Vol. 2° -  XXIII.6.

APPLICAZIONI NEL PICCOLO ALLEVAMENTO

Se è utile conoscere le leggi dell’ereditarietà, ai piccoli allevatori interessa maggiormente vederne l’applicazione pratica, poiché gli sforzi sono spesso vanificati proprio dalla cattiva interpretazione dei principi fondamentali che regolano la trasmissione delle caratteristiche genetiche.

Ancor oggi sentiamo parlare di segreti d’allevamento. Nell’allevamento non esistono segreti. Che si tratti di gallinacei, bovini, piccioni, conigli o uccelli da gabbia, riproduzione e allevamento seguono le leggi mendeliane: l’unico segreto sta nel conoscerle e nel saperle applicare.

Allevare soggetti con caratteristiche ben definite da uno standard non rappresenta solo una vera difficoltà: diventa un’arte non da tutti posseduta. Nel caso nostro, non si tratta solo di allevare una miriade di polli, e non si tratta neppure di ottenere soggetti di buona qualità, bensì soggetti di qualità superiore, non certo animali di cui ne esistono 13 per dozzina. Ciò che appassiona il piccolo allevatore è creare soggetti eccezionali, dei Campioni, cui legare la propria fama.

Molti allevatori sono continuamente alla ricerca di riproduttori d’élite che accoppiano con altri animali presunti perfetti, dicendo a se stessi che deve per forza scaturirne un campione. Altri si accaniscono a voler continuamente introdurre nuovo sangue nell’allevamento. Si tratta di un grave errore!

Nulla è più assurdo e più falso di credere che animali, dotati esteriormente di tutte le caratteristiche rispondenti allo standard di razza, siano per questo in grado di dare necessariamente discendenti molto buoni. Possono benissimo farlo, ma nulla è meno certo, soprattutto se li abbiamo appena acquistati, e magari non conosciamo neppure i loro genitori e il loro patrimonio genetico.

Molti allevatori credono che il conseguimento di un campione dipenda in gran parte dal fattore fortuna, che può giocare il suo ruolo in alcuni casi, anche se è molto più rispondente al vero affermare che qualsiasi allevatore che non voglia impegnarsi nell’esame dei suoi riproduttori e nell’acquisizione delle conoscenze elementari sull’ereditarietà, deve senz’altro forzare la fortuna. Quando si fanno accoppiamenti a caso, ci vuole evidentemente una gran fortuna per ottenere una discendenza di qualità, in quanto è il caso ad aver creato il buon soggetto. L’allevatore ha fatto un buon accoppiamento senza saperlo.

Innanzitutto l’allevatore deve procurarsi animali presso un amatore che da anni si dedica a una razza. Al momento dell’acquisto deve informarsi sul grado di parentela dei soggetti, e chiedere che gli vengano mostrati gli ascendenti. Non concluderà l’acquisto se non sarà completamente appagato della purezza dei soggetti prescelti. La chiave di riuscita non è altro che la conoscenza dell’ereditarietà dei riproduttori e per conoscere queste qualità bisogna assolutamente conoscere i genitori, i nonni e, se possibile, i bisnonni. Qualsiasi allevatore in selezione che voglia riuscire, non ha altra scelta che familiarizzarsi il più possibile con le leggi di Mendel che sono la guida più sicura sia nel creare che nel fissare una razza. Le esperienze di genetica hanno dimostrato 2 principi della massima importanza, sia per ottenere nuove razze, sia per selezionare razze ormai da tempo fissate:

·   i caratteri sono spesso tra loro indipendenti

·   certi caratteri predominano solo apparentemente sul carattere opposto

Così, incrociando piante o animali dai caratteri opposti, abitualmente tutta la F1 presenterà il carattere di uno solo dei genitori. Il carattere che compare in tutti i discendenti vien detto dominante, l’altro, che sembra non essere ereditato ma che di fatto si trasmette e rimane nascosto, è detto recessivo. La prima generazione mette dunque in evidenza la prima legge di Mendel, quella della dominanza.

Incrociando tra loro i soggetti di F1 dotati di un carattere ricevuto da uno solo dei genitori, invece di ottenere in F2 soggetti identici ai genitori, si avranno dei discendenti dei quali alcuni presentano il carattere di uno dei nonni, altri il carattere dell’altro nonno, cioè alcuni mostrano il carattere dominante, altri il carattere recessivo che si credeva scomparso, ma che in verità era solo nascosto, latente, con una proporzione di 3 dominanti contro 1 recessivo.

Prendiamo come esempio il piccione Timpano di Vienna [1] : accoppiamo 2 soggetti ad ali nere, il maschio rosso e la femmina gialla. Otteniamo in F1 soggetti che sono tutti del colore del padre, cioè rossi. Il carattere rosso è quindi dominante sul giallo. Accoppiando 2 prodotti di F1, i nati di seconda generazione sono per il 75% rossi, il 25% ha il colore giallo della nonna. Tra il 75% rossi, 25% sono puri e 50% sono impuri poiché portatori del carattere giallo recessivo, ma non si possono distinguere gli uni dagli altri perché son tutti vestiti di rosso. Il 25% giallo, di questa seconda generazione, è perfettamente puro, e se accoppiamo tra loro tali gialli, essi daranno sempre dei gialli.

Identifichiamo il padre RR e la madre gg. Vediamo che in prima generazione i giovani hanno ricevuto un carattere dal padre e un carattere dalla madre, sono Rg. Un soggetto che riceve 2 caratteri differenti, portati uno dal padre e l’altro dalla madre, sappiamo che vien detto eterozigote.

In F2 esistono 3 combinazioni possibili: R/R_R/g_g/R_g/g. Gli RR hanno ereditato interamente il loro colore dal nonno, i gg interamente dalla nonna: sono soggetti puri, omozigoti, mentre gli Rg e i gR sono eterozigoti o impuri.

Questa è una succinta esemplificazione della legge della segregazione, o della disgiunzione dei caratteri. È incredibile constatare come numerosi allevatori operino ancor oggi affidandosi al caso, alla fortuna, mentre potrebbero guadagnare molto tempo, anni addirittura, se volessero familiarizzarsi con queste leggi e applicarle.

Per meglio illustrare l’utilità delle leggi di Mendel in avicoltura, citeremo un esempio molto noto: Cook, il celebre allevatore inglese creatore di tutta la linea Orpington, si dedicò agli incroci necessari per ottenere la varietà bianca nel momento in cui le galline a cresta a rosa erano particolarmente di moda in Inghilterra. Poco tempo dopo ci fu un’inversione completa di gusti, e gli allevatori non vollero che galline a cresta semplice. L’Orpington bianca con cresta a rosa appena fissata dovette ritornare alla cresta semplice. Introducendo delle Orpington nere a cresta semplice nel ceppo bianco con cresta a rosa, Cook si rese conto che il carattere cresta a rosa era dominante. Se non avesse saputo applicare le leggi di Mendel, avrebbe avuto bisogno di anni per rifare dei bianchi a cresta semplice, mentre ci riuscì in 2 generazioni.

Il carattere R della cresta a rosa è dominante e richiede un genotipo Bd+ della cresta semplice per svolgere la sua azione, per cui si potrebbe ravvisare il caso di 2 geni complementari. In F1 otteniamo solo creste a rosa. Accoppiando i soggetti di F1 tra loro, in F2 otteniamo: 25% di Bd+/Bd+, 50% di Bd+/R o R/Bd+, 25% di R/R. Ricordiamo quindi che le qualità di un soggetto non vanno giudicate sull’apparenza esteriore, ma vengono confermate dalla discendenza.

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[1] Ha nomi differenti: in Inghilterra è Archangel, probabile trasformazione del francese arc-en-ciel, cioè arcobaleno , in Francia è Bouvreuil, ciuffolotto, in Germania è Gimpel, fringuello marino.