compiutosi però l’uovo si libera tutto intero e logicamente il cordone ombelicale non appare più, perché è la punta della stessa estremità dell’uovo. L’uscita delle uova avviene al contrario di quella degli animali partoriti vivi: per questi avviene per la testa e il principio, mentre l’uscita dell’uovo è come fosse per i piedi. Ma la causa di questo fatto è ciò che si è detto, che cioè esso aderisce per il principio. (traduzione di Diego Lanza)

[4] Naturalis historia X,145: Avium ova ex calore fragilia, serpentium ex frigore lenta, piscium ex liquore mollia. Aquatilium rotunda, reliqua fere fastigio cacuminata. Exeunt a rotundissima sui parte, dum pariuntur, molli putamine, sed protinus durescente quibuscumque emergunt portionibus. Quae oblonga sint ova, gratioris saporis putat Horatius Flaccus. Feminam edunt quae rotundiora gignuntur, reliqua marem. Umbilicus ovis a cacumine inest, ceu gutta eminens in putamine.

[5] De generatione animalium III,1 751b: Negli animali di natura più calda dunque la parte dalla quale ha origine il principio e quella da cui si trae l’alimento sono distinte e separate: l’una è il bianco, l’altra è il giallo, ed è sempre più abbondante la parte bianca e pura di quella gialla e terrosa. Invece negli animali meno caldi e più umidi il giallo è più abbondante e più fluido. Ciò accade anche negli uccelli palustri: essi sono effettivamente più umidi e più freddi per natura degli uccelli terrestri, così che anche le loro uova contengono in abbondanza il cosiddetto tuorlo che è meno giallo per la minore separazione dal bianco. (traduzione di Diego Lanza)

[6] Historia animalium VI,2, 560a 28-29: Il bianco e il giallo sono tenuti separati l’uno dall’altro da una membrana. Le calaze che si trovano alle estremità del giallo non contribuiscono per nulla alla generazione, come alcuni suppongono; sono due, una in basso e una in alto. (traduzione di Mario Vegetti) – Il testo greco ha κάτωθεν e ἄνωθεν. In questo punto Aristotele non è chiaro. Gli avverbi basso e alto vanno riferiti a un uovo tenuto in mano con la punta verso l'alto, oppure appoggiato sulla parte ottusa dopo avergli magari dato un colpetto alla Cristoforo Colombo. In questo modo una calaza, la più grande, si trova in alto, la più piccola in basso. Il che viene a smentire la successiva contorta interpretazione di Agostino Nifo che si riabilita solo alla fine quando afferma: Est pars superior cacumen. Inferior vero pars rotunda huic opposita est. - Il sostantivo femminile χάλαζα significa grandine; per analogia morfologica significa anche nodulo, piccola cisti, orzaiolo. Il sostantivo neutro χαλάζιον è diminutivo di χάλαζα e significa piccola cisti. Infatti il calazio umano è una neoformazione cistica di carattere benigno che si localizza nello spessore di una palpebra e che si forma in conseguenza dell'ipertrofia e degenerazione epiteliale delle ghiandole di Meibomio. Meibomius, in tedesco Heinrich Meibom, fu un medico ed erudito tedesco (Lubecca 1638 - Helmstedt 1700). Filologo e umanista, è noto soprattutto per la scoperta delle ghiandole sebacee situate nelle palpebre, tra il tarso palpebrale e la congiuntiva, e che da lui hanno preso il nome.

[7] Agostino Nifo Expositiones in omnes Aristotelis libros (1546) pagina 159. La traduzione viene fatta in base ai nostri dati biologici e non secondo il testo di Nifo citato correttamente da Gessner. Le calaze si dipartono da ciascun polo della cellula uovo e sono dirette secondo l’asse maggiore del guscio. Si tratta di strutture cordoniformi avvolte su se stesse. Verso il polo ottuso si dirige una sola calaza, mentre dall'altro lato ne esistono due tra loro intimamente ritorte. La calaza di maggiori dimensioni è quella del polo acuto. A mio avviso Agostino Nifo ha messo in atto una gran confusione, visto oltretutto che controsole è senz'altro più agevole osservare la calaza più grande, quella del polo acuto, dove il percorso luminoso è molto meno contrastato rispetto a quanto accade nel polo ottuso, dove il materiale che i raggi luminosi debbono attraversare è molto più abbondante. - Agostino Nifo è colui che abbiamo già incontrato a pagina 380 e che sempre in Expositiones in omnes Aristotelis libros (1546) pagina 157 enuncia una bufala enorme: Adrianae graece ἀδριανικαὶ, fortasse ab Adriano Imperatore observatae:[...].

[8] Il sostantivo greco maschile ὑμήν ὑμένος significa pellicola, membrana.

[9] Naturalis historia X, 167:  Ova aceto macerata in tantum emolliuntur, ut per anulos transeant.

[10] Naturalis historia XXIX,46: Membrana putamini detracta sive crudo sive cocto labrorum fissuris medetur, putaminis cinis in vino potus sanguinis eruptionibus. Comburi sine membrana oportet. Sic fit et dentifricium. Idem cinis et mulierum menses cum murra inlitus sistit. Firmitas putaminum tanta est, ut recta nec vi nec pondere ullo frangantur nec nisi paululum inflexa rotunditate.