Le notevoli differenze tra i
caratteri sessuali secondari maschili e femminili che si esprimono nella
grandezza e nella forma della cresta, nonché nell’aspetto del piumaggio,
sono provocate dagli ormoni sessuali; ogni loro variazione qualitativa o
quantitativa si riflette in breve tempo sull’aspetto della cresta e, dopo la
muta, sul piumaggio. Per questa ragione il pollo è l’animale preferito
dagli endocrinologi.
Senza ormoni, il gallo neutro o cappone
presenta una cresta piccola, pallida e accartocciata, piume larghe e
frastagliate sul collo e sul dorso. L’analogo femminile del cappone, la poularde,
somiglia al cappone, pur essendo di mole minore. Quindi, gli ormoni sessuali
non influirebbero sulla mole corporea, e si dimostra pertanto irrealizzabile
la speranza accarezzata da alcuni allevatori di tacchini: far raggiungere alle
femmine il peso dei maschi asportando l’ovaio.
Il piumaggio dei capponi e delle poulardes è di tipo
maschile, ma le piume delle aree sessualmente dimorfiche sono meno lunghe nel
maschio che nei soggetti neutri. Innestando un testicolo in una poularde,
questa sviluppa una cresta eretta, di tipo maschile, senza che si abbiano
grandi modificazioni del piumaggio. Invece, se un cappone riceve un trapianto
di tessuto ovarico, si ha uno sviluppo di un piumaggio che, dopo la muta,
diventa come quello della femmina. Una femmina che abbia contemporaneamente
presenti tessuto testicolare e ovarico, di solito presenta una cresta di tipo
maschile, ma conserva il piumaggio femminile.
Gli individui le cui gonadi non si sono sviluppate, o che
non funzionano normalmente, vengono detti capponi di sviluppo e poulardes di sviluppo. Talvolta l’ovaio è così
inattivo al momento della muta, che le nuove piume non subiscono l’influenza
degli ormoni femminili e si sviluppano come quelle di una poularde, ossia
assai simili a quelle di un gallo. Se in seguito l’ovaio riacquista la
propria funzionalità, la gallina può deporre uova. Dato che il piumaggio non
cambia fino alla muta successiva, ci troviamo di fronte a un individuo che
sembra un gallo
ovaiolo. Oggi un pollo siffatto susciterebbe solo curiosità, ma
così non doveva essere in epoche in cui la stregoneria era à
la page: nel 1474 a Basilea un gallo (!)
di undici anni di questo tipo fu decapitato e messo al
rogo per l’evidente crimine contro natura.
Quanto piacque il rogo in passato, sostituito dai recenti
forni crematoi! Da sempre l’uomo è stato condizionato da un rapporto
ambivalente nei confronti dell’ermafrodito, non indugiando nel gettarlo
dalla rupe Tarpea e affrettandosi a fornire di un bel fallo la statua di
Venere. I Consigli di Quartiere fanno il diavolo a quattro per estinguere il
meretricio sotto casa, ma sanno benissimo che una bella fetta di maschi, anche di maschi del Consiglio, non avrà più il piacere e l’emozione di scoprire cosa sta
sotto a un paio di arrapanti mutandine.
La comparsa di un neonato con caratteri bisessuali annunciava una misteriosa collera divina, da espiare senza remora alcuna. Androgini dovevano essere anche i due bambini che intorno al 207 aC, bollati a morte dagli aruspici, furono annegati in mare aperto per evitare di insudiciare la Terra, che era pur sempre una Madre da rispettare ad ogni costo. Diodoro Siculo ci racconta di una donna che nel 90 aC divenne uomo, il marito arrivò fino in Senato e gli aruspici interpellati ne decretarono la morte sul rogo.
Ah, quest’affascinante rogo, inebriante, glorificato da Giovanna d’Arco, usato, secondo Umberto Eco in Il nome della rosa, da poveri monaci che interrompevano la monotonia della biblioteca con qualche sollazzo sessuale.
Rogo tanto caro all’Inquisizione in nome di un cristo
che, grazie all’inquisizione, andrebbe scritto con lettera minuscola, la
più minuscola possibile ammesso che esista. Ma chi forniva il fuoco
purificatore? Ce lo dice Cecilia Gatto Trocchi nell’avvincente monografia Vita da trans: era il legno ricavato dagli arbores infelices, le piante infelici, come il fico nero (non so se
quello di Giuda fosse nero o bianco, e furbastro il Giuda, così magari il
ramo si spezzava), il pero selvatico e i rovi, posti tutti quanti sotto la
tutela degli inferi.
Il
tipo di intersesso più frequente è una femmina che assume i caratteri sessuali
secondari del gallo. Tali soggetti hanno creste ben sviluppate e, se giungono
alla muta, acquisiscono un piumaggio di tipo maschile. Alcuni cantano come
galli e montano le galline. In ogni caso che fu possibile esaminare, si
osservarono situazioni patologiche a carico dell’ovaio, che per lo più era
invaso da tessuto neoplastico.
Sperimentalmente è stato dimostrato che, dopo rimozione o
distruzione dell’ovaio, di solito esclusivamente sinistro, si sviluppa una
gonade dal lato destro che può essere o un testicolo o un ovotestis, cioè un po’ testicolo e un po’ ovaio. In presenza di
ovotestis, sono gli androgeni a indurre la comparsa dei caratteri maschili.
In effetti la gallina possiede 2 ovaia
[1]
,
l’ovaio destro atrofizzato e non funzionante, il sinistro sviluppato e che
permette la riproduzione. Quando
l’ovaio sinistro cessa di funzionare per vecchiaia o per tumore,
gli ormoni femminili diminuiscono e poi scompaiono. In seguito alla caduta
degli estrogeni gli speroni si allungano, l’andatura e la colorazione del
piumaggio diventano quelle di un gallo; è come se l’ovaio destro,
rudimentale, non fosse più inibito da quello sinistro. La midollare dell’ovaio
destro, embriologicamente deputata allo sviluppo testicolare, si trasforma in
testicolo sede di gametogenesi e di ormonogenesi maschile. Sotto l’influenza
degli ormoni maschili fanno la loro comparsa il canto, la combattività e l’istinto
sessuale. Lo stesso fenomeno può comparire con emicastrazione sinistra della
gallina.
Brontë Gatenby e Rogers Brambell (1924)
sono dell’avviso che nella gallina, in caso di degenerazione fibrocistica
dell’ovaio, può prodursi tessuto spermatico grazie all’epitelio
peritoneale che in certi tratti dapprima si ispessisce e poi dà luogo a
cordoni sessuali che successivamente si trasformano in tubuli in cui possono
essere contenuti a volte spermatozoi, a volte solo spermatogoni.
In letteratura sono riportati moltissimi casi di galline
mascolinizzate. Una revisione dei dati a partire dall’epoca aristotelica è
stata compiuta da Forbes. Crew riferisce un caso estremo di cambiamento di
sesso in una Orpington che, dopo aver a lungo deposto e covato uova, verso i 3
anni e ½ assunse le sembianze di un maschio e, un anno dopo, divenne padre di
due pulcini. L’autopsia dimostrò la presenza di 2 grossi testicoli dotati
di deferenti, di un ovaio atrofizzato e di un piccolo ovidutto a sinistra.
La trasformazione inversa, da gallo a gallina, non avviene
spontaneamente, ma può essere indotta sperimentalmente con l’impianto
sottocutaneo di una compressa da 15 mg di dietilstilbestrolo, che provoca
riduzione della cresta e la comparsa di caratteristiche metaboliche femminili.
I galli bellicosi vengono ammansiti e, se il trattamento coincide con la muta,
assumono un piumaggio di tipo femminile. Gli stessi effetti si ottengono
somministrando ai galletti il diacetato di dienestrolo, un altro estrogeno
sintetico.
È difficile sapere se le femmine delle razze da
combattimento che producono i migliori galli d’arena, dette galline da gallo, abbiano un’attività
ormonale ovarica ridotta e geneticamente determinata, responsabile della
comparsa degli speroni, oppure se gli speroni possano crescere in galline
ormonalmente equilibrate ma che presentano una modificazione dei recettori
ormonali a livello delle strutture bersaglio.
Si tratta della coesistenza di
caratteri sessuali maschili e femminili nello stesso soggetto: maschi con
tratti femminili o femmine con tratti maschili. Tuttavia, solo eccezionalmente
vengono interessati i maschi. Si può citare il caso di un gallo tubercoloso
dotato di piumaggio femminile, quello di un altro gallo il cui piumaggio si
femminilizzò a due anni d’età con testicoli e tiroide strutturalmente
anormali. Ancora un caso: un gallo Livorno acquisì un piumaggio femminile e
all’autopsia fu dimostrato un carcinoma del testicolo. Questi tre casi si
possono spiegare sia con un abbassamento della soglia di risposta del
piumaggio all’ormone maschile, sia con un aumento dell’ormone femminile di
origine testicolare la cui azione si palesa a livello del piumaggio.
Tutti gli altri casi di ginandromorfismo riguardano
femmine che hanno acquisito caratteri maschili, e ciò si spiega sia
attraverso la fisiologica azione sul piumaggio e sugli speroni da parte degli
estrogeni (induzione di piume femminili - inibizione della crescita degli
speroni) che in questi casi vengono a mancare, sia attraverso la
bipotenzialità sessuale delle femmine degli Uccelli.
È noto da secoli che le
galline, invecchiando, si dotano spesso di speroni, e che alcune vecchie
femmine - galline, fagiane, anatre - terminato il ciclo depositivo, spesso
acquisiscono, nel giro di numerose mute, il piumaggio del maschio. L’esame anatomopatologico svela un’atrofia più
o meno completa dell’ovaio. La spiegazione è facile: a causa della vecchiaia,
l’ovaio ha cessato di condizionare il piumaggio femminile e di inibire gli
speroni, permettendo a questi e al piumaggio neutro di svilupparsi. Il
piumaggio maschile si completerà nel giro di una o di alcune mute a seconda
della soglia di risposta delle piume in ricrescita e a seconda del tasso degli
ormoni circolanti.
Qualunque
malattia dell’ovaio che ne causi la scomparsa avrà gli stessi effetti
dell’invecchiamento fisiologico. L’atrofia ovarica può determinare,
specie nella gallina, altri effetti: la trasformazione della gonade
rudimentale destra in testicolo con secrezione ormonale e talora con
gametogenesi maschile. Se il parenchima ovarico residuo è ancora
sufficientemente attivo, la gallina, pur conservando il suo piumaggio
femminile, acquisterà la cresta, il canto e il comportamento sessuale del
gallo. Se l’attività ovarica è insufficiente, si aggiungeranno speroni e
piumaggio maschile, e il soggetto diventerà un maschio fenotipicamente
completo.
[1] Quasi tutte le femmine di uccello hanno solo l'ovaio sinistro funzionante. Un'eccezione è costituita dallo Sparviero, Accipiter nisus, nonché da altri Falconiformi, cui dobbiamo aggiungere il Kiwi, che appartiene al genere Apteryx. Ma solo l'ovidutto sinistro è funzionante, essendo quello destro per lo più inutilizzato, e talora vestigiale. Si veda per completezza - nella pagina dello Sparviero, del Falco e del Kiwi - la ricerca di Kinsky (1971) The consistent presence of paired ovaries in the Kiwi (Apteryx) with some discussion of this condition in other birds.