Lessico


Afrodite o Venere

Nascita di Venere - ca. 1482
Sandro Botticelli alias Alessandro Filipepi (Firenze 1445-1510)

La tela raffigurante la Nascita di Venere fu commissionata a Sandro Botticelli da Lorenzo il Magnifico verso il 1482. Capolavoro di grazia e delicatezza pittorica, questa celebre opera, oggi conservata agli Uffizi di Firenze, formava probabilmente un trittico insieme alla Primavera e a Pallade e il Centauro.

Afrodite era la dea della bellezza e dell’amore, che i Romani identificarono con Venere. Secondo Omero era figlia di Zeus e della ninfa Dione, mentre secondo Esiodo era nata in primavera dalla spuma del mare (dal greco aphrós, schiuma), fecondata dai genitali di Urano, scagliati in mare da Crono, che si era ribellato al padre e lo aveva evirato.

Appena la dea emerse nuda dalle onde, sopra una conchiglia di madreperla, Zefiro la spinse sulla riva dell’isola di Cipro (onde l’appellativo di Ciprigna, oltre a quello di Anadiomene, l’emersa). Era adorata come Afrodite Urania, simbolo dell’amore puro e celestiale, o come Afrodite Pandemia, la dea dell’amore sensuale.

Il suo culto fu molto diffuso e dai luoghi dove veniva adorata le derivarono altri soprannomi. Fu chiamata Citerea, da Citera, ma il suo culto fiorì anche a Corinto, ad Argo, sul monte Erice. Quando mosse i suoi primi passi sull’isola, le andarono incontro le Ore, le Cariti o Grazie e altre divinità, che si misero al suo servizio come ancelle e l’agghindarono con vesti e gemme preziose. Quindi la dea fu portata sull’Olimpo, dove fu accolta con ammirazione e giubilo da tutti gli dei, a eccezione delle invidiose Era e Atena.

Venere e Adone - 1541
Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore ca. 1490 - Venezia 1576)

Zeus la diede in moglie al deforme Efesto o Vulcano, ma concesse alla bellissima Afrodite di dare il suo amore a molti altri, mortali e immortali: ad Adone; al principe troiano Anchise, che la dea aveva visto pascolare le bestie sul monte Ida e da cui ebbe Enea; al dio Ares, il suo preferito (Adulterio fra Marte e Venere), da cui ebbe Armonia, Phobos e Deimos, e forse anche Eros e Anteros; al dio Dioniso o Bacco, da cui nacque Priapo, e forse Imene.

Venere e Marte - ca. 1483
Sandro Botticelli
- Londra, National Gallery

La dea fu anche l’involontaria causa della sanguinosa guerra di Troia, favorendo l’unione fra Paride ed Elena, moglie di Menelao. Molto del suo potere di seduzione era racchiuso nella sua cintura, che, quando veniva indossata, poteva regalare grazia e fascino anche alle persone più brutte. La stessa Era la chiese in prestito ad Afrodite per conquistare l’amore di Zeus.

Grazie a questa cintura, Efesto non solo era incapace di serbarle  rancore per i suoi tradimenti, ma anche cedeva al fascino della sua sposa al punto di fabbricare armi per i suoi figli illegittimi.

Raramente le venivano tributati sacrifici di animali, e mai di animali maschi. Le erano sacre le colombe e il mirto, la rosa e la mela. I più grandi artisti cercarono di raffigurarla, spesso con il figlio Eros (o Cupido), su un cocchio trainato da colombe. Tra gli artisti che ispirò ricordiamo soprattutto Prassitele, autore della celebre Afrodite di Cnido. I Romani la chiamarono Venere e la ritennero la progenitrice della gens Giulia, poiché aveva generato Enea.

Marte e Venere in alcova osservati dagli Dei
Joachim Wtewael (Utrecht 1566-1638)
olio su rame

Specchio di Venere
in biologia simbolo della femmina

Lo specchio di Venere è il simbolo astronomico di questo pianeta. In astrologia Venere rappresenta il fattore di germinazione, l’attrazione, l’armonia, la fertilità. Il suo metallo è il rame. In biologia questo simbolo indica la femmina.

Venere ruota molto lentamente attorno al proprio asse in direzione contraria a quella degli altri pianeti, rivolgendo alla Terra sempre lo stesso lato. L'osservazione diretta di questo lato mediante radiotelescopi ha permesso di raccogliere informazioni dettagliate.

In superficie, la temperatura della densa atmosfera di Venere supera i 460 °C e la pressione è circa 90 volte maggiore di quella terrestre. L'atmosfera è composta per il 97% da anidride carbonica (CO2) e contiene piccole quantità di vapori di acido solforico e di azoto, e tracce di vapor d'acqua. A circa 50 km di altitudine si trova la base delle nubi, composte quasi interamente da acido solforico concentrato. Il pianeta non ha un campo magnetico rilevabile.

All'interno il pianeta Venere sembra contenere un nucleo centrale meno sviluppato del corrispondente terrestre (conterrebbe il 23% della massa totale, contro il 32%), fatto che motiverebbe la densità generalmente inferiore del pianeta. Questo disegno mostra schematicamente come si pensa sia composto l'interno di Venere in base ai dati delle missioni realizzate sino a oggi: una crosta basaltica formata da una singola placca tettonica posta sopra a un mantello e a un nucleo.